Un architetto in pensione di 83 anni, originario del milanese ma da tempo residente in provincia di Parma in prossimità di Medesano, ha sparato alla moglie Giustina di 65, quindi, prima di rivolgere l'arma contro sè stesso, ha avvistao il figlio del suo gesto.
A riferirlo è l'agenzia di stampa ANSA sottolineando che Luigi Diomede, questo il nome dell'omicida-suicida, e la moglie, secondo quanto riportato ai Carabinieri che sono intervenuti, non avevano mai fatto ritenere vi fossero dissidi tra i coniugi.
(Parma 24 luglio 2018)
La tragica scomparsa dell'ex Magnifico Rettore, Loris Borghi, ha lasciato la città senza parole e incredula. Un gesto estremo che deve fare riflettere tutti, istituzioni, media e gente comune.
Ieri sera, nella chiesa di San Rocco, come era stato anticipato dal comunicato stampa dell'Università, si è tenuto un momento di preghiera per il povero Loris Borghi al quale in molti hanno aderito.
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Il cordoglio del Rettore e dell'Ateneo
Parma, 14 marzo 2018 - L'Università di Parma comunica con profondo dolore che il Professor Loris Borghi, Rettore dell'Ateneo dal 2013 al 2017, è tragicamente mancato oggi, 14 marzo.
Il Rettore Paolo Andrei ricorda così il Professor Borghi:
"Sono profondamente addolorato per questa bruttissima notizia.
Il Professor Loris Borghi ha servito con slancio e generosità il nostro Ateneo per tanti anni, soprattutto nel periodo in cui è stato il nostro Magnifico Rettore. Lo ricordo con tantissimo affetto per lo spessore umano e per le capacità professionali che ha sempre dimostrato, oltre a essergli profondamente riconoscente per la stima di cui mi ha onorato.
Una vita umana si è spezzata,e non per cause accidentali o naturali: tra le ragioni che hanno portato a questo gesto estremo c'è stato sicuramente anche il senso di abbandono che lo ha pervaso a seguito dell'indifferenza dei molti che, dopo le sue dimissioni dalla carica di Rettore, lo hanno dimenticato e, talvolta, oltraggiato. Tutto ciò deve farci riflettere, deve fare riflettere ciascuno di noi, perché interpella la nostra coscienza individuale e collettiva.
So di non essere "politicamente corretto" e me ne assumo pienamente la responsabilità: di fronte a questo gesto di disperazione non si può restare indifferenti, non si possono usare frasi di circostanza."
L'Ateneo si unisce alle parole del suo Rettore in questo difficile momento per tutta la comunità accademica parmense, ed esprime il suo cordoglio e la sua vicinanza alla famiglia.
Domani, giovedì 15 marzo alle 19.30 nella Chiesa di S. Rocco, in via Università, si terrà un momento di preghiera in ricordo del Professor Loris Borghi.
La notizia della morte dell'ex Rettore Loris Borghi piomba sulla città come una bomba nel pomeriggio di ieri.
di Lamberto Colla Parma, 15 marzo 2018 - Le circostanze del ritrovamento del cadavere dell'ex Rettore, sotto un ponte di Baganzola all'interno della propria autovettura, lasciano poco spazio all'ipotesi di una causa naturale o di un incidente.
L'ipotesi del suicidio invece ha cominciato a affermarsi quasi da subito anche per l'associazione immediata alle cause per le quali aveva rassegnato le dimissioni nello scorso mese di maggio, una decina di giorni dopo l'assegnazione della Laurea ad Honorem a Patti Smith. Travolto dallo scandalo "Pasimafi", il business della terapia del dolore, che lo vedeva indagato per abuso d'ufficio e infine il rinvio a giudizio, sempre per abuso d'ufficio, per la nomina di un dirigente universitario dell'ospedale Maggiore, che gli era stato notificato nei giorni scorsi, devono essere state le concause che l'hanno condotto all'estremo gesto.
