Mercoledì, 28 Agosto 2013 16:10

Dichiarazione della Garante Regionale sulla conversione in legge del decreto "svuota carceri"

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Bologna, 28 agosto 2013 -


In seguito alla conversione in Legge del D.L. 78/2013, contenente una serie di misure in materia di esecuzione della pena, volte a fronteggiare il sovraffollamento carcerario, Desi Bruno, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, esprime le seguenti valutazioni.


"La nuova legge manda indubbiamente dei segnali positivi. Tuttavia custodia cautelare, tossicodipendenza, immigrazione e carenza di risorse restano i nodi ineludibili della questione carceraria. Servono amnistia, indulto e riforme strutturali. L'innalzamento da 4 a 5 anni del limite edittale poter emettere ordinanza di custodia cautelare rappresenta certamente un buon segnale, ma non risolverà l'anomalia tutta italiana di una percentuale di detenuti non definitivi che supera il 40% della popolazione detenuta. Troppo spesso l'utilizzo della custodia cautelare continua ad essere una vera e propria anticipazione di pena, con buona pace della presunzione di non colpevolezza". Secondo la Garante regionale, "occorre un diverso approccio al tema della custodia cautelare".
Per quanto riguarda la presenza massiccia di persone tossicodipendenti in carcere (circa il 25% della popolazione carceraria), la normativa introdotta in materia di lavori socialmente utili rappresenta una novità solo relativa. Il tema della tossicodipendenza richiede un piano straordinario, certo normativo ma anche di predisposizione di risorse. "Salvo in casi di assoluta eccezionalità, persone che comprovatamente presentano problemi di tossicodipendenza non devono entrare in carcere: o, quantomeno, devono essere collocate altrove il prima possibile".
Un altro punto critico, aggiunge Desi Bruno, è rappresentato dall'immigrazione, acuito in queste settimane dall'esodo doloroso da Egitto e Siria: "Serve, da tempo, una riforma della legge Bossi-Fini che impedisca ab initio la criminalizzazione della persona che entra irregolarmente nel nostro Paese, al fine di evitarne l'ingresso in un circuito penale "segnato". In un'ottica di riduzione del danno si potrebbe ampliare l'istituto dell'espulsione, eliminando incomprensibili preclusioni giuridiche e accompagnando con forme di "rimpatrio assistito" gli stranieri nel loro Paese, laddove possibile: ovvero stringendo accordi con altri Stati che spesso non vogliono riaccogliere i propri concittadini.
Dunque, conclude la Garante, "in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla questione sollevata meritoriamente dal Tribunale di Sorveglianza di Venezia - relativa alla possibilità di non eseguire pene detentive in Istituti che non garantiscono i parametri minimi di umanità del trattamento e delle condizioni di vita – il numero delle presenze in carcere andrebbe ridimensionato tramite provvedimenti di clemenza che dovrebbero prendere la forma dell'indulto, oltre che dell'amnistia (che non riduce direttamente le presenze in carcere)".
(rg)

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

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