La modalità è sempre la stessa: suonano alla porta di casa, insistono per entrare, mostrano un catalogo di prodotti per la casa e si fanno firmare una "specie" di ricevuta.
Invece è un contratto di acquisto, spesso del valore di alcune migliaia di euro (fino a 10 mila).
La famigerata "truffa del catalogo" non passa mai di moda. Negli ultimi giorni una ventina di cittadini modenesi ha segnalato ad Adiconsum Emilia Centrale (l'associazione consumatori della Cisl) di esserne rimasta vittima.
«Si tratta di una pratica ingannevole messa in atto da diverse aziende che cambiano continuamente ragione sociale – racconta l'operatrice Adiconsum Emilia Centrale Patrizia Barletta – I commerciali incaricati operano "porta a porta", prendendo preferibilmente di mira anziani e persone sole in casa. Una volta entrati nell'abitazione, con pressioni più o meno insistenti, chiedono quella che pare essere un'innocua firma per ricevuta di un catalogo di offerte di mobili, materassi e arredi. Solo in seguito il malcapitato si accorge di aver sottoscritto un vero e proprio contratto, con impegno ad acquistare merce per migliaia di euro per più anni, spesso persino con un oneroso finanziamento accessorio».
L'associazione consumatori della Cisl spiega che la via d'uscita dipende soprattutto dall'atteggiamento del venditore, una volta ottenuta la firma. Se la copia del contratto viene immediatamente consegnata all'ignaro acquirente, è sufficiente esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni, come di prassi per i contratti conclusi fuori dai locali commerciali.
Se, invece, il raggiro viene scoperto solo dopo la scadenza di questo termine, le cose si fanno più complicate, specie se si cede al versamento di una quota a titolo di caparra sotto la promessa di "uscire dal circuito" con un unico acquisto. Ecco perché è opportuno seguire alcuni consigli, utili per difendersi anche in via preventiva.
«Innanzitutto occorre prestare sempre la massima attenzione a cosa si firma, specie quando si tratta, come in questo caso, di documenti su carta copiativa – spiega Barletta -
Se si è firmato, il consiglio è non consegnare alcuna somma di denaro, soprattutto contanti, nemmeno sotto la minaccia di azioni legali da parte dell'azienda venditrice. Siamo di fronte, infatti, a una pratica commerciale scorretta e il vincolo contrattuale è comunque nullo perché affetto da vizio del consenso.
Se si è ricevuta merce a casa, siano campioni pubblicitari o propriamente mobili d'arredo, - continua l'operatrice Adiconsum - è consigliabile lasciarla imballata, immacolata e pronta a essere restituita, anche perché spesso si tratta di vere e proprie "patacche", o comunque di merce di valore di molto inferiore al prezzo di vendita richiesto.
Bisogna ricordarsi che un eventuale finanziamento sottoscritto assieme al contratto di vendita si qualifica come "accessorio" a quello principale: se quest'ultimo decade, ad esempio perché si è esercitato il diritto di recesso, anche il primo resta privo di effetti».
Chi rimane vittima di questi raggiri può rivolgersi ad Adiconsum Emilia Centrale (per Modena telefonare allo 059 890897) non solo per ricevere assistenza e far decadere ogni vincolo contrattuale, ma anche per segnalare questi casi – e dunque queste aziende – all'Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato).
Truffe online e phishing: anche la Polizia di Stato nel mirino di hacker e truffatori telematici. Finto sondaggio sull’installazione di nuovi autovelox con il falso premio di 500 euro. La nuova allerta della Polizia Postale: non cliccate e cestinate i messaggi.
Neanche la Polizia di Stato è immune dall’attenzione di hacker e truffatori telematici che non perdono l’occasione per sfruttare le ansie e le paure degli utenti della rete per approfittarne al fine di acquisire l’accesso abusivo a dispositivi o ai conti correnti. Questa volta verrebbe quasi da ridere se non ci fosse da preoccuparsi perché nel mirino dei malintenzionati è finita proprio chi indaga e reprime il crimine. A segnalarlo la pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” della Polizia Postale che con un post con tanto di screeshot del tipico messaggino, ha fatto lanciato l’allarme: «ALERT: FALSA E-MAIL PROVENIENTE DA “POLIZIA DI STATO - MULTA” In questi giorni potreste ricevere una e-mail proveniente da “POLIZIA DI STATO – MULTA <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>”, nella quale il destinatario viene invitato a partecipare ad un sondaggio, con estrazione finale di 500 euro, sull’istallazione di nuovi autovelox. Attenzione:
- Si tratta in realtà di e-mail truffaldine a cui non dare alcun seguito
- Non fornire alcun dato personale e/o relativo al proprio conto bancario».
