Di Giuseppe Storti (Quotidianoweb.it) Roma, 25 ottobre 2024 -La politica politicante smascherata dalle nude cifre dell’Istituto nazionale di statistica che dà i numeri, riferiti al pregresso anno, delle condizioni di indigenza di quei cittadini italiani, invisibili agli occhi e alla considerazione di chi non vuole vedere ciò che succede nel paese reale. Ad ascoltare le dichiarazioni del ceto politico, sembra di vivere nel paese di Bengodi. Il luogo immaginifico descritto dal Boccaccio, in una sua novella, pieno di delizie ed abbondanza.
Ed invece è solo propaganda politica, amplificata dalla stampa “amica”. La realtà è ben diversa. Ed è ampiamente testimoniata dagli impietosi numeri, comunicati in via ufficiale dall’Istat.
Eccoli in tutta la loro gravità. Nel 2023 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie (8,4% sul totale delle famiglie residenti, valore stabile rispetto al 2022) e quasi 5,7 milioni di individui (9,7% sul totale degli individui residenti, come nell’anno precedente).
L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, si ferma invece al 6,3% per le famiglie composte solamente da italiani.
L’incidenza di povertà relativa familiare, pari al 10,6%, è stabile rispetto al 2022; si contano oltre 2,8 milioni di famiglie sotto la soglia. In lieve crescita l’incidenza di povertà relativa individuale che arriva al 14,5% dal 14,0% del 2022, coinvolgendo quasi 8,5 milioni di individui.
Altro dato in verità non inaspettato è che la maggiore percentuale di cittadini in condizione di indigenza assoluta si trova nel Mezzogiorno: il 10.2%.
Il dato che non ti aspetti invece è che la povertà è in crescita al Nord: 7.9%, stabile al Centro: 6.7%.
Altro dato a dir poco drammatico è quello della percentuale di minori in condizioni di povertà assoluta. Sono il 13.8% del totale: il valore più alto dal 2014. Quasi un milione e 300 mila tra bambini e ragazzi. Numeri che fanno inorridire. Certamente non degni di un paese civile.
L’Istat ha pure ben spiegato nel suo report il significato della definizione di povertà assoluta. Ovvero: la spesa mensile di questi nostri concittadini in situazione di indigenza si pone al di sotto della soglia di povertà. Della serie come scrive l’Istat: “quanto poveri sono i poveri.” Rimane critica la condizione delle famiglie più numerose.
L’incidenza di povertà assoluta si conferma più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 20,1% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,9% tra quelle con quattro. Invariati anche i valori dell’incidenza delle famiglie di tre componenti (8,2%).
Dati che testimoniano il fallimento delle politiche per favorire la natalità, atteso l’inverno demografico che fa del nostro paese una nazione di anziani, con giovani coppie che rimandano a tempi migliori la prospettiva di avere un figlio, perché poi mantenerlo diventerebbe un problema serio.
Dal report dell’Istat viene ancora in evidenza un altro dato interessante. L’istruzione e il lavoro sono fattori di protezione contro la povertà assoluta.
Infatti, l’incidenza di povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento della famiglia; se quest’ultima ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l’incidenza è pari al 4,6%, in peggioramento rispetto al 2022 (quando era pari al 4,0%), e raggiunge il 12,3% se ha al massimo la licenza di scuola media.
Nelle famiglie con persona occupata, valori elevati dell’incidenza di povertà si confermano per le famiglie con persona operaio e assimilato (16,5%, in crescita rispetto al 14,7% del 2022), raggiungendo il valore più elevato della serie dal 2014; stessa dinamica per le incidenze degli occupati e dei dipendenti.
Fra le famiglie con persona indipendente, i valori più alti si registrano per coloro che svolgono un lavoro autonomo diverso da imprenditore o libero professionista (6,8% altro indipendente, in miglioramento rispetto all’8,5% del 2022).
Le famiglie con persona ritirata dal lavoro mostrano valori stabili (5,7%) dopo la crescita del 2022, mentre si confermano invece i valori più elevati per le famiglie con persona in cerca di occupazione (20,7%).
Fin qui il report dell’Istat, che fornisce materia ampia ed esaustiva per mettere in campo adeguate politiche sociali da parte delle autorità competenti per invertire la rotta.
Nessun vincolo di bilancio né interno né europeo può giustificare numeri simili. Anzi, numeri simili sono uno schiaffo alla democrazia ed al principio costituzionale di uguaglianza di tutti i cittadini.
Principio a cui corrisponde un obbligo e un dovere delle istituzioni di fronteggiare e risolvere le diseguaglianze, ripristinando le condizioni diseguali di partenza di tutti i cittadini, senza nessuna distinzione.