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Domenica, 04 Agosto 2013 10:09

Turismo, estate d'austerity

 

Roma -
La quota di italiani in vacanza continua a diminuire.

E' quanto rileva la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) aderente a Confesercenti analizzando il principale termometro dell'andamento stagionale: l'occupazione.

Rispetto ad un anno fa, il numero di lavoratori in ingresso viene stimato, dalla organizzazione di categoria, in calo di oltre 25 mila unità, per l'80% a carico dell'occupazione stagionale.
I circa 21 mila lavoratori stagionali di cui le imprese ritengono di poter fare a meno in considerazione del forte calo della domanda, particolarmente di carattere interno, riguardano per il 48% bar, ristoranti e per il 52% le altre imprese del turismo. I dati sui movimenti in entrata ed uscita dei lavoratori alle dipendenze delle imprese del settore sono il segno più immediato delle difficoltà in cui si trova l'economia turistica del nostro Paese. Nonostante ciò le imprese lamentano difficoltà nel reperimento di figure professionali specializzate.
L'estate 2013, probabilmente non soltanto per la crisi ma anche per il maltempo, è la peggiore degli ultimi 17 anni. La previsione è che quest'anno soltanto il 39,7% degli italiani (era il 40,8% nel 2012 e addirittura il 48,2% nel 2008) si concederà un periodo di riposo tra il 1 luglio ed il 30 settembre.
"I dati sul calo dei fabbisogni occupazionali da parte delle imprese turistiche sono preoccupanti – afferma il presidente Fipe, Lino Stoppani – perché stanno a significare che la macchina del turismo non gira neppure nel periodo più vocato dell'anno. La crisi ha prima intaccato la propensione degli italiani a fare più vacanze nel corso dell'anno ed ora sta mettendo in discussione persino la mono-vacanza estiva. E l'attesa tenuta del turismo internazionale non sarà certamente sufficiente a salvare la stagione".
I viaggi estivi per vacanza saranno 29 milioni, il 6% meno del 2012 ed il 32% meno del 2008, quando il numero superava quota 44 milioni. In termini di consumi l'impatto della contrazione dei flussi turistici interni viene stimato in 1,5 miliardi di euro, 268 milioni dei quali a carico della sola ristorazione.
(fonte Fipe)

Pubblicato in Lavoro Emilia
Domenica, 04 Agosto 2013 09:41

Il verdicchio marchigiano all'attacco dei mercati

 

