Nomadismo digitale, smart working, lavoro Agile, welfare aziendale e flessibilità, per chi è nato prima del 1981 questi termini potrebbero sembrare distanti dal mondo del lavoro sinora conosciuto. Per le nuove generazioni sono invece le colonne portanti della vita lavorativa, o forse della vita in generale.
Continuamente citati dai media, chi sono i millennial o Generazione Y?
Si indicano così le persone nate tra il 1981 e il 1996: si tratta di una generazione nativa digitale, ossia che ha imparato durante gli anni dell’infanzia a utilizzare le nuove tecnologie, assistendo al suo veloce sviluppo.
La loro caratteristica principale è quella di essere nati in un momento di prosperità economica, in cui è stato insegnato loro chesarebbero riusciti a ottenere qualsiasi cosa, se lo avessero voluto abbastanza, ma di essere diventati adulti in un momento di profonda crisi, che ha in parte demolito le loro certezze.
È proprio per questo motivo che i Millennial hanno dovuto ingegnarsi per costruire il proprio futuro e vedono l’unica possibilità di successo nella flessibilità: concetto chiave nel mondo del lavoro e nella vita di tutti i giorni.
I Millennial cercano dal lavoro prima di tutto gratificazione ed equilibrio con la vita privata: la maggior parte di loro infatti preferisce avere benefit e smart working piuttosto che uno stipendio più alto.
Secondo uno studio della Bentley University, il 77% delle persone di questa generazione crede che con orari di lavoro più flessibili la produttività aumenterebbe.
La situazione di precariato nel lavoro ha aguzzato l’ingegno della Generazione Y, che presenta spiccate abilità di problem solving, oltre alla capacità di multitasking, ossia di occuparsi di più cose nello stesso momento.
Appartiene a tutta un’altra categoria invece la generazione successiva, la Generazione Z.
A differenza dei Millennial, i GenZ sono nati con l’uso degli smartphone, non hanno assistito alla crescita della tecnologia e di internet, ma vi sono stati immersi da subito.
Parte delle caratteristiche che differenziano la Generazione Z dai Millennial è l’aver assistito ad alcuni dei cambiamenti epocali della nostra storia contemporanea, come l’attacco alle Torri Gemelle, il primo presidente USA nero, il primo iPhone.
Se i Millennial hanno conosciuto il mondo prima e dopo questi eventi, i GenZ conoscono il mondo per come è attualmente: quei cambiamenti sono già dati di fatto.
Questa generazione è caratterizzata da una sfiducia generalizzata: se i Millennial sono stati piccoli in un’epoca di prosperità, con grandi speranze per il futuro, i GenZ sono nati con la crisi, senza l’illusione di un futuro roseo.
È un segno distintivo la propensione a considerare la diversità come un valore aggiunto, invece che come una caratteristica da cui essere spaventati e diffidenti.
La grande sfida della GenZ è migliorare il mondo: non si tratta di una generazione di idealisti, ma invece di un gruppo molto realista che vuole lavorare duro per costruire un mondo migliore di quello in cui è nato.
Sono inoltre molto più pragmatici dei Millennial, e già da giovanissimi iniziano a programmare il loro futuro finanziario.
Da un ambiente di lavoro cercano prima di tutto stimoli e valorizzazione, svolgendo una occupazione che li appassioni e permetta loro di crescere e fare carriera.
Cercano più dell’equilibrio: una vera e propria integrazione tra lavoro e passioni, portando così a casa le soddisfazioni lavorative e sul lavoro il proprio valore aggiunto.
È la routine il nemico giurato di una generazione che vive nell’assoluta mancanza di noia, sottoposta a continue stimolazioni da moltissime fonti diverse.
“Il mondo sta cambiando” non è un semplice modo di dire ma la presa di coscienza che tutto è in divenire, soprattutto nel mondo del lavoro. Le nuove generazioni cercano il proprio posto nel mondo, abbattendo confini e investendo nelle proprie competenze alla ricerca di una posizione che unisca passioni e interessi.
A questo link è disponibile il video in cui i millennials di Coopservice si raccontano e raccontano la loro esperienza nel mondo del lavoro. Quali sono i loro valori? Quali le loro aspettative? Qual è la loro idea di futuro?
Lo sguardo è rivolto verso la formazione alla quale le aziende dovrebbero offrire il giusto spazio, essendo un fattore imprescindibile per la meritocrazia, valore al quale le nuove generazioni rivolgono speranze, tempo e denaro.
Di Coopservice 16 Ottobre 2019
Di Coopservice 16 Dicembre 2019 - Il 16 dicembre 2019 si è tenuta a Reggio Emilia la conferenza “CSR LAB Le imprese del territorio verso l’Agenda 2030” per presentare il progetto “CSR Lab Emilia Ovest – Laboratorio Diversity Management”.
Il progetto “CSR LAB Le imprese del territorio verso l’Agenda 2030” ha coinvolto piccole e medie imprese, che si sono confrontate in laboratori di co-progettazione di azioni di CSR declinate in quattro aree:
- lo sviluppo d’impresa;
- la sostenibilità ambientale;
- l’internazionalizzazione d’impresa;
- il Diversity Management.
