"OPERAZIONE BARQUEIRO": patteggiamenti e confische a carico dell'associazione a delinquere con base in italia ed all'estero responsabile di riciclaggio internazionale e frodi fiscali.
Applicazione della pena su richiesta delle parti e prime confische definitive di beni immobili e denaro riconducibili al promotore dell'associazione ed ai componenti del gruppo criminale già oggetto di misure cautelari.
A questa conclusione è recentemente giunto il principale filone processuale dell' "Operazione Barqueiro", condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Modena nel 2016 e coordinata dal Procuratore Capo di Modena Dott.ssa Lucia Musti e dal P.M. Dott. Marco Imperato, all'esito della quale furono eseguite 6 misure cautelari in carcere, denunciati 33 responsabili e disposti sequestri per equivalente per diversi milioni di euro che riguardarono 2 locali di ristorazione, 1 bar ed un complesso alberghiero con annesso ristorante oltre che 8 società, svariati conti correnti ed immobili riconducibili all'associazione.
Nel corso di quelle indagini, le Fiamme Gialle modenesi individuarono un'associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio internazionale ed a plurimi reati tributari di varia natura, con basi a Parma, Reggio Emilia ed in Portogallo: in ragione dell'articolata struttura transnazionale dell'associazione criminale le investigazioni dei Finanzieri di Modena si svilupparono anche grazie all'attivazione degli strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale, con interessamento dei collaterali organi inquirenti esteri, per il tramite del Comando Generale/II Reparto del Corpo e di Eurojust.
L'analisi delle vicende societarie delle aziende sottoposte a procedure concorsuali permise di individuare una complessa struttura, promossa e diretta da un professionista emiliano formalmente residente all'estero e "specializzato" nella gestione "spregiudicata" di fallimenti societari, composta da decine di soggetti giuridici che, ricorrendo a prestanome, venivano fittiziamente delocalizzati all'estero per evitare conseguenze penali agli imprenditori coinvolti e per drenarne le disponibilità patrimoniali dalle pretese dei creditori. Disponibilità di cui il promotore dell'associazione a delinquere curava il rientro in Italia, riconsegnandole in contanti agli imprenditori coinvolti, attraverso svariate movimentazioni bancarie, anche estero su estero e tra società diverse, al fine di ostacolarne la tracciabilità, divenendo un vero e proprio "traghettatore" e ispirando il nome dell'operazione, ossia "Barqueiro".
L'operazione ha recentemente ottenuto importanti risultati processuali a seguito della scelta del principale indagato e dei suoi più stretti sodali di accedere all'istituto dell'applicazione della pena su richiesta (cd. "patteggiamento") per complessivi 9 anni di reclusione, cui ha fatto seguito, al momento, la confisca di un patrimonio costituito da 7 società, 4 terreni e ben 634 diritti immobiliari (quote di multiproprietà) intestati alle società riconducibili al sodalizio e valutato, al netto delle passività, in circa 500.000,00 euro. Le operazioni di confisca sono state eseguite anche con la collaborazione di 29 Reparti del Corpo sub-delegati al riguardo.
Tali risultati, oltre a confermare la qualità e l'efficacia dell'azione investigativa delle Fiamme Gialle modenesi, costituiscono ulteriore e concreta testimonianza del ruolo della Guardia di Finanza quale polizia economico-finanziaria a forte connotazione specialistica, in grado di contrastare, in forma integrata tramite le sue proiezioni operative nazionali ed internazionali, tutti quei fenomeni che costituiscono ostacolo alla crescita ed alla realizzazione di un mercato pienamente concorrenziale, anche attraverso la piena tutela patrimoniale dei creditori delle società fallite, su cui basare lo sviluppo di una società più equa ed attenta ai bisogni dei cittadini.
Corsi di formazione fantasma e falsi bilanci: scoperta truffa ai danni dell'unione europea e del fondo regionale per i disabili per oltre 3 milioni e mezzo di euro. denunciati 2 imprenditori piacentini.
Piacenza 9 agosto 2018 - Nell'ambito di una complessa attivita' di polizia giudiziaria svolta in materia di reati fallimentari, i finanzieri del comando provinciale hanno denunciato 2 imprenditori piacentini – rispettivamente legale rappresentante e amministratore di fatto di una cooperativa operante nel settore della formazione professionale – per aver indebitamente percepito fondi comunitari e nazionali per oltre 3 milioni e mezzo di euro.
I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dalla procura della repubblica di piacenza, hanno compiuto diversi accertamenti, anche di natura tecnica, tesi a verificare le cause del dissesto finanziario di alcune societa' e cooperative emiliane, collegate tra loro, impegnate nella gestione di corsi di formazione e di aggiornamento professionale finanziati con fondi europei e nazionali.