Jesi - 

Crescita del brand e del valore, ammodernamento dei vigneti, aumento della superficie per azienda: dopo anni di lavoro il Verdicchio mostra i muscoli e si prepara, attraverso il suo Consorzio, a un vero e proprio tour de force promozionale. In primo piano, tra le attività promosse dall'Istituto Marchigiano di Tutela vini (Imt) – 850 aziende per 16 denominazioni, rappresenta il 90% dell'export delle Marche – le azioni previste dalla nuova Ocm vino, in partenza a ottobre 2013, e dal PSR per il 2014 (complessivamente oltre 3 mln di euro di cui 1,9 mln solo per l'Ocm) e una campagna di spot radiofonici su tutto il territorio nazionale. Dal 28 luglio sino al 7 settembre, per la prima volta il vino principe delle Marche (e il terzo bianco più esportato del Paese) sarà protagonista su Radio Rai con 660 passaggi pubblicitari per un'audience complessiva di 197,6 milioni di utenti. Da ottobre sarà poi la volta della promozione all'estero (circa il 50% delle vendite), con azioni specifiche nei primi due mercati di sbocco extraeuropei – Usa e Canada –ma anche in Cina e Giappone, per un vino che negli ultimi 10 anni ha aumentato il proprio fatturato del 455,6%, a fronte di una crescita delle bottiglie commercializzate del 138,5%. "Anni di palestra hanno reso forte un prodotto che oggi è il bianco più premiato dalle guide italiane – ha detto il presidente dell'Imt, Gianfranco Garofoli. Ci presentiamo alla domanda mondiale dopo un percorso che ha portato a triplicare le dimensioni produttive delle aziende – che si sono strutturate anche dal punto di vista commerciale. Ma soprattutto, con un 'lifting' basato sulla qualità dei processi vitivinicoli e su una comunicazione dell'intero brand-Marche, il Verdicchio ha fatto passi da gigante sul fronte della percezione da parte del consumatore e della sua competitività sui mercati internazionali". Per gli spot radiofonici, su cui è basata anche una campagna virale on line, i protagonisti sono i conduttori di Decanter (Rai Radio2), Fede e Tinto che si interrogano su quale sia il vino 'elegante, di grande struttura e 100% marchigiano' e in 18 secondi si danno la risposta che è anche il claim della campagna: 'Verdicchio!!! Potevi dirlo prima..'.
Per il direttore del Consorzio Imt, Alberto Mazzoni: "Questa campagna simboleggia l'unità d'intenti delle nostre aziende che hanno dimostrato come sia possibile moltiplicare i risultati perseguendo un percorso comune tra pubblico e privato che ha consentito di creare un vero e proprio "sistema-Marche" del vino in grado di ottimizzare fino in fondo i finanziamenti disponibili. Infatti, con i fondi Ocm e Psr, nell'ultimo quadriennio sono stati investiti 9,2 mln di euro per la promozione in tutto il mondo e oggi puntiamo anche all'Italia, che resta il nostro primo mercato, nonostante una contrazione generale dei consumi degli italiani. Una promozione interna che nell'ottica del lavoro di squadra tra grandi e piccoli produttori, andrà a beneficio anche delle realtà produttive di nicchia, che hanno difficoltà a sostenere investimenti importanti sull'estero". La nuova immagine del Verdicchio ha provocato nelle campagne marchigiane anche un ricambio generazionale unico in Italia attraverso 2 misure di finanziamenti dedicate ai giovani. Dal 2007 al 2013 la Regione ha stanziato infatti complessivamente 35 mln di euro a favore di 118 giovani under 40 che hanno scelto di investire nella vitivinicoltura. Di questi ben 52 erano al primo insediamento.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia



Roma -
Una famiglia su dieci quest'anno non ha acquistato più frutta fresca e carne bovina. Lo rileva l'ultima indagine Ismea Gfk-Eurisko sui consumi delle famiglie italiane, da cui si evince un calo complessivo dei consumi alimentari domestici dell'1,5% nei primi 5 mesi dell'anno (il confronto è con lo stesso periodo del 2012), con volumi in flessione specialmente tra i prodotti freschi come la frutta (-3,8%) e la carne bovina naturale (-5,1%), alimenti che accusano anche una riduzione del numero di famiglie acquirenti.

Nel tentativo di far quadrare il bilancio, sottolinea l'Istituto, le famiglie tendono a sacrificare alimenti facilmente deperibili e quindi possibile fonte di spreco a vantaggio di prodotti a media e lunga conservazione, favoriti anche sul versante dei prezzi dall'agguerrita competizione tra gli scaffali della Gdo. Esemplificativo il caso del latte, dove all'incremento dei consumi del prodotto Uht (+4,2%) e del numero di famiglie acquirenti (+5,3%) si contrappone la flessione del fresco (-3,9%). 

Altra dinamica che si evince dalla rilevazione è lo spostamento dei consumatori verso prodotti di fascia più economica sia all'interno della stessa categoria merceologica, sia tra gli alimenti aventi la medesima funzione d'uso. Ed è così che tra i proteici si consumano relativamente più uova e che le carni avicole e suine vengono preferite alle più costose fettine di manzo e vitello, mentre continuano a ridursi i consumi di pesce fresco. 

Per la pasta, le elaborazioni Ismea indicano una riduzione degli acquisti in quantità (-1,4%) accanto un crollo del 9,6% della spesa corrispettiva, di riflesso sia alle politiche promozionali delle aziende, sia alla crescente
attrazione esercitata dai prodotti unbranded.