Non resta che prestare attenzione anche quando messaggi email inaspettati hanno una parvenza istituzionale, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ecco perché è utile seguire alcuni semplici consigli:
• Non “cliccare” sul link proposto;
• Non fornire alcun dato personale o relativo alla propria carta di credito o conto bancario;
• Effettuare la scansione del dispositivo con un antivirus aggiornato.
Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Truffe online: finti regali di Google, che ovviamente non ne sa nulla. La nuova bufala del Samsung Galaxy S10 in dono. L’allerta su Commissariato di PS On Line della Polizia Postale.
3 maggio 2019
Tutti vorrebbero ricevere in regalo l’ultimo smartphone di grido. Ma come andiamo ripetendo da tempo noi dello “Sportello dei Diritti”, nessuno regala nulla per nulla, neanche il colosso del web Google. Ecco perché bisogna prestare la massima attenzione ai tentativi di truffa che ci pervengono attraverso innocui, ma solo in apparenza, messaggini che c’invitano a cliccare su un link per ricevere gratis addirittura un costosissimo Samsung Galaxy S10, ma che in realtà sono pericolosissimi “specchietti per le allodole” di hacker e truffatori telematici.
Se si seguono le istruzioni, infatti, non si fa altro che consentire a questi malintenzionati di accedere abusivamente ai nostri dispositivi per sottrarre dati personali o bancari. A ricordarcelo ancora una volta è la Polizia Postale, che con un altro post pubblicato sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia”, con lo screenshot di uno dei tipici messaggi cui dobbiamo far attenzione a sottolineato che: “Congratulazioni se continui sarai il prossimo utente truffato. Non crediamo ai regali e non regaliamo i nostri dati.”.
Attenzione, quindi! È solo verificando ogni messaggio che giunge sui nostri apparati - rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” - che si può evitare di cadere nella trappola e quindi di farsi sottrarre dati sensibili o bancari. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgersi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Social inondati da finte promesse per “fortunati” utenti con falsi buoni Decathlon. Lo “Sportello dei Diritti”: diffidate, non cliccate e non fornite dati personali, sono solo frodi. L’allerta anche su “Commissariato di PS On Line” della Polizia Postale.
23 aprile 2019
Ritorna ciclico, o meglio non si ferma mai uno dei must delle truffe online: i falsi buoni “Decathlon” di prezzo variabile che circolano su tutti i social network. Lo ripetiamo noi dello “Sportello dei Diritti” da anni ormai, e nonostante ciò, sembra che ci siano migliaia di utenti della rete che continuano a cascarci. Lo ribadisce anche la Polizia Postale che con l’ennesimo post con tanto di screenshot del tipico messaggio-truffa sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” ci ricorda di prestare la massima attenzione: “truffa Facciamo attenzione alle molte pagine sui social che contengono post sponsorizzati non riconducibili a Decathlon.
L'unica finalità è quella di mettere le mani sui dati personali di inconsapevoli utenti. Nel dubbio è sempre meglio accertarsi attraverso i siti ufficiali dei brand”.
Ancora una volta, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il modo migliore per difendersi, è quello di diffidare sempre da questo tipo di false promesse che per quanto allettanti sono sempre fasulle perché nessuno regala niente per niente. È sufficiente, quindi, non dare retta, non cliccarci mai sopra e non fornire mai dati personali.
Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.
Dopo le indagini della Procura di Milano si aprono nuove possibilità di tutela. Intanto Confconsumatori sollecita BPM a risarcire
Modena, 21 febbraio 2019 – Alla luce delle indagini della Procura di Milano sulle banche che hanno venduto diamanti da investimento, i consumatori coinvolti potranno richiedere anche il danno morale, oltre a quello patrimoniale. Confconsumatori, che sta già tutelando da anni centinaia di risparmiatori, si costituirà parte offesa insieme ai propri associati nel processo penale che si avvierà nei prossimi mesi. Per il momento, l'associazione continua a sollecitare Banco BPM a risarcire i clienti danneggiati e ricorda ai consumatori che non hanno conservato i diamanti la scadenza dell'8 marzo per richiederne la restituzione.