E questo dovrebbe fare riflettere. Innanzitutto sul fatto che il "rinvio a giudizio" dovrebbe essere una garanzia per l'imputato mentre suona come una "condanna" per come viene vissuta dagli imputati e pubblicizzata dai mezzi di informazione e dal "passaparola". Un "tarlo" psicologico che giorno e notte lavora all'interno del cervello, che accompagna ogni azione quotidiana, e spesso viene infelicemente affiancato dall'isolamento sociale e dalle inevitabili incrinature familiari.
Avevo conosciuto il Professor Loris Borghi nel 2015, in occasione della presentazione di un interessante progetto informatico della facoltà di Economia, e la prima impressione è stata quella di un uomo affabile, molto educato, disponibile e capace di trasmettere entusiasmo. Ricordo il piacere e l'orgoglio che traspariva mentre, a convegno esaurito, assunse il ruolo di "guida turistica" accompagnando gli ospiti a visitare l'Abbazia Valserena, ormai completata nel restauro, sede dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) e oggetto di interessante progetti che stavano essere realizzati al suo interno.
Semplice, pragmatico e cordiale, sono le caratteristiche personali che l'ex Rettore ha confermato ogni volta che ho avuto modo di incontrarlo in seguito ed è questo il ricordo che voglio preservare dell'uomo Loris Borghi.
Ed ora Riposi In Pace, professore.
Il cordoglio del Rettore e dell'Ateneo
Parma, 14 marzo 2018 - L'Università di Parma comunica con profondo dolore che il Professor Loris Borghi, Rettore dell'Ateneo dal 2013 al 2017, è tragicamente mancato oggi, 14 marzo.
Il Rettore Paolo Andrei ricorda così il Professor Borghi:
"Sono profondamente addolorato per questa bruttissima notizia.
Il Professor Loris Borghi ha servito con slancio e generosità il nostro Ateneo per tanti anni, soprattutto nel periodo in cui è stato il nostro Magnifico Rettore. Lo ricordo con tantissimo affetto per lo spessore umano e per le capacità professionali che ha sempre dimostrato, oltre a essergli profondamente riconoscente per la stima di cui mi ha onorato.
Una vita umana si è spezzata,e non per cause accidentali o naturali: tra le ragioni che hanno portato a questo gesto estremo c'è stato sicuramente anche il senso di abbandono che lo ha pervaso a seguito dell'indifferenza dei molti che, dopo le sue dimissioni dalla carica di Rettore, lo hanno dimenticato e, talvolta, oltraggiato. Tutto ciò deve farci riflettere, deve fare riflettere ciascuno di noi, perché interpella la nostra coscienza individuale e collettiva.
So di non essere "politicamente corretto" e me ne assumo pienamente la responsabilità: di fronte a questo gesto di disperazione non si può restare indifferenti, non si possono usare frasi di circostanza."
L'Ateneo si unisce alle parole del suo Rettore in questo difficile momento per tutta la comunità accademica parmense, ed esprime il suo cordoglio e la sua vicinanza alla famiglia.
Domani, giovedì 15 marzo alle 19.30 nella Chiesa di S. Rocco, in via Università, si terrà un momento di preghiera in ricordo del Professor Loris Borghi.
Cordoglio del Sindaco Federico Pizzarotti per la scomparsa del Porf. Loris Borghi
Parma, 14 marzo 2018.
Cordoglio del Sindaco del Comune di Parma Federico Pizzarotti per la scomparsa del Prof. Loris Borghi ex Rettore dell'Università degli Studi di Parma.
"Una tragica notizia che coglie tutti di sorpresa e che ho appreso con grande e profondo sgomento.
Ho avuto modo di conoscere e apprezzare Loris Borghi durante il suo mandato come rettore dell'Università di Parma. Insieme, e per la prima volta dopo diversi anni in cui il Comune e l'Università hanno evitato di collaborare, abbiamo stretto un forte legame istituzionale, portando l'Università e il Comune a un dialogo costante e continuo, contribuendo a far crescere entrambi attraverso progetti che tuttora stiamo portando avanti con il nuovo rettore Andrei.
