Martedì, 28 Gennaio 2014 13:00

Modena, alluvione l’assessore regionale alla Sicurezza territoriale:"Vogliamo il riconoscimento di tutti i danni" In evidenza

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La Regione "ha chiaro l'obiettivo da raggiungere: il riconoscimento di tutti i danni a strutture e infrastrutture pubbliche, privati e attività produttive" -

Bologna, 28 gennaio 2014 -

Quanto a ciò che è successo, "Aipo fa rilevare come, dal Natale scorso ad oggi, le arginature del Secchia abbiano 'sopportato' altre due condizioni di piena piuttosto gravose e ravvicinate. Per contro, la ripetuta saturazione e il successivo asciugamento della miscela terrosa arginale potrebbero avere 'affaticato' l'opera di difesa e rappresentare causa o concausa del collasso. Il tratto su cui si è aperta la breccia era già stato interessato da verifiche post sisma e regolarmente manutenuto attraverso periodici sfalci e pulizie del corpo arginale: l'ultimo intervento risale a dicembre 2013. Attendiamo la verifica degli esperti".

È quanto affermato dall'assessore regionale alla Sicurezza territoriale, difesa del suolo e protezione civile, Paola Gazzolo, nella comunicazione della Giunta all'Assemblea legislativa sull'alluvione nella bassa modenese dello scorso 19 gennaio. "Noi - ha subito chiarito l'assessore -vogliamo conoscere le ragioni" di quanto è successo "e rispondere ai tanti perché dei cittadini e alle loro preoccupazioni, che sono anche le nostre". E a stabilire come siano andate effettivamente le cose sarà la commissione scientifica voluta dal presidente della Regione, Vasco Errani, che ha il compito di valutare le cause della rottura dell'argine del Secchia, all'origine dell'alluvione. Una commissione che "garantirà terzietà", ha spiegato Gazzolo: in essa, "le Università di Padova, Bologna, Ferrara e Modena-Reggio Emilia metteranno a disposizione esperti particolarmente qualificati in materia idraulica e geotecnica. Saranno loro ad assicurare supporto professionale e valutazioni tecniche indipendenti di cui si avvarrà un gruppo di lavoro per svolgere un'analisi strutturale delle arginature dei fiumi Secchia, Panaro e Canale Naviglio", gruppo di lavoro anch'esso "costituito con decreto del presidente Errani. A comporlo, esperti regionali, di Aipo e Autorità di bacino del Fiume Po".

I FATTI - Nella ricostruzione fatta, l'assessore Gazzolo ha ricordato che le acque hanno allagato i centri abitati di Bastiglia e Bomporto e le frazioni di Albareto, San Matteo, La Rocca e Navicello nel comune di Modena, oltre alle aree rurali di Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice sul Panaro e San Prospero. Una tragedia resa ancor più drammatica dal fatto che si conta un disperso, Giuseppe Oberdan Salvioli, trascinato dalla corrente mentre prestava soccorso a chi era in difficoltà.

Il 16 gennaio, "l'Agenzia regionale di Protezione civile ha attivato la fase di attenzione in previsione di un severo evento meteorologico per la durata di 54 ore, fino al 19 gennaio: la terza perturbazione importante da Natale. Le piogge hanno raggiunto intensità anche superiori a 20 millimetri all'ora - con alcune punte di cumulo al suolo maggiori a 400 millimetri nell'intero periodo considerato - e hanno portato ad una sequenza ravvicinata di incrementi di livelli idrometrici nelle sezioni montane di tutti i corsi d'acqua dell'area centro-occidentale della Regione, con conseguenti colmi di piena a valle dei fiumi Enza, Secchia, Panaro e Reno".

Per quanto riguarda nello specifico il bacino del Secchia, "la pioggia si è localizzata soprattutto nella zona di crinale con valori massimi di 230-260 millimetri: i picchi massimi di precipitazione si sono registrati nelle giornate del 17 e 18 gennaio con una media di circa 180 millimetri in 48 ore (184 millimetri a Piandelagotti, 182 mm a Ligonchio e 179 mm a Febbio)". Tutto ciò ha portato "all'innalzamento dei livelli idrometrici già a partire dal 17 gennaio, con 4 colmi di piena nelle sezioni montane a cui si sono aggiunte altrettante piene del torrente Tresinaro, affluente di sinistra del Secchia, con livelli di piena che a Ponte Alto hanno segnato i 9,97 metri alle ore 10 del 19 gennaio".

Proprio nelle prime ore di quella mattina, sull'argine destro del Secchia - tra le sezioni di Ponte Alto e Ponte Bacchello, nei pressi della frazione San Matteo - "si è aperta una breccia che ha fatto defluire le acque nella pianura circostante. Attorno alle ore 8 - secondo quanto riferito da Aipo - il personale idraulico dell'Agenzia interregionale del fiume Po, già in servizio di piena dalla serata del sabato, veniva raggiunto dalla telefonata di un tecnico del comune di Modena; il dipendente Aipo si è quindi immediatamente recato in località San Matteo tra le 8.15 e le 8.30, dove già erano presenti polizia municipale, vigili del fuoco e frontisti".