Proprio con riferimento all’ambito del Diversity Management, nel 2016, il Comune di Reggio Emilia ha invitato il centro interculturale MondInsieme a intervenire, in qualità di partner tecnico, nell’ambito del progetto CSR Lab Emilia Ovest.
L’obiettivo: “Sensibilizzare le imprese e gli attori locali sulle potenzialità del Diversity Management come forma di Corporate Social Responsibility, affinché, con azioni responsabili fondate su una gestione lungimirante della diversità presente all’interno dell’organizzazione, contribuiscano allo sviluppo del contesto sociale in cui operano”- recita la pagina web dedicata al progetto.
Spesso questo tipo di azione coinvolge solo le associazioni. La novità assoluta di questo progetto sta nella sua capacità di agire direttamente anche sulle aziende, prevedendo un loro coinvolgimento attivo nel processo di misurazione e descrizione della diversità interna.
Diversity Rating: un valido strumento di misurazione
Lo strumento di misurazione utilizzato per valutare il grado di diversità interna di ciascuna organizzazione è il Diversity Rating 2.0.
Co-costruito insieme alle associazioni di categoria del territorio, a partire da un prototipo ideato da un team di consulenti danesi, lo strumento di Diversity Rating consente di classificare il livello di diversità delle aziende in base a:
- genere;
- origine culturale;
- età;
- anzianità di servizio nell’azienda in oggetto.
Diversity Rating: la funzione principale
Il Diversity Rating ha due importanti funzioni:
- applicato da una singola azienda, sull’intera struttura o su parti di essa, consente a questa di fotografare la sua diversità in un dato momento e di monitorare, dunque, il suo evolversi nel corso del tempo (sulla base di aggiornamenti periodici) al fine di individuare le criticità e le azioni necessarie per valorizzare le diversità emergenti.
- Se estesa a diverse aziende di un territorio, permette lo studio di tendenze di sviluppo della comunità, che potranno orientare interventi pubblici e privati per gestire gli aspetti di cambiamento emersi.
La costruzione e l’applicazione di questo strumento ha permesso di introdurre all’interno delle realtà che hanno partecipato al progetto (associazioni di categoria e alcune aziende) il tema del Diversity Management e di creare consapevolezza circa le potenzialità di tale approccio strategico.
Coopservice e le politiche di Diversity Management
Coopservice, da sempre attenta alle politiche di integrazione all’interno dell’impresa, ha partecipato con entusiasmo al progetto in merito alle attività di Diversity Management proprio per la sua attenzione all’inclusione.
La Cooperativa vanta una forza lavoro composta in maggioranza da donne (60%) e lavoratori stranieri (11%) provenienti da 86 paesi del mondo.
L’inclusione, il rispetto e la cultura della responsabilità sono principi importanti per Coopservice, che crede fermamente nella diversità come valore guida e si impegna a tenere vivo l’impegno sulla Diversity, con azioni continuative nel tempo, per non perdere quanto ottenuto fino a ora.
In relazione al provvedimento sanzionatorio, notificato in data 16/12/19, Coopservice intende fare alcune precisazioni.
L’AGCM ha aperto una istruttoria che coinvolge alcuni operatori del mercato della vigilanza privata, i quali avrebbero realizzato in alcune gare una intesa restrittiva attraverso l’illegittimo utilizzo di RTI sovrabbondanti e subappalti, così addivenendo ad una presunta spartizione del mercato di riferimento.
Gli operatori economici sanzionati sono i principali player della vigilanza privata: Allsystem, IVRI, Italpol Vigilanza, Sicuritalia e appunto Coopservice. La posizione di Coopservice è la meno rilevante in termini di sanzione, significativamente inferiore rispetto alle altre (3,5 milioni € su un totale di 30 milioni €).
Va sottolineato che il provvedimento ha natura amministrativa ed è oggetto di impugnazione innanzi agli organi giurisdizionali amministrativi TAR e Consiglio di Stato.
Coopservice ritiene infatti di non essere (e non essere stata) parte di alcuna intesa anticoncorrenziale e di avere, al contrario fornito una lettura alternativa, ragionevole e coerente del proprio coinvolgimento rispetto alla presunta intesa anticoncorrenziale. La specificità del mercato della vigilanza privata, legato al possesso di idonee Licenze Prefettizie, spesso impone la partecipazione alle procedure di gara in Costituendo Raggruppamento di Imprese, le cui motivazioni sono di natura strettamente organizzativa e nulla hanno a che vedere con intenti anticoncorrenziali o di spartizione del mercato.
Le estensioni territoriali in termini di Licenza Prefettizia sono, infatti, condizionate dagli investimenti ingentissimi e dalle responsabilità (civili, amministrative e soprattutto penali) connesse alla funzione di incaricato di pubblico servizio. Estendere significa elaborare un progetto organizzativo e tecnico operativo adeguato; significa allestire centrali operative, sedi operative, infrastrutture per il collegamento radio, veicoli, dotazioni adeguate; significa impegnarsi a mantenere il tutto in costante e perfetta efficienza, perché interrompere un servizio di vigilanza in un aeroporto o in ospedale prelude a significative responsabilità penali (articolo 331 codice penale), responsabilità amministrative (revoca licenza), oltre a responsabilità da inadempimento (franchigia e prezzi assicurativi che lievitano).