Sin da subito Borghi mi ha fatto una bellissima impressione: persona pacata, intelligente, pragmatica e dedita con passione al proprio lavoro. Una persona che era difficile non stimare. La notizia è terribile, drammatica, e ha un sapore davvero amaro. A nome di tutto il Comune di Parma le mie condoglianze alla famiglia".
Trentacinquenne tenta il suicidio: la Polizia di Stato interviene e lo salva. Il tempestivo intervento della Squadra Volante ha evitato che l'intento suicida finisse in tragedia.
Intorno alle ore 3.00 di questa mattina (20 dicembre ndr), a seguito di una segnalazione giunta sulla linea di emergenza 112 NUE, la Sala Operativa ha allertato gli operatori della Volante, che arrivati tempestivamente sul posto, sono riusciti a bloccare il trentacinquenne, già cosparso di un liquido altamente infiammabile, che stava tentando di darsi fuoco con un accendino.
Uno degli agenti è riuscito ad afferrare il braccio dell'uomo in modo tale da obbligarlo a lasciare la presa, facendo scivolare a terra l'accendino.
Immobilizzato in modo da non poter più nuocere a se stesso, l'uomo è stato trasportato da personale del 118 presso il locale nosocomio per le cure del caso.
Un giovane su dieci è povero assoluto, nel 2007 era uno su 50. Monsignor Galantino: dati straordinariamente negativi.
di LGC - Parma 19 novembre 2017 -
Sollecitato dall'impietoso dossier sulla povertà giovanile, diffuso dalla CARITAS nei giorni scorsi, ho provato a ricercare una correlazione tra crisi e suicidi per verificare se vi fossero analogie. Un'ipotesi purtroppo pienamente verificata.
Partiamo dal rapporto Caritas.
Un giovane su dieci è povero assoluto, nel 2007 era uno su 50. Monsignor Galantino: dati straordinariamente negativi, non si tratta solo dei clochard. Oltre 200mila persone hanno chiesto aiuto.
I figli stanno peggio dei genitori, i nipoti peggio dei nonni: in Italia la povertà cresce al diminuire dell'età quella. I capifamiglia sotto i 34 anni sono sempre più in difficoltà, i tassi di disoccupazione giovanile (37,8% nel 2016) sono tra i più alti d'Europa (18,7%), l'ascensore sociale è bloccato e si registra un record di Neet (26%). Nel corso del 2016 205.090 persone si sono rivolte ai Centri di ascolto in rete (Cda) della Caritas: tra questi il 22,7% ha meno di 34 anni. I dati arrivano dal Rapporto su povertà giovanile ed esclusione sociale 2017 "Futuro anteriore", presentato lo scorso 17 novembre a Roma dalla Caritas italiana.
Il 42,8% è italiano.
L'età media è di 43,6 anni, il 64,4% è disoccupato. C'è una una sostanziale parità tra uomini (49,2%) e donne (50,8%). I senza dimora sono il 17,8% (in crescita rispetto al 2015): circa 26 mila persone. Il problema più frequente anche nel 2016 è la povertà economica (76,7%), seguita da problemi occupazionali (56,8%), abitativi (24,1%) e familiari (14,0%).
Le richieste più frequenti riguardano beni e servizi materiali (60,6%), sussidi economici (25,7%) e richieste per lavoro (14,0%) o alloggio (7,7%).
La situazione dei giovani è più critica degli anziani. Da 5 anni è "più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli over 65", scrive il rapporto: nel nostro Paese un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta; nel 2007 era appena uno su 50.
Dal 1995 il divario di ricchezza tra giovani e anziani si è ampliato: la ricchezza media delle famiglie con capofamiglia di 18-34 anni è meno della metà, mentre quella delle famiglie con capofamiglia con almeno 65 anni è aumentata di circa il 60%.
