Soffici, golose, leggerissime e in versione dolce e salata: sono le delizie di Niko Romito, i bomboloni che escono dal suo nuovo format "Bomba".
Articolo e foto di Chiara Marando -
Mercoledì 9 Gennaio 2019 -
Cosa vuol dire provare lo street food firmato da uno chef stellato? Vuol dire assaggiare la semplicità nella sua forma più elevata, leccarsi le dita per recuperare anche quell’ultima goccia di salsa rimasta, ma soprattutto “godere” del piacere del cibo in modo immediato e privo di fronzoli.
A portare la sua firma e le sue “bombe” in quel di Milano, precisamente in piazza XXV aprile, è stato Niko Romito. Un successo di pubblico e critica immediato. Perché? Facile, per quella sua chiave di lettura che mira a rendere il buono accessibile, ad ampliarne il raggio d’azione recuperando la genuinità di alimenti conosciuti e popolari presentandoli in una veste più ricercata e curata.
“Bomba” è questo! Niko Romito non ha scoperto l’acqua calda, ma la sua forza è esattamente quella di aver avuto l’idea vincente. Se a ciò si aggiunge l’estrema bontà dei prodotti e la formula vincente di comunicazione, il gioco è fatto.
Il bombolone viene nobilitato ma non stravolto. Un grande classico della pasticceria rivisitato in stile contemporaneo. L’ispirazione è arrivata da papà Antonio Romito che, negli anni ’70, aveva fatto diventare questa golosa sfera di pasta lievitata la sua specialità. Un dolce di famiglia, quindi, da custodire ed elevare. E Niko ci ha messo la sua mano, una ricerca costante sull’aspetto dell’impasto, della lievitazione e della frittura. Il risultato è un soffice “krafen”, dal sapore delicato e leggerissimo perché fritto a regola d’arte.
Le varianti dolci spiccano in abbondanza di ripieno e in piacevolezza, con qualche nuova strada gustativa. La crema si arricchisce del liquore “Strega” che ne rende ancora più delicato e incisivo il gusto; il Gianduja riempie di pura burrosità il palato; poi c’è il “Bombamisù” rivisitazione del famoso dolce che risulta, forse, eccessivo per le coronarie.
La vera novità è la veste salata, dove il bombolone diventa panino che racchiude farciture golose da creare scegliendo tra una selezione di alta qualità. Due strade, una più semplice con proposte tipo Stracchino, Prosciutto di Parma e rucola, oppure Scarola ai pinoli, uvetta, olive e pomodorini confit; e l’altra gourmet e maggiormente sostanziosa come nel caso della farcitura con carne di manzo e spinacino fresco, ma anche il ricco maiale fondente e senape.
Insomma, spuntino molto più che spezzafame, ma soprattutto pranzo diverso dal solito se abbinato a un calice di vino scelta dalla carta. Il tutto a prezzi molto democratici.
I bomboloni dolci considerati “base” hanno un costo di 2,50 euro cadauno, quelli più elaborati di 4 euro.
Le bombe salate, invece, passano dai 5,50 euro cad. per quelle meno ricercate, ai 7 euro per le gourmet.
Bomba di Niko Romito
Piazza XXV Aprile, 12
20124 Milano MI
Una notte magica al Teatro Nazionale “Che Banca!” di Milano. Lunedì 17 dicembre, il coro gospel “The Soul Children of Chicago” si esibirà nella metropoli lombarda dando vita all’appuntamento natalizia per eccellenza, quello a cui non è possibile rinunciare. Solo una notte, purtroppo, per una serata raffinata, entusiasmante e ricca di contenuti emozionanti, a partire dalle ore 21.
I PROTAGONISTI -
Fondato nell’ottobre del 1981, il coro gospel “The Soul Children of Chicago” è diretto da Walt W. Whitman Jr. Le sue origini sono particolari: nato come programma per giovani a rischio appartenenti alle comunità afro-americana della città statunitense, si è trasformato in un’esperienza di vita che ha iniziato a girare il mondo, dando la possibilità ai giovani di esprimere se stessi, la loro creatività e la loro esuberante energia attraverso la musica. Oggi la compagine si è affermata fra i cori di maggior qualità nel panorama internazionale. Nella sua lunga attività oltre mille bambini e ragazzi hanno fatto parte di questo famoso coro gospel di Chicago, ragazzi di età compresa tra i 7 e i 17 anni.
