Giovedì, 06 Maggio 2021 14:05

Il "Musical" sospeso. In evidenza

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Ad ascoltare la storia di Giuseppe Verzicco, attore, cantante, ballerino, insomma un performer a tutto tondo che da un giorno all'altro è dovuto scendere dal palco del Teatro Nazionale di Milano durante la messa in scena di "Singing the rain" e approdare alla fabbrica per sbarcare il lunario, viene in mente di parafrasare il "caffè sospeso" di partenopea memoria e tutto l'elegante mix di sentimenti e di dignità che ci sta dietro, in "Musical Sospeso".

Di Lamberto Colla e Francesca Bocchia Parma, 6 maggio 2021 - 

La leggiadria degli attori, cantanti e ballerini dei musical è il risultato di anni e anni di sacrifici e di gavetta prima di arrivare a diventare una stella, un interprete di prima linea o addirittura la star di una produzione teatrale.

Un mix tra recitazione, danza d'alto livello e canto necessita di costante allenamento fisico, psichico e interpretativo, esteso anche nei periodi di pausa teatrale che comunque, in genere, coincidono con la selezione o creazione di nuove produzioni. Un intervallo fisiologico impiegato per riorganizzare e per riprendere fiato dallo stress delle produzioni stabili o tournée, in attesa delle successive

Questo è quello che è accaduto a Giuseppe Verzicco per 15 anni, scalando la carriera teatrale da componente del corpo di ballo a protagonista nei più famosi musical prodotti in Italia. 

Poi il COVID fa un'entrata a gamba tesa stravolgendo la società intera e isolando interi comparti economici e professionali dalla vita sociale del Paese.

Probabilmente il comparto maggiormente colpito, forse più del turismo e della ospitalità è quello delle arti, del teatro e degli eventi in generale.

Abbiamo quindi cercato di raccogliere testimonianze dirette per meglio comprendere come il COVID abbia inciso su questi professionisti e il racconto di Giuseppe Verzicco ci ha particolarmente emozionato e perciò ne riportiamo, il più fedelmente possibile, il racconto.

"Il motivo per cui credo si sia arrivati a me, confessa l’artista pugliese, penso sia per cercare di comprendere come un performer, un attore abbia reagito a questo evento catastrofico mondiale. La curiosità reciproca credo ci abbia fatto incontrare per ascoltare il mio punto di vista, brutto, perché è di questo che dobbiamo parlare. Ci sono persone che amano parlare della positività a tutti i costi, ma io credo che ci sono decisioni, eventi, confronti che possono andare in una o nell'altra direzione e perciò bisogna essere realisti e concreti, prendere le emozioni e trasformarle. A me parlare di positività in maniera casuale non piace.

Quindi non nascondo che la mia vita è completamente cambiata dall'oggi al domani, così come peraltro a tutti i miei colleghi, tecnici, registi, produttori privati, insegnanti in associazioni sportive e/o culturali che ruotano attorno al mondo dell'arte e della formazione teatrale. Tutti infatti hanno dovuto completamente modificare la loro vita. Si parla di anni di sacrifici che sono andati a farsi benedire. E da questa situazione non si può tornare indietro. Io ho perso il mio lavoro, non ho avuto più richieste di lavoro, non ho più sentito squillare il telefono per sostenere un provino o per partecipare a uno spettacolo teatrale, piuttosto che qualcosa che riguardasse quell'ambiente. Avevo 20 anni quando ho preso la mia valigia e da Trani sono andato a Milano per cercare di raccogliere i miei sogni. Sono andato a studiare e mi sono diplomato, in una scuola professionale biennale che forma artisti, MTS - Musical The School, e da lì ho cominciato a lavorare. Da quel giorno la mia casa è sempre stata il Teatro, l'intrattenimento cantato, ballato e recitato.  Ho avuto la fortuna di trovare registi e produttori che mi hanno dato fiducia e così dai 20 anni ai 35 ho avuto una carriera bellissima, fatta di tantissimi successi e calpestato palcoscenici prestigiosi. Ho lavorato per importanti titoli, da “An American in Paris” a “Dirty Dancing”,"La febbre del sabato sera", "Grease", "Mamma Mia", "Cats", "West side story" eccetera eccetera. Tutti spettacoli che mi hanno visto crescere, da piccoli ruoli sino a diventare protagonista. Prima del Covid ero a Milano con una grossa produzione come attore protagonista in "Singing in the rain" (vedi intervista). Nel frattempo insegnavo anche danza e recitazione, insieme alla mia compagna e avevamo un corso di Musical qui a Parma, però da un giorno all'altro ci siamo visti distruggere tutto quello che avevamo costruito. 

