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Governo Meloni e la task force anti “fake-news”: censura, una linea sottile e pericolosa In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart(Quotidianoweb.it) Cagliari 14 dicembre 2024 - La recente proposta del Governo Meloni di creare una task force dedicata al contrasto delle cosiddette "fake-news" ha suscitato un acceso dibattito.

Presentata come un’iniziativa per proteggere l’informazione pubblica dalla disinformazione, questa misura solleva interrogativi profondi sui confini tra il controllo delle notizie false e la censura.

Da tempo, la lotta alle fake-news è un tema centrale nel dibattito politico e mediatico. Tuttavia, l’esperienza recente insegna che non tutte le notizie classificate come false lo sono realmente. È importante chiedersi: chi decide cosa è vero e cosa non lo è? E con quali criteri?

Negli ultimi anni, diverse informazioni di interesse pubblico inizialmente bollate come "false" sono state successivamente confermate dai fatti. Eppure, in molti casi, il danno era già stato fatto: cittadini disinformati, opinioni manipolate e una crescente sfiducia verso le istituzioni.

Un esempio eclatante è rappresentato dalla gestione dell’informazione durante la pandemia. All’epoca, notizie “ufficiali” divulgate a reti unificate si sono rivelate scorrette come inesatto era chiamare vaccino un farmaco che è stato ampiamente dimostrato che non fermava l’infezione. Le comunicazioni sembravano orientate più a diffondere paura che a fornire chiarezza, spesso senza alcun riferimento scientifico solido. Non è un caso che molte di queste narrazioni abbiano ignorato principi fondamentali del giornalismo, come il rispetto dell’Articolo 2 del Codice Deontologico, che impone agli iscritti all'Albo di riportare notizie accurate, complete e verificate.

L’introduzione di un organismo governativo con il potere di bloccare presunte fake-news rischia di trasformarsi in una sorta di “ministero della censura”. Una struttura simile potrebbe facilmente scivolare verso il controllo unilaterale dell’informazione, promuovendo un’unica narrativa a scapito del pluralismo e della libertà di espressione.

L’ombra di un’informazione pilotata e “politicamente corretta” non è lontana.

L’idea che un’autorità centrale possa decidere quali notizie siano accettabili e quali no, ricorda pericolosamente sistemi di censura del passato, dai regimi autoritari fino all’Inquisizione. La storia insegna che il monopolio dell’informazione è uno strumento potente per il controllo sociale, ma anche devastante per la democrazia.

Combattere la disinformazione è senza dubbio una necessità, ma il metodo scelto è cruciale. La creazione di una task force potrebbe trasformarsi in un boomerang per lo stesso governo, alimentando sospetti di manipolazione e repressione. Invece di promuovere la trasparenza e il dialogo, rischia di aumentare la polarizzazione sociale e la sfiducia nei confronti delle istituzioni.

Sarebbe quindi fondamentale che il Governo Meloni fornisse una spiegazione dettagliata del progetto. Chi avrà il compito di definire cosa sia una fake-news? Quali saranno i criteri adottati? E soprattutto, come si garantirà che la lotta alla disinformazione non diventi una scusa per silenziare il dissenso?

Caro governo Meloni la vera sfida è educare i cittadini a distinguere tra informazioni verificate e manipolate, promuovendo il pensiero critico. Piuttosto che centralizzare il controllo, sarebbe più efficace rafforzare le istituzioni che già si occupano di verificare le notizie, garantendo la loro indipendenza da interessi politici o economici.

Se il governo intendesse davvero combattere la disinformazione senza ledere la libertà di stampa, dovrebbe concentrarsi su misure che incentivino il giornalismo di qualità, protegga i whistleblower e promuova un’informazione pluralista e trasparente.

Il rischio di un organo di censura governativo è troppo alto per essere ignorato.

L’Italia non può permettersi di rinunciare ai principi fondamentali della democrazia, tra cui la libertà di stampa e di espressione, per abbracciare un modello di controllo autoritario dell’informazione.

il giornalismo è il pilastro di una democrazia sana e funzionante. Quando si cerca di ostacolare o intimidire la diffusione delle notizie, si mina uno degli strumenti più potenti di controllo del potere.

La libertà di stampa e d'informazione permette ai cittadini di essere informati, di esercitare un controllo critico e di prendere decisioni consapevoli. Senza di essa, si rischia un regime autoritario mascherato da democrazia, dove il potere può agire senza trasparenza e senza responsabilità.

La domanda resta aperta: il governo vuole davvero tutelare i cittadini dalla disinformazione o sta cercando di imporre una narrazione unica? La risposta a questa domanda definirà non solo il presente, ma anche il futuro del nostro diritto a essere informati.

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