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Mercoledì, 11 Novembre 2015 15:07

Parma - Giuseppe Tramuta: "Sicurezza snobbata!"

La nota stampa di Giuseppe Tramuta sulla sicurezza cittadina. Un'analisi dopo i gravi fatti di cronaca degli ultimi giorni che si conclude con le proposte concrete avanzate. "La mancanza di controllo del territorio unitamente al decreto "Svuota Carceri" ha inevitabilmente portato ad una delinquenza più marcata e, quindi, ad un pericolo costante per noi cittadini di Parma." -

Parma, 11 novembre 2015 -

Nonostante le continue assicurazioni da parte delle autorità preposte che, per non destare allarmismo tra la gente, continua a sottolineare che nella nostra città la Sicurezza non rappresenta un grave problema, i gravi fatti occorsi in questi ultimi giorni, stanno a dimostrare il contrario.
La mancanza di controllo del territorio unitamente al decreto "Svuota Carceri" ha inevitabilmente portato ad una delinquenza più marcata e, quindi, ad un pericolo costante per noi cittadini di Parma. Pericolo che, se rapportato al grado di vivibilità di solo pochi anni fa, ci rende invivibile il nostro quotidiano.
Dopo la fine del mio servizio nella Polizia di Stato - Squadra Mobile, più volte sono stato contattato come tecnico con lunga esperienza in materia di Sicurezza. Attualmente con il movimento Prima Parma - Territorio & Autonomia, abbiamo presentato una serie di proposte per una prevenzione del territorio e dei cittadini (vedi petizione "Città Sicura") che, come ormai è noto a tutti, è stata snobbata sia dall'amministrazione che dai consiglieri d minoranza.
Lo scritto arrivato a me nei giorni scorsi, come primo firmatario della suddetta petizione, da parte del Presidente del Consiglio Comunale di Parma, Dott. Vagnozzi, non è certo la risposta che ci si aspettava; solo una cronistoria di quanto successo dal momento della presentazione ad oggi. Quindi, di fatto, la risposta che doveva essere data non è mai arrivata.
Ora, mi chiedo come si possa continuare a nascondersi dietro a risposte date e non date, provvedimenti che non hanno portato a nulla di positivo, mancanza di considerazione sia dei cittadini di Parma che delle loro proprietà.
Come esperto in materia mi sento doppiamente frustrato; vedo cose che potrebbero essere benissimo evitate se solo si volesse agire con buona volontà e senso di rispetto verso la città.
Le proposte avanzate sono:
1) Riapertura delle circoscrizioni aventi funzioni di commissariati in ogni quartiere con la presenza di personale della Polizia Municipale in divisa h24 (nelle ore notturne anche con auto dotata di lampeggiante acceso come deterrente)
2) Più personale in divisa sul territorio, soprattutto nei pressi delle scuole, parchi e luoghi mal frequentati, svolgendo attività di monitoraggio in collaborazione con tutti i cittadini e i commercianti. Le segnalazioni poi dovrebbero essere tempestivamente inviate dagli stessi alla Centrale Operativa delle forze dell'ordine
3) Altro mezzo molto importante, le telecamere dislocate in vari punti della città, con particolare riguardo alle arterie principali
4) Addestramento mirato degli agenti della Polizia Municipale
5) Migliore gestione delle Forze dell'Ordine
6) Evitare iniziative private di "Ronde" molto pericolose; molto meglio il controllo del vicinato
Ritengo che questi suggerimenti, non dispendiosi, possano migliorare di molto la Sicurezza dl nostro territorio.
Mi auguro a questo punto che, chi di dovere, mi dia la possibilità di impegnarmi ancora una volta per Parma ed i suoi cittadini.

Giuseppe Tramuta

Pubblicato in Cronaca Parma
Martedì, 10 Novembre 2015 10:12

Diritti, "Europa dei cittadini? Io rispondo"

Questionario voluto dalla Commissione Ue su come viene vissuta oggi l'Unione europea e avanzare proposte per rendere più fruibili i diritti di cittadinanza europea. C'è tempo fino al 7 dicembre. Sul sito dell'assemblea legislativa per partecipare a consultazione pubblica. saliera: "dite la vostra per una ue migliore". -

Parma, 10 novembre 2015 -

Europa, dite la vostra. L'Assemblea legislativa regionale invita i cittadini dell'Emilia-Romagna a partecipare alla consultazione pubblica promossa sul web dalla Commissione europea rispondendo al questionario su come viene percepita oggi l'Europa unita e su cosa potrebbero fare le istituzioni per rendere la vita più facile alle persone nell'esercizio dei diritti di cittadinanza europea. Partendo dalle proprie esperienza di vita, di studio o di lavoro, o anche semplicemente di viaggio in uno dei Paesi membri, rispondere alle domande porta sia a esprimere un giudizio su come attualmente venga vissuta l'Unione europea sia ad avanzare proposte per cambiare le cose.