LE INDAGINI SULLE 5 BANCHE - Dopo che i risparmiatori hanno dovuto prendere atto del fallimento di IDB, la notizia delle articolate e complesse indagini della Procura di Milano, che hanno condotto al sequestro di 700 milioni di euro a carico di IDB (già fallita il 10.1.19) e di DPI, oltre che delle cinque banche coinvolte nella vendita diamanti (BPM, Unicredit, Intesa San Paolo, MPS e Banca Aletti), evidenzia e certifica il comportamento, quanto meno, scorretto di banche e società venditrici.
DANNO MORALE, OLTRE CHE PATRIMONIALE - Confconsumatori assiste e tutela da mesi centinaia di persone in tutta Italia. Si tratta di piccoli risparmiatori, famiglie, pensionati, piccoli imprenditori che, fidandosi del bancario di turno, sono stati convinti a investire i propri risparmi, talvolta anche totalmente o comunque in misura rilevante, in diamanti. Investimenti che venivano ingannevolmente sbandierati come sicuri e addirittura facilmente smobilizzati. A questo punto, i consumatori-risparmiatori devono sapere che hanno diritto anche al risarcimento del danno morale, oltre a quello patrimoniale, essendo vittime inconsapevoli di reato.
I PROSSIMI PASSI – Confconsumatori nei prossimi giorni si costituirà parte offesa insieme ai propri associati, depositando idoneo atto alla Procura di Milano. Inoltre, l'associazione chiede - in attesa della fine delle indagini - che Banco BPM, unica banca che a oggi non ha risarcito per intero i propri clienti, si affretti a rimborsare il danno patrimoniale totale al 100% in favore delle vittime.
Infine, Confconsumatori ricorda a tutti coloro che hanno ancora i diamanti in custodia presso la fallita di IDB, che entro l'8 marzo 2019 dovranno presentare idonea istanza al curatore fallimentare per la restituzione.
I risparmiatori danneggiati possono rivolgersi agli sportelli di Confconsumatori o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
La Polizia Stradale di Modena non si limita ad effettuare controlli su strada, ma estende la propria attività in tutti i settori connessi alla circolazione dei veicoli e ai titoli abilitativi per la conduzione degli stessi.
In tal senso a Modena funziona da tempo una stretta collaborazione tra Polizia Stradale e Motorizzazione Civile dei Trasporti per verificare che durante le procedure per gli esami, volti all'ottenimento delle varie tipologie di patente di guida, tutto avvenga nella più completa regolarità; accade infatti che talvolta alcune persone, in particolare di nazionalità straniera, forse anche per le difficoltà connesse allo studio della parte teorica per l'esame di guida, tentino con qualche "scorciatoia" ingegnosa, ma illegale, di aggirare l'esame teorico per il conseguimento del titolo.
Si registrano episodi di sostituzione di persona, in cui un soggetto, con adeguata preparazione si presenta al posto dell'esaminando con documenti di identità alterati o contraffatti ed altri più ingegnosi, con microauricolari e microcamere occultati per trasmettere ad un complice esterno i quesiti del test ed ottenere le relative risposte.
Nella seduta di esami dello scorso 24 ottobre, un cittadino straniero si è presentato esibendo un permesso di soggiorno verosimilmente falso a nome di un altro soggetto di nazionalità ghanese, che quel giorno avrebbe effettivamente dovuto sostenere l'esame teorico e l'ottenimento del cd. "foglio rosa" per potersi poi esercitare alla guida pratica.
Accompagnato in Questura per accertamenti sulla sua vera identità, è emerso che lo straniero, un cittadino ivoriano di anni 29, titolare di patente di guida rilasciata in Italia, era stato già denunciato in altre province italiane per aver sostenuto o tentato di sostenere esami teorici di guida al posto di altre persone.
I due stranieri sono stati deferiti all'Autorità Giudiziaria per i reati di sostituzione di persona e falso documentale del permesso di soggiorno.
Nella stessa seduta di esami, personale della Polizia Stradale e della Motorizzazione ha sorpreso due esaminandi di nazionalità pakistana che nascondevano nell'orecchio un auricolare ricevente; un più approfondito controllo ha permesso di accertare che, occultata tra i capi di abbigliamento, vi era anche una microcamera collegata ad un apparecchio telefonico cellulare ed un trasmettitore tipo "bluetooth" per l'invio dei dati all'esterno.