Il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, commentando i risultati del rapporto Caritas alla presentazione alla Stampa Estera a Roma ha detto che sbaglieremmo noi se identificassimo i poveri soltanto con i clochard, con l'immigrato che sbarca sulle nostre coste, dovremmo allargare un pò lo sguardo alle tante donne prive di dignità. C'è una povertà straordinaria e straordinariamente negativa, soprattutto oggi abbiamo bisogno di aprire il nostro sguardo, il nostro cuore alla povertà dei nostri giovani, una povertà non tanto fatta di mezzi materiali ma una povertà ancora più grossa cioè quella di non poter progettare il proprio futuro e crearsi delle alternative a una vita di dipendenza".
Galantino ha anche osservato come l'Italia si trovi dietro a molti Paesi europei nelle classifiche sulla crescita economica. "I dati che abbiamo dal nostro rapporto ci dicono che la nostra situazione non è di quelle buone, non siamo nell'alta classifica per aver superato il problema della povertà, anzi".
Veniamo ora a fare un'incursione nel terrificante mondo dei suicidi.
Ogni anno in Italia sono circa 4 mila le persone che si tolgono la vita. La maggior parte sono uomini (77%). Negli ultimi anni, infatti, a causa della crisi economica, c'e' stato un aumento del 12 per cento di suicidi nella fascia d'eta' tra i 25 e i 69 anni. Ma in Italia il suicidio e' la seconda causa di morte nella fascia d'eta' dai 15 ai 29 anni.
E si registrano casi di ragazzini tra i 10 e i 14 anni. "Questi rappresentano qualcosa di terribile- spiega, in un'intervista con l'agenzia Dire alla fine di febbraio scorso, il direttore del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, Maurizio Pompili- Dal 1970 al 2008 in quella fascia d'eta' si sono suicidati 354 bambini, ma la cifra in questi restanti nove anni e' aumentata".
Secondo Pompili "mentre la mortalita' si e' ridotta in tutte le altre cause, dagli incidenti stradali alle malattie, nel suicidio non sono state messe in atto misure preventive, come il riconoscimento precoce dei soggetti a rischio o la formazione nelle scuole e nelle famiglie".
Stando all'infografica dell'ISTAT, realizzata per la giornata mondiale per la prevenzione dei suicidi, il numero dei suicidi è inferiore del -14% rispetto al 1995.
Non tragga però, in inganno il dato temporale.
Infatti il 1995 è l'anno in cui comincia a dipanarsi la pesantissima crisi del 1992-1993. "L'attuale crisi economica mondiale, - come scriveva Pasquale Tridico -il 17 aprile 2013 su "Economia e Politica" - in cui anche l'Italia è precipitata nel 2008, rappresenta per il nostro Paese solo l'ultimo stadio di un lungo declino che ha avuto inizio negli anni 90, o per essere più precisi nel biennio 1992/1993. In particolare, sostengono che le ragioni che spiegano il declino italiano, e in parte anche la recessione di oggi, così come la mancata ripresa dalla crisi, si possono trovare nelle riforme del mercato del lavoro. In particolare, la flessibilità del lavoro introdotta negli ultimi 15 anni, insieme ad altre politiche introdotte in parallelo fin dal 1992/93, hanno avuto conseguenze cumulative negative sulla disuguaglianza, sui consumi, sulla domanda aggregata, sulla produttività del lavoro e sulla dinamica del PIL."
"Le riforme del mercato del lavoro, - prosegue Tridico - sono state accompagnate, negli anni 90, da una liberalizzazione incompleta e da un processo di privatizzazione che ha favorito l'aumento delle rendite e complessivamente una redistribuzione a danno dei salari."
Ecco quindi che dal 1992 a oggi gli elementi di criticità non sono stati rimossi anzi sono andati a peggiorare e a confermare che lo stato attuale non è solo il risultato negativo di 10 anni di crisi, ma l'effetto di quasi trent'anni di crisi. E una crisi di tale periodo deve essere etichettata come normalità.
