“La sicurezza non è solo un problema di ordine
pubblico, ma anche di prevenzione, cura del decoro, occupazione degli
spazi con attività sociali, culturali e ricreative. E’ necessario
istituire un assessorato con unica delega alla Sicurezza Urbana
Integrata, Polizia Locale, Decoro Urbano e Legalità e costruire un
settore specifico, composto da esperti anche in ambito sociale,
urbanistico, della viabilità, del commercio. Più tecnologia e sistemi
intelligenti, anche capaci di dare l’allarme in caso di aggressioni”,
così Fabio Fecci, presidente dell’Associazione Sicurezza e Decoro per
Parma che sostiene Pietro Vignali candidato sindaco di Parma.
“La tecnologia - prosegue - è un grande alleato della sicurezza: le
telecamere di sorveglianza di oggi, senza un sistema di analisi video,
non sono un supporto valido delle Forze dell’Ordine, che devono avere
strumenti veloci per intervenire rapidamente”.
“I recenti fatti di cronaca – aggiunge Fecci – insegnano che serve
maggior tutela per le fasce deboli e le donne: con Vignali sindaco
verranno introdotte telecamere intelligenti e dispositivi per l’invio di
allarme in caso di aggressioni e sistemi di sicurezza anche a bordo dei
mezzi pubblici e dei taxi. È inoltre urgente un sistema di controllo
video nei parchi e nelle aree verdi, in cui vogliamo inserire anche
delle colonnine Sos. Vogliamo creare un sistema elettronico per la
prevenzione dei furti di bicicletta che, come sappiamo, sono all’ordine
del giorno in città.
“Infine – conclude Fecci - vogliamo contribuire, dal punto di vista
economico, a incrementare l’installazione di sistemi di allarme nelle
casa e accelerare l’inclusione dei sistemi di videosorveglianza dei
privati nel sistema generale comunale”.
Parma, 1 dicembre 2021 - Il Comune di Parma e la sua Polizia Locale sono impegnati da tempo nella attuazione di politiche attive di sicurezza urbana.
Otto nuove telecamere: potenziata la videosorveglianza del territorio, investimento di 100mila euro. Al vaglio dell'Amministrazione comunale anche l'installazione di ulteriori apparecchi all'interno del borgo del paese
Rintracciata l’auto che lunedì 10 agosto era fuggita dopo aver urtato un ciclista. Leoni: «L’ultimo caso eclatante che dimostra l’utilità del sistema di videosorveglianza»
Cassazione: stop all'attività di videosorveglianza sul posto di lavoro nonostante il consenso scritto dei lavoratori. Necessario l'accordo sindacale
La Suprema Corte torna a bacchettare, con una sentenza innovativa, l'attività di videosorveglianza sul posto di lavoro. È quanto emerge dalla sentenza 50919 del 17 dicembre 2019 della Cassazione: il datore rischia un'ammenda salata se attua la videosorveglianza senza l'accordo sindacale nonostante il consenso dei lavoratori a essere ripresi. Con la sentenza, la Suprema corte, ha respinto il ricorso di un imprenditore che aveva installato telecamere per il controllo a distanza del personale. Inutile il ricorso della difesa. Il legale aveva sostenuto che la telecamera era stata installata solo dopo il consenso scritto degli impiegati. La tesi non ha fatto breccia presso i Supremi giudici che hanno risolto la questione attingendo prima di tutto allo Statuto dei lavoratori, in particolare all'articolo 4.
Per il Collegio la norma inibisce, in assenza dello svolgimento delle preordinate intese con le rappresentanze dei lavoratori ovvero in assenza della autorizzazione rilasciata dall'Ispettorato del lavoro, la installazione degli strumenti di videosorveglianza a distanza; il fatto che poi le immagini riprese con tali strumenti siano nella disponibilità del datore di lavoro ovvero di un terzo, peraltro da quello incaricato, è circostanza del tutto irrilevante ai fini della integrazione del reato.
Dunque, conclude la Cassazione, il consenso o l'acquiescenza che il lavoratore potrebbe, in ipotesi, prestare o avere prestato, non svolge alcuna funzione esimente, atteso che, in tal caso, l'interesse collettivo tutelato, quale bene di cui il lavoratore non può validamente disporne, rimane fuori della teoria del consenso dell'avente diritto, non essendo nel caso descritto la condotta del lavoratore riconducibile al paradigma generale dell'esercizio di un diritto, trattandosi della disposizione di una posizione soggettiva a lui non spettante in termini di esclusività. Insomma, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, irrilevante che l'imprenditore raccolga l'adesione dei dipendenti a essere ripresi. Necessario l'accordo sindacale.
