Reddito di solidarietà. In poco più di un anno in Emilia-Romagna già erogato a oltre 10.500 famiglie, più di 25mila persone: negli ultimi mesi i beneficiari aumentati del 30%. Da luglio, il Res integra il Rei nazionale per un contributo economico mensile che sfiora i 900 euro per nuclei familiari numerosi. Attivati numerosi percorsi di inclusione socio-lavorativa.
Bologna –
In Emilia-Romagna cresce ancora il Reddito di solidarietà, il sostegno mensile concesso a persone e famiglie in gravi difficoltà economiche che accettano di entrare in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo. Voluto dalla Regione Emilia-Romagna, salgono infatti a 10.546 i nuclei familiari, per oltre 25mila persone, a cui è stato erogato in poco più di un anno, da settembre 2017 - quando la misura fu avviata -a novembre 2018. Rispetto a maggio scorso, data dell’ultima rilevazione, sono aumentati di oltre il 30% i nuclei familiari beneficiari, che allora erano arrivati a 8mila.
Istituito nel novembre 2016 con legge regionale, il Res dal luglio scorso integra l’analoga misura nazionale del Rei (Reddito di inclusione): il nuovo Res viene quindi erogato insieme al Rei, aumentando l’importo della cifra ottenuta da chi ha più bisogno. Il contributo economico mensile può raggiungere i 300 euro nel caso di una persona sola e sfiorare i 900 euro se destinato a una famiglia formata da cinque o più componenti. Lo si può avere per una durata massina di 18 mesi (rispetto ai 12 iniziali), purché si sia residenti in maniera continuativa in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi e possedere i requisiti per l’accesso al Rei, fra cui un Isee annuo non superiore ai 6mila euro (soglia prima fissata a 3mila euro).
Al Res viene associato un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo che, se non viene rispettato dai beneficiari, comporta il decadimento del Reddito di solidarietà, che cessa di essere corrisposto. Per il Res, la Giunta regionale ha stanziato quasi 70 milioni di euro per il biennio 2018-2019.
I dati, raccolti dal sistema informativodella Regione Emilia-Romagna in collaborazione con l’Università di Modena, sono statiillustrati oggi in conferenza stampa dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e dalla vicepresidente con delega al Welfare, Elisabetta Gualmini. Con l’occasione, è stata anche presentata la nuova campagna informativa sul Res “Il Reddito di solidarietà qui c’è. Più vicini a chi è in difficoltà”, che prende il via in questi giorni nell’intero territorio regionale.
“In Emilia-Romagna siamo e vogliamo essere sempre di più una terra solidale nei fatti, aiutando concretamente chi ha bisogno a uscire da periodi o momenti critici- afferma il presidente Bonaccini-. Chi vive in situazioni di gravi difficoltà, persone sole o famiglie, per poter andare avanti ha bisogno di due cose: un contributo economico e, contemporaneamente, un supporto per il reinserimento sociale o lavorativo. Ed è giusto che siano le istituzioni ad offrire loro un sostegno per risollevarsi. La Regione Emilia-Romagna lo fa- aggiunge il presidente-. Lo fa avendo costruito con pazienza la rete necessaria a erogare il Res, adeguato la propria norma e stanziato risorse importanti del proprio bilancio, che mai come in questo caso sono risorse della collettività che ritornano alla collettività. Aiutiamo le persone a riprendere in mano la propria vita attraverso il lavoro, il volontariato, l’impegno sociale. E il numero dei nostri concittadini che in poco più di dodici mesi hanno potuto usufruire del Reddito di solidarietà, credo dimostri la bontà dell’idea. Perché non ci possono essere crescita e sviluppo senza solidarietà, senza diritti”.
“Con il Reddito di solidarietà abbiamo costruito uno dei pilastri delle politiche di welfare di questa Giunta- sottolinea la vicepresidente Gualmini-. I dati dimostrano che la povertà esiste, purtroppo, anche in una regione avanzata e piena di prospettive come l’Emilia-Romagna. È importante, però, che le persone più deboli sappiano di poter contare su risposte concrete e dignitose ai loro bisogni. Non una semplice misura assistenzialistica- chiude la vicepresidente- ma l’impegno in un progetto per riconquistare, passo dopo passo, la propria autonomia. Un risultato di cui siamo assolutamente soddisfatti anche per quanto riguarda il futuro, prevediamo infatti che entro fine mandato i nuclei familiari a beneficiare della misura arriveranno a 22 mila”.
