Di Ingrid Busonera Roma, 11 settembre 2024 - Secondo le ultime raccomandazioni dell’OMS, l’iniezione, somministrata due volte l’anno, azzererebbe il rischio di contagio.
Il farmaco in questione è il lenacapavir, inibitore del capside a RNA (Gilead), terapia già nota in associazione a retrovirali per il trattamento dell’infezione nel paziente adulto.
L’HIV è una malattia che ad oggi non conosce cura e sono numerosi gli studi che cercano di mettere in atto strategie terapeutiche e preventive atte a mantenere sotto controllo la malattia e ridurne o eliminarne il rischio di contagio.
Tra questi, anche uno studio condotto dall’Ospedale San Raffaele dove si sperimenta la sicurezza e l’efficacia del vaccino HIVconsvX, un vaccino a “mosaico” capace di riconoscere le varianti del virus HIV-1.
Lo studio, oggetto di attenzione, è stato presentato all’ultima Conferenza internazionale svoltasi di recente a Monaco di Baviera sulla scienza dell’HIV, ed è stato pubblicato nella rivista The New England Journal of Medicine.
Gli scienziati si sono concentrati sulla soppressione virale e sui livelli non rilevabili del virus, al fine di migliorare la salute dei singoli soggetti affetti da infezione, e arrestarne la trasmissione.
Dalle nuove linee guida si apprende che l'uso della terapia antiretrovirale, somministrata con iniezioni ogni sei mesi, ridurrebbe la carica virale al punto di evitare la trasmissione ai partner sessuali e durante la gravidanza con un’efficacia del 100%.
Obiettivo: profilassi pre-esposizione (PrEP)
Scopo della sperimentazione, avviata in Sudafrica e Uganda, è mettere in atto una profilassi pre-esposizione atta a combattere efficacemente l’epidemia di HIV azzerandone il contagio e la diffusione soprattutto nei paesi sottosviluppati.
Lo stesso studio è in via di definizione anche su un’altra categoria di popolazione appartenente ai generi non binari (uomini cisgender, donne e uomini transgender, individui di genere non binario che hanno rapporti sessuali con partner assegnati al sesso maschile alla nascita), e in altri territori quali Stati Uniti, Sudafrica, Perù, Argentina, Messico e Tailandia.
Nel sito web che recluta i partecipanti alle sperimentazioni, finalizzato a dare informazioni sugli “studi clinici finalizzati” e dove viene spiegata la sperimentazione, è possibile leggere a chiare lettere quanto segue: <<Lenacapavir è un prodotto sperimentale. La sua sicurezza ed efficacia non sono state stabilite e non è stato approvato per la prevenzione dell’HIV da alcuna autorità di regolamentazione. La sicurezza e l’efficacia di F/TAF per la PrEP nelle donne cisgender non sono state stabilite e non è approvato per ridurre la possibilità di contrarre l’HIV tramite sesso vaginale.>>
Non si hanno ancora dati sugli esiti finali della sperimentazione, e non si conosce effettivamente e realmente il risultato dello studio, con relativi effetti avversi, complicazioni e benefici.
Le indicazioni alla terapia
Nel bugiardino del farmaco sperimentale, si raccomanda che la stessa terapia sia prescritta e gestita da un medico con esperienza nell’infezione da HIV.
I pazienti prima di essere sottoposti al trattamento, devono essere attentamente selezionati ed è importante che, una volta iniziato il trattamento, questi rispettino gli appuntamenti programmati per le somministrazioni, seguendo un preciso schema iniziale e di mantenimento.
Non ci sono dati disponibili sull’uso del trattamento su minori di 18 anni, in gravidanza, e pazienti con grave compromissione epatica e renale, inoltre il farmaco non deve essere usato in concomitanza con atazanavir/cobicistat, antimicobatterici, anticonvulsionanti e Erba di San Giovanni.
Attenzione agli effetti collaterali!
Importante sapere che il Lenacapavir nei pazienti con immunodepressione severa scatenare forti e gravi reazioni quali la sindrome infiammatoria da immunoricostituzione, con il peggioramento dei sintomi e l‘insorgenza di retiniti da citomegalovirus, infezioni micobatteriche generalizzate e focali, infezione polmonare, malattia di Graves, epatite autoimmune.
Inoltre, possono verificarsi
- Tumefazione in sede di inoculo;
- Dolore;
- Nodulo;
- Astenia;
- Affaticamento;
- Eritema;
- Indurimento;
- Prurito;
- Stravaso;
- Massa;
- Ematoma;
- Edema;
- Ulcera;
- Nausea;
- Diarrea;
- Covid-19.
Dalle ultime esperienze vissute con farmaci sperimentali e vaccini sperimentali, abbiamo appurato quanto rischioso possa rivelarsi sottoporsi a cure sperimentali che non hanno ancora ottenuto le autorizzazioni e terminato il periodo di verifica.
Sempre meglio informarsi preventivamente prima di iniziare qualsiasi trattamento farmacologico e terapeutico, consultando il proprio medico.