Ci teniamo inoltre a precisare che Coopservice, in attuazione delle procedure interne, ha approvato una compliance antitrust nominando a tale scopo un proprio Responsabile Antitrust, in staff alla Direzione Generale e dotato di adeguata autonomia ed indipendenza e ha provveduto alla nomina di un Risk Manager Esterno di comprovata esperienza e professionalità.
Coopservice è quindi già in possesso di tutti i requisiti per non subire conseguenze negative dal richiamato provvedimento, con particolare riferimento alla propria partecipazione e qualificazione in procedure di appalto, pubbliche e private.
Di Coopservice 31 Ottobre 2019 - I soggetti che partecipano a bandi di gara pubblici che riguardano l’ambiente sono soggetti a rispondere ai requisiti definiti dai CAM – Criteri ambientali minimi, indicati dal Ministero dell’Ambiente. Tra gli ambiti anche quello dei trasporti e mobilità.
CAM, i criteri ambientali minimi
“I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono i requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato” recita il sito del Ministero dell’Ambiente.
I CAM in vigore riguardano diversi ambiti: arredo interno, arredo urbano, carta, cartucce per stampanti, ecc. L’elenco completo è disponibile online sul sito del Ministero.
Trasporti e veicoli elettrici
I CAM riguardano anche i trasporti. La scelta di proporre in un bando veicoli elettrici sposa perfettamente il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, ma a volte in base alle circostanze non è possibile inserirli nel progetto.
Come spiega Carlo Bassanini, direttore operativo di Coopservice, non sempre è possibile proporre l’alternativa elettrica poiché una proposta di questo genere richiede un lavoro di progettazione e analisi di costi benefici. “Ha costi importanti di investimento e si devono fare i conti con la riduzione della base d’asta e con un continuo efficientamento delle richieste. Proponiamo i veicoli elettrici dove è possibile farlo”, afferma Bassanini in una intervista.
Coopservice: un percorso green
Coopservice pone da sempre una forte attenzione ai piani di crescita e di sviluppo alla riduzione dell’impatto ambientale. “È stata la prima azienda, anticipando la normativa ed i CAM, a produrre al proprio interno studi LCA (Life Cycle Assestment) ed EPD (Environment Product De-claration) – afferma il direttore operativo – sono stati creati degli strumenti specifici che oggettivizzano il ruolo degli indicatori di danno ambientale. La ISO 14040 è oggi l’unico strumento che consente la valutazione di questi indicatori quali il GW (Global Warming), l’eutrofizzazione, lo smog fotochimico ecc…”.
Le esperienze di Coopservice
L’utilizzo di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale non è solo una scelta ecologica, ma anche economica. Come è noto, le politiche ambientali dei Comuni agevolano i veicoli a impatto zero, come succede ad esempio a Milano dove il Comune ha autorizzato l’ingresso gratuito nell’area C, permettendo alle aziende di diminuire i propri costi di esercizio.
Ecco alcune esperienze di Coopservice:
trasformazione dei mezzi per il trasporto di merci a combustibili naturali per i farmaci;
utilizzo di auto elettriche: ad esempio per i servizi di fattorinaggio all’interno dell’hinterland milanese per un grande gruppo della GDO;
utilizzo di veicoli a 2/3 ruote per il pattugliamento delle strutture fieristiche e aeroportuali ottenendo una maggiore visibilità da parte degli operatori;
utilizzo di mezzi elettrici per la distribuzione dei pasti a domicilio nel Comune di Reggio Emilia per conto di un’azienda di ristorazione e a favore di persone anziane non completamente autosufficienti.
“Il mezzo elettrico consente di circolare in zone particolari e altrimenti inaccessibili del centro città, sia per gli spazi limitati che per i divieti di circolazione – sottolinea Bassanini – Il porter elettrico è fondamentale per garantire il servizio.”
Coopservice continua sulla strada del miglioramento. “Delle 3.697 attrezzature utilizzate nei servizi erogati 2.185 sono esclusivamente elettrici quindi un parco attrezzature che arriva al 59,1% del totale. – afferma Bassanini – Riteniamo che questo non sia ancora abbastanza e nel piano strategico 2018-2022 ci siamo dati ulteriori obiettivi di miglioramento”.
(da Think Magazine del 9 ottobre 2019)
Di Coopservice 30 Ottobre 2019 - Dal 5 all’8 novembre vi aspettiamo a Ecomondo, la fiera che vuole favorire lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale innovativo e sostenibile, presidiando tutta la filiera dell’economia circolare e favorendo il networking internazionale.
Il XXI secolo è stato definito il “secolo dell’ambiente”. I governi, così come i singoli cittadini, non possono più presumere che le sfide sociali come l’inquinamento, il calo delle risorse naturali e il cambiamento climatico possano essere riservate alle generazioni future.
Attraverso politica, ricerca, istruzione, incentivi e relazioni lungimiranti con l’industria, il governo può svolgere un ruolo centrale nella costruzione di un futuro verde.
