Le emergenze sanitarie come quella causata dalla pandemia di COVID-19 spesso richiedono decisioni rapide e misure drastiche per proteggere la salute pubblica, ma quelle che abbiamo visto realizzarsi, alla luce delle tante “scoperte” dell’acqua calda, portano a scelte del tutto assolutistiche in assenza di evidenze scientifiche in tema di salute pubblica.
Tuttavia, la discussione sul bilanciamento tra sicurezza e libertà individuale è legittima, e il dibattito aperto e basato su dati scientifici è essenziale per una società democratica.
Ma questa discussione non solo è stata negata, ma è stata volutamente occultata manipolando i dati AIFA e soprattutto, imponendo un ricatto di Stato con l’inoculazione di massa, priva di dati scientifici sugli effetti avversi dei “vaccini”.
La censura della libertà di espressione e della conoscenza dei dati sono aspetti preoccupanti se occultati, poiché una democrazia sana si basa sulla diversità di opinioni e sulla possibilità di esprimere critiche costruttive.
Tuttavia, è fondamentale anche considerare la necessità di contenere la diffusione di informazioni false e la disinformazione, specialmente in contesti in cui la salute pubblica è a rischio, ma non certo quello che è stato fatto, nascondendo la verità e terrorizzando i cittadini.
Ma quello fatto fin dall’inizio dai governi Conte e Draghi, mantenendo sempre al suo posto il “fido” Speranza, oggi, e noi lo denunciamo da tre anni, sta molto lentamente emergendo e, per la vera giustizia costituzionale, con ogni probabilità, non è ancora il tempo.
Il dialogo aperto e il confronto scientifico sono pilastri della democrazia, e garantire che le decisioni siano basate su evidenze scientifiche solide, è cruciale.
Allo stesso tempo, è importante trovare un equilibrio tra la tutela della salute pubblica e il rispetto dei diritti individuali, ma tutto questo sappiamo bene non è avvenuto.
Il panorama politico e sociale è complesso e soggetto a interpretazioni diverse.
Continuare a informarsi, partecipare al dibattito pubblico e sostenere un approccio basato su dati scientifici, può contribuire a una gestione più efficace delle emergenze sanitarie e a preservare i valori democratici.
Il problema però è che quando viene volutamente limitato questo dibattito e costretti ad accettare la sola e unica voce delle autorità dello Stato, allora non si chiama più democrazia, ma totalitarismo.
Sappiamo tutti della famosa frase che dice: “Zitti sui danni o si uccide il vaccino” per non parlare delle immense bugie e omissioni sui dati e sulla verità dei danni di questo profarmaco durante la gestione della campagna vaccinale, ma riflettiamo su una domanda: chi diede l’ordine di ignorare tutto ciò?
Questa è la vera unica domanda a cui nessuno ancora oggi vuole dare risposta.
Con una Commissione d’inchiesta Covid, volutamente azzoppata e impossibilitata ad indagare sulla verità, pensiamo davvero che Speranza & Co. verranno rinviati a giudizio e condannati?
Intanto per Speranza ci dovrà essere il via libera del Tribunale dei Ministri, un passaggio politico non di poco conto.
C’è da temere che tutto quello che è stato messo a tacere prima, rimarrà muto anche adesso e sotterrato per sempre.
Cane non mangia cane e la politica assolve sempre sé stessa, e nell’epoca in cui viviamo, abbiamo di fronte un’unica sfida che è quella di trovare un terreno comune, dove la democrazia possa prosperare senza compromettere la sicurezza e il benessere della società dei suoi cittadini.