Altra flessione degna di nota è quelle degli oli extravergini confezionati (-10%) e degli ortaggi (-1,2%), tra i quali balza agli occhi il tonfo delle insalate di IV gamma (-8,7%) - quelle cioè lavate, tagliate e confezionate - dopo la fase espansiva degli ultimi anni

(fonte Ismea)

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Parma, 28 luglio 2013 -
La denominazione Parmigiano Reggiano è registrata nella Federazione Russa come Denominazione di Origine. Obiettivo 1.000 tonnellate di export.

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Domenica, 28 Luglio 2013 10:30

Avamposto Conad in USA?

 

di LGC - 
Parma, 28 luglio 2013 -

Probabile apertura di mini corner "Sapori e dintorni" negli USA in accordo con Sears .

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Domenica, 28 Luglio 2013 09:55

Cereali, nuovi arrivi ma domanda ancora lieve



Roma, luglio 2013 - -

Farine nazionali in flessione.

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di Lgc -
Parma, luglio 2013 - -
Il troppo storpia anche quando si tratta di antiossidanti.
La notizia, diffusa da paginemediche.it news, è di quelle che probabilmente lasceranno il segno o, molto più probabilmente, apriranno un più approfondito dibattito sull'efficacia dei prodotti antiossidanti e sugli alimenti cosiddetti "funzionali" venuti di moda negli ultimi anni e studiati dalla “nutraceutica”.

.Il portale medico riporta infatti che una nuova ricerca danese ha dimostrato che un composto antiossidante che si trova nell'uva rossa - e quindi anche nel vino - blocca molti dei benefici cardiovascolari dell'attività fisica tra gli uomini più anziani.

Si tratta del resveratrolo che recentemente è stato indicato come un possibile toccasana anti-invecchiamento ampiamente disponibile come integratore alimentare e tra i principali fattori benefici del vino rosso.
Lo studio dell'Università di Copenaghen, pubblicato sul Journal of Physiology, ha dimostrato che una dieta molto ricca di antiossidanti come il resveratrolo può effettivamente contrastare molti degli impatti positivi sulla salute degli esercizi fisici, tra cui la riduzione della pressione sanguigna e del colesterolo.
"Abbiamo scoperto - hanno spiegato gli autori - che l'integrazione di resveratrolo attenua gli effetti positivi dell'attività fisica tra gli uomini over sessantacinque anni su diversi parametri tra cui la pressione arteriosa, la concentrazione dei lipidi plasmatici e il massimo consumo di ossigeno".
Le dosi considerate di resveratrolo sono maggiori di quelle assunte attraverso gli alimenti naturali e riguardano principalmente quelle contenute negli integratori.

Questo pare essere l'ultimo dei tabù caduti sugli effetti benefici del resveratrolo. Già nell'ottobre scorso "il Fatto Alimentare" pubblicava un'altra ricerca, questa volta americana, evidenziava l'inefficacia attraverso test effettuati su donne.
"Dopo la storia della frode scientifica -conclude l’articolo del Fatto Alimentare perpetrata per anni dal ricercatore Dipak Das, ex direttore del Cardiovascular Research Center dell'Università del Connecticut, che per anni ha truccato i dati per far emergere azioni che non esistevano, lo studio dei ricercatori di Saint Louis sembra porre ulteriori, concreti interrogativi sulla sostanza.

Nel frattempo, alcune aziende (anche italiane) continuano a puntare tutto sulle supposte virtù, nonostante le frequenti multe per pubblicità ingannevole comminate."

Ciò che consola è il fatto che comunque la sostanza non sia dannosa e nemmeno troppo costosa.