CHE SUCCESSO -
Ma non è finita qui: il sogno manifestato da Walt Whitman al momento dell’inizio del progetto è andato addirittura oltre le sue aspettative. Sono stati prodotti molti album tra cui My time my favor (2010), Reaching the Nation (2005), Generation X (1999), We are one (1996), Growing up (1996), Live and blessed (1991) e This is the day (1990). Sono stati organizzati concerti che hanno catturato l’attenzione di miliardi di persone come l’esibizione durante la cerimonia di apertura del campionato mondiale di calcio in Sudafrica. Sono state attuate collaborazioni importanti con Harry Belafonte, Neil Diamond, Gladys Knight, Celine Dion, Stevie Wonder, Whitney Houston e Mariah Carey. Infine, ma non meno importante, questi artisti hanno vinto un prestigioso Stellar Award e un Grammy, esibendosi alla Casa Bianca per i presidenti Clinton, Bush Sr., Reagan e Nixon (oltre ad aver cantato nel Kid’s inaugural concert per i festeggiamenti del secondo mandato di Barak Obama).
Pietro Razzini
Un weekend in compagnia di una delle più grandi artiste che la musica italiana abbia mai scoperto: il “Teatro Nuovo” di Milano, ospiterà da questa sera fino a domenica, lo spettacolo “Una vita da Zingara” che avrà come protagonista Iva Zanicchi.
Scritto dalla stessa Zanicchi e da Mario Audino, per la regia di Paola Galassi, “Una vita da Zingara” nasce sullo stile dei grandi recital. Il racconto della carriera della cantante verrà scandito dagli indimenticabili successi che hanno trasformato Iva Zanicchi in una superstar a livello internazionale.
ONE IVA SHOW
In effetti non sono molte le artiste che possono vantare una carriera del suo livello: grazie a una voce potente e a una passionalità non comune, Iva è riuscita a conquistare il mondo. Nasce da questi presupposti “Una vita da Zingara”, uno spettacolo così personale da interessare anche chi non ha avuto modo di vivere in prima persona il momento d’oro dell’ artista. E pensare che la piccola Zanicchi era nata in un paesino di montagna, lontano dalle luci del mondo dello star system. E da lì è partita per diventare una delle regine della nostra musica.
LO SPETTACOLO
“Una vita da Zingara” racconta ricordi familiari ormai persi nel tempo e aneddoti inediti di una donna che, da sempre proiettata al futuro, non ha mai dimenticato il suo passato. Tante le storie intime che rendono umano lo show: i ricordi della bisnonna, la bellissima Desolina, per esempio. Oppure i pensieri su suo padre, sulla guerra, sulla vita in montagna caratterizzata dai suoi calori e dalle sue durezze. Poi i primi concerti e il tanto atteso successo. In un incantevole susseguirsi di canzoni e racconto, si sviluppa un percorso artistico unico. Il suo estro, poi, offre un dialogo col pubblico senza intermediazioni in cui sono svelati gli alti e i bassi della sua esistenza: tantissimi aneddoti, molti dietro le quinte e varie vicissitudini, spesso capaci di risultare irresistibilmente comiche, rendono le ore di spettacolo assolutamente piacevoli.
LE CANZONI
I grandi successi come Testarda io, Zingara, La riva bianca e la riva nera, Io ti darò di più, Come ti vorrei, Un uomo senza tempo e tanti altri sono solo una parte della notte che il “Nuovo” offrirà ai suoi ospiti. Ad essi si aggiungeranno le grandi canzoni di artisti amici che hanno segnato la vita di Iva Zanicchi: Giorgio Gaber, Fabrizio De André, Charles Aznavour, Domenico Modugno aggiungeranno un capitolo importante all’evento teatrale. E infine il racconto dei grandi incontri, come quello col poeta Giuseppe Ungaretti o con lo scultore Piero Manzù. Sul palco Iva sarà accompagnata, come in tutti i grandi show che si rispettino, da un’orchestra, mentre su un mega schermo passeranno le immagini più belle della sua vita artistica.
CHI È
L’Aquila di Ligonchio: questo il soprannome dato a una delle personalità musicali più incredibili nel panorama della musica italiana degli anni ’60 e ’70. Ma non è tutto: Iva Zanicchi ha continuato a mietere successi anche nei decenni seguenti, trasformandosi in una vera e propria icona del nostro Paese. Nel suo curriculum vitae, ci sono esibizioni in alcuni dei teatri più importanti a livello internazionale: il Madison Square Garden di New York, l'Olympia di Parigi e il Teatro Regio di Parma sono alcuni dei luoghi che hanno potuto vivere le tonalità della cantante. Per non parlare delle sue tournée: Stati Uniti, Canada, Francia, Spagna, Turchia, Argentina, Cile, Giappone e tanto altro. Tutto mondo ha apprezzato la sua voce e il suo carisma sul palco.