Le prospettive di successo non sono mai state così grandi. Un’era nascente di creatività e innovazione nella “tecnologia verde” (nota anche come “tecnologia pulita”) sta portando la promessa di un pianeta più sano, così come la prospettiva di imprese in crescita che possano sostenerne la salute. Il fermento che si sta formando attorno a questo settore ricorda i primi anni della rivoluzione informatica.
La speranza è che questo campo possa portare innovazione e cambiamenti nella vita quotidiana con lo stesso impatto dei personal computer e di internet.
Gli obiettivi della green industry
Gli obiettivi di questa industry in rapida crescita includono:
Sostenibilità: soddisfare le esigenze della società con modalità che evitino di danneggiare o esaurire le risorse naturali. In breve, soddisfare le esigenze attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie.
Design “Cradle to cradle” (ovvero “dalla culla alla culla): creare prodotti utilizzando materiali che possano essere completamente recuperati o riutilizzati.
Riduzione di sprechi e inquinamento modificando i modelli di produzione e consumo.
Innovazione: sviluppo di alternative alle tecnologie tradizionali, che siano combustibili fossili o agricoltura ad alta intensità chimica, che hanno dimostrato di danneggiare la salute e l’ambiente.
Sostenibilità economica: creare un centro di attività economica attorno a tecnologie e prodotti a beneficio dell’ambiente, accelerandone l’implementazione e creando nuove carriere che proteggano veramente il pianeta.
Aree di applicazione della green industry
I principi della ecosostenibilità si applicano ormai in un grande numero di industry. Vediamo qualche esempio di come si stanno sviluppando i settori dell’economia più colpiti da questa rivoluzione.
Energia
Forse il problema più urgente per la tecnologia verde, il settore dell’energia mira allo sviluppo di combustibili alternativi, di nuovi mezzi per generare energia ed efficienza energetica senza inquinare.
Bioedilizia
La bioedilizia comprende tutto, dalla scelta dei materiali di costruzione a quella dell’ubicazione delle nuove costruzioni. L’architettura e l’urbanistica si evolvono per avere un impatto meno devastante sull’ambiente.
Chimica
L’invenzione, la progettazione e l’applicazione di prodotti e processi chimici per ridurre o eliminare l’uso di sostanze pericolose per l’ambiente.
Nanotecnologia
La nanotecnologia prevede la manipolazione di materiali su scala nanometrica, un miliardesimo di metro. Alcuni scienziati ritengono che sia in arrivo la padronanza di questo settore che potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui produciamo materiali e prodotti. La “nanotecnologia verde” è l’applicazione della chimica green e dei principi di ingegneria green in questo campo.
Ecomondo: la fiera della green technology
Ecomondo è una fiera internazionale che, a Rimini, unisce in un’unica piattaforma tutti i settori dell’economia circolare: dal recupero di materia ed energia allo sviluppo sostenibile.
Vengono presentate le nuove priorità normative/regolatorie, di ricerca e formazione sul fronte dell’economia circolare, i nuovi processi, anche 4.0 e prodotti annessi alla sua adozione a livello industriale, nelle città e nei territori, con un ampio programma di incontri internazionali che vedono la partecipazione di imprese innovative e ricercatori conosciuti in tutto il mondo per fare il punto dell’innovazione e divulgare le best practice.
Anche quest’anno Coopservice sarà presente con un proprio spazio espositivo per presentare i nostri servizi all’insegna dell’innovazione sostenibile. Dal 5 all’8 novembre, potrai trovarci allo Stand 019 del Padiglione B4.
(Think Magazine 28 ottobre 2019)
I droni sono ormai una realtà consolidata. L’impiego di queste macchine si è diffuso in numerose applicazioni e nelle più diverse professioni, compreso l’ambito della sicurezza e della vigilanza. Il fenomeno è destinato a crescere, con l’attuazione del nuovo Decreto Sicurezza e delle nuove norme europee.
Un drone viene definito tecnicamente un aeromobile a pilotaggio remoto, in poche parole un velivolo senza un pilota umano a bordo. Il suo volo, infatti, è controllato da remoto attraverso un computer da un navigatore che si trova a terra o su un altro veicolo.
L’utilizzo dei droni è ormai consolidato in ambito militare e attira sempre più appassionati e professionisti anche in applicazione civili, come in operazioni di prevenzione e intervento in emergenza incendi, per usi di sicurezza non militari, per sorveglianza di oleodotti, con finalità di telerilevamento e ricerca, ma anche a scopo ricreativo per scattare fotografie e girare filmati.
Utilizzo dei droni
In Italia, la normativa per l’utilizzo dei droni è responsabilità dell’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). Le regole cambiano a seconda delle diverse fasce di peso, che sono fondamentalmente quattro:
- pari o sotto i 300g;
- tra i 300g e i 2kg;
- tra i 2kg e i 25kg;
- sopra i 25kg.
Con i SAPR (Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto) si possono effettuare due tipi di operazioni:
- operazioni specializzate non critiche (per cui è necessario richiedere il riconoscimento);
- operazioni specializzate critiche (per cui è necessario richiedere l’autorizzazione).