Sul sito dell'Assemblea legislativa www.assemblea.emr.it è stata aperta una sezione ad hoc – Europa dei cittadini? Io rispondo – che permette di accedere direttamente al questionario e nella quale la presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, in un video invita a rispondere, partecipando così alla consultazione aperta ai cittadini.

Saliera, che rappresenta l'Emilia-Romagna nel Comitato delle Regioni (CdR), l'organo consultivo, composto da rappresentanti di enti locali e regionali di tutti i 28 Stati dell'Unione europea, che Commissione e Consiglio Ue devono sentire prima di decidere su temi di competenza delle amministrazioni locali e delle Regioni, per fare in modo che la legislazione europea tenga conto delle prospettive dei territori, rilancia la consultazione pubblica: "La partecipazione- spiega- è un ingrediente fondamentale della vita democratica al quale sentiamo di dover contribuire. Cittadinanza significa valori e diritti. Diciamo dunque la nostra e diamo il nostro apporto rispondendo al questionario. Sarà utile per costruire un'Europa migliore".

I cittadini dell'Unione europea godono di una serie di diritti importanti: da quello di spostarsi liberamente e risiedere all'interno della Ue al diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni europee e comunali in un altro paese Ue nel quale risiedono alle stesse condizioni dei cittadini di tale paese. Inoltre, hanno il diritto di non essere discriminati per motivi di nazionalità. La Commissione europea è impegnata a tutelare e rafforzare i loro diritti. Nel 2013 ha pubblicato una relazione sulla cittadinanza della Ue che elenca 12 azioni per aiutare i cittadini ad esercitare i loro diritti in sei settori chiave: rimuovere gli ostacoli per lavoratori, studenti e tirocinanti Ue; ridurre la burocrazia negli Stati membri; tutelare i membri più vulnerabili della società; eliminare gli ostacoli a fare acquisti nella Ue; fornire informazioni accessibili e mirate sui diritti nell'Unione europea e accrescere la partecipazione alla vita democratica della Ue.

"Questa consultazione – si legge nell'introduzione al questionario - offre la possibilità di condividere la vostra opinione e la vostra esperienza su questioni relative ai vostri diritti di cittadini della Ue nonché su cosa la Commissione europea potrebbe fare per rendere più semplice la vita ai cittadini quando esercitano i loro diritti nella Ue".

E' possibile rispondere fino al 7 dicembre.

(Fonte: ufficio stampa Regione ER)

Cereali, settimana positiva, Parmigiano in ripresa? Ritirato il Mascarpone dalla GDO, premi comunitari, Nuova Zelanda e riduzione della mandria, oltre un miliardo il fatturato di Conserve Italia e Maurizio Gardini è stato confermato, "vino" e partners.
(in allegato il formato pdf scaricabile)
SOMMARIO Anno 14 - n° 45 08 novembre 2015
1.1 editoriale Lavoro è fatica... non per tutti
3.1 cereali Cereali, settimana positiva per i nazionali.
4.1 Lattiero caseario Segnali di ripresa per il Parmigiano?
5.1 Expo 2015 Chiusura con il botto per il Parmigiano Reggiano a Expo
5.2 sicurezza alimentare Mascarpone ritirato dal commercio
6.1 novità informative Teseo la nuova frontiera informativa di Clal
6.2 Finanziamenti agricoli In arrivo gli anticipi dei premi comunitari,
7.1 zootecnia Nuova Zelanda: aumentano le vacche macellate
7.2 export Cina: aumenta l'import di prodotti finiti. L'Italia c'è!
8.1 imprese Maurizio Gardini riconfermato presidente di Conserve Italia
9.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 45 8nov15 COP

Domenica, 08 Novembre 2015 12:39

Lavoro è fatica... non per tutti

"Un dipendente pubblico che dice che va a lavorare e poi non ci va, deve essere licenziato". Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, è stata molto chiara esprimendo il pensiero che la stragrande maggioranza dei cittadini, lavoratori, inoccupati e disoccupati vorrebbero accadesse. Ma dal sensazionalismo delle indagini alla punizione per colpa provata non vi è un passaggio diretto e lineare.

di Lamberto Colla - Parma, 8 novembre 2015 -

Staremo a vedere se i dipendenti comunali di Sanremo, colti con le mani nel sacco, sapranno cantare e soprattutto se ci sarà un seguito coerente con il risultato atteso.
Le immagini acquisite dalla Guardia di Finanza erano eloquenti e il numero di persone coinvolte così elevato che risulta difficile credere che nessuno dei vertici sanremese non sapesse nulla.

35 arresti e 196 indagati. Possiamo sorridere per il dipendente / custode che andava a timbrare in mutande ma non vorrei che fosse l'unico a pagare esposto alla gogna mediatica colpevole, almeno questo è certo, di avere messo in scena comportamenti di cattivo gusto. Abitazione e luogo di lavoro, separati da una sola porta interna, erano diventati per il custode un ambiente unico e c'é da scommetterci, quando era in casa si sentiva ancora custode e al lavoro ancora in casa sua.
Alla fine il vigile urbano custode dell'anagrafe comunale, a causa della notorietà dovuta alle immagini che lo riprendevano in mutande, passerà alla storia come l'emblema del fancazzismo della città dei fiori anche allorquando dovesse venire assolto.