Di Pietro Razzini
Inaugurato nei giorni scorsi Identità Golose Milano, l’hub che parla di cucina e arte guardando all’oggi, ricordando il passato, ma volgendosi al futuro.
Di Chiara Marando –
Venerdì 21 settembre 2018 -
Identità Golose è il luogo che mancava. Milano ne è il perfetto contenitore, l’unica città in grado di comprenderne e valorizzarne le potenzialità internazionali. Identità Golose è l’Hub dove assaporare, conoscere, imparare, parlare di cucina e arte guardando all’oggi, ricordando il passato, ma volgendosi al futuro. Non a caso lo spazio è quello della vecchia sede della Fondazione Feltrinelli.
Sì, Identità Golose fa bene. Fa bene a chi ama la cucina, a chi desidera scoprire e provare, a chi non smette mai di esplorare e confrontarsi. Un tempio del gusto, realizzato in sette mesi, nato dal pensiero che va oltre il consueto con coraggio, e un pizzico di sana follia, di due figure come Paolo Marchi e Claudio Ceroni. Con loro 40 aziende del settore che hanno creduto nel progetto. E oggi Identità Golose è diventato un unicum nel panorama nazionale del mondo della cucina.
L’obiettivo è ambizioso, qui si vuole parlare di cibo in modo diverso, più culturale e approfondito, soffermandosi su aspetti sociali, di ricerca ed evoluzione, il tutto dimostrando che la cucina stellata può essere accessibile a tutti.
Un contenitore di contenuti quindi, non solo ristorante, anche se l’offerta permette di assaggiare i piatti di alcuni tra i più importanti chef italiani e internazionali con un menu a prezzo fisso di 75 euro (comprensivo di vini), e pranzare con le proposte dello chef Andrea Ribaldone e del resident chef Andrea Rinaldi.
E poi una sala conferenza, led dove proiettare video per un’esperienza immersiva, confronti diretti con gli chef e tra professionisti del mondo della ristorazione.
L'attività didattica, organizzata in collaborazione e sinergia con Alma La Scuola Internazionale di Cucina, vedrà giornate dedicate alle diverse figure professionali della ristorazione. Ma non solo, anche Job Training: studenti e aspiranti cuochi potranno vivere due settimane di formazione pratica nel ristorante di Identità.
“Un progetto semplice e complicato allo stesso tempo – ha spiegato Claudio Ceroni – nato in occasione di Expo. Non sarebbe stato possibile altrimenti. Io e Paolo abbiamo capito che non poteva finire lì, che doveva trasformarsi in qualcosa di più ampio. Il nostro obiettivo è avvicinare il maggior numero di persone all'alta cucina e innescare la voglia di andare a trovare gli chef nei loro ristoranti”.
“In questi anni – ha aggiunto Paolo Marchi – ho notato spesso che molte persone vedono a cucina "stellata" come inaccessibile e gli chef figure fuori dal comune. Ecco, qui vogliamo far capire e dimostrare che l'alta cucina è sicuramente sublime ma può diventare accessibile".
Il piacere della scoperta culinaria continua anche con la pizza di Franco Pepe e i cocktail banco bar supervisionato da Luigi Barberis. Infine, una cantina con oltre 99 etichette, spiegate da video e app per informazioni più approfondite.