Roma,  luglio 2013--

"Il lavoro diplomatico per evitare che la Cina aumenti i dazi sul vino europeo è in pieno corso e il Governo italiano ha tra le sue priorità proprio la tutela del Made in Italy, da qualsiasi regione provenga. Proprio per questo abbiamo messo in campo un gruppo di lavoro ad hoc, che vede la collaborazione tra il Ministero dello Sviluppo Economico, quello degli Esteri e quello delle politiche agricole. Raccolgo la preoccupazione delle organizzazioni di settore, ma voglio ribadire che l'Italia farà fino in fondo la sua parte per concludere positivamente e con il dialogo questa situazione".

Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo ha commentato in merito alla questione dell'indagine antidumping cinese sul vino europeo e il minacciato rialzo dei dazi. 

"Siamo in costante contatto con la Commissione europea - ha proseguito il Ministro - per seguire le evoluzioni del negoziato, con la convinzione che quello vitivinicolo è un comparto da difendere senza se e senza ma. Auspico che il Governo della Repubblica popolare cinese chiuda quanto prima l'indagine, che a nostro parere non ha ragion d'essere in quanto mancano le premesse giuridiche. In questo momento la via del dialogo è l'unica strada da percorrere, anche se le nostre imprese si trovano già nella difficoltà di sostenere oneri e aggravi burocratici per la scelta della Cina".

Grazie alla collaborazione tra MISE, Mipaaf ed Organizzazioni di settore interessate, e grazie alla sensibilizzazione degli operatori da loro effettuata, oltre 1.200 aziende esportatrici (su 1.500) hanno compilato le schede proposte dall'autorità cinese in questa prima fase dell'indagine.

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Roma,  Luglio 2013 --
Superano i 570 milioni i metri quadri di verde disponibile nel 2012 nei comuni capoluogo di provincia in Italia con un aumento di circa l'uno per cento rispetto all'anno precedente. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sula base del rapporto Istat sulla qualità ambientale nelle città italiane nel 2012. Se in media a livello nazionale la disponibilità è di circa 31,4 metri quadrati per abitante nel 2012 in realtà - sottolinea la Coldiretti - in circa due terzi dei comuni la disponibilità è molto più contenuta e in 20 città addirittura non si raggiungono i 9 metri quadrati per abitante. Nelle regioni del Nord – precisa la Coldiretti - circa il 43% dei comuni offre agli abitanti una buona disponibilità di verde (superiore alla media nazionale) e valori particolarmente consistenti a Verbania, Sondrio, Trento, Pordenone e Gorizia (tutte città con valori superiori ai 100 metri quadrati per abitante), e Vercelli, Cuneo, Como, Monza e Reggio nell'Emilia (con dotazioni oltre i 50 metri quadrati pro capite), mentre sono contenute quelle delle città liguri (a Savona e Imperia inferiori ai 9 metri quadrati per abitante e a La Spezia e Genova sotto i 20 metri quadrati). La quota di città con buona dotazione – continua la Coldiretti - scende sotto il 30% al Centro e nel Mezzogiorno, dove in particolare solo alcune città contribuiscono ad elevare il valore medio: i capoluoghi lucani (Matera con 978,2 metri quadrati per abitante è la città a più alta disponibilità pro capite; Potenza, con 361,4 metri quadrati è terza nell'ordinamento), Reggio di Calabria e Iglesias (con valori superiori ai 100 metri quadrati pro capite), Agrigento, Nuoro, Cagliari e Carbonia (tutte con valori superiori ai 50 metri quadrati per abitante). La più contenuta disponibilità pro capite caratterizza il Centro (in media 22,5 metri quadrati per abitante) dove, al netto di Terni (quasi 150 metri quadrati per abitante), tutti i capoluoghi mostrano valori inferiori ai 50 metri quadrati (e ad Ascoli Piceno sotto la soglia dei 9 metri quadrati per abitante). Tra i grandi comuni - conclude la Coldiretti - Venezia, Padova, Trieste e Cagliari fanno registrare disponibilità del verde urbano superiori alla media, mentre profilo opposto caratterizza Palermo, Bari, Napoli e Messina.

Pubblicato in Ambiente Emilia
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