Un 39 enne della Guinea con precedenti ha chiamato la Polizia denunciando di essere stato pestato da tre magrebini in seguito alla sua richiesta di riavere il cellulare, rubato la sera prima alla stazione di Modena, ma nel suo racconto emergono particolari poco chiari.
MODENA –
Ha chiamato la centrale di Polizia denunciando di essere stato vittima di un pestaggio in seguito a una rapina. Gli agenti, intervenuti presso il Parco Pertini, alle spalle del Teatro Storchi di Modena, luogo tristemente noto per essere la “base” di spacciatori e malviventi, hanno effettivamente trovato uno straniero dolorante, in seguito identificato come un 39 della Guinea, con precedenti e con un permesso di soggiorno oggetto di revisione da parte della Questura. L’uomo, infatti, avrebbe presentato ricorso dopo il diniego al rinnovo.
L’uomo ha dichiarato di essersi recato al parco per rintracciare un gruppo di nordafricani, sulle cui frequentazioni e abitudini era evidentemente bene informato, che la sera prima, nelle vicinanze della stazione dei treni, lo aveva derubato di un telefono cellulare. Alla sua richiesta di riavere quanto sottratto, tuttavia, sarebbe stato accerchiato da tre nordafricani che lo avrebbero colpito con calci e pugni, per poi lasciarlo dolorante a terra e dileguarsi.
Durante l’intervento delle Forze dell’Ordine, tuttavia, gli agenti hanno perquisito lo straniero e gli hanno trovato addosso un grosso coltello, con il quale, presumibilmente, aveva intenzione di difendersi in un eventuale alterco con i rapinatori o presunti tali. Il porto abusivo d’armi ha fatto tuttavia scattare la denuncia nei suoi confronti.
Per quanto riguarda le sue dichiarazioni, invece, esse sono al vaglio degli investigatori che dovranno ricostruire i fatti e identificare i tre magrebini responsabili del pestaggio, unico dato di fatto in una vicenda che presenta diversi punti oscuri.
L’episodio si è verificato nella notte tra sabato e domenica al parco Le Querce. Una 49 enne con precedenti si è scagliata contro una ventenne ferendola alle braccia. Sul posto Carabinieri e 118.
SASSUOLO (MO) -
È stata arrestata e sarà sottoposta a processo per direttissima una 49 enne con precedenti che nella notte tra sabato e domenica ha aggredito e preso a coltellate una ventenne, che ha riportato ferite, per fortuna non gravi, alle braccia e alle mani.
Era circa mezzanotte quando i Carabinieri e il personale del 118 è intervenuto presso il parco Le Querce, in via del Tricolore, a Sassuolo, dove una giovane donna ha denunciato di essere stata aggredita da un’altra donna che, armata di un coltellino multiuso, si è avventata su di lei. Alla luce dell’aggressione ci sarebbero motivi sentimentali.
Per la 49 enne sono quindi scattate le manette con l’accusa di lesioni personali aggravate.
Vittima una 99 enne, trovata dalla figlia dolorante dopo aver ricevuto le percosse dalla donna di nazionalità ucraina. Per fortuna non ha riportato lesioni gravi.
MODENA –
Ormai sono sempre di più le famiglie che devono ricorrere a una “badante” per assistere familiari anziani e non autosufficienti. Così è anche per una famiglia di Modena, che per “sostituire” la persona che si occupava di un’anziana 99 enne per il periodo delle ferie della collaboratrice si è fidata del “passaparola”.
Ad assistere l’anziana è arrivata quindi una “conoscenza” della badante che abitualmente si occupava di lei, una 49 enne di nazionalità ucraina. Mai scelta si è rivelata più sbagliata. Un paio di sere fa, rientrando in casa a tarda ora, la figlia dell’anziana ha trovato la madre dolorante sul letto e la badante completamente ubriaca.
Attorno alle 22, la figlia dell’anziana ha quindi richiesto l’intervento della Polizia che, intervenuta presso l’abitazione, ha appurato che la badante aveva in effetti bevuto fino a perdere il controllo di sé. Non solo. Nel corso delle verifiche, è emerso che la 49 enne ucraina risulta essere clandestina ed entrata irregolarmente nel nostro paese, oltre a essere completamente sconosciuta all’Ufficio Immigrazione. La donna, pertanto, è stata denunciata a piede libero.