UN RICCO CALENDARIO DI CENE GOURMET
• 20 settembre: Il Mondo in Italia. Cena firmata da: Matias Perdomo - Contraste (Milano) Philippe Léveillé - Miramonti l’Altro (Concesio – Brescia)
Christoph Bob - Il Refettorio del Monastero Santa Rosa (Conca dei Marini - Salerno) Rafael Charquero (Pasticciere del gruppo Enrico Bartolini)
• 21 settembre: Paco Roncero - Terraza del Casino (Madrid, Spagna)
• 22 settembre: Ana Roš – Hiša Franko (Caporetto, Slovenia)
• 26 - 29 settembre: Moreno Cedroni – La Madonnina del Pescatore (Senigallia, Ancona)
• 4 - 6 ottobre: Andrea Ribaldone - Osteria Arborina dell’Arborina Relais (La Morra, Cuneo)
• 11 – 13 ottobre: Peppe Guida – Antica Osteria Nonna Rosa (Vico Equense, Napoli)
• 18 – 20 ottobre: Alfio Ghezzi – Locanda Margon (Trento)
• 24 – 27 ottobre: Anthony Genovese – Il Pagliaccio (Roma)
• 31 ottobre – 3 novembre: Ciro Scamardella e Alessandro Pipero - Pipero Roma (Roma)
• 5 – 10 novembre: Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba
• 14 - 17 novembre: Marco Sacco – Piccolo Lago (Verbania)
• 21 – 24 novembre: Ivan and Sergey Berezutskiy - Twins Garden (Mosca, Russia)
• 28 novembre – 1° dicembre: Le Soste di Ulisse
• 5 – 8 dicembre: Cristina Bowerman – Glass Hostaria (Roma)
• 11 dicembre: Cena di raccolta fondi a favore di Food for Soul con Alain Ducasse (Alain Ducasse
au Plaza Athénée, Parigi) e Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena)
• 12 – 15 dicembre: Rodrigo Oliveira – Mocotó (San Paolo, Brasile)
• 19 – 22 dicembre: Alfonso Caputo – Taverna Del Capitano (Massa Lubrense, Napoli)
• 26 – 29 dicembre: Andrea Ribaldone - Osteria Arborina dell’Arborina Relais (La Morra, Cuneo)
Identità Golose Milano
Via Romagnosi, 3 - Milano
Iginio Massari, il grande Maestro della pasticceria italiana ha inaugurato la sua nuova pasticceria a Milano, situata all’interno della sede di Banca Intesa.
Di Chiara Marando -
Giovedì 15 Marzo 2018 -
Dopo tanto parlare, dopo l’attesa, finalmente si può dire: Iginio Massari, il grande Maestro della pasticceria italiana, ha aperto a Milano. E lo ha fatto optando per una location completamente inaspettata e insolita: all’interno della sede di Banca Intesa, in via Marconi, all’angolo con piazza Diaz.
Le vetrate separano due visuali contrastanti, creando un gioco divertente di contrapposizioni. Da una parte i tavolini della pasticceria, il viavai delle persone che si susseguono al bancone nella scelta di piccole delizie, tra un caffè e un tè; dall’altra i divanetti d’attesa, gli sportelli, i clienti della banca che attendono di prelevare al bancomat. Due mondi divisi ma collegati.
Qui Iginio ha voluto creare un ambiente nuovo, lontano dagli spazi più austeri e retrò del suo regno bresciano. A Milano la pasticceria è più essenziale, più moderna, e si spinge in un’offerta legata al tempo che cambia.
Meno ampia la varietà di proposte, ma abbondante nel colpo d’occhio della presentazione. I colori e la perfezione dei piccoli capolavori conquistano per la loro irreale bellezza, per la lucentezza che chiama quel foodporn che tanto piace ai devoti di instagram. Diciamo che ci si può sicuramente sbizzarrire in scatti e foto ad effetto.
Ma prima, nulla è più importante dell’assaggio. Quindi armatevi di pazienza, tanta, e mettetevi in coda per fare lo scontrino. Ci vorrà del tempo, ma l’attesa verrà premiata.
Inizio con il dire che tutto è buono, ma non tutto è indimenticabile. Le tartellette alla frutta rientrano tra quei peccati di gola irrinunciabili, decorate in modo impeccabile, con una crema che riempie di equilibrata dolcezza la bocca e con una frolla friabile al punto giusto, che non si sfalda al primo morso. Un piccolo miracolo di pasticceria.
Anche i macarons sarebbero da gustare uno dopo l’altro, un percorso alla scoperta delle diverse farciture, alla conquista di un arcobaleno di sapori. Poi ci sono le gelatine di frutta, veramente notevoli e assimilabili alle ciliegie nell’idea de “l’una tira l’altra.
Qualche prezzo, giusto per avere un’idea: il caffè costa 1,20 euro, più caro del solito ma d’altronde la tazzina brandizzata Massari ha il suo valore; i macarons 1,80 euro al pezzo; le gelatine 1 euro cadauna e le tartellette 7 euro al pezzo. Si tratta solo di qualche esempio, la selezione è più ampia, anche se non si avvicina a quella della storica sede a Brescia.
Gli orari di apertura? Dalle 7.30 alle 20, con orario continuato.
Ma non è tutto, particolare è anche la presenza del laboratorio a vista su strada che permette di ammirare lo staff all'opera.
