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Giovedì, 17 Giugno 2021 14:03

Europei 2021: l'intervista ad Arrigo Sacchi

Un Europeo per rinascere e tornare a essere una nazionale stimata e temuta nel mondo, in un processo di crescita costante che il commissario tecnico Roberto Mancini ha iniziato sin dalle sue prime panchine azzurre. Arrigo Sacchi parla chiaro, in diretta con Sara Federico sul canale Youtube di Fan Rating, e lancia la nostra squadra verso un campionato continentale di alto livello.


Con una fondamentale accortezza: “L’Italia non ha fuoriclasse all’interno di questa rosa ma ha giovani interessanti che potrebbero diventare fuoriclasse in un prossimo futuro. Ad oggi ci sono squadre con calciatori più pronti, sotto questo punto di vista”.


Lei è ottimista pensando al percorso che potranno fare gli azzurri?
“C’è tanta euforia intorno a questa squadra. A me fa molta paura perché quando l’Italia ha vinto qualche competizione, è partita sempre con grandi critiche: ricordiamo il 1982 e il 2006. Ma anche la mia squadra nel 1994 ricevette diverse critiche”.


Cosa ne pensa del lavoro del nostro commissario tecnico?
“Mancini sta proponendo un calcio coraggioso, emozionante, basato sul dominio del gioco e del campo: ricordiamo sempre che maggiore è il possesso palla a nostro favore e maggiori sono le possibilità di creare problemi agli avversari. Roberto ha fatto ottime scelte”.


Quanto è importante questo Europeo per il nostro movimento?
“Il calcio italiano sta vivendo un momento tragicomico: tragico perché non vinciamo nulla. Comico perché spendiamo tanto ma non vinciamo nulla. Anche per questo motivo spero che l’Italia riesca a mostrare il massimo del suo potenziale”.


Che Italia si aspetta?
“Penso che diversi nostri calciatori saranno emozionati: abbiamo solo due giocatori con grande esperienza internazionale”.


Un nome di questa Italia su cui puntare?
“Insigne perché ha grande qualità ma deve giocare con la squadra, per la squadra, a tutto campo e a tutto tempo”.


Le favorite del torneo?
“Senza dubbio la Francia Campione del Mondo che ha aggiunto Benzema a una squadra già vincente. Credo che sia la favorita. E poi sono convinto che il Portogallo possa fare un grande torneo. Nonostante i giocatori presenti in rosa, invece, nutro qualche perplessità in più sull’Inghilterra che ha sempre fatto fatica in questo tipo di manifestazioni”.


Da questo Europeo a quello del 1996: i suoi ricordi?
“Era una squadra che giocava bene a calcio. Fummo sorteggiati in un girone di ferro: non a caso le due finaliste arrivarono proprio dal nostro raggruppamento. Dominammo la partita decisiva contro la Germania. Sbagliammo un rigore, il loro portiere doveva essere espulso. I tedeschi stessi, a fine partita, dissero che, giocando così, non avrebbero fatto grande strada. Ma fu anche merito nostro”.


La partita decisiva fu però quella persa con la Repubblica Ceca?
“In quell’occasione esitai un po’ troppo. Dopo l’espulsione di Apolloni avrei dovuto cambiare qualcosa. Un errore che non commisi due anni prima negli Stati Uniti quando, dopo il cartellino rosso a Pagliuca, decisi di sostituire Roberto Baggio”.


Scelta che fece scalpore.
“Ancelotti si avvicinò e mi disse che in quel momento non avevo puntato addosso solo il fucile delle migliaia di italiani presenti allo stadio, ma anche quello di milioni di connazionali che erano davanti alla Tv nel nostro Paese. Alla fine, fortunatamente, andò bene”.


A proposito di U.S.A. ’94: un aneddoto curioso?
“Due anni prima andai in America nel periodo in cui si sarebbero svolti i campionato del mondo. Fu subito chiaro che le squadre sulla costa est avrebbero fatto più fatica a recuperare fisicamente, dato il clima. Al mio ritorno chiesi a chi di dovere di trovare una sede del ritiro sulla fascia orientale degli States. Mi dissero che Andreotti affermò: "Vedo già i titoli dei giornali: “Ancora una volta l’Italia tradisce i suoi emigrati”"... perché la maggior parte di essi viveva a ovest”.

Pietro Razzini

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