Tutti gli altri circa 200 invece, bene o male, riusciranno a restare all'ombra dell'anonimato sino a fine processo quando, la statistica viene a loro favore, la stragrande maggioranza di loro verrà assolta lasciando nella memoria dei cittadini tre elementi a ricordo dell'episodio: un lavoro enorme di pedinamento e registrazione dei fatti da parte della Guardia di Finanza, un dipendente in mutande che timbra il cartellino e la magistratura che assolve quasi o addirittura tutti gli indagati.
La giustizia farà il suo percorso e, c'è da augurarselo, punirà i disonesti e scagionerà coloro che non hanno commesso alcun reato ma con la diffusione e l'enfatizzazione delle immagini della Guardia di Finanza è già passato il messaggio di colpevolezza per tutti.

Fermo immagine video GdF Imperia

Una domanda sorge spontanea. Dov'erano il Sindaco, gli Assessori competenti (Personale e Bilancio ad esempio) e i Dirigenti Comunali responsabili del controllo e vigilanza? Non si erano accorti che tra malattie, permessi e, a giudicare dalle immagini della GdF, probabili assenze ingiustificate, mancava all'appello quotidiano un buon numero di operatori?
Ebbene questi dove erano? Anche loro assenti ingiustificati sottratti al flagello digitale solo per fatto che non avevano l'obbligo di timbrare il cartellino? Oppure se c'erano dormivano?
Forse varrebbe la pena coinvolgere e ascoltare anche costoro, cosa che sicuramente la magistratura farà ma ai quali è stato risparmiato il "processo mediatico" che, a differenza del vero processo, normalmente si conclude con la colpevolezza e raramente con il reintegro della dignità offesa.

Un paese veramente civile non avrebbe dato in pasto all'opinione pubblica una notizia montata in modo sensazionalistico che, come racconta la storia giudiziaria, si conclude con un quasi nulla di fatto.

Infatti, dal monitoraggio della Funzione Pubblica, dati relativi al 2013, emerge come su quasi 7 mila procedimenti, quelli conclusi con licenziamento, siano solo 220 e tra questi solamente un centinaio per assenteismo.

Troppo alto il gap tra il numero di procedimenti e il risultato finale. O le accuse erano quasi totalmente ingiustificate o la giustizia non ha fatto il suo lavoro.
In tutti i modi una sono sconfitta per lo Stato e per i suoi cittadini che vorrebbero continuare a credere sia nelle forze dell'ordine e sia nella giustizia.
Ma questi numeri lasciano molto perplessi e comunque, vero o falso che sia, la sensazione diffusa è che l'assenteismo nel pubblico impiego sia elevatissimo e che sia vissuto dagli attori come una sorta di benefit.

Purtroppo la piaga dell'assenteismo nel pubblico impiego non è una favola.
L'analisi dell'intervento di riforma applicato dal Ministro Brunetta ne è una tragica conferma che, al di là della colorazione politica, non può essere tralasciato dai Governi.

«Dopo il primo anno di applicazione della legge Brunetta la riduzione media è stata del 38 per cento», hanno scritto Maria Laura Parisi e Alessandra Del Boca su Lavoce.info. La cura Brunetta, antica ormai di circa otto anni, aveva dato il suo benefico effetto e consisteva nel rendere dura la vita ai "furbetti" del pubblico impiego, colpendoli al "cuore del portafoglio" e nella possibilità di utilizzare a proprio piacimento il tempo sottratto al lavoro stipendiato.

Sul primo fronte aveva stabilito la perdita di ogni componente accessoria del salario (in media, il 20 per cento della retribuzione) per i primi dieci giorni di assenza continuativa per malattia (norma ancora in vigore).
Sul secondo, aveva ampliato le fasce di reperibilità, cioè i periodi di tempo in cui il lavoratore deve restare chiuso in casa per consentire le visite fiscali (da 4 a 11 ore) e poi ridotte a 7 allargando un po le maglie del controllo.
Fatto sta che appena è stata allentata la presa il malcostume ha ripreso nuovamente gli spazi lasciati vacanti e il caso di Sanremo è l'ultimo eclatante accorso in termini di tempo.

Gli episodi di cronaca non mancano. Dal Nord al Sud l'assenteismo estremo è equamente distribuito sul territorio.

A Boscoreale, nell'area vesuviana, un sistema di telecamere sull'ingresso del comune ha permesso di smascherare 125 assenteisti cronici su 170. Allo Iacp di Messina sono finiti sotto processo 81 furbetti del badge su 96 impiegati.
Nella sede di Rovigo della Regione Veneto 170 ore di filmati sono servite a incastrare 98 lavoratori su 115, mentre a La Spezia le Fiamme gialle hanno scoperto sei addetti alla commissione tributaria provinciale che se la filavano a casa ogni mattina, direttore dell'ufficio compreso.