Mattinata uggiosa e fredda in una Milano che si conferma sempre più centrale nel panorama della food and wine experience. Una copiosa nevicata fa da cornice al padiglione MICO, struttura dedicata e ben posizionata anche per chi viene da fuori città e vuole muoversi agevolmente sia in centro che nell'Hinterland meneghino. La tre giorni è dedicata ad Identità Golose 2018, hub della gastronomia e centro di divulgazione del saper fare della cucina e tradizione italiana a tavola, che ospita chef e professionisti, parte di una vera e propria comunità di pratica.
Certamente un evento che ha referenziato cuochi, chef e personalità dello show coking di ogni caratura ed esperienza, tanto da essere esempio quotidiano per esperimenti ma soprattutto simposi e conferenze su tutto quello che sia arte nel gusto e sostenibilità a tavola. Le personalità, sui diversi palchi, si scambiano continuamente la scena ed i nomi della grande cucina italiana si alternano nell'arco del tempo a loro dedicato.
L'idea di Paolo Marchi e Claudio Ceroni, direttori d'orchestra di questo evento multifunzionale, è davvero innovativa e la cosa interessante è che ancora in evoluzione visto che oggi si parla di una manifestazione permanente perché l'esposizione sta crescendo di interesse e di connessioni.
Ospitato poi all'interno del salone, c'è anche l'area riservata ai vini ed ecco spuntare la selezione promossa dal Wine Hunter – Helmuth Kosher, patron di Merano Wine Festival, già incontrato il Novembre scorso.
Sento decisamente tante Regioni diverse e la qualità è all'altezza delle mie aspettative. Alcune chicche si fanno riconoscere ovviamente per blasone e per qualità, come la cantina Marisa Cuomo che prosegue una produzione di elite e grande equilibrio gusto olfattivo grazie al Fiorduva che devo dire conferma sempre la sua grande fama. Frutta gialla e fiori di costiera sempre preponderante fino in fondo al sorso dalla poderosa struttura, ottimamente integrata con una sorprendente calda salinità salernitana che lo mantiene agile nonostante il grande calore e la persistenza sprigionati.
Menzione particolare poi per la cantina Ballabio di Casteggio che con il suo Farfalla dosaggio zero mostra eccellenze sia in olfazione che al gusto testimoniando fine opulenza che il pinot nero esprime senza intaccare minimamente la finezza che rimane intatta chiudendo alto rilasciando eleganza. La selezione si completa poi con un altro interessante esercizio di spumantizzazione italiana dato dal metodo classico rosè che si stacca per lodevoli note di carcadè e melograno.
A seguire incontro la cantina Torre di Giurfo che mi sorprende per le due versioni del Cerasuolo di Vittoria, in acciaio o con passaggio finale in legno. Sentendo entrambe le versioni mi ha fatto propendere sulla seconda stavolta, nonostante la mia iniziale riluttanza. Il Frappato, notoriamente vivo e più adatto ad abbinamenti semplici si sposa molto bene con questo 60% di Nero d'Avola che ne custodisce freschezza senza snaturarlo perché evidentemente lo polimerizza al meglio grazie al passaggio nel legno. Le due anime vengono trattate l'una distinta dall'altra infatti e poi assemblate per ottenere un ottimo blend che ne esalta il frutto, la struttura complesso dell'area vulcanica e la persistenza gusto olfattiva mantenendo un vino di sobrietà salvaguardando la profonda impronta siciliana.
Nel mio susseguirsi di degustazioni mirate ed approfondite riflessioni con vignaioli e produttori, l'intervista di oggi è il suggello naturale e soprattutto un momento fondamentale che possa spiegare come tutto questo possa avere una sua logica. Ci riceve con il solito proverbiale sorriso, il vulcanico Helmuth Kosher che strappo letteralmente al banco d'assaggio della cantina Bracco che per altro apprezzo molto per il suo Refosco. La chiacchierata che era iniziata a Merano, proseguita poi alla presentazione del Trento doc, oggi mi riserva qualcosa di più personale ed intimo. Helmuth Kosher realizza il sogno del Wine Hunter partendo dalla selezione di ben un milione di etichette, dove coadiuvato da fini professionisti , si impegna in prima persona e mettendoci la faccia, aggiungo io, per poter far conoscere Cantine quasi sconosciute al grande pubblico, micro realtà che senza il Wine Hunter non avrebbero avuto spazio.
Alle mie domande che si susseguono , la chiacchierata entra nel vivo e colgo la frase che forse mi rimane più impressa: "Amo parlare con il produttore, scambiare esperienze per capire il perché delle scelte fatte, tutti elementi che andranno a incidere profondamente sulla riuscita dei vini ricercando rispetto e valorizzando il rigore che questi professionisti mettono ogni giorno in campo".