(17 dicembre 2019)
Approvato il progetto per la collaborazione fra cittadini e istituzioni e per l’installazione di nuovi punti di sorveglianza alla Graziosa
Dopo l’approvazione della Giunta Comunale, anche a San Cesario sul Panaro partirà il Controllo di Vicinato. Il progetto prevede una forte collaborazione fra cittadini, amministrazione comunale e forze dell’ordine per attivare percorsi condivisi di sorveglianza del territorio che entreranno nella fase operativa tra novembre e dicembre con tre incontri informativi. Ad affiancare questa importante novità l’implementazione di due nuovi punti di video sorveglianza con lettura targhe nella zona della Graziosa.
“Sono molto soddisfatto di poter dare avvio a questo progetto” – spiega il Sindaco Francesco Zuffi –. C’è una forte richiesta da parte dei cittadini. È stato uno dei temi più trattati in campagna elettorale e per questo ci siamo spesi per dare subito attuazione al progetto a pochi mesi dall’insediamento della nuova Giunta. Essendo già attivo in altri Comuni, abbiamo avuto modo di verificarne l’utilità. Si tratta di un progetto che riguarda la sicurezza, ma in realtà è qualcosa di più: una politica attiva di coesione sociale, utile a rafforzare i legami della comunità”.
Il Controllo di Comunità prevede una forte collaborazione fra l’Amministrazione Comunale, la Polizia locale e i cittadini, con l’obiettivo di creare un sistema integrato di sicurezza urbana. Ma il progetto sarà utile anche per accrescere il senso civico e rafforzare i rapporti sociali all'interno della comunità. Il Controllo di Comunità vedrà l’Amministrazione impegnata su più fronti, la promozione del progetto e il supporto alla Polizia Locale che sarà uno degli attori principali. La Polizia Locale infatti sarà il riferimento per i gruppi che si formeranno nel territorio e sosterrà di referenti nella loro azione di coordinamento.
“Con l’approvazione del progetto Controllo di Comunità – spiega l’Assessore alla Sicurezza Luca Brighetti- iniziamo un percorso importante per il nostro Comune. Il nostro obiettivo è quello di costruire una rete di relazioni sociali, di prassi, di azioni, per aiutare, da un lato le Forze dell’Ordine a garantire sempre maggior sicurezza nel nostro territorio e, dall'altro aumentare la coesione sociale e diminuire la frammentazione all’interno della comunità”.
Dopo l’approvazione del progetto, saranno organizzati tre momenti di incontro tra la Polizia Locale e i cittadini che avverranno tra novembre e dicembre. Questi incontri riguarderanno tutto il territorio comunale, comprese le frazioni di Sant'Anna e Altolà. Durante questi momenti informativi la Polizia Municipale fornirà ai cittadini le informazioni principali e i dettagli del progetto, oltre a spiegare bene gli obiettivi e i ruoli dei soggetti interessati. Dopo questi incontri si svolgerà un’assemblea aperta finalizzata alla creazione formale dei gruppi di Controllo di Comunità, alla presenza anche dei funzionari della Regione Emilia Romagna.
“L’approvazione del Controllo di Comunità – prosegue Brighetti - si inserisce ad un più ampio ragionamento sulla sicurezza che l’Amministrazione sta mettendo in campo, come l’implementazione del servizio di videosorveglianza comunale e la collaborazione con i Carabinieri di Castelfranco, tutti volti a garantire sempre maggior sicurezza ai cittadini e alle imprese. Per questo, mi sento di rivolgere un grande ringraziamento al nostro gruppo di Polizia Locale che si spende quotidianamente sul nostro territorio”.
Il Controllo di Vicinato non è infatti l’unica novità sul tema della sicurezza: “Nelle prossime settimane – conclude il Sindaco Zuffi – installeremo due nuovi punti di video sorveglianza con lettura targhe nella zona della Graziosa. Vogliamo iniziare un percorso che porti a rendere più controllata quella zona, dove hanno sede importanti realtà industriali. Le nuove installazioni aumenteranno anche i controlli all’isola ecologica, dove in passato si sono verificati episodi di abbandono di rifiuti e degrado che vogliamo eliminare”.
Ennesimo e grave atto vandalico si è verificato nella notte tra venerdì 27 e sabato 28 settembre. L'episodio è avvenuto ancora una volta nel parcheggio di proprietà del comune e della provincia di Parma, adiacente all'Istituto comprensivo "P. L. Belloni".
Diverse auto in sosta sono state vandalizzate ed in particolare sono stati spaccati i parabrezza e i vetri.
Episodi del genere non sono una novità, vista l'area non videosorvegliata e piuttosto nascosta. L'area al calar della sera diventa luogo di bivacco e degrado specialmente nei pressi di un bagno pubblico chiuso al pubblico dove è possibile nascondersi agli occhi indiscreti ed ubriacarsi in tranquillità abbandonando ovunque bottiglie di alcolici e superalcolici spaccate tra l'erba e il terreno.
