La pandemia ha messo il turbo ad un nuovo capitalismo responsabile
Di Coopservice 31 gennaio 2022 - Nell’assordante coacervo di voci che popolano i flussi comunicativi del pianeta, quella di Larry Fink ha molti, solidi argomenti per farsi ascoltare.
Basti pensare che nel 2021 BlackRock, il più grande gruppo mondiale di asset management di cui è Ceo, ha maturato un patrimonio gestionale di oltre 10 miliardi di dollari. Per dare un’idea, un valore pari a due volte il Pil del Giappone.
Per questo assume enorme importanza la lettera che all’inizio di ogni anno Fink spedisce agli amministratori delegati di tutte le società a cui BlackRock indirizza i propri investimenti.
Ora, la comunicazione inviata ad inizio 2022 registra un ulteriore passo avanti rispetto alle precedenti: non è più solo la reazione al climate change la principale dimensione che traccia lo spartiacque tra imprese futuribili e non.
Il cambiamento climatico e la pandemia corrente hanno piuttosto messo il turbo ad una nuova visione del capitalismo che pone al centro la responsabilità sociale (a 360 gradi) dell’impresa.
Il ‘capitalismo degli stakeholder’ è sostenibile e responsabile
Fink lo chiama “stakeholder capitalism”, ed è fondato sulla presenza di imprese che hanno ben chiaro quale lo scopo ultimo (“purpose”) del loro agire. Una missione che in nessun modo può essere ricondotta alla generazione del profitto immediato e con qualsiasi mezzo.
L’unica redditività che conta è quella resa possibile da una solidità di lungo termine, che può esistere solo se l’azienda è capace di fare leva su valori coerenti nel tempo e si dimostra in grado di collocarsi nel solco della ‘sostenibilità’ ma anche in quello più generale della ‘responsabilità’ , rispettando gli impegni assunti verso la totalità dei propri stakeholder: non solo i clienti, dunque, ma anche i dipendenti, i fornitori, fino alle comunità nelle quali opera.
Si tratta di uno degli effetti positivi delle interconnessioni globali che caratterizzano la contemporaneità, poiché un’impresa può produrre valore in modo duraturo solo se viene riconosciuta e ritenuta utile da tutti i suoi interlocutori.
Le aziende responsabili diventano stelle polari per la società
Il capitalismo degli stakeholder è imperniato sulla fiducia, a maggiore ragione in tempi in cui la tragedia planetaria del Covid-19 ha messo ulteriormente a dura prova la credibilità delle istituzioni tradizionali e creato nuovi solchi di conflitto e polarizzazione nelle società occidentali.
Un clima di incertezza al massimo grado in cui le ‘grandi imprese’ possono assurgere a riferimento, vere e proprie stelle polari per la società. A condizione però che le persone al comando diano prova di coerenza e chiarezza di intenti, orientando completamente il loro agire al ‘purpose’ e per tale via acquisendo la fiducia e la collaborazione di tutti gli stakeholder.
Ecco allora che i clienti “saranno mossi dal desiderio di fare affari con aziende con cui condividono gli stessi valori”, e gli azionisti, una volta compreso in modo chiaro la strategia di business, saranno più inclini al sostegno nei momenti di difficoltà. Fino ai dipendenti, i quali, qualora entrino in sintonia con la responsabilità sociale praticata dall’azienda, si fidelizzeranno diventando sostenitori attivi del proprio datore di lavoro.
La centralità delle esigenze dei lavoratori: il ‘Big Quit’ è la tomba del conflitto di classe in azienda
Proprio il rapporto con i dipendenti è considerato oltremodo strategico dal Ceo di BlackRock e rappresenta una cartina di tornasole del cambiamento di paradigma del capitalismo del nuovo secolo: “Nessun rapporto ha subito più modifiche a causa della pandemia di quello tra datori di lavoro e dipendenti.
Tanto è vero che negli Stati Uniti e nel Regno Unito il tasso di uscita dei lavoratori dalle aziende è ai massimi storici”. Il riferimento è al fenomeno noto come «The Big Quit», l’ondata di dimissioni che a partire dall’estate 2021 ha colpito gli Usa: ad agosto è stato raggiunto il record di 4,3 milioni di lavoratori che si sono licenziati.
La pandemia ha cambiato le regole del gioco nel mondo del lavoro, perché nei lunghi periodi di lockdown molte persone hanno ridefinito le proprie priorità di vita e ripensato il percorso professionale, ricercando situazioni di maggiore benessere e gratificazione.
Ora il fenomeno si sta espandendo, diffondendosi alle altre economie più avanzate, Cina inclusa. Secondo il Work Trend Index di Microsoft, più del 40% della forza lavoro globale sarà interessata da questo fenomeno.
