Tagli al fondo patronati, Bollati: "Sono soldi versati da lavoratori e imprese destinati alla tutela gratuita. Con i tagli, spazio a consulenze private aleatorie e onerose" -
Piacenza, 17 dicembre 2014 -
"Il Senato modifichi la norma sul taglio al fondo patronati". E' l'ennesima la richiesta che l'Inca, il patronato Cgil che a Piacenza ogni anno affianca migliaia di cittadini, ha inviato a tutti i senatori, impegnati in questi giorni ad esaminare il testo della legge di Stabilità. Per questo, ieri a Roma, in piazza della Rotonda, al Pantheon, si è tenuto un presidio di protesta contro il taglio di 75 milioni di euro al Fondo Patronati, già dimezzato alla Camera, ma considerato insufficiente per scongiurare la cancellazione del diritto alla tutela previdenziale e socio-assistenziale gratuita assicurata dal sistema patronati a favore di tutti i cittadini. All'iniziativa hanno partecipato anche Stefania Bollati della segreteria Cgil Piacenza e alcuni operatori, insieme a centinaia di operatori e operatrici dell'Inca provenienti da tutta Italia. "L'attenzione sull'argomento resterà alta fino all'ultimo minuto utile per cambiare la norma, che mette in ginocchio il sistema dei patronati e infligge un duro colpo al principio stesso della gratuità della tutela previdenziale e socio-assistenziale, costituzionalmente sancita a favore di tutti i cittadini" spiega Bollati.
Diverse le richieste di modifica espresse in Senato rispetto alla norma che taglia di 75 milioni di euro il fondo ministeriale, riduce del 20 per cento gli acconti finanziari sull'attività svolta, diminuisce l'aliquota contributiva destinata alla tutela individuale. I circa 70 emendamenti proposti si concentrano prevalentemente a contenere la riduzione delle risorse attorno ai 40 milioni di euro. "Una sforbiciata – osserva l'Inca - che, se paragonata ai 150 milioni di euro originariamente previsti nella prima stesura della misura presentata dal governo alla Camera, rappresenta un buon risultato, ma non risolutivo, frutto comunque di una mobilitazione straordinaria dell'Inca e del Cepa, il Centro patronati cui fanno parte anche Acli, Inas e Ital, che fin dall'inizio si sono opposti con tenacia, facendo leva soprattutto sulla sensibilità espressa da oltre un milione di cittadini firmatari della petizione 'No ai tagli ai patronati'".
Delle preoccupazioni espresse unitariamente, a più riprese, dai patronati, si è fatto portavoce anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che, in occasione della consegna delle firme raccolte in poco più di un mese, ha sottolineato come dietro ciascuna adesione ci sia una famiglia e dunque uno spettro molto più ampio della domanda di tutela espressa dai cittadini attraverso le richieste rivolte ai patronati. "La riduzione dei tagli è una risposta parziale che non risolve il problema alla radice – insiste l'Inca Cgil - ma, anzi, crea un precedente pericoloso, per cui si introduce la possibilità di poter intervenire ancora in futuro sul fondo, che, essendo alimentato con una quota dei contributi previdenziali obbligatori versati da lavoratori dipendenti e imprese, non dovrebbe essere nelle disponibilità del bilancio pubblico". Cosa che invece accadrebbe, secondo l'Inca, considerando il fatto che, "mentre i lavoratori continuerebbero a versare integralmente i contributi previdenziali obbligatori all'Inps, la parte destinata alla tutela gratuita assicurata a tutti i cittadini dai patronati verrebbe incamerata dall'erario, né più né meno come una tassa occulta a carico di dipendenti e pensionati, avviando un pericoloso sviluppo del mercato delle consulenze private e onerose e rendendo aleatorio l'esercizio di qualsiasi diritto".
(Fonte: Uff.stampa CGIL Piacenza)