Alla luce di quanto avvenuto siamo a chiedere l'installazione urgente di telecamere nell'area e la loro doverosa segnalazione. In molti non si sentono più al sicuro e parcheggiare la propria auto, ormai provoca preoccupazione. Tali atti non possono e non devono restare impuniti e Colorno non può avere zone franche.
Basta pochissimo tempo per danneggiare delle autovetture, e le forze dell'ordine non possono presidiare h24 un singolo punto del paese. Per tale ragione, telecamere subito.
Il gruppo
AMO - COLORNO
L'assessore Guareschi: "A Busseto possiamo contare su un sistema all'avanguardia"
Busseto, 1 febbraio 2019 | Continua con successo l'implementazione dell'impianto di videosorve-glianza nel Comune di Busseto: entro la fine del 2019 verranno installate nuove telecamere - che si vanno ad aggiungere alle 33 già presenti sul territorio comunale - che permetteranno anche il con-trollo dei veicoli in uscita dal territorio comunale. "Si tratta - ha affermato il comandante della Polizia Locale Massimiliano Deleo - di un tema molto importante ed attuale, su cui il Comune di Busseto ha lavorato con molta attenzione. Il sistema di videosorveglianza sul territorio bussetano è uno dei più strutturati della Provincia e, grazie alla stretta collaborazione con le Forze dell'Ordine, stiamo otte-nendo buoni risultati".
Esprime grande soddisfazione anche l'assessore alla Sicurezza e Polizia Locale Elisa Guareschi "Dal giorno della nostra elezione - ha commentato l'Assessore - abbiamo lavorato con grande impegno per aumentare la sicurezza sul nostro territorio investendo risorse importanti, ad oggi più di 100mila eu-ro. Entro il 2019 potenzieremo ancora la rete, che già comprende 9 telecamere OCR e 24 di contesto, in quanto i risultati ottenuti sono stati positivi ai fini preventivi e in termini investigativi. Ci tengo a sottolineare che quello di cui dispone Busseto oggi è il frutto del lavoro sinergico di diverse persone che desidero ringraziare: il personale dell'ufficio tecnico, l'Assessore al Bilancio, la Ditta Comeser, la Compagnia Carabinieri di Fidenza e la Stazione Carabinieri di Busseto e la Polizia Locale di Busseto coordinata dall'Ispettore Deleo che ha sempre dimostrato grande professionalità nella consultazione del sistema, perchè certamente disporre di un'ottima tecnologia è basilare, ma la differenza per la buona riuscita delle indagini la fanno gli operatori e la loro preparazione; e non ultimi i cittadini, che hanno sempre fornito segnalazioni e spunti importanti rispetto alle criticità del territorio. Per l'amministrazione promuovere iniziative a tutela dei cittadini rimane prioritario: il 2019 sarà un anno importante perchè investiremo sulla strumentazione e il rinnovo dei mezzi della Polizia Locale, e sosterremo in modo ancora più convinto sul progetto di controllo di vicinato"
Come evidenziato da Deleo sono diversi gli ambiti in cui Polizia Locale e Carabinieri possono avvalersi dell'aiuto delle telecamere di videosorveglianza: si va dall'ambito della pubblica sicurezza che permette di controllare maggiormente il territorio in un' ottica di prevenzione per reati come furti e truffe; alla ricostruzione di incidenti stradali e all'identificazione di persone che compiono gesti di incivil-tà, come ad esempio l'abbandono di rifiuti. "Le telecamere di cui dispone Busseto - spiega Marco Bragalini di Comeser Srl ditta installatrice - sono dotate di una tecnologica di ultima generazione che se-gnala in tempo reale autovetture non in regola con i documenti oppure veicoli sospetti o rubati. Con il nuovo anno, inoltre, sarà anche possibile riconoscere il modello e il colore della macchina, sia di gior-no sia di notte in presenza di qualsiasi condizione meteo".
"Nell'Amministrazione - ha concluso Deleo - abbiamo sempre trovato disponibilità ad investire risorse economiche nel progetto sulla sicurezza. A breve partirà anche un progetto, coordinato da Questura e Prefettura di Parma, che renderà possibile l'accesso di tutte le telecamere di videosorveglianza del territorio provinciale alle Forze dell'Ordine per un controllo ancora più preciso, puntuale e capillare".
