La giovane donna, famosa per le sue foto a volte rischiose sul suo account Instagram, stava facendo un'escursione a Ha Pak Lai, una zona umida circondata da montagne, nel distretto di Yuen Long a Hong Kong.
L'instagrammer ha perso l'equilibrio quando è scivolata su una roccia ed è caduta da 4,8 metri mentre cercava di fare un selfie.
Con il decesso di questa giovane, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti" c’è una strage silenziosa da selfie. Video e diretta Facebook, una strage continua, una messa in fila di vite sprecate, che davvero è difficile da decifrare con qualsiasi parametro riconducibile al buonsenso della persona umana.
Una follia che, come rileva il Rapporto Italia 2019 di Eurispes, in sei anni, nel periodo compreso tra il mese di ottobre 2011 e quello di novembre 2017, ha contato ben 259 vittime, giovanissimi che hanno perso la vita nel tentativo di scattarsi un selfie “pericoloso” per poi condividerlo sui social.
Ovviamente la macchina della follia dei selfie ha alle spalle un’industria, fatta di fatturati e utili. I selfie scattati ogni giorno sono circa 100 milioni. L’82 per cento dei giovani americani, tra i 18 e i 34 anni, sono soliti farli.
E l’aumento della spesa legato a questa attività è pari a circa il 5 per cento. Dal Rapporto, che rilancia uno studio dell’India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi, emerge inoltre che la fascia d’età maggiormente coinvolta è quella di età compresa tra i 20 e i 29 anni (e per la quale si contano 106 vittime), a cui segue quella relativa alla fascia 10-19 anni dove le vittime sono ben 76. Altre 20 vittime si contano nella fascia tra i 30 e i 39 anni, 2 tra i 50 e i 59 anni e 3 tra i 60 e i 69 anni.
In totale, delle 259 persone rimaste vittime dei selfie estremi, 153 sono uomini, 106 donne. La maggior parte degli incidenti sono avvenuti a causa di cadute dall’alto di palazzi ma anche montagne e scogliere e dall’investimento da parte di treni: in molti casi, nel tentativo di farsi un selfie sui binari.