Lunedì, 06 Febbraio 2023 06:00

Sanremo 2023: La pagliacciata del politicamente corretto In evidenza

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Una volta era il festival della canzone italiana, dove c’era la musica, gli artisti, la gara, oggi invece è solo il rimbombo della gran cassa della propaganda del politicamente corretto.

Di Andrea Caldart Cagliari, 6 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - Quello del festival sanremese, è un evento della tradizione italiana che, fin da piccoli, i nostri genitori ci invitavano a guardare, o meglio ad ascoltare, visto che era la musica a parlare e non il tele imbonimento del pensiero unico attuale.

Era l’Italia di Mike Bongiorno, di Pippo Baudo, un Paese che rinasceva dopo la guerra e portava nel mondo quella creatività che solo gli italiani sanno produrre.

Non è stato così però per l’anno scorso dove, non possiamo non ricordarci dell’immensa pena che ha fatto la gag tra Fiorello e Amadeus contro quelli che da essi sono stati definiti: “i complottisti No Vax: "Il braccio va da solo! È il microchip!".

Nel suo sketch Fiorello, ha insistito ancora con il sarcasmo dicendo tra l’altro: "Quanto mi siete mancati, sono qui per la terza volta: sono la vostra terza dose, il booster dell'intrattenimento".

Un immenso pezzo di spettacolo di vero schifo targato Rai, permesso dalla televisione pubblica, mantenuta dai contribuenti italiani, dove si è consentito di ironizzare non tanto su chi la può liberamente pensare in modo diverso, ma su chi, già a quell’epoca, abbandonato completamente dallo Stato, era colpito fisicamente da reazioni avverse che impedivano, a volte per sempre, la normale vita quotidiana.

Forse alla massa ben punturata con QR code stampato nel cranio, evirati i pochi neuroni rimanenti, non è stato molto chiaro che questo “artista” ha giocato sul dolore fisico delle persone, ridendo della tragedia cha ha colpito e colpisce, milioni di esse nel mondo.

Ma Fiorello e Amadeus sono ancora lì, al loro posto con i loro programmi Rai e anche quest’anno nuovamente al Festival, premiati per aver deriso il dolore denigrando chi ha subito danni.

Altro capitolo di non musica, la presenza di Zelensky.

Cosa può centrare ascoltare la propaganda di guerra dell’attore NATO a Sanremo, forse un altro spot pubblicitario per chiedere “armi per la pace”.

Alcuni artisti come Moni Ovadia, lo stesso Vauro, etc., giustamente hanno chiesto che intervenga lo Stato a bloccare la presenza di Zelensky, senza però ricordarsi che è il Governo stesso che manda armi in Ucraina, e gestire la Rai.

Mettere i fiori di Sanremo nelle armi che inviamo ai soldati ucraini, non è certamente il modo di arrivare alla pace o peggio ancora, usare Sanremo per cercare di propagandare il vittimismo di Zelensky.

Accettare di vedere come il governo italiano si piega all’atlantismo utilizzando la tradizione italiana, oggi significa militarizzare Sanremo e permettere che il dolore si faccia POP.

E arriviamo alla musica, colei che dovrebbe dominare la presenza scenica, ma appena finisce Sanremo, ci si interroga se effettivamente ci sia stata.

Nostalgia di: “grazie dei fior” che oggi probabilmente diventerebbe: “grazie dei droni”?

No, semplicemente tocca constatare che la qualità delle canzoni e dei testi che verranno cantanti, ammesso che siano canzoni e non gorgogliamenti miagolii di improbabili cantanti, propongono uno stravolgimento culturale della società.

Quest’anno tra i vari partecipanti, abbiamo un tizio o tizia, difficile da dire, tale Rosa Chemical, al secolo Manuel Franco Rocati, che proporrà, parole sue: “A Sanremo porto il sesso, l’amore poligamo e i porno su Onlyfans”.

Beh, che dire, l’anno scorso abbiamo avuto i Maneskin che ci hanno propinato, più che la musica, la psicomorale al genderfluid, puro business e marketing di cui si fatica a capire l’ossessiva pervasiva presenza in tv.

E allora che vuoi che sia se quest’anno c’è un signor Rosa Chemical, confuso, confusa nel percepirsi dal nome al sesso.

La vera nota stonata di tutto questo, che dovrebbe essere musica, è l’appiattimento culturale per il quale vengono usate trasmissioni nazional popolari, per frullare di “leggero”, le nuove armate del nulla.

Alla fine, Sanremo non è ciò che vuole la tradizione popolare, ma ciò che a tutti noi ci tocca subire, ma possiamo sempre cambiare canale.

 

(FOTO copertina: frame da TGR Piemonte)

Link utili:

https://www.facebook.com/ornella.ferro.984/videos/605578388071889

https://www.facebook.com/100087971824746/videos/2469176183246503

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