Nel corso delle indagini e' stato accertato che una cooperativa piacentina, in critiche condizioni economiche:
• - nel corso degli anni iscriveva sistematicamente in bilancio attivita' fittizie riconducibili a corsi di formazione mai svolti;
• - nel 2013, in particolare, aveva ceduto un inesistente ramo d'azienda dal valore complessivo di 5,9 milioni di euro a favore della propria societa' controllante. quest'ultima, tuttavia, dopo una sola settimana, procedeva alla totale svalutazione del ramo d'azienda appena acquistato.
Attraverso tali condotte fraudolente, la cooperativa poteva iscrivere in bilancio ricavi mai conseguiti per coprire le perdite d'esercizio ed evitare cosi' di veder azzerare o ridurre il proprio capitale sociale.
Le normative comunitarie e nazionali prevedono infatti che i finanziamenti erogati nell'ambito della formazione professionale vengano concessi in esito a procedure pubbliche per le quali un soggetto, per poter partecipare a una gara d'appalto, deve dimostrare solidità patrimoniale e affidabilita' economico-finanziaria.
Con l'iscrizione in bilancio di ricavi inesistenti, avvalorati ancor piu' dall'operazione straordinaria sopra descritta, la cooperativa piacentina, sull'orlo del fallimento, non solo conservava la propria operativita', ma documentava una situazione patrimoniale assolutamente falsa, simulando il possesso di requisiti economici e finanziari tali da farle ottenere, da una parte, l'indebito accreditamento presso la Regione Emilia Romagna per accedere ai fondi pubblici relativi alla formazione e, dall'altra, di beneficiare illecitamente di cospicui finanziamenti per la realizzazione dei corsi di formazione e di aggiornamento professionale.
Al termine dell'attivita', l'ammontare complessivo dei finanziamenti erogati dalla regione e incassati illecitamente dalla cooperativa dal 2012 al 2016, è risultato essere di oltre 3,5 milioni di euro, a carico del fondo sociale europeo (fse), del fondo regionale disabili (frd) e degli incentivi messi a disposizione dalla legge n. 236/93 per i lavoratori dipendenti delle imprese.
I due imprenditori sono stati denunciati all'autorita' giudiziaria per i reati di concorso in truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche e, nei loro confronti, e' stata avanzata proposta di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, dei beni per un valore equivalente all'importo delle provvidenze pubbliche indebitamente percepite, ovvero per 3,5 milioni di euro.
Le irregolarità constatate sono state inoltre comunicate alla regione emilia romagna, ente gestore della spesa, al fine di consentire alla stessa – sin dalle prime battute dell'indagine fattivamente collaborativa con i militari delle fiamme gialle – di avviare l'azione di recupero delle somme indebitamente erogate.
dei fatti sopra descritti e' stata notiziata, infine, la procura regionale della Corte dei Conti.
Quest'ultima operazione conferma il costante impegno del corpo nella lotta agli sprechi e alla tutela degli interessi economico-finanziari dello stato e dell'unione europea, al fine di evitare la sottrazione di risorse pubbliche al sostegno del tessuto produttivo nazionale e contribuire ad assicurare il corretto funzionamento dei comparti economici del paese.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo, con il supporto operativo del Gruppo Aeronavale di Messina e la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno portato a conclusione, sotto il coordinamento e la direzione della Procura della Repubblica – DDA di Palermo, una articolata operazione a contrasto al traffico internazionale di stupefacenti che si è conclusa con il sequestro di oltre 20 tonnellate di hashish (20.140 kg) probabilmente destinati al mercato europeo, di circa 400.000 litri di gasolio, di una motonave oceanica battente bandiera panamense, denominata "REMUS", e l'arresto delle 11 persone di equipaggio, tutti cittadini montenegrini.
I risultati conseguiti dall'operazione sono il frutto di una attenta attività di intelligence e di analisi delle rotte seguite dall'imbarcazione che, dopo essere partita dal porto di Las Palmas in Gran Canaria, aveva dichiarato di essere diretta verso il porto di Tuzla (Turchia), via Alexandria (Egitto).
L'attività di ombreggiamento dell'imbarcazione, svolta con l'impiego di aeromobili e pattugliatori d'altura della Guardia di Finanza, ha permesso di verificarne il comportamento sospetto, posto che – durante la navigazione in acque internazionali antistanti le coste nord africane – ha spento ripetutamente il proprio trasmettitore AIS (Automatic Identification System), per occultare la propria posizione ed i propri movimenti. Le evidenti anomalie emerse durante il costante monitoraggio della navigazione hanno consentito di ipotizzare il coinvolgimento della motonave "REMUS" nel traffico internazionale di stupefacenti che, negli ultimi anni, ha visto più volte protagonisti i paesi del nord Africa.