Per l’anziana, invece, che ha riferito di avere ricevuto alcuni schiaffi in viso e un colpo alla schiena, non è stato necessario l’intervento dei sanitari. Resta comunque la “ferita” psicologica di fronte all’accanimento di chi avrebbe dovuto prendersi cura di lei. La famiglia, tuttavia, non ha sporto querela nei confronti della badante.
A fine giugno un marocchino di 49 anni, residente a Fabbrico, aveva afferrato al collo il fratello di una vicina di casa, con la quale aveva un cattivo rapporto da tempo. Quando l’uomo, un 34enne abitante nello stesso paese, si era recato al condominio per controllare la posta della sorella, fuori paese in vacanza, il marocchino 49enne lo avrebbe aggredito, colpendolo prima con dei pugni. Poi, una volta divisi da un passante, il magrebino era salito in casa per poi scendere con un coltello con lama da tredici centimetri, che aveva raggiunto una guancia e un dito, provocando tagli per fortuna lievi al 34enne. Non era andata peggio solo grazie alla reazione della vittima, che era riuscito a divincolarsi e a fuggire. Le indagini svolte in queste settimane dai carabinieri hanno portato a considerare l’intenzione di uccidere da parte del nordafricano, il quale è stato arrestato su ordine del giudice. I carabinieri, che da subito avevano recuperato il coltello sul lavabo della cucina del nordafricano, hanno ritenuto che l’azione dell’aggressore fosse mirata a provocare la morte del fratello della vicina di casa. E per questo è scattato il provvedimento d’arresto.
La partenza per le due “capitali” del divertimento estivo era già stata programmata prima del blitz che ha portato in carcere cinque giovani residenti nel modenese. Intanto dalle indagini emergono nuovi particolari sul loro modus operandi e altre persone che potrebbero essere coinvolte.
MODENA –
Emergono nuovi particolari dall’inchiesta che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di sei giovani di età compresa tra i 19 e i 22 anni, tutti residenti nel modenese, accusati di essere i responsabili della strage di Corinaldo, in cui persero la vita cinque giovanissimi e una mamma di 39 anni che alla discoteca Lanterna Azzurra stavano aspettando di assistere al concerto del trapper Sfera Ebbasta.
Si tratta, ricordiamolo, di Ugo Di Puorto, 19 anni, figlio del boss Sigismondo, referente del clan dei Casalesi nella zona di Modena, tutt’ora in carcere, Raffaele Mormone, 19 anni, residente a San Cesario sul Panaro, Andrea Cavallari, 20 anni, residente a Bomporto, Moez Akari, 22 anni, residente a Castelnuovo Rangone, Badr Amouiyah, 19 anni, di San Prospero come Di Puorto, Sohuibab Haddada, 21 anni, anche lui di Bomporto. Un settimo ragazzo Eros Amoruso, anch’egli facente parte della “banda dello spray peperoncino”, è deceduto lo scorso aprile in un incidente stradale. Tra gli arrestati anche il 65 enne Andrea Balugani, titolare di un “compro oro” a Castelfranco Emilia e accusato di ricettazione. A lui si rivolgeva infatti la banda per vendere i proventi dei furti, per introiti che arrivavano anche a 15 mila euro al mese e che consentivano ai giovani di permettersi una vita agiata, tra auto e vacanze di lusso e abiti firmati.
Secondo le intercettazioni del Gip di Ancona, che ha coordinato le indagini e disposto le misure cautelari, dopo Corinaldo, la banda non aveva affatto sospeso la propria attività criminale, anzi, proprio in questi giorni era loro intenzione partire prima per Ibiza, dove la gang aveva intenzione di partecipare “attivamente” al festival musicale Elrow per rapinare con il metodo ormai collaudato dello spray al peperoncino i giovani partecipante ai concerti. Attorno a Ferragosto, invece, la banda si sarebbe spostata in Sardegna, altra meta del turismo di lusso, con lo stesso intento di fare “man bassa” di preziosi. Programmi criminali fortunatamente sventati dall’arresto dei membri della banda.