I DESTINATARI DEL CONTRIBUTO
C’è chi da anni ha perso il lavoro e non riesce a ritrovarlo perché troppo avanti con l’età,donne costrette a licenziarsi per accudire i propri figli e che faticano a rientrare nel mondo del lavoro; chi, pur lavorando, non riesce a mantenere la propria famiglia e chi, ancora, ha alle spalle un passato di emarginazione dal quale vorrebbe emergere. Sono alcune delle storie più comuni tra le persone che versano in condizione di povertà accertata e hanno diritto al Reddito di solidarietà.
I nuclei che usufruiscono del Res sono composti da una sola persona nel 41,3% dei casi; oltre Il 60% di coloro che fanno richiesta ha più di 45 anni, e di questi più del 53% ne ha dai 56 in su. I beneficiari del Res sono in gran parte italiani (70%). A fare domanda per ricevere il contributo previsto dalla misura regionale sono donne nel 56% dei casi e uomini nel 44%.
Inoltre, per oltre 2 mila beneficiari del Res(2.304) sono state attivate, in collaborazione con i Servizi territoriali per il Lavoro, misure di inclusione socio-lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità. Si è dunque creato un circuito virtuoso tra Reddito di solidarietà e inclusione lavorativa, che rafforza il versante attivo del contrasto alla povertà.
I NUMERI DEL RES: TUTTI I TERRITORI ATTIVI CONTRO LA POVERTÀ
Da settembre 2017 al 15 novembre 2018 le domande inoltrate dai cittadini ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Reddito di solidarietà sono state complessivamente 33.863; di queste richieste, oltre 13.000 sono al vaglio dell’Inps per una verifica dei requisiti necessari, così come prevede l’iter di assegnazione del contributo. I nuclei familiari già ammessi al contributo sono 10.546 (su un numero complessivo di nuclei residenti che in Emilia-Romagna arriva a 1.997.372), dei quali 6.342 ricevono la prima misura regionale (domande antecedenti alle nuove norme e all’integrazione col Res), 4.204 usufruiscono del contributo unitario Res + Rei. Le domande respinte sono state 10.281, per mancanza dei requisiti.
A livello territoriale, nella provincia di Bologna i nuclei familiari ad aver già ottenuto il Res sono stati 2.355, in quella di Modena 1.651, poi Reggio Emilia con 1.129, Ferrara con1.070, Parma con 1.066, Ravenna con 1.006, Rimini con 919, Forlì-Cesena con 829 e Piacenza con 521.
LA NUOVA CAMPAGNA INFORMATIVA
“Il Reddito di solidarietà qui c’è. Più vicini a chi è in difficoltà”. È lo slogan scelto per la nuova campagna di informazione sul Res della Regione, che partirà nei prossimi giorni in tutta l’Emilia-Romagna. Pubblicità sugli autobus, spot radiofonici, video e spazi pubblicitari sulle pagine locali dei quotidiani, così come siti web e giornali on line sono gli strumenti utilizzati per la nuova campagna, che si svolgerà tra novembre e dicembre. Per intercettare l’attenzione dei potenziali utenti, inoltre, sono stati predisposti cartelloni pubblicitari alle pensiline degli autobus e bacheche digitali lungo le strade più importanti dei comuni capoluogo di provincia.
Sul sito della Regione www.regione.emilia-romagna.it/res si trovano le informazioni e le risposte alle domande sul Res: a chi rivolgersi per inoltrare la domanda, cosa significa aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e inserimento lavorativo, qual è il percorso obbligatorio da seguire per ottenere, e soprattutto mantenere, il contributo economico. Oltre alla mappa in cui trovare lo sportello sociale più vicino.
LA ‘COSTRUZIONE’ DEL RES: UN LUNGO PERCORSO
Per progettare una misura come il Res, ad oggi in mano ad oltre 10mila famiglie, sono serviti diversi passaggi, tutti estremamente importanti: uno studio di fattibilità sulle condizioni socio-economiche dell’Emilia-Romagna corredato dall’elaborazione di stime previsionali sui tassi di povertà; una legge regionale e successive modifiche in parallelo all’evoluzione della normativa nazionale; due Protocolli d’intesa con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia; una convenzione con INPS per l’erogazione del sussidio; l’elaborazione di un software regionale per l’immissione delle domande; attività di formazione del personale appartenente agli oltre 300 Comuni della regione. /Ti.Ga.
Fonte: Regione ER