Infine, a ben guardare, il nodo dolente è sempre il lavoro. Lavoro inteso come ordinativi d'impresa, competitività perduta a causa dell'elevato costo che si traduce in disoccupazione e bassa occupazione.
Per migliorare la situazione occorre un salto di qualità delle politiche economiche e del lavoro per mettere le imprese nelle condizioni di competere e generare nuova occupazione e conseguentemente stabilità economica in un maggior numero di famiglie.
Non è un caso infatti che la Sardegna stia chiedendo di creare una "Zona Franca" sull'isola, proprio per creare nuovo lavoro. E guarda caso, è proprio la Sardegna che detiene il maggior tasso di suicidi in Italia (leggi ANSA 13 settembre 2017).
"In Sardegna sono in aumento i casi di depressione, ne è colpito il 13% della popolazione, mentre la regione è al primo posto in Italia per numero di suicidi. Lo ha detto Bernardo Carpiniello, che dirige la Struttura complessa di Psichiatria della Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari e presiede la Società italiana di Psichiatria."
Con l'incremento del tasso di occupazione e di stabilità economica delle famiglie non si guarirà dalla piaga dei suicidi, ma si contribuirà, e molto, alla riduzione del tasso depressivo, che è l'anticamera dell'estrema soluzione.
È stata la figlia di un carpigiano cinquantenne a lanciare la richiesta di aiuto sulla linea 113 del Commissariato di P.S. di Carpi quando si è resa conto dei propositi suicidi del proprio genitore al culmine di una lite con la moglie.
L'uomo, grazie alle triangolazioni delle celle telefoniche effettuate per localizzare il proprio telefono cellulare, è stato rintracciato da un equipaggio Volante del Commissariato di P.S. cittadino all'interno della propria autovettura lungo il canale Migliarina lungo una strada sterrata dove si era appartato ed aveva già predisposto un tubo di gomma da collegare alla marmitta dell'autovettura.
Dopo il rintraccio l'uomo, che versava in buone condizioni, è stato dapprima soccorso con l'invio di un'ambulanza e successivamente accompagnato presso l'ospedale di Carpi.
A trovare i corpi senza vita dei due coniugi sono stati i figli. Secondo una prima ricostruzione, l'uomo avrebbe ucciso la moglie con alcune coltellate.
Parma, 29 marzo 2017
Tragico ritrovamento questa mattina a Felegara, in provincia di Parma. I corpi senza vita di due coniugi di 75 anni, sono stati scoperti all'interno della loro abitazione. Secondo una prima ricostruzione, l'uomo avrebbe ucciso la moglie con alcune coltellate, forse spinto dalla grave malattia di cui soffriva la moglie, e poi si sarebbe tolto la vita. Un gesto estremo dettato dalla disperazione. Su entrambi i corpi i segni di ferite procurate probabilmente con un coltello da cucina. La donna pare fosse da tempo costretta a letto in gravi condizioni di salute. Sul posto i carabinieri della stazione di Medesano che hanno eseguito i rilievi e la Compagnia di Salsomaggiore, alla presenza del pm Andrea Bianchi.
Editoriale-AAA vendesi anima, praticamente nuova, causa cessazione attività. Stop del "Parmigiano". Freddo e gelo riscaldano i prezzi: +20% a gennaio. Cereali e dintorni. La stabilità non è di questo periodo. La guida al testo unico della vite e del vino. Parma, Reggio e Modena leader nazionali per l'export agroalimentare. Ismea. DOP e IGP, traino dell'export Made in Italy, +9,6%.
SOMMARIO Anno 16 - n° 06 12 febbraio 2017
1.1 editoriale
AAA vendesi anima, praticamente nuova, causa cessazione attività.