Wine Hunter è meritocrazia e diffusione dei territori enoici in giro per l'Italia e per il Mondo, improntata a far diventare questa selezione un vero sigillo di qualità nel rispetto del consumatore e delle persone che concorrono al suo successo.
Proseguo e mi addentro nella zona fieristica dove si susseguono anche gli stand stranieri, fra i quali certamente il più celebrato è quello di FUTURE FOOD LAB dove la preparazione del giorno prevede la leggendaria e morbidissima carne di WAGYU, pura razza bovina e fiore all'occhiello della produzione del sol levante, sapientemente adattata alla cucina europea e proposta in abbinamento per esaltarne la succulenza e persistenza del piatto.
Paolo Marchi e Claudio Ceroni hanno portato una ventata di stile e segnato una tendenza in questi anni di sperimentazioni ed approfondimenti, perché gli specialisti, i tecnici della cucina ma soprattutto i grandi innovatori hanno trovato qui a Identità Golose la loro personale espressione.
Il futuro è roseo per questa manifestazione che mira a naturale rinnovamento e ricerca di assoluta qualità.
Di L' Equilibrista
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, questa mattina, ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Monza, nei confronti di 18 persone – residenti in alcuni comuni brianzoli e in provincia di Milano – indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
Le indagini sono scaturite da una denuncia per truffa presentata, a novembre 2015, alla Guardia di Finanza di Ivrea (TO) da un sessantasettenne che era stato indotto, attraverso numerose e pressanti telefonate ricevute da un sedicente avvocato, a pagare con bonifici circa 8.000 euro per saldare dei presunti debiti – in realtà inesistenti – relativi ad abbonamenti a riviste.
Dopo i primi accertamenti condotti dai Finanzieri piemontesi, in collaborazione con i colleghi di Monza, si scopriva che le basi operative dei truffatori erano già da tempo attive a Brugherio (MB) e a Cologno Monzese (MI) e quindi il fascicolo penale veniva trasferito dalla Procura di Ivrea a quella di Monza, che delegava le ulteriori indagini al locale Gruppo della Guardia di Finanza.
Il Nucleo Mobile delle Fiamme Gialle monzesi proseguiva così l'attività investigativa, che si è articolata in intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, nonché indagini finanziarie ed ha consentito di ricostruire una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla commissione sistematica di truffe in danno di persone che in passato avevano effettivamente sottoscritto abbonamenti a riviste apparentemente riconducibili alle Forze dell'ordine.
I militari hanno infatti accertato come alcuni membri del gruppo criminale, spacciandosi per avvocati, giudici, ufficiali giudiziari, funzionari dell'Agenzia delle entrate ed appartenenti alla Guardia di Finanza, contattavano telefonicamente in tutta Italia ex abbonati alle predette riviste, ai quali comunicavano debiti – in realtà inesistenti – derivanti dai pregressi abbonamenti, con conseguenti atti di pignoramento già emessi nei loro confronti, e proponevano una transazione bonaria mediante il pagamento tramite bonifico di somme di denaro per svariate migliaia di euro. Qualora le vittime non avessero accettato – questa la minaccia dei truffatori – sarebbe proseguita la procedura di recupero forzoso del credito.
Tra i casi più eclatanti, si può citare il raggiro commesso nei confronti di una donna ultra ottantenne, residente a Milano, che ha effettuato in un anno bonifici a favore dei truffatori per circa 150.000 euro.
I numeri telefonici delle vittime, per lo più persone anziane e talvolta anche disabili, venivano "comprati" illecitamente da dipendenti di imprese operanti nel settore dell'editoria e della distribuzione di riviste.
Le vittime delle truffe versavano con bonifici le somme richieste dai criminali "telefonisti" su conti correnti e carte prepagate, intestati ad altri membri dell'associazione o a dei "prestanome", i cui codici IBAN erano forniti nel corso delle telefonate. Il denaro bonificato – provento delle truffe – veniva poi prelevato, con cadenza quotidiana, presso i vari sportelli bancari e postali dagli intestatari delle carte prepagate, accompagnati dagli associati che di fatto ne avevano la disponibilità detenendo i relativi P.I.N.
A due dei promotori del sistema criminale è stato, inoltre, contestato il reato di autoriciclaggio, avendo utilizzato una parte del profitto derivante dall'attività truffaldina (225.000 euro) per acquistare un immobile intestato ad una società dagli stessi amministrata.
