Sabato, 12 Ottobre 2024 06:21

7° Rapporto GIMBE Sanità pubblica emergenza del paese: 4.5 milioni di italiani rinunciano alle cure. In evidenza

Scritto da Giuseppe Storti

La Fondazione GIMBE, presieduta dal Dr. Cartabellotta, medico gastroenterologo, opera senza fini di lucro.

Di Giuseppe Storti Roma, 11 ottobre 2024 - Si occupa di favorire l’implementazione delle più accreditate evidenze scientifiche, operando mediante attività di ricerca indipendenti, con lo scopo di favorire l’informazione scientifica, con il fine ultimo di migliorare la salute dei cittadini, così contribuendo alla sostenibilità di un sistema sanitario pubblico equo ed in grado di garantire cure a tutti i cittadini.

Anche quest’anno, la Fondazione ha presentato un focus articolato e completo sullo “stato di salute” del Sistema sanitario nazionale.

Il Rapporto è stato proposto nel corso di un evento pubblico, alla presenza dei maggiori esponenti politici nazionali e di governo. Quindi, a scanso di equivoci, nessun politico, potrà dire di non sapere ciò che accade nel pianeta Sanità pubblica.

Prima di sciorinare i risultati dello studio della Fondazione Gimbe, è opportuno segnalare che la salute dei cittadini, è un diritto che trova spazio nella carta costituzionale all’art. 32.

Un diritto a cui corrisponde un dovere della Stato che è tenuto ad adempiere, assicurando ai cittadini la tutela dei tre pilastri fondamentali del sistema sanitario: prevenzione, cura e riabilitazione. Tutto ciò da anni a questa parte non accade.

Basta varcare la soglia di un qualsivoglia presidio sanitario per rendersene conto. Spesso sulla propria pelle.

Il Sistema sanitario nazionale fu creato nel 1978, proprio per dare piena attuazione ai principi di tutela costituzionale della salute. Poi nel 1992 fu riformato dal Governo Amato che trasformò in aziende vere e proprie, i presidi e gli uffici sanitari, al fine di limitarne il peso sul bilancio dello Stato.

Una riforma che da un lato non ha funzionato affatto, in quanto le spese non si sono ridotte. Mentre si è ridimensionato il concetto di sanità universalistica in grado di raggiungere e curare i cittadini dovunque. Poi la ciliegina finale sulla torta: la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, che ha conferito alle Regioni, il potere di organizzare e gestire la sanità pubblica e convenzionata. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo in Italia, venti sistemi sanitari regionali differenti; con gravi squilibri territoriali, che si evidenziano in tutta la loro gravità con il fenomeno dei cosiddetti viaggi della speranza.

Ovvero i cittadini si spostano per avere cure adeguate nelle regioni che presentano i migliori presidi ospedalieri, in grado cioè di curare bene le proprie patologie.

Poi sono venuti i tagli lineari alla spesa sanitaria, anno dopo anno, che hanno contribuito al disastro e degrado attuale del sistema. Un dato che si è evidenziato in tutta la sua gravità durante il periodo della pandemia. A conferma di ciò ecco, in sintesi, le risultanze della rilevazione della Fondazione Gimbe nel 7° Rapporto.

La sanità pubblica rappresenta una grave emergenza del Paese che in sintesi così si può segnalare:grave crisi del personale, frattura Nord-Sud, boom della spesa delle famiglie (+10,3%), 4,5 milioni di persone che nel 2023 rinunciano alle cure, crolla la spesa per la prevenzione (-18,6%).

Spesa sanitaria pubblica: gap di € 52,4 miliardi con la media dei paesi UE, ma la percentuale di Pil scende al 6,2% dal 2026. Infine, da GIMBE l’appello per un Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale e la richiesta di un patto politico e sociale.

Basterebbero questi pochi ma significativi dati per certificare il disastro attuale del sistema sanitario che appare sul punto di implodere, scaricando sui cittadini e sul personale sanitario le inefficienze, le carenze strutturali e di mancato adeguamento delle tecnologie sanitarie, causate da politiche sbagliate che vanno avanti da decenni a questa parte.

Il dato che appare più allarmante è rappresentato dai 4 milioni e mezzo di cittadini che rinunciano a curarsi, perché non hanno i soldi per pagarsi le cure private. Già perché le prestazioni sanitarie pubbliche sono soggette alle cosiddette liste di attesa, che rimandano le prestazioni richieste alle calende greche.

Ci avviamo in altri termini ad una vera e propria americanizzazione della sanità. Ovvero: chi può permettersi di pagare l’assicurazione sanitaria, potrà curarsi nei migliori e più accreditati presidi privati. Chi invece non ha neppure i soldi per mangiare tutti i giorni, rinuncia a curarsi, con grave danno per la propria salute e per quella dei propri figli.

Tutto ciò rappresenta un vero e proprio schiaffo al principio costituzionale di uguaglianza di tutti i cittadini. Una profonda ferita inferta alla democrazia e allo stato di diritto.

In questo senso è l’autorevole richiamo di cui si è fatto interprete il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio inviato, in occasione della presentazione del rapporto presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica: “Il Rapporto che la Fondazione GIMBE pubblica periodicamente rappresenta un prezioso spaccato di analisi sulle condizioni e i problemi della sanità in Italia. L’edizione di quest’anno, dedicata alle criticità del sistema sanitario, acquisisce un interesse particolare, ponendosi come sollecitazione all’applicazione dei principi di universalità e uguaglianza sanciti dalla Costituzione. Il Servizio Sanitario Nazionale costituisce, infatti, una risorsa preziosa ed è pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. La sua efficienza è frutto, naturalmente, delle risorse dedicate e dei modelli organizzativi applicati, responsabilità, quest’ultima, affidata alle Regioni. Per garantire livelli sempre più elevati di qualità nella prevenzione, nella cura e nell’assistenza, è necessaria la costante adozione di misure sinergiche da parte di tutti gli attori coinvolti”.

Basterà tutto ciò a far risvegliare dal letargo la politica nazionale?

Lo sapremo presto, valutandolo dalle risorse che saranno stanziate nella manovra finanziaria di quest’anno che è in corso di preparazione.

Risorse a parte occorrono anche altri urgenti provvedimenti in materia di personale medico e sanitario, che scarseggia sempre di più. Personale che va incentivato con risorse economiche da stanziare per finanziare i contratti di categoria.

Personale, infine, che va aumentato con concorsi rapidi e risolutivi delle gravissime carenze che si riscontrano in particolare negli ospedali.

 

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