di R.B. 29 dicembre 2022 – Egregio Direttore,
persino nell’anno 2022 che si sta concludendo, con numerosi record sul fronte dell’occupazione, il nostro paese resta molto indietro sulla parità di genere nel lavoro. Pur avendo toccato il valore più alto dal 1977, sembra che i tassi di occupazione di uomini e donne continuano a restare distanti, con un gap di genere di quasi 18 punti percentuali. L’occupazione cresce quindi, ma non intacca il divario di genere, i dati ci dicono che il tasso di disoccupazione femminile è al 9,2%, contro il 6,8% degli uomini, la sfera della non partecipazione vede ancora penalizzate le donne, con un tasso di inattività di oltre 43% contro il 25 degli uomini.
Sembra che all’aumentare del numero di figli aumenta anche il tasso di disoccupazione, questo non solo perché molte donne decidono di interrompere la propria carriera lavorativa ma anche perché portare avanti una gravidanza se si è dipendenti non è semplice. Tantissimi datori di lavoro decidono di assumere uomini, così il 30% delle donne ha ancora contratti part-time, spesso “involontari”.
I bassi tassi di occupazione femminile in Italia sono un problema economico ma anche sociale, non a caso, il benessere femminile è più alto nei territori dove più alta è la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Poi la conciliazione della vita familiare con il lavoro, la promozione della natalità, mai così in basso e col conseguente invecchiamento della popolazione. Occorre un nuovo patto sociale che consenta lo sviluppo all'insegna, dell'equità e della crescita. Uno degli obiettivi principali è quello del rilancio della figura femminile, nel nord Europa già questo è stato sperimentato con successo, con la presenza di più donne nei livelli apicali delle imprese, lì lavorano di più e fanno più figli. In Italia invece i tassi di occupazione femminile restano bassi con gravi conseguenze sul piano delle pari opportunità, del reddito familiare e della natalità. Occorre una nuova cultura, con interventi finalizzati a supportare uomini e donne, nella condivisione della responsabilità genitoriale e che incida sullo stereotipo culturale che impone alla donna la scelta tra lavoro e famiglia. Fare leva sulla valorizzazione del merito, può premiare realmente i talenti al di là della provenienza e del genere.