L’utilizzo dei droni nelle attività di sicurezza
Questa tipologia di velivolo si è dimostrata una vera e propria rivoluzione tecnologica nel campo della sicurezza (sicurezza del volo, sicurezza degli ambienti e dei lavoratori, ispezioni industriali, ispezioni e rilievi di impianti di produzione industriale ed energetico), della security (sicurezza dei cittadini, in ambito urbano ed extraurbano per società specializzate e forze dell’ordine o di prevenzione), e della privacy (impatto sul trattamento e conservazione dei dati raccolti).
Questa rivoluzione viene accompagnata da aggiornamenti delle normative necessari a rendere più semplice l’utilizzo di queste apparecchiature. Infatti, finora, con il regolamento ENAC, gli aeromodelli erano i droni utilizzati per scopi ludico, mentre SAPR erano i droni operati per qualunque altra funzione/operazione di tipo professionale (sicurezza pubblica e privata). Invece, con il nuovo regolamento europeo dal 2018 aeromodelli e droni vengono classificati univocamente sotto la sigla UA: Unmanned Aircraft.
A Torino è già stato sviluppato un progetto pilota, coordinato dal dipartimento di ingegneria meccanica del Politecnico, nel quale l’uso dei SAPR è risultato un valido aiuto alle operazioni di polizia contro lo spaccio di droga, permettendo di scovare i nascondigli degli spacciatori anche in ambienti molto piccoli e insospettabili.
Droni e sicurezza: cosa prevedono le nuove regole
Come abbiamo accennato, delle recenti regole volute dal Consiglio Europeo, hanno aggiornato i regolamenti degli Stati UE. D’ora in poi, i droni dovranno essere progettati in modo da poter essere utilizzati senza pericoli per le persone. In base al rischio, ad esempio al peso del drone o all’area operativa, il drone avrà bisogno di dotarsi di caratteristiche specifiche, come l’atterraggio automatico, nel caso in cui l’operatore perda il contatto con il drone, o i sistemi anticollisione.
Gli operatori dei droni dovranno conoscere le normative, per cui alcuni di loro dovranno seguire corsi di formazione ad hoc. Inoltre, i piloti dovranno essere iscritti in registri nazionali e i loro droni contrassegnati per l’identificazione, tranne per i velivoli di dimensioni più piccole.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei droni nell’ambito della sicurezza, vanno recepite le disposizioni contenute nei recenti decreti legge sulla sicurezza. Infatti, se prima l’utilizzo degli aeromobili a pilotaggio remoto era focalizzato sulle attività di monitoraggio al largo delle coste italiane, adesso verrà massicciamente esteso per le attività di polizia delle forze dell’ordine.
Anche per scopi diversi dal contrasto al terrorismo ed alla prevenzione dei reati di criminalità organizzata e ambientale, quali, ad esempio sicurezza stradale, sicurezza ferroviaria sicurezza delle frontiere; sicurezza postale e delle comunicazioni, sicurezza in materia di sanità, igiene e sofisticazioni alimentari, sicurezza in materia forestale, ambientale e agroalimentare; sicurezza in materia di lavoro; sicurezza del patrimonio archeologico, storico, artistico e culturale nazionale.
( di Coopservice 30 maggio 2019 )
Nella lettera annuale alle aziende il CEO di BlackRock, Larry Fink, evidenzia come le politiche ambientali, sociali e di governance siano decisive nelle strategie di crescita a lungo termine delle aziende. Ed è proprio la capacità di generare redditività sostenibile ad attrarre i nuovi investitori.
Al grido di “un capitalismo migliore per un mondo migliore” una nuova coscienza aziendale si sta formando. Oggi, infatti, le aziende sono chiamate a dare un contributo positivo alla società. Se fino a poco tempo fa per un’azienda essenzialmente solo l’aumento degli utili era di fondamentale importanza, oggi il paradigma è cambiato per far spazio all’idea che solo grazie a una crescita sostenibile è possibile continuare a prosperare. Questa nuova coscienza non mette da parte i profitti ma lascia intendere che questi ultimi saranno favorevoli solo se legati a una visione strategica di lungo periodo.
“Il mondo ha bisogno di voi – afferma Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock – Le società devono dimostrare il proprio impegno nei confronti delle nazioni, delle regioni e delle comunità in cui operano, in particolare sulle questioni essenziali per la prosperità futura del mondo intero. Il mondo imprenditoriale non può certo risolvere tutte le questioni di importanza pubblica, ma ce ne sono molte, dalle pensioni alle infrastrutture, fino alla formazione per i lavori del futuro, che non possono essere risolte senza la leadership aziendale”.
Una questione importante è appunto la responsabilità verso i millennials, che oggi rappresentano il 35 percento della forza lavoro. La cosiddetta generazione Y, ossia i nati tra gli anni Ottanta e Novanta, ha una nuova consapevolezza e grandi aspettative nei confronti delle società, delle quali non sono solo dipendenti ma spesso acquirenti o addirittura azionisti.
