Vediamo quindi di fare una panoramica sulle intenzioni di voto di alcuni politici.
Di Lamberto Colla Parma, 6 settembre 2020 198esimo giorno dell'anno 1 dell'era COVID-19 e 179° pandemico - domenica -
A brevissimo le scuole riapriranno tra innumerevoli polemiche e a breve torneranno a chiudere per essere nuovamente sanificate e riaperte alle urne che ospiteranno i desiderata degli italiani sul quesito referendario confermativo e senza quorum, che ha per oggetto il taglio dei parlamentari.
Un appuntamento "popolare" che avrebbe dovuto essere consumato lo scorso 29 marzo ma che il Covid-19 ha comandato di sospendere, come peraltro la vita di milioni di persone.
Una chiamata elettorale che, salvo la compattezza quasi totale del Movimento 5 Stelle a favore del SI, avendone promosso la consultazione, per tutti gli altri partiti e movimenti invece si raccolgono posizioni diverse dalle ufficiali del partito o del proprio leader.
Insomma, ce n’è per tutti.
Tutti sono liberi di votare per la propria personale convinzione e in libera coscienza, come dovrebbe essere per ogni occasione di espressione di pensiero.
Cercheremo di elencare le varie ragioni poste a sostegno del SI e quelle a favore del NO sostenuti anche da qualche espressione di voto raccolto tra alcuni dei più rappresentativi esponenti della politica nazionale.
Intanto, giusto per inquadrare il referendum del 20 21 settembre 2020 ricordiamo che non è necessario il raggiungimento del quorum per validare la consultazione referendaria, chiamata ad esprimersi sulla modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione.
Qualche numero.
Saranno circa 52 milioni gli italiani chiamati alle urne (51.559.898 cittadini, di cui 4.616.344 all'estero: 25.021.636 uomini e 26.538.262 donne.) per decidere se confermare o meno il taglio dei parlamentari che così si ridurrebbero, nella totalità, del 36,51% passando da 630 a 400 per quanto concerne i Deputati, mentre al Senato scenderebbero da 315 a 200, ai quali occorrerebbe aggiungere i senatori a vita che verrebbero limitati a solo 5 complessivamente.
Sarebbero perciò 153.685 i cittadini che ogni deputato rappresenterebbe in media, mentre per quanto riguarda il Senato, ogni eletto a Palazzo Madama rappresenterebbe 301.223 persone.
Un taglio che donerebbe alle casse dello Stato un risparmio annuo di 81,6 milioni incidendo solo dello 0,01% sui costi generali (il risparmio di un caffè all'anno per ogni cittadino, è il claim dei sostenitori del NO).
Le modalità di voto.
Ricordiamo che NON è un referendum abrogativo ma confermativo perciò, coloro che intendessero sostenere la riduzione dei parlamentari dovranno mettere la croce sul SI, mentre sul NO se si intende mantenere la composizione parlamentare come è attualmente.
Le ragioni a sostegno del SI
- Minori costi (-81 milioni/anno e -400 mln / legislatura)
- Rappresentatività ancora garantita
- Maggiore trasparenza e snellimento del Parlamento
- Maggiore responsabilizzazione degli eletti
- Maggiore rapidità decisionale. Minore frazionamento da parte dei gruppi parlamentari
- Il taglio del 31% equivale alla percentuale degli assenteisti attuali
Le ragioni a sostegno del NO
- Costi. Il risparmio è limitato (1 caffè/cittadino all'anno)
- Indebolimento del rapporto tra eletti e elettori
- La riforma ridurrebbe in misura sproporzionata la rappresentanza di interi territori, con Regioni che non sarebbero rappresentate a sufficienza
- Per non dover complicare il lavoro delle Commissioni e non dover riscrivere tutti i regolamenti parlamentari
- Il problema del Parlamento è di natura QUALITATIVA e non QUANTITATIVA.
- Manca un progetto complessivo di RIFORMA dello Stato.
Le dichiarazioni di Voto
VOTA SI
Si sono schierati a favore della riforma (VOTO al SI) il Movimento 5 Stelle, la Lega, Fratelli d’Italia, Alternativa Popolare, Union Valdotaine e il Sudtiroler Volkspartei.
Altri partiti invece come Partito Democratico, Forza Italia, Italia Viva e Cambiamo, non hanno preso una posizione netta in merito al referendum, con diversi esponenti che in maniera autonoma hanno dichiarato la propria intenzione di voto.
VOTA NO
Dichiarandosi per il No al referendum il cittadino andrebbe a bocciare la riforma, chiedendo che il numero dei parlamentari rimanga quello attuale: 630 deputati e 315 senatori elettivi escludendo quelli a vita.
Tra i partiti si sono schierati apertamente contro il taglio dei parlamentari +Europa, Azione, Sinistra Italiana, Volt Europa, MAIE, Unione di Centro, Partito Socialista Italiano, Europa Verde, Vox Italia e Centro Democratico.
Il M5S totalmente schierato, inquadrato e coperto, a favore del SI.
Schierata per il SI anche Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia e pure Matteo Salvini con la Lega seppure inizialmente avesse dichiarato la libertà di espressione ai componenti del suo movimento.
Nicola Zingaretti, leggermente ondivago, pur mantenendo un dialogo aperto con le ragioni del NO, ha detto il suo SI al referendum, avendo in seno al partito diverse posizioni contrarie.
Pier Luigi Bersani, Articolo Uno, ha detto che voterà SI.
C'è il SI anche di Mariastella Gelmini, ma da Forza Italia dice NO al taglio dei parlamentari Renato Brunetta, Simone Baldelli e accanto a quest'ultimo non si può non citare Lucio Malan, altro forzista molto attivo nella campagna per il NO.
Emma Bonino ha dichiarato il suo NO e quello di +Europa.
A dissentire dal proprio partito di appartenenza c'è anche il leghista Claudio Borghi, che ha detto che voterà NO al taglio dei parlamentari.
Anche Pier Ferdinando Casini ha dichiarato il proprio NO
Romano Prodi: Vota NO perché vuole evitare che "si pensi che la diminuzione del numero dei parlamentari costituisca una riforma così importante per cui non ne debbano seguire le altre, ben più decisive per il futuro del nostro Paese”.
L'ex presidente della Camera Laura Boldrini voterà NO.
Tra i dissidenti all'interno del Partito Democratico e perciò voterà NO c'è Vincenzo De Luca, che dovrà affrontare anche le elezioni della sua regione, la Campania.
Un altro contrario in quota Pd è il sindaco di Bergamo Giorgio Gori .
A favore del NO anche Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana
Per finire alcune importanti posizioni indecise come quella di Matteo Renzi che non vede in questo taglio dei parlamentari né un attacco alla democrazia, né una svolta storica.
Silvio Berlusconi, invece, starebbe ancora riflettendo sulla propria posizione. La sua perplessità nasce dal fatto che il taglio non si inquadrerebbe in una "riforma complessiva del funzionamento delle istituzioni e che avrà come probabile effetto una riduzione degli spazi di democrazia" per effetto della rduzione di rappresentanza di certe regioni.
Tra gli indecisi c'è anche Massimo D'Alema.
BUON REFERENDUM!
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