Da risultare quasi incredibile il caso della dipendente del policlinico del Sant'Orsola di Bologna la quale era riuscita a inventarsi due gravidanze riuscendo a percepire lo stipendio per nove anni avendo lavorato solo 6 giorni. In questo caso la condanna fu di due anni senza nemmeno il beneficio della condizionale.

Un Paese spaccato in due...
da un lato assistiamo alla dignità massacrata dal lungo periodo di inattività, che troppo spesso porta al suicidio, mentre dall'altra alla assenza di dignità dei "senzavergogna" i quali, oltre a sottrarre efficienza e lavoro onesto, vivono la presunzione che la "frode" sia un loro diritto acquisito.

Fermo immagine2 GdF Imperia

Pubblicato in Politica Emilia

Cereali, scambi limitati e mais in crescita. Lattiero-caseario sempre in crisi tranne il burro. Basta con la carne ora mangiamo insetti. Il primo Parmigiano Reggiano per gli ebrei. Expo2015 chiude con oltre 21 milioni di pubblico. Che fine ha fatto la Grecia? Sarà la Polonia il prossimo obiettivo?
(in allegato il formato pdf scaricabile)

SOMMARIO Anno 14 - n° 44 01 novembre 2015
1.1 editoriale Che ne è della Grecia? Sarà la Polonia il prossimo obiettivo della ferocia europea?
3.1 cereali Cereali, scambi limitati tranne per il mais dove il prezzo tende a salire.
4.1 Lattiero caseario Diagramma piatto per i duri e l'irresistibile ascesa del burro.
5.1 alimentazione e salute No alla carne rossa, Sì a OGM e insetti.
5.2 latte parmigiano reggiano Prezzo a riferimento del latte industriale per la campagna casearia 2014 II quadrimestre
6.1 Latte e organizzazioni Latte, Caselli: bene la nascita della prima Associazione di organizzazioni di produttori.
6.2 parmigiano reggiano Novità, la prima forma di "Parmigiano Reggiano" per gli Ebrei osservanti
7.1 nomine Maurizio Danese nuovo Presidente di Veronafiere
7.2 Expo2015 Expo, superati i 21 milioni di visitatori
8.1 Mais e soia Mais e Soia dati previsionali 2015 - 2016
9.1 promozioni "vino" e partners

Cuvus 44 2015COPrid

La deriva a destra della Polonia potrebbe costare cara al popolo di Karol Woytila. Intanto la Grecia sembra sparita sin dalla cartina geografica. Se non fosse stato per l'Expo anche l'Italia sarebbe caduta nel totale oblio mass-mediatico.

di Lamberto Colla - Parma, 1 novembre 2015 -
La Grecia, da origine di tutti i mali (finanziari) del mondo a ameno luogo d'attrazione turistica come è sempre stato nell'era moderna.
Se provate a digitare la parola "Grecia" all'interno della finestrella di ricerca di Google otterrete solo informazioni "turistiche".

Del fallimento e delle preoccupazioni per il rischio di insolvenza che quotidianamente hanno riempito le pagine dei giornali di tutto il mondo, facendo perdere il sonno obbligando i capi di Stato in interminabili summit, non v'è più nulla. Bisogna avere la pazienza di scorrere la terza o quarta pagina del famoso motore di ricerca per trovare qualcosa che ricordi quei tragici momenti trascorsi dai cittadini figli di Enea.

Tranne appunto le tante informazioni turistiche e, purtroppo, gli aggiornamenti sulle miserie dei migranti che vanno ad arenarsi sulle coste, della bomba finanziaria greca non v'è più traccia.

Ottenuto l'obiettivo di domare i ribelli non esiste più alcun interesse mediatico.
E' successo così per l'Italia di Berlusconi , massacrata per anni da infamanti attacchi mediatici e da declassamenti del rating. Il silenzio è calato solo dopo la deposizione del Berlusca. Ora tutto è a posto e ogni intervento del premier di turno non scuote più le anime sagge di Bruxelles, anche quando Renzi ripropone le misure che già furono contestate al re del biscione. Meglio così, per carità, piuttosto che lo sputtanamento internazionale al quale ci avevano esposti con tutta la deriva finanziaria che ne è seguita.

Il fiume Oder a Wroclaw

Così, finalmente sistemati gli italiani prima e i greci dopo, la UE avrebbe potuto dormire sonni tranquilli e invece ci si sono messi di mezzo anche i miti polacchi.
Con la vittoria della destra, di chiaro stampo nazionalista e antieuropeista, i piani dei potenti lobbisti, quelli che fan ballare le marionette di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte, potrebbero venire intaccati e perciò la Polonia potrebbe entrare nel mirino della sottomissione.

