Giovedì, 20 Giugno 2019 17:25

"Una cicogna per la sclerosi multipla": oggi è possibile diventare mamma nonostante sclerosi multipla

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Oggi essere mamma con la sclerosi multipla si può. La Neurologia dell'Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena diretta dal prof. Stefano Meletti è stato tra i 77 centri di tutta Italia segnalati nell'ambito dell'iniziativa "Una cicogna per la sclerosi multipla" voluta ONDA – Osservatorio per la salute delle donne, per i servizi offerti alle donne affette da sclerosi multipla (SM), in particolare durante la gravidanza.

Il Centro Malattie Demielinizzanti di Modenasi trova all'Ospedale Civile di Baggiovara, ha come referente la dr.ssa Patrizia Sola, e collaboratrici la dott.ssa Diana Ferraro e la dottoressa Francesca Vitetta. La premiazione si è svolta a Milano giovedì 28 marzo a Palazzo Pirelli, dove è stata conferita "Una cicogna" ai centri clinici multidisciplinari in possesso di requisiti specifici volti ad accompagnare la coppia fino al raggiungimento degli obiettivi desiderati. Nel sito www.ondaosservatorio.it  l'elenco delle strutture a cui è stata assegnata la "Cicogna".

Il progetto, promosso da Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, con il patrocinio di Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) e Società Italiana di Neurologia (Sin) ha l'obiettivo di spiegare che la malattia non deve essere considerata un ostacolo alla maternità, indicando in quali centri si può trovare un supporto multidisciplinare in fase preconcezionale e per tutta la durata della gravidanza.

Presso il Centro Malattie Demielinizzanti di Modena, sono seguite circa 900 persone affette da Sclerosi Multipla, di queste 616 sono donne, 235 delle quali hanno meno di 45 anni. Il riconoscimento di ONDA certifica il percorso attivato dall'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena per accompagnare le donne con Sclerosi Multipla che desiderano diventare mamme, garantito da una rete multidisciplinare di professionisti, tra cui neurologi, infermiere, ginecologi, ostetriche, psicologi, professionisti del Centro Fertilità, sia ospedalieri, che dei consultori territoriali, adeguatamente formati sulla specifica patologia, che la possano sostenere per qualsiasi problematica inerente la gravidanza, il puerperio e allattamento.

"La sclerosi multipla – ha spiegato la dottoressa Patrizia Sola – è una malattia autoimmunitaria e degenerativa che del sistema nervoso centrale, colpisce principalmente i giovani adulti e, di questi, 2/3 sono donne nel pieno della loro attività lavorativa, sociale e di pianificazione familiare". Oltre 79.000 donne italiane soffrono di Sclerosi Multipla. "Se un tempo a queste donne era fortemente sconsigliato avere figli – continua la dottoressa Sola - oggi le evidenze scientifiche dimostrano che è possibile realizzare questo progetto di vita, senza modificare a lungo termine l'andamento della malattia e senza causare danni al nascituro. Ciò nonostante persistono ancora errate convinzioni che minano il desiderio di maternità in molte donne con Sclerosi Multipla, come dimostra un'indagine europea realizzata nel 2017 in cinque paesi, tra cui l'Italia, condotta su 1000 pazienti tra i 25 e i 35 anni: l'85% delle italiane con SM teme di non poter avere figli e il 49% dichiara di avere paura di trasmettere la malattia al proprio bambino".

Il Centro Malattia Demielinizzanti di Modena, ha promosso uno studio multicentrico sul tema della gravidanza, coordinato dalla dr.ssa Diana Ferraro, che ha visto il coinvolgimento di otto centri SM della Regione Emilia - Romagna e l'arruolamento di 302 pazienti fine dell'età fertile, raffrontate a un gruppo di controllo composto da donne over 45 non pazienti. Da questo studio è emerso che vi è una maggiore proporzione di donne senza figli tra le pazienti con Sclerosi Multipla (22%) rispetto al gruppo di controllo (13%). "I dati – commenta la dottoressa Ferraro – suggeriscono le pazienti con la Sclerosi Multipla hanno meno relazioni stabili rispetto, in parte in motivi connessi direttamente con la malattia, tra cui la disabilità o il timore di disabilità futura, la paura di trasmettere geneticamente la malattia ed il timore di sospendere trattamenti. Inoltre, una quota di pazienti era stata scoraggiata dal proprio medico ad intraprendere una gravidanza in relazione alla patologia di base." Lo studio è stato pubblicato sul numero del maggio 2017 di Neurological Sciences, una delle più prestigiose riviste del settore.

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