Più salario, più flessibilità, più opportunità: il benessere dei lavoratori fa bene alle imprese
Si tratta di un atteggiamento ‘rivendicativo’ che sta portando a registrare negli Usa una delle maggiori crescite salariali degli ultimi decenni e che in una visione tradizionale dell’economia sarebbe stato letto con preoccupazione.
Non è così nell’ottica del nuovo ‘stakeholder capitalism’. Piuttosto le maggiori richieste dei lavoratori nei confronti dei loro datori di lavoro sono un tratto essenziale di un capitalismo efficace poiché attestano la loro fiducia nella crescita economica.
E non è solo una questione di retribuzioni: “in tutto il mondo i dipendenti stanno chiedendo qualcosa di più ai loro datori di lavoro, incluse una maggiore flessibilità e mansioni più significative”.
Ecco allora che l’onda d’urto del Big Quit finisce per creare un clima positivo per la prosperità perché più competitivo per la ricerca e il trattenimento dei talenti, spingendo le aziende a creare ambienti migliori e più innovativi per i loro dipendenti. Azioni che, a loro volta, le aiuteranno a generare maggiore redditività.
E infatti le analisi sviluppate attestano che nel corso della pandemia le imprese che hanno instaurato legami solidi con i loro dipendenti hanno registrato livelli più bassi di turnover e rendimenti più alti.
Mentre, per contro, il turnover della forza lavoro fa aumentare le spese, abbassa la produttività ed erode la cultura e la memoria aziendale.
Chi non sarà un protagonista della sostenibilità rimarrà indietro
Se è vero, come è vero, che mai come in questo momento storico vi è disponibilità di capitali per finanziare i progetti di crescita, solo le imprese che attesteranno un percorso ‘responsabile’ e ‘sostenibile’ saranno dunque in grado di attirarli.
La questione della sostenibilità, introdotta con forza dal Ceo di BlackRock nelle missive degli ultimi anni, ritorna con argomenti suffragati dalla crescente presa di coscienza delle pubbliche opinioni e dall’evidenza dei numeri.
È già in atto, infatti, un epocale spostamento del capitale, con un monte di investimenti sostenibili che ha già raggiunto nel mondo i 4 trilioni di dollari. Ed è solo l’inizio, con le imprese incapaci di adattarsi che rimarranno indietro.
Perché la decarbonizzazione dell’economia globale è un’opportunità di investimento gigantesca che richiede però un’attenta pianificazione e il timone saldo su un orizzonte di lungo periodo.
Le aziende devono indicare con trasparenza i propri obiettivi nel breve, medio e lungo termine per la riduzione dei gas serra e delineare con altrettanta chiarezza il proprio percorso di successo nell’economia dello zero netto.
Pur nella consapevolezza che la transizione ecologica non è gratuita (“Dobbiamo essere onesti e ammettere che, ad oggi, i prodotti ecologici spesso costano di più”) e che non può concretizzarsi dall’oggi al domani (“Prima di arrivare a un mondo green, dovremo attraversare svariate sfumature di marrone e di verde”) non potendo ad esempio nell’immediato rinunciare alla produzione di energia da combustibili fossili, quali il gas naturale.
Il grande potere del nuovo capitalismo responsabile
Proprio la questione energetica è uno dei principali fattori di rischio nello slancio verso l’economia dello zero netto. Ci sarà bisogno di tanta ricerca, e quindi di tempo, per sviluppare le tecnologie che consentiranno di sfruttare compiutamente, e su larga scala, le fonti alternative pulite: “tutti i mercati richiederanno investimenti senza precedenti nelle tecnologie per la decarbonizzazione”.
Ma nel frattempo l’azione comune e coordinata di governi e imprese deve però garantire che le persone continuino ad avere accesso a fonti di energia affidabili e a prezzi accessibili.
Una questione, questa, che rende evidente quale sia il potere del nuovo ‘capitalismo degli stakeholder’ propugnato da BlackRock: un paradigma di sviluppo responsabile, capace di aiutare le persone a raggiungere un futuro migliore, di promuovere l’innovazione, di costruire economie resilienti e di risolvere alcune delle sfide più complesse che attendono l’umanità.
Un potere in grado di orientare l’evoluzione verso forme di sostenibilità non solo nel senso del non più rinviabile adeguamento alle emergenze climatiche, ma anche in direzione della riduzione delle disuguaglianze, della valorizzazione di tutte le componenti sociali e della creazione delle condizioni che favoriscano l’affermazione dell’innovazione e della creazione di valore duraturo nell’economia e nelle società contemporanee.