Mercoledì, 25 Novembre 2020 19:28

Uomini che odiano le donne. In evidenza

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Femminicidio, una violenza nei confronti delle donne proprio in quanto donne, ovvero legata alla loro identità di genere. Tra le tante vittime anche donne che per la cronaca non hanno un nome, non sono diventate personaggi ma purtroppo, numeri.

Parma 25 novembre 2020 - In Italia il femminicidio è la causa principale della morte di donne tra i 14 e i 45 anni. 

Trattare i numeri dei femminicidi che avvengono nel nostro paese è complicato. Dai dati che si possono reperire dalla stampa (con il rischio che gli stessi siano sottostimati) questi delitti hanno dinamiche molto simili, anche se si verificano in contesti molto diversi perché il fenomeno è trasversale a tutte le classi sociali.

Troppo spesso sono delitti annunciati, preceduti da anni di maltrattamenti sessuali, psicologici, fisici, economici e spesso frutto di silenzi e complicità da parte di coloro che sono vicini sia alle donne che subiscono violenza sia agli uomini autori di questa violenza. L’odio che si consuma contro le donne difficilmente è causato da un raptus, da una perdita di controllo improvvisa, e difficilmente avviene senza segni ed avvisaglie all’ambiente circostante, soprattutto familiare. Non si può voltare la testa da un’altra parte, non si può non volerne sapere quando le circostanze annunciano un rischio che può trasformarsi in qualcosa di irreparabile. E’ quindi importante capire che la violenza non riguarda solo gli “altri”, ragionare sul femminicidio significa ragionare anche su di “noi”.

E’ allucinante assistere a queste esplosioni di violenza, fatte di reazioni deliranti, di odio, rabbia, onnipotenza, che portano un uomo anziché interrogarsi sul fallimento della sua vita amorosa, a scegliere di perseguitare, colpire, minacciare, ammazzare, agendo a nome di una rivendicazione, di un diritto di proprietà assoluto di vita o di morte, sul proprio partner. Le donne ammazzate non possono dire più nulla, soprattutto non possono dire “NO”. Non si tratta ne di amore ne di gelosia ma di un delirante concetto di potere tra sessi. Le donne subiscono, spesso in silenzio queste violenze per una vergogna innominabile, si sentono sole e non trovano il modo di reagirvi, specie se ci sono figli di mezzo. Per questo motivo, oggi più che mai si rende necessario aprire ulteriori possibili spazi di parola per donne che stanno attraversando momenti critici o difficili: è importante avere un luogo in cui poterne parlare, uno spazio di parola e di confronto per le donne vittime di violenza, perché possano ragionare e soggettivare il grado di coinvolgimento nella violenza che le minaccia, perché possano interrogarsi su ciò che attivamente hanno fatto o non fatto per inciamparvi. Purtroppo sono solo piccoli passi a fronte di un enorme problema, il femminicidio appunto, che nessuno può più trascurare di vedere.

Un ottimo punto di partenza potrebbe essere l’aiuto concreto alle associazioni di volontariato per avere la possibilità di offrire un servizio di ascolto e di accoglienza alla donna vittima di violenza, promuovendo progetti di sensibilizzazione anche nelle scuole. Credo nella politica del coinvolgimento e della partecipazione, e per rendere concrete le diverse potenzialità, occorrerebbe formalizzare piani di intervento con risorse dedicate, dove ciascuno potrebbe fare la sua parte.

Caterina Galli
Associazione culturale Forza Civica Parma

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