Secondo la ricostruzione dei flussi finanziari riconducibili agli indagati eseguita dai Finanzieri, i proventi illeciti complessivamente conseguiti dall'associazione criminale tra il 2015 e il 2016 ammontano a circa 2.000.000 di euro.
Le risultanze investigative acquisite dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza, hanno portato all'emissione da parte del G.I.P. di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per 8 indagati e ai domiciliari per altri 10.
Spesso i numeri sono ancora più convincenti di parole e immagini: iniziamo allora dicendo che Blue Man Group è uno degli spettacoli più visti al mondo negli ultimi 25 anni: non è cosa da tutti raccogliere più di 35 milioni di spettatori.
Lo show è arrivato in Italia e sarà al Teatro degli Arcimboldi di Milano fino a domenica 19 novembre 2017. Definirlo "colorato" può sembrare banale ma, prendendo il termine nelle sue più svariate declinazioni, rende sicuramente al meglio l'idea di cosa gli spettatori potranno gustare. Tre artisti dalla pelle blu mescolano, con ironia e sarcasmo, arte, musica e poesia. Il risultato? Il teatro è avvolto in un divertimento che si mixa perfettamente con l'energia sprigionata dal palco. A ciò si unisce l'uso di tecnologia d'avanguardia che aggiungerà stupore negli occhi dei presenti. Insomma, una vera e propria celebrazione euforica della vita e dell'interazione tra persone.
LA STORIA
Tutto cominciò nel 1991 da una semplice idea tra tre amici (Matt Goldman, Phil Stanton e Chris Wink) nel Lower East Side di New York: tre entità blu che non comunicano con le parole ma solo attraverso gesti e musica. Sul palco sono sempre accompagnati da una band e da strumenti musicali unici, come l'ormai famoso e imponente PVC, il Drumbone. Non mancano neppure le spettacolari Paint Drums che inondano di colore la scena. Non sapete di cosa si sta parlando? L'unico modo per scoprirlo è andare agli "Arcimboldi" nei prossimi dieci giorni. Lo scopo dello show è quello di combattere contro l'isolamento dell'essere umano, trasformando la serata in un contenitore di gioia e il teatro in un luogo di condivisione.
PROTAGONISTI DELLO SHOW
Un esempio? La "splash zone", l'area delle prime file di platea dove gli spettatori ricevono in regalo un poncho impermeabili per resistere alle esplosioni di colore provenienti dal palco e, al contempo, per essere protagonisti di una vera e propria opera d'arte. Novanta minuti di spettacolo durante il quale ritmo, musica e colore risultano assoluti protagonisti. Blue Man Group è andato in scena in oltre 20 Paesi. Da luglio 2017 Blue Man Group è entrato a far parte della famiglia del Cirque Du Soleil, una delle più importanti realtà di intrattenimento a livello mondiale. Lo show, divenuto vero e proprio emblema della cosiddetta "performance art", ha attualmente all'attivo produzioni stabili a New York, Boston, Chicago, Las Vegas, Orlando e Berlino. In Italia grazie a Show Bees, è pronto a stupire anche il pubblico della nostra Penisola.
Di Pietro Razzini
Da ottobre ad aprile ci sarà un super mattatore al Teatro Manzoni di Milano: Angelo Pintus. Lo showman ha deciso di legarsi a questa storica realtà lombarda per proporre al suo pubblico uno spettacolo nuovo e divertente dal titolo "E se fosse stato il Cavallo?". Un totale di 42 repliche da novembre ad aprile. Niente tour, in questa occasione, per Pintus: il Teatro Manzoni si é aggiudicato un'esclusiva nazionale che regalerà sicuramente una spassosa serata al pubblico tra cui saranno presenti anche alcuni ospiti vip dell'artista. Alla prima, per esempio, hanno partecipato Jerry Calà, i PanPers (comici di Colorado), Paolo Ruffini e Gigio Donnarumma.