La situazione che si presentava al tecnico di Aipo era la seguente, prosegue l'assessore: "La sommità arginale, per un tratto di almeno 15 metri, risultava crollata e sormontata da una lama d'acqua che aveva già allagato le aree al piede dell'argine, confinanti con un paio di aziende. L'apertura è andata progressivamente aumentando - fino a circa 80 metri - a causa della pressione della corrente del fiume". In quel momento veniva "immediatamente allertato il dirigente di Subarea Emilia occidentale di Aipo che si recava sul posto arrivando prima delle ore 10".

Da subito, "l'Agenzia interregionale per il Po si è impegnata in un lavoro senza sosta che - in sole 48 ore - ha permesso di chiudere la falla. La scelta è stata quella di aggredire il varco sia a valle che a monte, procedendo a riempire in via provvisoria l'apertura con l'uso di 'massi ciclopici', pietrame di grandi dimensioni in parte reperito sul mercato e in parte fornito direttamente dall'Agenzia regionale di Protezione civile, che ha messo a disposizione anche 9 torri faro, sacchetti di sabbia per operazioni di contenimento idraulico; cisterne di gasolio; 44 motopompe per gli interventi di pulizia e svuotamento". Resa "difficoltosa dalla conformazione stessa della sommità arginale, particolarmente stretta, dalla forte corrente e dall'elevata portata del corso d'acqua, l'operazione è stata preceduta dalla creazione di una pista di circa 500 metri a monte della breccia e per circa 300 metri a valle, indispensabile per il passaggio dei mezzi impegnati nei lavori". Ultimate queste operazioni, si sono create le piazzole per la posa dei massi e quindi ha preso avvio - al termine della giornata - il loro posizionamento: "da quel momento, su entrambi i fronti hanno operato due cantieri con - inizialmente - 3 dumper, 2 pale cingolate, 5 escavatori ed un costante afflusso di motrici e bilici per l'approvvigionamento dei massi. Per accelerare le operazioni, si sono potenziate le squadre sul campo ed è intervenuto anche il Gruppo operativo speciale 'Movimento Terra' dei Vigili del fuoco di Roma".

Le attività sono proseguite per tutta la notte, quindi nell'intera giornata di lunedì e - alle 6 di martedì mattina - l'apertura era sostanzialmente chiusa: "gli oltre 250 metri cubi d'acqua al secondo fuoriusciti nelle ore precedenti si erano ridotti a 15 e la situazione si è definitivamente risolta nella tarda mattinata, anche grazie alla riduzione dei livelli idrometrici del fiume e all'opera senza sosta dei lavori delle imprese coinvolte nell'operazione a cui esprimo un vivo ringraziamento anche perché hanno operato in condizioni particolarmente difficili".

In totale - secondo la stima redatta in collaborazione con ArpaSimc di Parma - "Aipo ha stimato un volume d'acqua che ha attraversato la rotta pari a 13 milioni di metri cubi". I lavori sono quindi proseguiti con l'impermeabilizzazione dell'argine e la successiva infissione di una serie di palancole di tenuta e consolidamento per un'estensione di 60 metri, concluso nella giornata di ieri (lunedì).

"Seppur risulta difficile operare una stima precisa dei lavori svolti, è possibile ipotizzare un impiego di più di 10 mila metri cubi di pietrame e 5 mila metri cubi di terra. L'intervento sarà completato in tempi rapidi, nei prossimi giorni, con il ripristino della difesa arginale per garantirne piena efficienza".

L'ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE - Ad oggi, i centri degli abitati di Bastiglia e di Bomporto risultano liberi dalle acque e si sta lavorando per smaltire fango e rifiuti. Risulta in sensibile diminuzione l'acqua nell'area compresa fra i comuni di Camposanto, San Felice e Finale Emilia, dove per giorni sono state in funzione 2 idrovore e 3 motopompe per favorire l'attività del cavo Dogaro e 4 idrovore in continuo all'impianto Santa Bianca. Elevatissima è stata la velocità di scolo del Burana.

"Entro la giornata di oggi, martedì - ha sottolineato l'assessore - è prevista la liberazione totale dalle lame d'acqua, salvo complicazioni nella gestione delle manovre idrauliche tutt'ora in corso e - nei prossimi giorni - si dovrebbe procedere alla riapertura delle paratoie delle casse di espansione del Panaro". E sempre entro la giornata odierna "saranno richiuse tutte le rotte artificiali praticate nei canali per il drenaggio delle acque d'esondazione da parte di Aipo e con l'apporto di imprese e volontari".

Gazzolo ha poi spiegato che "l'invito rivolto alla popolazione è stato quello di lasciare le abitazioni o, in alternativa, di salire ai piani superiori. Queste indicazioni hanno consentito da un lato di salvaguardare la popolazione più fragile per la quale è stata disposta l'evacuazione e ha contestualmente evitato un esodo di massa dalle zone in pericolo che avrebbe aumentato significativamente il rischio per la pubblica incolumità delle persone".