Così, piuttosto che lavorare online, ho deciso di cambiare completamente lavoro per non vivere quotidianamente la sofferenza di non poter vedere i miei allievi o il pubblico dei miei spettacoli. 

Attraverso un sito internet, nello specifico dell’azienda MUTTI, azienda leader nel settore della lavorazione e conserva del pomodoro, mi sono candidato per un lavoro. Avevo una gran paura perché mi affacciavo a un mondo completamente estraneo per me. Non sapevo cosa volesse dire lavorare da operaio in un'azienda così prestigiosa. Ma già dalla prima campagna sono stato apprezzato nella mia mansione e ho iniziato a instaurare un bellissimo rapporto con alcuni colleghi molti di questi giovani laureandi. Così pian piano in questo settore, da un lavoro temporaneo ho cercato di farmi un po' di spazio e loro (maestranze e dirigenti ndr) sono stati meravigliosi nel concedermelo, consentendomi di tornare in una seconda campagna, quella invernale, e poi addirittura nel farmi delle offerte successive ma che al momento ho dovuto rifiutare nella speranza di poter tornare a fare il lavoro per cui ho studiato e faticato fino a prima della pandemia. 

Hanno tutti dimostrato una grande sensibilità verso di me e quando ho avuto necessità di assentarmi per fare quei pochi provini per pubblicità che arrivavano, sono stati tutti carinissimi nel concedermi di cogliere le opportunità, a partire dalle mie capolinea fino al mio capo turno, che mi ha ascoltato e sostenuto anche psicologicamente.

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Ho stretto perciò dei bellissimi nuovi rapporti. Sono stato contento di vedere come un mondo così lontano da me sia comunque pieno di tante cose che funzionano, facendomi riflettere molto, su come il mondo dell'arte dovrebbe imparare a dare più valore al proprio talento qualunque esso sia, come in Mutti hanno fatto nei miei confronti. L'arte vive di individualismi, lo so, ma se si continua così si fanno solo gli interessi del produttore, del regista o “ponte” di turno.

Condividere e confrontarsi vuol dire invece essere d'esempio per qualcuno. Mio Padre mi ha sempre insegnato che è meglio essere stimati che essere ricchi. 

Questa esperienza da operaio mi ha aperto gli occhi. Persone diverse, di diversi strati sociali, tutti continuavano a credere nel loro lavoro e a difendere il loro posto e i loro diritti. Ma la cosa bella è che non c'era tanto da discutere perché tutti sapevano cosa fare e come farlo. 

Nel mio settore invece questo non esiste: ci si sente sempre inferiori inadeguati e alla fine, per paura, si scende sempre a compromessi. 

Spero di tornare a fare presto il mio lavoro e mi auguro di trasportare questa intensa esperienza umana, acquisita in fabbrica, all'esterno con lo stesso affetto e grande rispetto che mi è stato riconosciuto."  

Dopo aver ascoltato il racconto di Giuseppe, abbiamo chiesto e ricevuto un commento al Direttore delle Risorse Umane di Mutti, Federico Luddi, che vi riportiamo:

“La campagna di trasformazione del pomodoro è da sempre un'opportunità lavorativa importante per le persone presenti sui territori in cui operiamo e in questo periodo, segnato da una pandemia che ha inferto un duro colpo all'economia nazionale, lo è in particolar modo. La storia di Giuseppe è la dimostrazione di quanto la flessibilità, l’apertura al nuovo, a provare strade differenti e a pensare fuori dagli schemi porti a soluzioni vincenti, per sé stessi e per gli altri. Mutti da sempre ha fatto di questo approccio il fulcro della sua capacità di innovare, in un settore – quello del pomodoro – al contrario storicamente votato a logiche tradizionali. Non possiamo che essere felici di aver aperto le porte di Mutti a Giuseppe così come alle oltre 1.100 persone che, ogni anno, decidono di cogliere questa opportunità e di lavorare nei nostri stabilimenti durante la campagna di trasformazione del pomodoro, da luglio a settembre: un’esperienza sicuramente molto impegnativa ma anche di grande soddisfazione”.         

Auguriamo a Giuseppe di poter presto tornare a calpestare i palcoscenici di tutto il mondo magari partendo proprio dal Regio di Parma, con quel patos aggiuntivo donato dalle sue ex colleghe e colleghi di Mutti.

In bocca al lupo a tutti i "Giuseppe" dello spettacolo, da parte della redazione di Gazzettadellemilia.it!

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