Ulteriori approfondimenti info-investigativi svolti, anche in una cornice di cooperazione internazionale, hanno consentito di definire ruoli e responsabilità dei membri dell'equipaggio fino ad ipotizzare il loro pieno coinvolgimento nei traffici illeciti in questione.
Sulla base dei preliminari elementi di riscontro raccolti, è stata richiesta – attraverso la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell'Interno – l'autorizzazione all'abbordaggio, in acque internazionali, alle Autorità panamensi (in virtù dell'articolo 17 della Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope).
All'atto dell'abbordaggio, il comportamento sospetto del Comandante della nave e dell'equipaggio, i quali non sono stati in grado di fornire chiare spiegazioni in merito alle proprie attività in mare ed alla propria destinazione, spingevano i militari a scortare il natante presso il porto di Palermo, anche in relazione alla presenza a bordo di 18 serbatoi contenenti complessivamente circa 400.000 litri di gasolio, i quali non potevano essere ispezionati adeguatamente in mare.
Lo svolgimento delle complesse operazioni di ricerca a bordo, da parte del personale operante, avvenute in un contesto particolarmente critico, stante il notevole quantitativo di carburante stivato, è stato reso possibile grazie al pronto intervento e alla perizia tecnica dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Palermo che assicuravano, con un lavoro di bonifica durato oltre 14 ore e la successiva ininterrotta presenza, la giusta cornice di sicurezza per la prevenzione di ogni incidente.
Anche l'intervento di una unità medica dell'ASP di Palermo, consentiva l'accurato monitoraggio delle condizioni di salute dei finanzieri impegnati nelle operazioni, rese particolarmente difficoltose dalle esalazioni del combustibile.
Le complesse manovre per lo svuotamento di due serbatoi di prua, contenenti 20.000 litri di gasolio, permettevano di rinvenire, completamente sommersi nel carburante, oltre 650 sacchi di iuta contenenti, complessivamente, oltre 20 tonnellate di hashish, di 13 diverse qualità, per un valore di mercato oscillante tra i 150 e i 200 milioni di euro.
Nella complessa operazione, tutt'ora in corso, hanno fornito un indispensabile contributo operativo anche il Reparto Aeronavale ed il Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo, oltre che Europol, il MAOC (Maritime Analysis and Operations Centre) di Lisbona, la DEA statunitense e la Polizia Criminale del Montenegro, nell'ambito del progetto di collaborazione per garantire la sicurezza nei Balcani IPA (Instrument for pre-accession assistance).
Nell'ambito della più ampia cornice dell'operazione denominata "Libeccio International", sono stati operati dalle Fiamme Gialle di Palermo, negli ultimi 4 anni, sequestri per oltre 139 tonnellate di stupefacenti, per un controvalore complessivo stimato in oltre 1,4 miliardi di euro.
Il Mar Mediterraneo si conferma, in definitiva, essere uno dei bacini mondiali maggiormente interessati dai traffici illeciti. In questo scenario la Guardia di Finanza svolge il suo ruolo esclusivo di "polizia del mare", integrando il dispositivo aeronavale costiero con quello di altura, tanto per il controllo delle frontiere esterne con le attività di esplorazione aeromarittima condotte in acque internazionali, quanto per la difesa degli interessi economico-finanziari del Paese e dell'Unione Europea.
La Guardia di Finanza ha avviato le verifiche dirette sui dati dei professionisti obbligati alla verifica della clientela in materia di norme antiriciclaggio.
Di Mario Vacca 4 agosto 2018 - La Guardia di Finanza, che in materia ha gli stessi poteri di accesso ai dati dell'Agenzia delle Entrate, ha avviato i controlli sui dati 2018 ed in merito potrà eventualmente rivolgersi ai professionisti obbligati alla verifica della clientela.
Si tratta dell'applicazione del Dlgs 60/2018, in adeguamento alle direttive europee in materi secondo cui G.d.F: ed agenzia delle entrate hanno accesso a tutti i documenti, ai dati, e alle informazioni acquisiti in assolvimento dell'obbligo di adeguata verifica della clientela ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 231/2007.
Nell'ipotesi che un'autorità finanziaria estera chiedesse verifiche alle autorità italiane, queste ultime hanno fra i 70 e i 90 giorni di tempo per rispondere.
In generale, la Guardia di Finanza ha poteri per svolgere immediatamente indagini nel caso in cui ritenga ci siano rischi di elusione o evasione.