2.1 lattiero caseario
Stop del "Parmigiano"
3.1 prezzi al consumo
Freddo e gelo riscaldano i prezzi: +20% a gennaio
3.2 anniversari
Ital-frutta di S. Felice compie 50 anni
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. La stabilità non è di questo periodo
5.1 Parmigiano Reggiano Eventi Al neo Dottor Bottura una forma di Parmigiano Reggiano di 7 anni con dedica.
5.2 Vite e vino La guida al testo unico della vite e del vino
6.2 Emilia agroalimentare Parma, Reggio e Modena leader nazionali per l'export agroalimentare
7.1 economia e export agro-alimentare Ismea. DOP e IGP, traino dell'export Made in Italy, +9,6%.
8.1 promozioni "vino" e partners
9.2 promozioni "birra" e partners
(per seguir egli argomenti correlati clicca QUI)
(Scarica il PDF alla sezione allegati)
Le dignità calpestate. Ai "choosy" cosa resta da fare? La protesta di massa è stata annientata e i social non riescono a essere lo strumento di aggregazione della protesta perché, oltre al malessere, non esiste nulla che accomuni i milioni di giovani e meno giovani esclusi dalla vita sociale. Quindi, isolati dal lavoro, isolati dalla società, esaurite anche le lacrime, non resta che affidarsi alla fortuna o vendersi. Ma non tutti sono disposti a questo compromesso.
di Lamberto Colla Parma 12 febbraio 2017
"Ho resistito finché ho potuto". E' con queste parole che termina la lettera di denuncia di "Michele", il "partigiano" della dignità che, ormai sopraffatto dalle milizie d'invasione, non vuole consegnare le armi al nemico. E il nemico è la stessa società per la quale si è sacrificato nel tentativo di farne parte con dignità.
Ma la dignità non è roba di cui questa società si prenda cura.
Purtroppo, volenti o nolenti, una volta perduta la dignità, quella che dei valori ancora si preoccupa, la vita stessa perde di valore.
Ed ecco allora che le frustrazioni sfociano nella violenza inaudita per la sopraffazione sull'altro, anche solo per 10 euro, oppure rivolta contro sé stessi per spegnere il canale del film drammatico che non ha mai fine.
Di Michele, il ragazzo trentenne di Udine che ha deciso di "spegnere" la propria esistenza, se ne parlerà ancora per qualche giorno; schiere di psicanalisti tracceranno il suo profilo e sindacati e politici alzeranno i toni per invocare la necessità di una nuova strada della politica a sostegno dei giovani. Altrettanto faranno quando l'Ernesto di turno, cinquantenne ex manager, lascerà analoga missiva e allora invocheranno e si faranno paladini, per un giorno, della classe '60 sopraffatta dai costi industriali e dai consumi in decrescita infelice.
Ma la nebbia di questa società, cinica e disperata, calerà silenziosa per riportare tutto nell'oblio e "il Grande Fratello" riporterà il silenzio dentro a casa.
Michele era una grande risorsa, almeno a giudicare dallo scritto che ha lasciato e che la famiglia ha deciso di rendere pubblico attraverso il "Messaggero Veneto", che la società è riuscita a annullare, come peraltro è riuscita con molte altre che non conosciamo e che il "mostro" burocratico non vuole più farci sapere.
E' dal 2014 (ultimi dati pubblicati sono riferiti al 2013) infatti che è stata stralciata la voce "suicidi" dalle statistiche ISTAT e quello che rimane di pubblico dominio cessa con il 2009, ovvero l'inizio di quella crisi di cui non si vede fine.
Certamente non saranno tutti suicidi figli della crisi, ma anche da depressioni per solitudine e isolamento che comunque sono il risultato di una società che si è radicalmente mutata in pochissimi anni a seguito di una congiuntura negativa mai affrontata ma sempre evocata a giustificazione dei mancati risultati.
Per chi governa le cause degli insuccessi sono esogene, purtroppo per i singoli, quelli con dignità appunto, le cause sono endogene.
Tornando a Michele a colpire è la lucidità con la quale ha prodotto il suo ultimo tema.
Ed è per questa ragione che invitiamo a leggerla per riflettere sul dramma che vivono le "Anime belle" a maggior potenzialità del nostro Paese che, se non riescono a espatriare, andando a arricchire altri Stati, e un lavoro non trovano a casa, spengono l'interruttore o vendono l'anima al diavolo.