Dalle indagini, tuttavia, emerge anche come i giovanissimi criminali si siano resi responsabili di un altro colpo, lo scorso 25 luglio, sempre nelle Marche, a Porto San Giorgio, sempre in occasione di un concerto di musica trap. Per l’occasione alcuni membri della banda hanno coinvolto altri due giovani, tra cui una ragazza, nella trasferta criminale.
In quell’occasione i colpi erano andati a segno, anziché con lo spray al peperoncino, con una “taser”; la pistola elettrica in dotazione alle Forze dell’Ordine. Quella sera stessa, tuttavia, la banca era incappata in un banale controllo stradale a Monte San Pietrangeli, nell’ambito del quale erano stati rinvenuti sia il taser, nell’auto della ragazza coinvolta, sia un bottino di due collane d’oro.
Si potrebbe ora aprire un fascicolo parallelo all’inchiesta principale, con almeno altre cinque persone coinvolte, anche se in maniera sporadica, che entrerebbero nel processo.
Ovazioni per Matteo Belli e Horst Mader che perse i figli. Una folla di cittadini per il monologo sui sopravvissuti che chiude la trilogia iniziata col Cantiere 2 agosto. Saliera: "Un'elettricità tra noi, rivivere il dolore fa parte della memoria". E per chi si è perso l'evento stasera in onda alle 21 su E'tv-Rete 7.
Bologna -
Seduti sulle sedie ma anche sui gradini. Tutti in piedi per Horst Mader, giunto dalla Germania dopo 38 anni di assenza da Bologna, dove il 2 agosto del 1980 perse la moglie e due figli. E che ricambia con un lungo inchino l'abbraccio ideale della città. E di nuovo in piedi alla fine a spellarsi le mani dopo oltre un'ora del torrenziale, potentissimo monologo con cui Matteo Belli ha ricordato i sopravvissuti della strage. Ancora una volta, la terza in tre anni- e confermarsi non è mai facile- i cittadini hanno premiato le iniziative dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna per la ricorrenza del disastro in stazione del 1980, che 39 anni fa fece 85 morti e 200 feriti.
Proprio di chi è sopravvissuto parla Un'altra vita, ideato dall'attore e regista teatrale bolognese Matteo Belli con la consulenza storica di Cinzia Venturoli su proposta del parlamento regionale presieduto da Simonetta Saliera. L'obiettivo era tenere alta la tensione e la partecipazione su uno dei fatti di sangue più gravi dal dopoguerra in Europa. Con la speranza di arrivare a una verità storica e soprattutto giudiziaria ancora da definire. Nel 2017 lo chiesero in 10 mila per le strade di Bologna assieme ai narratori del Cantiere 2 agosto, che stamattina tornano nel corteo dal Comune alla stazione per raccontare la vita delle vittime. L'anno scorso furono un migliaio a raggiungere piazza Renzo Imbeni, di fronte alle torri della Regione, per Sinfonia di soccorsi, dedicato appunto ai soccorritori.
Ieri sera erano ancora di più a gremire l'anfiteatro naturale ricavato davanti alle torri di Kenzo Tange per ascoltare Belli rimasticare le vite di chi ce l'ha fatta. Di chi ha vissuto e di chi si è lasciato vivere. Un successo che fa dire alla presidente Saliera che si è trattato di "un monologo molto forte, emozionante per chi allora non c'era ma anche per i tanti testimoni che stasera (ieri sera, ndr) sono qui con noi. C'era un'elettricità tra noi che abbiamo ascoltato le parole di Belli- ha concluso la numero uno del parlamento regionale- abbiamo rivissuto con lui il dolore, che fa parte della memoria".
Alla serata, che andrà in onda stasera alle 21 su E'tv-Rete 7 (canale 10) ha partecipato anche il presidente dell'associazione dei famigliari delle vittime Paolo Bolognesi. Lo spettacolo dell'Assemblea? "E' stata una lezione di vita. La sofferenza ha portato le persone a rinascere. Le vittime della strage sono profondamente cambiate e hanno contribuito a divulgare la voglia di avere giustizia".