Nell'ambito del piano straordinario di potenziamento dei servizi di polizia economicofinanziaria disposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna in
concomitanza con la stagione estiva, le Fiamme Gialle bizantine hanno individuato su alcune bancarelle ed in un piccolo bazar di Lido Adriano e di Lido di Classe, sposti per la vendita, circa 1.000 esemplari contraffatti delle famosissime "LOL SURPRISE".
Un vero e proprio fenomeno commerciale, che da qualche tempo ha iniziato ad essere imitato illegalmente. Si tratta di bamboline componibili vendute all'interno di una sfera di plastica che vanno per la maggiore tra le giovanissime. Nei canali legali vengono vendute tra i 16 ed i 30 Euro a seconda del modello, mentre nella loro versione contraffatta hanno prezzi che oscillano tra i 5 ed i 7 Euro.
Le "LOL SURPRISE" sono giocattoli collezionabili richiestissimi dalle bambine di età compresa tra i 5 ed i 10 anni, le quali tuttavia, se accontentate attraverso l'acquisto delle versioni contraffatte, non solo vedono deluse le loro aspettative ritrovandosi con prodotti assai scadenti, ma soprattutto rischiano di entrare in contatto con materiali plastici potenzialmente nocivi, in quanto realizzati al di fuori degli standard di sicurezza certificati dalla casa produttrice ufficiale delle bamboline originali.
Al termine del servizio i Finanzieri hanno dunque sottoposto a sequestro tutte le confezioni di false "LOL SURPRISE" ed hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Ravenna i 9 venditori, otto originari del Bangladesh ed uno della Repubblica Popolare Cinese, che le avevano abusivamente poste in commercio. Questi dovranno ora rispondere dei reati di "vendita di prodotti industriali con segni mendaci", di "commercio di prodotti con segni falsi" e di "ricettazione".
Costante è l'attenzione delle Fiamme Gialle nel contrastare il mercato del falso, a tutela non solo degli operatori commerciali onesti, colpiti da queste insidiose forme di illegalità economica, ma anche dei consumatori, soprattutto quando si tratta dei più piccoli.
La Guardia di Finanza di Ferrara, durante lo scorso fine settimana, nel centro cittadino, ha proceduto al controllo di un esercizio commerciale utilizzato come deposito di sostanze stupefacenti.
R.R., ferrarese di cinquant'anni, è stato trovato in possesso di 5 chili e mezzo di stupefacenti del tipo "hashish" e del tipo "marijuana", quindi arrestato per aver violato l'art.73 del testo unico sulle sostanze stupefacenti e processato per direttissima.
Lo stupefacente tolto al mercato, al dettaglio, avrebbe fruttato circa 100.000 euro.
Le Fiamme Gialle di Parma, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Parma, hanno concluso una complessa indagine di polizia giudiziaria e tributaria nei confronti di un'articolata organizzazione criminale dedita alla frode fiscale, denunciando 59 persone e sequestrando beni mobili ed immobili per un valore di circa quattro milioni di euro.
I due imprenditori organizzatori del sistema di frode, di origine campana ma residenti all'estero, sono anche destinatari di una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Allo stato, i due soggetti si sono resi irreperibili e sono in corso le ricerche per il rintraccio.
Il meccanismo illecito ideato prevedeva la creazione o l'acquisizione - avvalendosi anche di professionisti del settore - di numerose società, che erano poi affidate a rappresentanti legali, quasi sempre extracomunitari, risultati meri prestanome. Nelle prime dichiarazioni fiscali presentate, i predetti soggetti economici esponevano falsi crediti IVA, generati da costi (per centinaia di migliaia di euro) in realtà mai sostenuti, non documentati o addirittura supportati da false fatture.
I crediti fittizi così creati venivano ceduti - tramite atti notarili - ad altre società o cooperative effettivamente operanti, gestite di fatto dai due medesimi imprenditori, ed attive, in diverse province del nord Italia, nel fornire personale per i settori della meccanica e dell'edilizia. Le società operative utilizzavano i crediti fittizi acquisiti per compensare reali debiti tributari e previdenziali maturati nel tempo, consentendo così di ridurre i versamenti dovuti nei confronti dell'Erario e di "monetizzare" il profitto dell'illecita condotta.
I Finanzieri hanno ricostruito crediti fittizi, esposti in dichiarazione, per un importo complessivo pari a circa 14.000.000 di euro, di cui 4.000.000 già indebitamente utilizzati in compensazione.
Il sistema fraudolento consentiva alle imprese non solo di ottenere un ingiusto risparmio di imposta, ma anche di risultare competitive nel mercato, potendo offrire manodopera a prezzi contenuti, a discapito delle società concorrenti che operano in modo regolare.