Del soccorso urgente ai cittadini rimasti ai piani alti delle loro case - così come alla distribuzione di alimenti e generi di prima necessità - si sono occupati i Vigili del fuoco, "nonostante le condizioni molto complesse causate dal flusso di corrente particolarmente elevato. Dalle prime ore dell'emergenza, hanno effettuato interventi mirati al salvataggio di persone sia da terra che con mezzo aereo. Presenti con 176 unità di personale al giorno con uomini provenienti da Venezia, Rovigo, Brescia, Milano e Cremona e 95 mezzi, hanno portato a termine 1.355 interventi di soccorso urgente, 1.039 salvataggi alla persona, 34 interventi di soccorso con mezzi aerei e 80 salvataggi con mezzi aerei. Al loro fianco, sono intervenuti anche 150 militari dell'Esercito attivati dalla Prefettura di Modena.

La popolazione sfollata è stata accolta in 8 centri di accoglienza allestiti nei comuni di Modena Est, Carpi, Medolla, Mirandola, San Felice e Soliera oltre che nelle strutture alberghiere, attivate attraverso il coinvolgimento di Federalberghi.

Presso i Coc o i centri di prima accoglienza si sono rivolte oltre 1.500 persone, delle quali circa 800 hanno ottenuto accoglienza, gli altri hanno provveduto a sistemazioni autonome.

Da subito, l'Agenzia regionale di Protezione civile ha messo a disposizione circa 1.500 brandine e 3.000 coperte, oltre a 30 pullman e pulmini per il trasporto delle persone, 3 natanti e 1 piattaforma galleggiante mobile.

Per portare soccorso e assistenza alla popolazione, "determinante si è confermata la rinnovata generosità di circa 1.000 volontari: 900 dei Coordinamenti provinciali di protezione civile e delle associazioni regionali; 100 attivati dal Dipartimento nazionale. Ad oggi, sono oltre 200 sono quelli impegnati per le attività di smaltimento delle acque nelle aree allagate e pulizia di abitazioni, attività commerciali e aree pubbliche".

VERIFICA DELLA CAUSE - In attesa delle decisioni del Governo sulle misure di sostegno alle popolazioni colpite, il presidente della Regione, Errani, ha dichiarato lo stato di crisi regionale per la durata di 90 giorni, assicurando ai Comuni e alla Provincia la copertura di ogni spesa necessaria per affrontare l'emergenza. Con lo stesso decreto, si è provveduto all'istituzione di un Comitato istituzionale ed un Centro di coordinamento operativo. "Il primo - volto ad un'efficace gestione dell'emergenza e ad un pieno coordinamento tra tutti gli enti interessati - è presieduto dal presidente Errani ed è composto - oltre che dalla sottoscritta - dal Prefetto, dal presidente della Provincia di Modena, dal presidente dell'Unione dei Comuni del Sorbara e dai sindaci dei Comuni maggiormente colpiti. Suo compito è quello di valutare e concordare le misure necessarie a fronteggiare l'emergenza. Il secondo - ossia il Centro di coordinamento operativo - opera a supporto del Comitato istituzionale; coordinato dalla Provincia di Modena, è formato da dirigenti e funzionari della Regione, dell'Agenzia regionale di Protezione civile, ed è articolato in varie funzioni: da quella tecnica al volontariato alla logistica, dall'assistenza alla popolazione ai servizi essenziali e tutela dell'ambiente, fino ai servizi scolastici, assistenza sociale e comunicazione".

Sempre con decreto del presidente Errani del 24 gennaio, inoltre, "è stato disposto di costituire una commissione scientifica con il compito di valutare le cause della rotture dell'argine del Secchia. Vogliamo conoscerne le ragioni e rispondere ai tanti perché dei cittadini e alle loro preoccupazioni che sono anche le nostre", ha detto Gazzolo.

Che poi ha aggiunto: "La commissione garantirà terzietà. Le Università di Padova, Bologna, Ferrara e Modena-Reggio Emilia metteranno a disposizione esperti particolarmente qualificati in materia idraulica e geotecnica. Saranno loro ad assicurare supporto professionale e valutazioni tecniche indipendenti di cui si avvarrà un gruppo di lavoro per svolgere un'analisi strutturale delle arginature dei fiumi Secchia, Panaro e Canale Naviglio, anche questo costituito con decreto del presidente Errani. A comporlo, esperti regionali, di Aipo e Autorità di Bacino del Fiume Po". Quanto alle possibili cause, "Aipo fa rilevare come, dal Natale scorso ad oggi, le arginature di Secchia abbiano sopportato altre due condizioni di piena piuttosto gravose e ravvicinate. Per contro la ripetuta saturazione e il successivo asciugamento della miscela terrosa arginale potrebbero avere 'affaticato' l'opera di difesa e rappresentare causa o concausa del collasso. Il tratto su cui si è aperta la breccia era già stato interessato da verifiche post sisma e regolarmente manutenuto attraverso periodici sfalci e pulizie del corpo arginale: l'ultimo intervento risale a dicembre 2013. Attendiamo la verifica degli esperti", ha chiuso l'assessore regionale.

(fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

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