E' così che muore anche la "ex bell'Italia".
(Segue testo di Michele - RIP - ).
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di MICHELE
Ho vissuto (male) per trent'anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un'arte.
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l'altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
A quest'ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po' non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.
Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c'entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.
Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c'è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un'epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l'alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l'ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c'è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po'. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l'unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all'individuo, non ai comodi degli altri.
Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.
Dentro di me non c'era caos. Dentro di me c'era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un'accusa di alto tradimento.
P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto.
A poche ore di distanza dal ritrovamento dei corpi di un uomo e di una donna nel condominio di via Gibertini, 6, si tenta una ricostruzione dei fatti. Parlano gli amici di Arianna e Paolo.
di Alexa Kuhne
Parma, 27 gennaio 2017 -
Arianna aveva tanti amici, un bel lavoro e un animo generoso.
Uno di quegli amici con cui ogni mattina si incrociava lungo la strada per il lavoro, con cui scambiava messaggi e confidenze, con cui condivideva cene, racconti di gioie e dolori, parla, incredulo, di come era ultimamente la sua amica.
Un filo diretto costante fra i due, che si è spezzato con l'sms di ieri mattina.
L'ultima vittima di femminicidio, Arianna Rivara, 43 anni, di Casaltone, in provincia di Parma, impiegata alla Barilla, aveva detto delle due ultime scenate del suo ex compagno, Paolo Cocconi, 51 anni - una figlia grande da una unione precedente - trovato morto nel suo appartamento di via Gibertini, 6, accanto a lei. Lei strangolata. Lui stroncato da psicofarmaci.
Cocconi aveva avuto con la donna una relazione di 16 anni, fra alti e bassi continui, fino a quando, a luglio, Arianna aveva detto definitivamente basta e si era proiettata verso una nuova vita, fatta di tanti amici che le volevano bene, di viaggi in montagna e in Grecia e di un lavoro soddisfacente. Nessuno della cerchia di conoscenti avrebbe mai detto di lui. Così innamorato e calmo. Mai stato geloso, dicono, solo che pare non si volesse rassegnare a un amore che per la donna era finito già due anni prima.
A quanto pare per gli inquirenti, lui no, non aveva lasciato indietro la loro storia d'amore. Perché Paolo non ce la faceva a superare quella rottura. Non si arrendeva al fatto che Arianna non fosse più sua. Lo sentiva, questa volta.
Dopo l'ultimo dell'anno trascorso in solitudine in montagna, probabilmente in seguito a una ennesima richiesta di aiuto, la donna aveva intuito che il suo ex era giù, tanto da chiedere ai loro amici della comitiva di coinvolgerlo.
Lei stessa lo aveva convinto a farsi aiutare da uno psicologo e si era confidata con il suo amico dicendo che aveva visto dei miglioramenti, tant'è che Paolo non l'aveva più cercata.
Insomma, era cominciato bene il 2017. Era felice per la sua auto nuova, progettava un altro viaggio in Grecia.
Ma per l'ex fidanzato la storia poteva essere recuperata. Non si era mai rassegnato e, forse, sapeva come far leva su Arianna. L'aveva convinta a raggiungerlo nel suo appartamento di via Gibertini e lei non si era tirata indietro, probabilmente nella convinzione di poterlo rasserenare.
Da quel momento in poi si ricostruisce la scena del delitto. Lui ha capito di averla persa definitivamente. Lei ha cercato dapprima di calmarlo. Poi la tragedia: le urla, il tentativo di fuggire.
Arianna, così minuta, non sarebbe riuscita a divincolarsi, a contrastare la forza dell'uomo che l'avrebbe strangolata per poi darsi la morte con una dose massiccia di psicofarmaci.
A terra, a mezzanotte di ieri, i due corpi senza vita.
L'appartamento al civico 6 è diventato la tomba di un'altra donna.