Confuso tra il pubblico (oltre ai narratori anche il vicesindaco di Bologna Marilena Pillati e il capogruppo Pd in Regione Stefano Caliandro) anche il politologo dell'Università di Bologna ed editorialista Piero Ignazi. "Il ricordo dei vivi entra in profondità nel sentimento popolare e questo aiuta ancora di più a capire la dimensione di questa tragedia".
(Marco Sacchetti)
I Carabinieri della Stazione di Fontanellato hanno dato esecuzione ad una misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Parma a carico di un cittadino albanese L.L. di anni 35, ritenuto responsabile di Maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale aggravata e atti persecutori.
I fatti risalgono al periodo compreso fra i mesi di Maggio e Luglio 2019, periodo durante il quale L.L. scopre una serie di messaggi fra la moglie ed un soggetto che accusa di essere l’amante. Il marito inizia una serie di atti di ritorsione e minacce nei confronti del presunto amante, costretto per paura a lasciare l’Italia. Analogo comportamento lo assume con la moglie, che inizia a subire ripetute minacce, maltrattamenti, violenze psicologiche e sessuali.
La vittima si è confidata con un’amica che, appreso degli episodi di violenza, si è rivolta ai Carabinieri di Fontanellato. I militari, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma, hanno immediatamente avviato le indagini.
Nonostante le difficoltà oggettive per riuscire ad avere conferma dei gravi comportamenti violenti da parte di L.L., gli investigatori in stretta collaborazione con la Procura, hanno effettuato atti istruttori che hanno permesso di acquisire elementi probatori inconfutabili in ordine alle ipotesi delittuose. La vittima, concluso il colloquio con il pubblico ministero, è stata immediatamente collocata in una struttura protetta.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Parma su richiesta della Procura della Repubblica ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’indagato.
L.L. è stato quindi tratto in arresto da Carabinieri di Fontanellato e tradotto presso il carcere di Parma.
I Carabinieri di Fidenza hanno denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma un ventunenne, residente a Parola di Fontanellato, ritenuto responsabile della rapina alla Parafarmacia di Parola.
I fatti risalgono al pomeriggio del 24 aprile scorso, quando l'uomo completamente travisato nonchè armato di un grosso coltello da caccia, si è introdotto nella Parafarmacia S. Caterina e, minacciando la farmacista, ha asportato l’incasso.
Le indagini immediatamente avviate dai Carabinieri della Stazione di Fontanellato, supportati da quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile di Fidenza, hanno avuto una prima svolta pochi giorni dopo la rapina, quando gli investigatori hanno rinvenuto occultato in aperta campagna il coltello utilizzato per la rapina.
Appostamenti, pedinamenti ed attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma hanno portato all’identificazione dell’autore. La successiva perquisizione ha permesso di rinvenire anche gli abiti indossati dall’uomo durante l’azione delittuosa e parte dell’incasso rapinato. L’arma del delitto ed il vestiario sono stati posti sotto sequestro. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per rapina aggravata e porto abusivo di armi.
Sempre gentile con tutti e di rara bontà, Don Sergio Aldigeri è stato per circa 30 anni il parroco di Sant’Uldarico, la chiesa di Parma, tra via Farini e Borgo Felino.
Molto amato dai giovani, lascerà sicuramente un grande vuoto fra i suoi parrocchiani. Un uomo di profonda cultura ma semplice, chiaro, diretto e con la profonda intelligenza di chi sa anche scherzare ed essere autoironico. Un punto di riferimento per tantissimi fedeli. Una persona capace di mettersi a disposizione degli altri, sempre, come dimostra l’affetto riservatogli dalla comunità filippina di Parma, che grazie a lui ha un luogo in cui pregare.
Un sacerdote molto stimato e che ha donato tanto a Parma e non solo. Don Sergio Aldigeri si è spento ieri pomeriggio, mercoledì 31 luglio 2019, presso l'Hospital Piccole Figlie, all’età di 87 anni.
Il santo rosario verrà recitato oggi, giovedì 1° agosto alle 20,30 presso la chiesa parrocchiale di Sant'Uldarico; le esequie avranno luogo nella stessa chiesa, domani, venerdì 2 agosto alle ore 10,30.