E' pur vero che la resistenza degli euroburocrati sta scemando oppressi come sono dal carico di lavoro al quale, anche loro, non sembrano troppo abituati.
Ingolfati dai migranti che sbucano da ogni pertugio, schiacciati dalla pressione dell'accordo di libero scambio con gli USA (TTIP) che non si sblocca, l'isis che minaccia da sud e da est, Putin che interviene senza chiedere permesso in Ucraina e in Siria, insomma l'Europa disunita non sa che pesci pigliare.
Ci mancava più che la nazione leader si andasse a ingabolare con un programmino elementare e dormiente adeguatamente collocato sotto i cofani delle auto.

E adesso chi pensa?
La Merkel per un po' starà zitta nel timore che, dopo la Vokswagen, le portino in bella evidenza le problematiche delle sue banche locali e della sua DB (Deutsche Bank), tanto bella fuori, quanto brutta dentro. "Si vede dalla Luna, spiega Paolo Barnard, il buco della Deutsche Bank, la banca più fallita del mondo: 70.000 miliardi di debiti".

Se non fosse stato per l'interesse statunitense a fare esplodere il diesel-gate Volkswagen la Germania sarebbe ancora lì a dettar legge, a predicare bene e razzolare male.

Invece, la disobbedienza agli Stati Uniti nella gestione Greca e lo scampato rischio di un'alleanza Russa è stato uno dei motivi per alzare il sipario sul problemino tedesco, utile peraltro a fare ancora più pressione sull'accordo TTIP (Trattato di Libero Scambio Usa / Europa) che tanto a cuore sta ad Obama e che sogna di apporre la firma prima della scadenza del suo mandato presidenziale.

Intanto Ogm, cicale e insetti sono riusciti a farceli mangiare, per cui i prossimi rospi che faranno ingoiare non saranno più così indigesti. Diverso invece il trattamento che potrebbe essere riservato agli amici polacchi; gli educatori di Bruxelles e del FMI potrebbero riaccendere la "pataccatrice" che così bene ha funzionato per gli italiani e i greci.

In centro Wroclaw

Pubblicato in Politica Emilia

Il gruppo, nato su Facebook, conta migliaia di iscritte che chiedono al Governo la possibilità di andare in pensione a 57 anni di età e 35 di contributi anche dopo la fine del 2015 per conciliare famiglia e lavoro. Stilato un "manifesto" in cinque punti con le richieste, che sono state mandate anche al Presidente della Repubblica Mattarella e al Ministro del Lavoro Poletti.

MODENA- Si chiama "Opzione Donna Proroga al 2018" ed è un gruppo nato su Facebook lo scorso luglio, ma che conta già diverse migliaia di iscritte, di cui molte emiliane.
Creato da Germana Giani, a cui si sono aggiunte la amministratrici Vania Barboni, Giulia Molinaro e Maria Antonietta Ferro il gruppo, che ha già all'attivo diverse iniziative e manifestazioni in tutta Italia, chiede, a nome di tutte le iscritte "che il Governo dia alle donne lavoratrici la possibilità di andare in pensione a 57 anni di età e con 35 anni di contributi anche dopo la fine del 2015", spiega Maria Antonietta Ferro.

In poco tempo sono state raccolte migliaia di adesioni, tanto da attirare l'attenzione di media . Nel gruppo oltre alle lavoratrici dipendenti, si ritrovano anche molte lavoratrici autonome, per le quali la richiesta, al passo con la sperimentazione 243/2004, è di poter andare in pensione a 58 anni di età e sempre con 35 anni di contributi alle spalle, oltre la soglia del 2015.

Opzione donna 2018 ha messo nero su bianco un programma di 5 punti, riuniti in una sorta di "manifesto", che è stato inoltrato, nei mesi scorsi, alla Commissione Parlamentare del Lavoro proprio allo scopo di spiegare nel dettaglio le ragioni delle lavoratrici. Questi 5 punti sono anche il leit motiv delle numerose manifestazioni e iniziative che, portate avanti e sostenute con garbata tenacia, non sono passate inosservate nemmeno da parte delle istituzioni governative.

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Le richieste prendono le mosse dalla legge Maroni 243/2004, ritenuta da molte lavoratrici positiva perché, come sostengono le iscritte, "ha permesso di poter conciliare famiglia e mondo del lavoro".
Come scrivono le stesse sostenitrici della legge, e come già riportato da www.stamptoscana.it", in Italia le donne ancora oggi rivestono un ruolo di caregiver e rappresentano l'unico ammortizzatore sociale in un welfare pressoché inesistente". Ecco che, allora,"potersi dedicare a nipoti, familiari disabili, genitori anziani, uscendo anticipatamente dal lavoro con la certezza di un reddito fisso, è divenuta un'esigenza. A 57/58 anni diviene difficile poter continuare a svolgere bene entrambe le mansioni dentro e fuori casa. L'opzione donna sarebbe dunque l'unica ancora di salvezza per le lavoratrici che sono in queste situazioni particolari o hanno esse stesse problemi di salute".