I due, entrambi 42enni, sono stati denunciati in stato di libertà per il reato di falso finalizzato all'induzione in errore di Pubblico Ufficiale ed il materiale tecnico utilizzato per la ricetrasmissione dei dati sottoposto a sequestro.
Si vuole sottolineare come tali comportamenti rivestano una enorme gravità in quanto consentono l'ottenimento della patente di guida da parte di persone che ignorano completamente le regole della circolazione stradale, della precedenza e della segnaletica e che potrebbero pertanto divenire un concreto e grave pericolo per la sicurezza della circolazione stradale e delle persone in genere.
Corruzione, falso, truffa e peculato: i carabinieri di Parma hanno dato esecuzione a una misura cautelare, conseguente a un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma, nei confronti dei vertici del Comune di Polesine-Zibello. Sequestrati 40.000€.
Di LGC 23 ottobre 2018 - Diversi i soggetti coinvolti a vario titolo nel terremoto giudiziario che ha colpito il Comune di Polesi Zibello. Oltre a Andrea Censi, posto agli arresti domiciliari, sono stati colpiti da misure cautelari anche altri 3 ruoli apicali dell'amministrazione comunale.
Come confermato dal Procuratore Capo Alfonso D'Avino, in occasione della conferenza stampa odierna, anche i responsabili di alcune attività, che hanno disposto servizi a favore del Comune, sono sotto indagine e un imprenditore Avicolo della zona, favorito in occasione dell'ampliamento dello stabilimento, è stato chiamato a rispondere del reato di corruzione.
Un'indagine molto complessa, condotta dalla stazione locale dei Carabinieri, e coordinata dalla Procura di Parma, che ha preso avvio nel 2016 sulla base di una serie di "voci di corridoio".
"Colpisce di questa vicenda, dichiara il Procuratore Capo Alfonso D'Avino, come sottolineato dal GIP, l'uso della struttura comunale come fatto personale e lo si capisce da tutta una serie di atti pubblici e un uso indebito e continuativo di mezzi dell'amministrazione."
Corruzione, falso, truffa e peculato, questi i reati contestati. Addirittura sarebbero decine la delibere falsificate, mentre alcuni contributi, destinati a enti privati del territorio, sarebbero stati, in parte destinati a ulteriori terzi soggetti creditori "privati" di uno dei soggetti coinvolti.
Insomma una massa di operazioni che non potevano passare inosservate tant'è che alcuni dipendenti "infedeli" sarebbero stati "isolati".
Andrea Censi è uno degli amministratori provinciali da più tempo in carica, prima venne eletto Sindaco di Zibello, quindi di Polesine e infine primo cittadino dei due Comuni giunti a fusione.
La Guardia di Finanza di Ravenna ha recentemente concluso un'attività di indagine che ha portato alla luce un'intricata storia fatta di menzogne, avances e minacce poste in essere negli anni da una trentaseienne italiana residente nel ravennate a discapito di alcuni uomini rimasti vittima dei suoi ricatti.
Gli accertamenti hanno avuto inizio nel 2016, a seguito di una querela presentata da un cittadino ferrarese nei confronti della donna, conosciuta su un sito on line di incontri, per il reato di truffa. In sintesi l'uomo ha denunciato di aver dovuto sborsare decine di migliaia di euro per aiutare la donna che, riferendogli circostanze poi risultate non vere, quali la necessità di curare fantomatiche patologie tumorali e di interrompere una gravidanza in realtà inesistente, lo aveva indotto a consegnarle oltre 160 mila euro attraverso bonifici bancari, versamenti in contanti e addirittura mediante la sottoscrizione di finanziamenti a beneficio della stessa.
Muovendo da questo caso, le Fiamme Gialle hanno sviluppato una serie di indagini che hanno consentito non solo di verificare la veridicità di quanto denunciato dall'uomo, ma anche di portare alla luce altri casi analoghi.
In particolare è emerso che la donna aveva nel tempo circuito anche un altro uomo del ravennate che, cedendo alle lusinghe della trentaseienne, ne è ben presto divenuto vittima. La donna infatti, dietro la minaccia di rivelare alla moglie dell'uomo la relazione sentimentale che avevano nel frattempo avviato, lo vessava con quotidiane richieste di denaro contante, per poi giungere ad estorcergli la somma di 25.000 mila euro, importo che il malcapitato si era procurato sottoscrivendo un prestito, con il quale la donna ha acquistato una nuova autovettura.