Il nuovo profilo degli investitori millennial
Non a caso Fink cita nella propria lettera una recente indagine di Deloitte che ha chiesto ai lavoratori millennial quale dovrebbe essere lo scopo primario di una società: rispetto alla risposta “generare profitto”, “migliorare la società” ha riscosso il 63 percento di consensi in più. Proprio i lavoratori millennial saranno gli investitori di domani, visto che è in corso un gigantesco trasferimento di risorse (24.000 miliardi di dollari, il più grande della storia) dai baby boomer del dopoguerra ai millennial della generazione Y. Da ciò la crescente importanza e strategicità per attrarre investitori e creare ricchezza di lunga durata di fattori quali le questioni ambientali, le politiche sociali e di risorse umane, le decisioni di governance aziendale. Indicatori che diventeranno sempre più centrali nel lavoro di valutazione delle società degli analisti di BlackRock.
Chi è BlackRock
BlackRock è una delle principali società di gestione del risparmio a livello mondiale e tra i primi fornitori di servizi di gestione degli investimenti, del rischio e di consulenza rivolti a investitori privati, istituzionali e agli intermediari finanziari. Con 6mila miliardi di dollari investiti, è il fondo americano più grande del pianeta. Per il New York Times è addirittura “la comunità finanziaria in persona”.
I megatrend guidano il mondo
I cambiamenti sociali riguardano diversi fattori che incidono sul modo di fare impresa, come possono affrontarli le aziende? Secondo BlackRock, delle forze dirompenti chiamate megatrend sono in grado di influire sulle decisioni di investimento. Queste evoluzioni sono per lo più cicliche e di breve-medio termine. Tuttavia, occasionalmente, cambiamenti strutturali di lungo periodo hanno conseguenze irreversibili per il mondo.
I cinque megatrend che stanno plasmando il nostro modo di pensare gli investimenti sono:
- cambiamento degli equilibri economici,
- rivoluzione tecnologica,
- cambiamento climatico e scarsità delle risorse,
- andamento demografico e cambiamenti sociali,
- rapida urbanizzazione.
Conoscere i megatrend offrirebbe, secondo BlackRock, un reale vantaggio informativo nei processi d’investimento aiutando ad individuare opportunità d’investimento con profili di rischio e rendimento potenzialmente interessanti.
Le domande del futuro
Secondo BlackRock, dunque, le aziende per restare sul mercato non possono più evitare domande quali: “Che ruolo gioco nella comunità? Come stiamo gestendo il nostro impatto sull’ambiente? Ci stiamo adattando ai cambiamenti tecnologici? Stiamo riqualificando i nostri dipendenti per far fronte a un mondo sempre più automatizzato?”
Non è possibile sapere cosa accadrà in futuro, né se le aziende saranno in grado di affrontare i cambiamenti nel modo giusto. Ma attraverso la conoscenza dei cambiamenti globali economici, culturali e sociali possiamo interpretare al meglio la possibile evoluzione del panorama imprenditoriale, per essere pronti alle opportunità e alle sfide che il futuro ha in serbo per le aziende.
Coopservice e la crescita sostenibile
Con l’intento di una crescita sostenibile e generatrice di sviluppo duraturo, Coopservice impiega capitale finanziario per sostenere investimenti in tecnologie e impianti che consentono di sviluppare il business, ridurre l’impatto sull’ambiente, generare nuovi posti di lavoro, migliorare la qualità delle condizioni di lavoro e soddisfare pienamente le esigenze dei clienti. Il rafforzamento patrimoniale è un obiettivo che Coopservice ha costantemente perseguito nel tempo, consapevole dell’importanza di mantenere un adeguato equilibrio tra il capitale proprio e il capitale di debito. Oltre che condizione preliminare irrinunciabile per le politiche di investimento che, prima del semplice profitto, sono finalizzate alla creazione di valore per tutti i suoi portatori di interesse.
(di Coopservice 31 luglio 2019 - ThinkMagazine)
L’occupazione femminile in Italia è in aumento: forse l’unica buona notizia per quanto riguarda il mondo delle lavoratrici nel nostro Paese. La strada per raggiungere una vera parità dei sessi nel mondo del lavoro infatti sembra ancora lunga. A che punto siamo?
Per far fronte alle spese familiari sono sempre di più le famiglie italiane in cui c’è necessità di un doppio reddito: per questo motivo sono diminuite le donne che si occupano unicamente all’accudimento della casa.
Si tratta non solamente di una necessità puramente economica, ma anche di una questione di parità sociale nella coppia, risultato che non è ancora stato pienamente raggiunto non solo in Italia, ma in nessun Paese nel mondo.
La situazione attuale dell’occupazione femminile in Italia
Secondo Istat, nel 2017 l’Italia ha raggiunto il 48,8% di donne occupate al di fuori del domicilio, un record per il Paese.
Non si tratta però di una vera e propria vittoria, dal momento che il dato è molto lontano dal 61,6% della media europea: l’Italia infatti è penultima, prima della Grecia, per il tasso di occupazione femminile.
Altro tasto dolente è il divario occupazionale di genere: ben al 18%, il terzo peggiore in Europa, dopo Malta e Grecia.
Le donne alla guida di un’azienda in Italia sono il 21,8%, un dato che è rimasto invariato dal 2016 al 2017, dimostrando come questo campo dell’occupazione femminile sia ancora in stallo nel nostro Paese.