Videoriprese dei dipendenti vietate anche se c'è il consenso dei dipendenti: per la Cassazione dev'essere condannato il datore che installa una telecamera che li riprende all'opera anche se vi è l'assenso scritto dei lavoratori. Anche dopo il Jobs Act resta reato il sistema di controllo a distanza se manca l'accordo coi sindacati o l'autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro
I datori di lavoro non possono riprendere arbitrariamente i dipendenti all'opera. Altrimenti rischiano una condanna penale. Ciò vale anche quando la realizzazione dei video è giustificata da esigenze di sicurezza e tutela del patrimonio aziendale e pure se i lavoratori sono d'accordo e hanno fornito il loro assenso scritto: gli apparecchi che potenzialmente possono controllare a distanza i dipendenti, in tal senso, possono essere autorizzati solo a seguito di accordo con le rappresentanze sindacali o in mancanza di questo, dalla Direzione Territoriale del Lavoro, mentre il consenso degli interessati non costituisce un'esimente per l'imprenditore perché i lavoratori sono «soggetti deboli» del rapporto subordinato ed in quanto tali influenzabili già in sede di assunzione.
Tutto questo era già stato previsto dagli articoli 4 e 38 dello Statuto dei Lavoratori (L. n. 300 del 1970) in materia di tutela penale del divieto di operare controlli a distanza con impianti, strumenti e apparecchiature non preventivamente autorizzate, ma è stato confermato anche dall'art. 23, c 2 D. lgs n. 151 del 2015, che ha modificato l'art. 171 D. lgs n. 196 del 2003 e quindi vale anche dopo l'entrata in vigore del Jobs Act. A ribadire quelli che sono sacrosanti principi dei diritti dei lavoratori non scalfiti dalla recente riforma, è la sentenza della terza sezione penale della Cassazione 38882/18, pubblicata il 24 agosto, che per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", è un'importante decisione che fa il punto in materia e fornisce preziose indicazioni ai fini della tutela del rapporto datore/dipendenti in materia di videosorveglianza e riprese nei luoghi di lavoro.
Nel provvedimento in commento è stata confermata l'ammenda emessa dal Tribunale di Chieti nei confronti del titolare di un bar per il reato di cui agli articoli 4 e 38 D. Lgs. 300 del 1970 perché quale esercente attività di bar-gelateria, installava quattro telecamere, disponendole in vari punti dello stabilimento, connesse ad uno schermo LCD e a un apparato informatico, in modo da avere il controllo visivo di tutti i luoghi di lavoro dove i dipendenti svolgevano le mansioni loro attribuite ed averne il controllo a distanza.
A nulla è valso rilevare che il sistema di videocamere risultasse installato per l'incolumità delle persone e la tutela del patrimonio aziendale ed in particolare a seguito di due episodi uno consistente in un'aggressione ad una dipendente da parte di ragazzi ubriachi, e quindi l'istallazione risponderebbe ad esigenze di sicurezza sul lavoro, e l'altro riguardante furti subiti dal locale e dunque la videosorveglianza avrebbe la finalità di tutelare il patrimonio aziendale. Non vi è dubbio che l'impianto anche solo potenzialmente controlla a distanza i dipendenti: ed il reato è integrato anche quando le telecamere restano spente.
Per autorizzarle la legge ha scelto una procedura codeterminativa, vale a dire l'accordo coi sindacati, che è collettivo, o l'autorizzazione dell'organo pubblico. Rileva, a tal proposito, il supremo collegio con condivisibile e significativa motivazione che: «Questa procedura, dettagliatamente prevista dal legislatore - frutto della scelta specifica di affidare l'assetto della regolamentazione di tali interessi alle rappresentanze sindacali o, in ultima analisi, ad un organo pubblico, con esclusione della possibilità che i lavoratori, uti singuli, possano autonomamente provvedere al riguardo - trova la sua ratio nella considerazione dei lavoratori come soggetti deboli del rapporto di lavoro subordinato. La diseguaglianza di fatto, e quindi l'indiscutibile e maggiore forza economico-sociale dell'imprenditore, rispetto a quella del lavoratore, rappresenta la ragione per la quale la procedura codeterminativa sia da ritenersi inderogabile (a differenza di quanto ritenuto invece dalla Sez. 3, n. 22611 del 17/04/2012, Banti, Rv. 253060, citata nel ricorso), potendo essere sostituita dall'autorizzazione della direzione territoriale del lavoro solo nel solo di mancato accordo tra datore di lavoro e rappresentanze sindacali, non già dal consenso dei singoli lavoratori, poiché, a conferma della sproporzione esistente tra le rispettive posizioni, basterebbe al datore di lavoro fare firmare a costoro, all'atto dell'assunzione, una dichiarazione con cui accettano l'introduzione di qualsiasi tecnologia di controllo per ottenere un consenso viziato, perché ritenuto dal lavoratore stesso, a torto o a ragione, in qualche modo condizionante l'assunzione».
(25 agosto 2018 )
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