Al termine delle indagini, svolte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Ravenna, nella persona del Sostituto Procuratore Dott.ssa Angela Scorza, le Fiamme Gialle hanno denunciato la donna per i reati di truffa e di estorsione.
Dai conti bancari e postali dell'anziana (prosciugati), erano stati prelevati oltre 150.000 euro solamente dall'inizio anno. La Polizia di Stato denuncia due donne dell'Ex Jugoslavia.
Parma -
Nei giorni scorsi agli investigatori della Sezione Antirapine della Squadra Mobile è giunta la segnalazione da parte del personale di un ufficio postale del centro di Parma, che una anziana cliente, nell'ultimo periodo, aveva effettuato ingenti prelievi di denaro adducendo delle motivazioni non plausibili.
In particolare, a partire dal mese di gennaio, la 85enne, oltre ad esaurire i soldi sul proprio libretto postale, aveva smobilitato una polizza e tutti i buoni postali effettuando numerosi prelievi di 2.000 euro ed alle insistenti richieste dell'impiegato riferiva, a volte, che doveva pagare la cauzione ad una donna in carcere in Croazia ed altre che doveva aiutare due famiglie bisognose. Il personale dell'Ufficio postale sapeva che l'anziana viveva sola e non aveva figli oltre a non voler indicare nomi e recapiti di eventuali parenti.
LE INDAGINI
Nei giorni scorsi la signora ha chiesto ancora di prelevare 2.000 euro, ottenendone 1.000, e prenotandone altri 2.000 per la mattina seguente.
Preoccupati che fosse vittima di una qualche azione delittuosa, il personale dell'ufficio postale ha quindi allertato le Forze dell'Ordine. Gi investigatori della Sezione Antirapine si sono recati la mattina seguente presso l'ufficio, prima dell'apertura, richiedendo che venissero fotocopiate le banconote che sarebbero state consegnate in mattinata all'anziana, abitante poco distante.
Gli investigatori si sono quindi posizionati nei pressi dell'ufficio postale e dell'abitazione dell'anziana per individuare a chi desse il denaro e dopo alcune ore, hanno fermato una donna che entrata nello stabile, usciva dopo pochi minuti con il denaro.
Seguita veniva poi fermata ed identificata in K. B. originaria dell'ex Jugoslavia. All'interno della borsa della donna venivano rinvenuti i 1.500 euro ritirati dalla vittima all'ufficio postale (fotocopiati) oltre a numerosi biglietti della lotteria "GrattaeVinci".
DA ANNI LA SIGNORA ERA VITTIMA DELLE DUE DONNE
K. B. veniva accompagnata presso gli uffici della squadra mobile, dove con atteggiamenti arroganti alla richiesta di indicare la provenienza del denaro, riferiva che era un aiuto economico che le era stato elargito da una amica.
La 85enne veniva poi convocata presso la Squadra Mobile dove serenamente riferiva che, anni or sono, aveva conosciuto all'esterno della Chiesa da lei frequentata, due straniere, appunto K.B. e L.R. le quali le avevano chiesto un sostegno economico per pagare le bollette e l'affitto di casa (del Comune).
L'anziana da allora, con cadenza settimanale, all'uscita della chiesa trovava le due donne che le chiedevano ed ottenevano i soldi. Nonostante i parrocchiani avessero messo in guardia la signora allontanando le due donne, queste erano riuscite a risalire all'abitazione della vittima continuando a ricevere denaro.
L'anziana ha raccontato agli agenti che negli ultimi tempi, da lei si recava solamente K.B. in quanto le era stato raccontato che L.R. era trattenuta presso il consolato a Milano, per pagare delle multe in Croazia e se non lo avesse fatto l'avrebbero portata in carcere in patria.
Per tale ragione, da alcuni mesi aveva provveduto a "consegnare un po' di soldi" a K.B. affinché li portasse al consolato ed agli avvocati che stavano lavorando per la liberazione di L.R. Anche gli ultimi 1500 €.
OLTRE 150.000 EURO SOLAMENTE DALL'INIZIO ANNO
Le successive indagini hanno portato ad identificare compiutamente la complice di K.B. e ad accertare che, dai conti bancari e postali dell'anziana (prosciugati), erano stati prelevati oltre 150.000 euro solamente dall'inizio anno.
Per tale ragione K. B. classe 1965 originaria dell'ex Jugoslavia e L. R. classe 1956 originaria della Croazia venivano indagate in stato di libertà alla locale A.G. per i reati di truffa aggravata continuata in concorso.
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