Altro argomento "forte" delle lavoratrici, riguarda la sostenibilità sociale delle stesse. Infatti, la proroga del regime sperimentale fino al 31/12/2018 consentirebbe a chi non ha più un lavoro certo di non dover divenire un peso per la società. Concedendo una pensione a 57 anni, peraltro ampiamente guadagnata e sostenuta dai 35 anni di contributi, ci si troverebbe a non dover ricorrere a eventuali sussidi di disoccupazione o ammortizzatori sociali. Senza contare poi che allo Stato, nel lungo periodo, conviene pure: infatti, andrebbe incontro a notevoli risparmi dal momento che l'assegno verrebbe calcolato col sistema contributivo.

Che dire poi del ricambio generazionale? La disoccupazione giovanile è alle stelle, ma non si "liberano" posti mandando in pensione i "vecchi" lavoratori. Se davvero si vuole il turnover tra anziani e giovani, la scelta dovrebbe essere dettata dal semplice buonsenso.

Il punto più importante, riguarda la libertà di scelta. L'opzione deve rimanere tale. Intesa ,cioè, come libertà di scelta sulla propria vita e sul proprio futuro. Sono molte, infatti, le donne, che rinuncerebbero a una quota importante dell'assegno mensile, pur di accedere alla pensione anticipata, senza per questo ledere il diritto sacrosanto di altre lavoratrici di scegliere altrimenti.

Sulla base dei "5 punti" sono state inviate due lettere, rispettivamente al Presidente della Repubblica Mattarella sia al Ministro del Lavoro Poletti.
E proprio al Ministero del Lavoro, all'inizio di ottobre, una delegazione formata da due amministratrici e un' iscritta ha incontrato due esponenti dello staff del Ministro Poletti. In quell'occasione, sono state date loro rassicurazioni generiche sul fatto che le proposte verranno prese in considerazione.

Come si legge in alcune note del gruppo, mettere mano alle pensioni non è una semplice questione contabile o finanziaria, perché "ad andarci di mezzo" è la vita vera, quella più gelosa e intima delle persone, tra l'altro in periodi dell'esistenza in cui si comincia a essere più "indifesi".
Ma se "non ci sono le risorse?". "Obiezione classica, sospirano le donne, "Ecco il suggerimento: una seria spending review, che ad esempio dimezzi radicalmente i costi della politica. Dal canto nostro, ecco la proposta che ci sentiamo di fare: si eliminino le trattenute previdenziali dai nostri stipendi e si lasci a noi la scelta di come investire sulla nostra previdenza".

Capaci e determinate, le donne sono ben decise a "non farsi prendere in giro". Ciò cui si riferiscono sarebbe l'ipotesi, circolata da qualche tempo, che riguarderebbe l'innalzamento dell'età minima di Opzione donna a 62 anni e 35 di contributi. Due enormi iniquità, secondo il Gruppo, come scrivono al ministro Poletti, "che andrebbero ad aggiungersi alle già tante e vistose che si sono accumulate negli anni sul nostro sistema pensionistico, come dichiarato dal Prof. Boeri all'atto del suo insediamento alla Presidenza dell'Inps".

La prima obiezione riguarda la "totale assenza di gradualità tra l'Opzione Donna 57+35 e quella ventilata 62+35. Un baratro di ben 5 anni che andrebbero a sperequare le donne nate magari a distanza di pochi giorni una dall'altra". Inoltre, se si alzasse l'età a 62 anni, che ne sarebbe del principio fondante di Opzione donna (occuparsi di genitori anziani e nipotini)? Le ragioni anagrafiche ne farebbe giustizia
La seconda obiezione: se l'ipotesi avanzata contenesse (come sembrerebbe) la "rigidità dell'Opzione 62+35", si avrebbero alcune donne in pensione anticipata con 35 anni di contributi, ma molte altre che, a 62 anni, supererebbero abbondantemente i 40.
La campagna di Opzione Donna 2018 continua. In alcuni video e fotografie pubblicate sui social, molte delle iscritte ci hanno letteralmente "messo la faccia", raccontando le loro storie. Inoltre, sono stati istituiti presidi davanti alle Prefetture di tutta Italia a sostegno delle loro ragioni. E in attesa di una risposta dal Presidente Mattarella, sono in calendario altre iniziative, tra cui una gentile, ma fermissima, manifestazione a Roma.

Tazzina

Pubblicato in Lavoro Emilia

Mercati agricoli e le dichiarazioni di Draghi. Burro in recupero, il latte-bio in controtendenza. I dati previsionali di mais e soia. Ismea, settembre alza l'asticella dei prezzi agricoli. Eventi a Expo e promozioni.