LO SHOW
Ognuno di loro ha portato un regalo a Pintus: il portiere del Milan, ovviamente, ha donato una maglia autografata: "Pensavo mi donassi quella di Higuain", ha commentato ironicamente l'artista visto che il rossonero aveva incassato due gol pochi giorni prima dall'attaccante argentino. Il pubblico inizia a ridere e non smetterà più durante l'ora e quarantacinque minuti di spettacolo. Lui dà il meglio quando improvvisa, traendo spunto da ciò che succede in teatro, collegando la mente in un lampo a situazioni estemporanee. E poi racconta. Racconta la sua vita, disegna a voce momenti che rimangono nell'eternità: "Mi sono sposato. Non dimenticherò mai il momento in cui l'ho vista in fondo alla navata, aveva gli occhi lucidi ed emozionati. Poi ho guardato il suo vestito bianco che mi era costato 6800 euro...e anche a me sono venuti gli occhi lucidi". Pintus, tuttavia, lancia anche messaggi su cui riflettere. Monologhi nel monologo che si intrecciano alle simpatiche battute. Flash che fanno pensare in positivo, che propongo di migliorare la propria esistenza. Perché alla fine ciò che conta è sorridere... a una battuta ma soprattutto alla vita.
IL PERSONAGGIO
Cinema, televisione, teatro. Angelo Pintus é ormai diventato un personaggio in grado di distinguersi su qualunque piattaforma mediatica. La sua storia parla per lui. Partecipazioni a Buona Domenica, Camera Café, Made in Sud, Colorado raccontano di un artista capace di dar lustro a tutti i programmi in cui é presente. Non bisogna poi dimenticare i lavori sul grande schermo nelle pellicole di Paolo Ruffini (Tutto molto bello), Neri Parenti (Ma tu di che segno sei?) e Davide Simon Mazzoli (On-Air - Storia di un successo) . Ma il meglio di sé lo dà quando é a contatto diretto con il pubblico. Ecco quindi le sue straordinarie performance a teatro durante le quali si dimostra più coinvolgente ed esilarante che mai. Nel suo passato: "Pintus...Ti boccio a prescindere (2012)", "50 Sfumature di Pintus (2013)", "Ormai sono una Milf (2015)".
Pietro Razzini
Si chiama Gialle&Co, il primo ristornate milanese che propone un menù con 15 tipologie differenti di baked potato rivisitate all’italiana con prodotti selezionati e a chilometro zero.
Di Chiara Marando –
Martedì 31 Ottobre 2017 -
Lo sfizio è buono, quella bontà irresistibile che ci fa dire “faccio lo sgarro questa volta e poi basta”, lo sfizio è quel cibo che ci fa gola solo a sentirne parlare, che fa aumentare la salivazione, che riempie la bocca. Ecco, direi che la baked potatoes inglese rappresenta a pieno queste caratteristiche, una chicca mangereccia che va assaggiata almeno una volta nella vita.
Ed ora, precisamente dal 26 ottobre scorso, la si può trovare a Milano in un locale dedicato: Gialle&Co è il primo ristorante milanese che trasforma e reinterpreta con la filosofia italiana la tipica baked potatoes. In zona Moscova, uno dei cuori pulsanti della città, Gialle&Co propone un menù composta da 15 ricette, 12 fisse e 3 che cambiano a seconda della stagione e della fantasia di chef Andrea Vigna.
Il prezzo è quello di un aperitivo, dai 7 agli 11 euro, e le tipologie spaziano dalle versioni classiche e “tranquille” ad abbinamenti più arditi e corposi come la Mortacci Yours, un coraggioso mix con guanciale croccante, pecorino e salsa carbonara; la delicata Controstream con salmone, créme fraîche al profumo di zenzero, aneto e anacardi; la vegetariana Ratatoma con ratatouille di verdure al forno, toma, origano fresco. Non poteva mancare una proposta vegana, ecco quindi la leggera Molto Well, con olio al basilico, crema di melanzane, origano fresco e pomodorini confit.
Più in generale, sono quattro le aree tematiche ideate per dare una specifica caratterizzazione alle patate ripiene di gusto, ovvero Meatariane, Fishytariane, Veggytariane e Vegane
La filosofia è semplice: “niente junk food, ma fun food”, questo è lo slogan principe del locale. Qui si crea dalla semplicità, si trasforma un comune tubero – ma sorprendente in fatto di duttilità in cucina – per reinventarne l’essenza attraverso l’utilizzo di prodotti a chilometro zero, mantenendone l’originalità ma alleggerendola rispetto alle “sorelle” anglosassoni. Quindi, niente sensi di colpa inutili, ma solo tanto gusto anche per uno spuntino veloce e di grande soddisfazione culinaria, magari con le mini-baked servite come finger food.
Quella presentata è una sorta di immersione nel mondo della terra, la volontà di ricreare l’ambiente di un orto accogliente, quasi casalingo: un locale luminoso, dal design lineare e pulito, con la particolarità della cucina realizzata all’interno di una serra costruita con il recupero di vetrate dal sapore vintage.
Gialle&Co
via Alessandro Volta, 12 – Milano