Merita una parentesi Gender Pay Gap, il divario salariale tra uomini e donne, problema comune a tutti i Paesi, anche quelli occidentali.
In Italia la percentuale è solo al 5,6% per quanto riguarda la paga oraria a parità di impiego, ma se invece prendiamo in considerazione altri fattori, come ad esempio i settori con maggiore impiego femminile, in cui la paga è generalmente più bassa, il numero mensile delle ore retribuite e i lavoratori part-time, la percentuale si alza vertiginosamente, per arrivare al 43,7%, cifra considerevolmente più alta rispetto al 39% della media europea.
I motivi del divario
Ma quali sono i motivi di queste differenze di genere così marcate nel mondo del lavoro?
Prima di tutto, nonostante in molte famiglie sia diventata prassi comune dividersi i compiti, la maggior parte del carico di lavoro domestico ricade ancora sulle donne. Si stima che in media una donna lavori, tra lavoro retribuito e domestico, ogni giorno 53 minuti in più rispetto al suo partner.
Sono sempre di più le donne con figli che abbandonano il lavoro: la percentuale di donne occupate senza figli è del 62,2%, percentuale che scende al 58,4% per le donne con un figlio e arriva al 41,4% per le donne con tre o più figli.
Questa differenza è dovuta al fatto che in Italia per ogni 100 bambini tra 0 e 3 anni ci sono 22,5 posti in asilo nido. Per questo motivo, nel 2016 sono state 30.000 le donne che hanno dato le dimissioni in gravidanza.
Alle responsabilità di accudimento dei figli, che ricadono principalmente sulle donne, si aggiungono quelle di accudimento degli anziani, nelle famiglie in cui si sceglie di prendersi cura dei nonni in casa e non presso una struttura dedicata.
Quali sono i pro dell’occupazione femminile
I risultati di qualsiasi ricerca portano a un unico risultato: un gruppo eterogeneo in azienda porta soprattutto vantaggi (link forza lavoro multiculturale).
Prima di tutto, l’Italia è il primo Paese al mondo per iscrizioni femminili all’università. Le donne, inoltre, si laureano in percentuale maggiore e con più successo degli uomini.
Il nostro Paese è però anche uno degli ultimi in occidente per partecipazione femminile al mondo del lavoro: è chiaro che stiamo rinunciando a risorse istruite.
Il risultato è un PIL inferiore del 5,7%, circa 88 miliardi di euro.
Un aumento di donne occupate quindi contribuirebbe in modo significativo a una crescita economica del Paese.
La gender diversity crea valore anche in azienda: sono già molti i Paesi che hanno adottato misure volte a favorire la partecipazione delle donne alla vita delle società quotate in borsa.
Secondo l’analisi CONSOB “Boardroom gender diversity and performance of listed companies in Italy”, l’impatto di un 20% di presenza femminile in azienda sul ROS (Return on sales) è pari allo 0,79, mentre se la presenza femminile raggiunge il 30% l’impatto è ancora più potente: +0,51 sul ROA (Return on assets), +1,734 sul ROE (Return on equity), +0,67 sul ROIC (Return on invested capitals) e +6,82 sul ROS.
Coopservice per l’impiego femminile
In Coopservice il 59% dei 15.500 dipendenti è donna (di cui il 22% dei quadri e il 60% degli impiegati): l’azienda infatti porta avanti il suo impegno nel farsi carico del benessere e dell’inclusione della sua componente femminile, continuando a sostenere progetti con associazioni come ValoreD, D.i.RE Donne in Rete contro la Violenza, Rose di Seta.
L’associazione ValoreD è molto importante in Italia per quanto riguarda la presenza femminile in azienda: sta ponendo infatti le basi per un futuro in cui il gender gap non esista più.
Si tratta di un’associazione di 190 imprese italiane che fornisce alle aziende efficaci strumenti che possano permettere di arrivare a un equilibrio di genere.
Il suo Manifesto, sottoscritto da oltre 120 aziende, tra cui Coopservice, sintetizza in 9 punti programmatici gli snodi fondamentali attraverso cui l’azienda può valorizzare la presenza femminile al proprio interno.
(coopservice 17 maggio 2019)
Reggio Emilia, 19 luglio 2019 - Coopservice, in relazione alle notizie apparse sugli organi di informazione sull'inchiesta che coinvolgerebbe ASUR Marche, dichiara che ad oggi nessuna comunicazione ufficiale, relativa al coinvolgimento di dirigenti della cooperativa, è giunta dalla Procura di Ancona.
La cooperativa è certa di poter chiarire la propria posizione qualora venissero formalizzate le contestazioni di cui si parla negli articoli e che peraltro, al momento, sono solo ipotesi.
Negli ultimi anni, in materia di appalti pubblici, abbiamo assistito ad un proliferare di iniziative e procedimenti che nella realtà nulla hanno a che fare con il diritto penale e che si sono rivelati privi di ogni fondamento.
Ne è un esempio, la sentenza di pochi giorni fa del giudice monocratico di Udine, Paolo Milocco, che ha assolto i dodici imprenditori, tra cui i vertici di Coopservice, dall'ipotesi di reato di turbativa d'asta perché il fatto non sussiste (l'inchiesta della Procura era riferita alla gara a evidenza pubblica indetta dal Dipartimento servizi condivisi dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Udine).