(in allegato il formato pdf scaricabile)
SOMMARIO
Anno 14 - n° 43 25 ottobre 2015
1.1 editoriale Ci manca solo la roulette russa
3.1 agro-mercati Le borse volano sulle ali di Draghi e gli effetti si sono notati anche sui cereali.
4.1 Lattiero caseario 10 centesimi guadagnati dal burro CEE.
5.1 Bio Il latte Bio viaggia in controtendenza
5.2 prezzi agricoli Ismea, settembre alza l'asticella dei prezzi agricoli
6.1 pomodoro e ambiente Pomodoro e ambiente: cinque temi sottoposti al ministro Galletti
7.1 fiscalità agricola Imu agricola non si paga, oppure sì?
7.2 ambiente e innovazione Consorzio di Bonifica di Piacenza e l'innovazione lunedì prossimo ad EXPO
8.1 eventi expo 2015 Parmigiano Reggiano, a Expo apertura della forma Kosher
8.2 giovani agricoltori Nuova linfa ai giovani agricoltori dell'Emilia Romagna
9.1 Mais e soia Mais e Soia dati previsionali 2015 - 2016
10.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 43 2015 COP

Domenica, 25 Ottobre 2015 11:50

Ci manca solo la roulette russa

La legge di stabilità corre sull'azzardo. Sono in costante aumento i giocatori compulsivi che, ipnotizzati dalle luci e dagli scampanellii, tentano il riscatto della propria vita nella chimera di una vincita milionaria, mettendo invece in gioco salute, soldi e soprattutto il patrimonio affettivo.

di Lamberto Colla - Parma, 24 ottobre 2015 -
Siamo alle battute finali per la legge di stabilità, ex legge finanziaria, e alcune indiscrezioni trapelate hanno scatenato reazioni indignate a vari livelli di quella che è ancora una società civile.

L'anticipazione giornalistica secondo cui sarebbe stato concesso l'apertura di nuove 22.000 sale da gioco nel corso del 2016, notizia male interpretata prima e in parte ridimensionata nel testo definitivo, è ugualmente servita per tornare a riaccendere i riflettori sul fenomeno del gioco d'azzardo e la progressione geometrica della ludopatia.

Inizialmente, così riportavano le agenzie stampa, sembrava che venisse aperto il bando per l'assegnazione di nuove 22.000 concessioni per l'apertura di altrettante sale da gioco. Un'enormità se si considera che attualmente, tra agenzie e corner, sono attivi 17.000 punti. E difatti, pochi giorni dopo, è stato il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, a fare chiarezza sottolineando che "la legge di stabilità non prevede alcuna nuova concessione per sale giochi, si tratta di un abbaglio" e scendendo in maggior dettaglio ha spiegato che "nel 2016 andranno in scadenza le gare e pertanto dobbiamo fare nuovi bandi. Ma non si tratta di nuovi punti gioco, si tratta della conferma di quelli esistenti, anche se secondo me sarebbe opportuno procedere a una loro riduzione. Attualmente, sono nel complesso 22mila, considerando le 17mila legali e le circa 5mila non in regola, duemila delle quali ormai emerse".

S'interpreta perciò che il tetto inizialmente esposto servisse a "recuperare" i 5.000 punti non in regola.

Una sorta di sanatoria come spesso accade in Italia e di cui il settore del "Gioco" ha già ampiamente goduto.

Vale perciò la pena di ricordare che circa tre anni fa, in piena epoca d'austerità inaugurata da Mario Monti e proseguita con il Governo Letta, la miliardaria evasione fiscale condotta dal settore a scapito delle casse statali venne infine ridotta a poche centinaia di milioni. Dai 90 miliardi conteggiati dalla Guardia di Finanza si giunse ai 2,5 miliardi della Corte dei Conti che accolse il ricorso delle 10 società attive nel business del gioco per finire ai 610 milioni frutto della benevolenza di Enrico Letta.

Una dose di buonismo che potrebbe essere connessa, il condizionale è d'obbligo, al sostegno ricevuto dalla Fondazione dello stesso ex Premier, VeDrò, da parte di alcuni "big" delle case di gioco. Il servizio mandato in onda dalle "Iene" ha evidenziato la stortura che vedeva, la legittima sponsorizzazione a favore di una fondazione, che però annoverava ben 7 tra parlamentari e ministri del Governo Letta, e le concessioni governative di cui avrebbero potuto godere gli sponsor stessi.

Letta Lobby Gioco Iene

E guarda caso qualcosa del genere avvenne. Alla fine si negoziò uno sconto del 70% di quanto calcolato dalla Corte dei Conti e meno di 1/10 rispetto al conteggio realizzato dalla Guardia di Finanza (90 miliardi) a sanatoria del mancato all'allacciamento delle macchine alla rete dei Monopoli che ne avrebbe dovuto controllare l'attività. Una dimenticanza, si fa per dire, andata avanti per anni, che prevedeva multe pari a 50 euro per ogni ora di attività 'non collegata'.