La parola "sostenibilità" richiama subito tematiche ambientali: secondo l'etimologia il termine ha origine dalla parola francese "souvenir", "sostenere o supportare". Ma sostenere chi? E come bisogna farlo? Nel nostro piccolo possiamo fare la differenza. Ecco un decalogo per rendere l'ufficio un luogo più green e sensibilizzare i dipendenti su tematiche ambientali.
Sensibilizzare i dipendenti verso tematiche ambientali e mantenere un ufficio sostenibile rientra oggi nelle responsabilità di un'impresa consapevole, capace di far fronte ai nuovi comportamenti che tale tema necessita per non andare alla deriva. La scelta di applicare comportamenti ecologici e responsabili all'interno del proprio ambiente lavorativo non migliora solo le condizioni ambientali, ma aumenta anche la produttività dell'impresa. Riducendo gli sprechi, si possono ridurre le spese e aiutare l'azienda a diventare più eco-sostenibile.
1. Abbandonare le cattive abitudini
Nonostante si sia portati a pensare il contrario, recenti sondaggi rivelano come i comportamenti ecologici siano socialmente accettati dalla comunità e anche economicamente remunerativi. Il problema si riscontra nelle cattive abitudini, difficili da eliminare. Per questo motivo la prima cosa da fare è valutare quali siano i comportamenti sbagliati e proporne di nuovi.
2. Stampare meno
È bene incoraggiare i colleghi a stampare meno documenti non indispensabili in versione cartacea. Se proprio non ne possono fare a meno, una soluzione può essere quella di acquistare carta riciclata o prodotta in modo sostenibile.
3. Addio plastica monouso
Dal 2021 la plastica monouso verrà definitivamente abolita. Durante il break o la pausa pranzo si possono sostituire bicchieri e piatti di plastica portando le stoviglie di vetro e ceramica da casa.
4. Spazio ai dispositivi digitali per memorizzare appuntamenti
Lo stile di vita moderno è stressante e pieno di impegni, ma bigliettini e post-it non sono sicuramente il modo migliore per ricordarsi delle scadenze. Grazie alla tecnologia, si possono memorizzare nelle agende dei dispositivi digitali tutti gli appuntamenti importanti, risparmiando tantissima carta.
5. Spegnere le apparecchiature
Semplicemente spegnendo le luci e le apparecchiature quando non sono in uso, un'impresa potrebbe risparmiare ogni anno più del 20% in costi energetici.
6. Sostituire le lampadine a incandescenza con quelle a LED
Un altro modo per ridurre il consumo energetico è quello di sostituire le lampadine tradizionali con lampadine e luci a LED. I LED consumano fino a dieci volte meno e durano molto più a lungo.
7. Fare le pulizie utilizzando detergenti ecologici
Sono biodegradabili ed ecosostenibili, i detersivi ecologici aiutano a ridurre gli sprechi con piccoli gesti. Fare le pulizie con detergenti ecosostenibili è una scelta importante per ridurre l'impatto ambientale e rendere l'ufficio ecologico.
8. Introdurre un piano di riciclo
Eliminare correttamente i materiali riciclabili è una pratica essenziale e ormai comunemente diffusa. Spesso però si fa confusione: come smaltire le lattine? Insieme al vetro, oppure insieme alla plastica? Per una corretta raccolta differenziata occorre però avere a disposizione cestini con indicazioni esaustive per aiutare i dipendenti a facilitare la divisione corretta dei rifiuti.
9. Limitare il riscaldamento e l'aria condizionata
Il riscaldamento è una delle principali spese di gestione di un'azienda, e anche una delle principali cause di inquinamento. All'interno di un ufficio ecologico occorre limitare il livello del riscaldamento durante i mesi più freddi: si tratta di un'azione responsabile ed ecologica. Anche l'utilizzo dell'aria condizionata nei mesi più caldi incide notevolmente sul surriscaldamento globale, è importante quindi utilizzarlo con cautela. È consigliabile pulire spesso i filtri e impostare temperature miti tra i 24° e i 26°, senza esagerare.
10. Sensibilizzare e coinvolgere
Una buona comunicazione aziendale interna, ma anche verso l'esterno, è un ottimo strumento per esprimere e trasmettere le potenzialità della propria impresa. Si possono comunicare le nuove disposizioni per il piano ecologico sia direttamente a voce, sia attraverso avvisi e circolari.
La sostenibilità ecologica in Coopservice
Coopservice è una impresa sostenibile, attenta al tema ambientale e all'impatto che le attività produttive esercitano sul pianeta. Ha sviluppato negli anni un vero e proprio approccio "green" per ridurre il consumo di risorse, limitare gli sprechi, ottimizzare i processi di erogazione per garantire ai propri clienti servizi sostenibili da tutti i punti di vista: ambientale, economico e sociale. Non a caso il servizio di pulizia professionale di Coopservice ha conseguito la certificazione EPD (Environmental Product Declaration) che attesta l'impegno alla riduzione delle materie prime, come acqua ed energia, e l'assenza di sostanze pericolose o inquinanti nel proprio processo.
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