Una lobby, quella del gioco, che non ama farsi pubblicità, schiva e riservata, quasi invisibile ma che annovera il Gruppo De Agostini, che con la Gtech (ex Lottomatica), è il leader mondiale del gioco. Una riservatezza tale che ha portato il colosso, alla pari di FIAT, a espatriare oltre Manica godendo perciò dei privilegi fiscali inglesi e degli sconti amministrativi italiani.

Una comodità invidiabile, quella condivisa dalle due importanti famiglie, entrambe piemontesi, Agnelli-Elkann da Torino e Boroli-Drago da Novara azionisti di maggioranza del gruppo De Agostini e quindi di Gtech.

In casa nostra quindi rimangono solo i cocci.
Le ricchezze espatriano dopo avere rastrellato il rastrellabile in Italia mentre al Bel Paese rimane il degrado lasciato, da disoccupazione e cassa integrazione da un lato e ludopatia dilagante dall'altro (intervista al Presidente del CONAGGA).

I numeri che descrivono il fenomeno del gioco sono inquietanti ai quali occorre aggiungere i costi sociali e i drammi familiari conseguenti:
- 16.000.000 i giocatori in Italia
- 790.000 i malati di ludopatia
- il 50% dei ludopatici ha un reddito annuo intorno ai 10.000€
- tra 84,5 e 100 miliardi di euro il volume di gioco
- 7,9 miliardi introitati dallo Stato nel 2014 a fronte di un volume di 84,5 miliardi
- Allarme giovanissimi e bambini. Si stanno diffondendo le sale giochi anche per i minorenni. Le vincite si chiamano "ticket redemption" e consentono di accumulare punti per ritirare Ipad o piastre per capelli ecc... Piccoli giocatori crescono!

Gioco Azzardo infografica

 

(Infografica tratta da Corriere.it del 19 ottobre 2015)

Per la cronaca "buffa" il Presidente Mattarella, tre giorni prima dell'approvazione da parte del Governo della legge di stabilità che prevedeva l'incremento delle concessioni (+5.000), aveva insignito dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana il sociologo Maurizio Fiasco noto per la lotta al fenomeno dei giochi d'azzardo. Chissà quali riconoscimenti verranno attribuiti quando verrà liberalizzata la roulette russa.

Appendice -
E' di poche ore fa la notizia secondo la quale che le sale gioco autorizzate nella definitiva stesura delle legge di stabilità sono scese a 15.000 dalle 17.000 attuali e alle 22.000 inizialmente prospettate.

Pubblicato in Politica Emilia

Cecilia Zanacca e Gianpaolo Lavagetto: "Risposta tardiva ed incompleta. Dal Consiglio Comunale mortificata l'iniziativa di oltre 2000 parmigiani." -

Parma, 19 ottobre 2015 -

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma Cecilia Zanacca e Gianpaolo Lavagetto -

"In merito alla mancata risposta alla petizione "Città Sicura", lunedì scorso abbiamo incontrato il Prefetto di Parma, che ringraziamo per la disponibilità ed attenzione, per esporre la nostra incredulità e le nostre preoccupazioni al riguardo.
Forse una semplice coincidenza, ma nei giorni successivi, dal presidente del Consiglio di Parma, dopo oltre un anno di attesa, è arrivata la risposta del Consiglio.
La risposta comunque, oltre che eccessivamente tardiva, appare non dare completa soddisfazione a quanto previsto dall' Art. 58 comma 4 dello Statuto Comunale; comma che, altra coincidenza, il presidente del consiglio, nella la sua lettera, omette di citare.
Tale comma, oltre che sancire il diritto dei firmatari ad ottenere una precisa risposta, ribadisce che nell'eventualità le petizioni non siano accolte, la relativa pronunzia deve essere adeguatamente motivata.
La risposta del presidente del Consiglio Comunale invece, non è altro che una cronistoria dell'iter amministrativo, tra l'altro proposto proprio dallo stesso Vagnozzi, con allegata copia della delibera di una mozione in cui i contenuti, così come si legge anche nel documento presente nel sito istituzionale, poco o nulla hanno a che vedere con quanto proposto dagli oltre 2000 parmigiani con la petizione "Città Sicura".
A questo punto non possiamo che stigmatizzare un comportamento dell'intero Consiglio Comunale che, in mancanza di una obbligatorietà di tempistica certa, ha atteso oltre un anno per poi assumere una posizione che riteniamo essere scarsamente gratificante per tutti coloro che hanno creduto in questa iniziativa. Che tale petizione potesse ricevere un simile trattamento da chi dovrebbe essere al servizio dei parmigiani, sinceramente non lo avevamo preventivato. Disattendere o peggio schernire, come qualche consigliere di minoranza ha fatto, una iniziativa di oltre 2000 cittadini, non solo mortifica i firmatari, ma soprattutto fa riflettere sull' impegno di chi dovrebbe rappresentarli nelle Istituzioni."

 

Pubblicato in Politica Parma
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