L'attività investigativa, che ha consentito di delineare compiutamente il contesto di riferimento nonché ruoli e responsabilità di ciascuno degli indagati, è stata sviluppata dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Parma mediante tecniche di investigazione pura (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e appostamento ed esame documentale).
Sulla base dell'attività svolta, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, ha emesso apposite ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei due imprenditori, considerati i principali artefici del disegno criminoso, le cui ricerche sono tuttora in corso.
Gli ulteriori responsabili, ben 57 individui riconducibili a 92 società operanti in varie zone del territorio nazionale, sono stati invece denunziati a piede libero.
N. 13/2018
La Procura della Repubblica di Parma ha inoltre richiesto e ottenuto dal GIP il sequestro dei beni e delle disponibilità finanziarie degli indagati, da effettuarsi anche "per equivalente", fino al raggiungimento del valore complessivo di oltre 4 milioni di euro.
Nel corso dell'operazione, sono stati sottoposti a sequestro le quote di 5 società operative, gli autoveicoli di lusso intestati ai soggetti coinvolti, due terreni ed un immobile siti nella provincia di Napoli, e quattro fabbricati nella provincia di Parma, nonché somme liquide, depositate sui conti correnti nella disponibilità degli arrestati, per un valore pari ad € 1.500.000 circa.
L'operazione, eseguita sul tutto il territorio nazionale, ha coinvolto oltre 100 militari appartenenti al Comando Provinciale di Parma ed agli altri Reparti competenti per territorio.
Nel complesso, sono state eseguite 49 perquisizioni presso le sedi delle società coinvolte ovvero le residenze dei soggetti implicati.
L'attività portata a termine testimonia la costante attenzione della Guardia di Finanza, in stretta sinergia operativa e sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Parma, nel combattere, con incisività ed efficacia, strutture criminali specializzate nella commissione di articolate frodi fiscali.
La finalità è quella di salvaguardare gli imprenditori onesti e corretti, contrastando fenomeni di criminalità economico-finanziaria che producono consistenti danni all'Erario ed effetti negativi o distorsivi per l'economia del territorio, ostacolando la normale concorrenza tra le imprese.
BOLOGNA: OPERAZIONE CONGIUNTA POLIZIA STRADALE E GUARDIA DI FINANZA. SEQUESTRATA UN' AUTOCISTERNA CHE TRASPORTAVA OLTRE 32.000 LITRI DI GASOLIO DI CONTRABBANDO. DENUNCIATO L'AUTISTA.
Nei giorni scorsi gli uomini della Sottosezione della Polizia Stradale di Pian del Voglio e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno sequestrato un'autocisterna con targa italiana nei pressi del casello autostradale di "Pian del Voglio", che trasportava oltre 32.000 litri di gasolio di contrabbando denunciando a piede libero l'autista del mezzo.
In particolare, nella mattinata dello scorso 10 luglio, una pattuglia della Polizia Stradale in servizio lungo l'autostrada A1 Milano – Napoli, nei pressi del casello autostradale di Badia sulla vaniante di valico, sottoponeva a controllo un'autocisterna che viaggiava in direzione sud. Il conducente, cittadino italiano dichiarava di trasportare "petrolio lubrificante" che, come tale, non sarebbe soggetto alla stringente normativa fiscale che disciplina la circolazione di prodotti petroliferi sottoposti ad accisa; a tal fine esibiva documentazione apparentemente regolare. Tuttavia la presenza di un caratteristico ed evidente odore di gasolio proveniente dalla cisterna faceva insospettire gli Agenti in merito all'effettiva natura del carico portandoli a richiedere l'intervento di personale specializzato del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna.
Gli approfondimenti compiuti sul posto dalle Fiamme Gialle, anche attraverso il prelevamento di campioni e la misurazione della densità del prodotto, permettevano di accertare come, in realtà, il carico non fosse costituito da petrolio lubrificante bensì da gasolio per autotrazione commercializzato illecitamente in evasione d'imposta.
Di conseguenza, il carico unitamente al mezzo venivano sottoposti a sequestro e l'autista, che presentava già analoghi precedenti, veniva segnalato alla Procura della Repubblica di Bologna per aver immesso in consumo oltre 32.000 litri di gasolio utilizzando documentazione non idonea ad attestarne la legittima provenienza con conseguente evasione dell'accisa gravante per oltre 20.000 euro.
Sono state altresì contestate sanzioni amministrative legate sia al trasporto abusivo di merci pericolose che alla mancata predisposizione delle misure di sicurezza previste in questi casi dall'ADR (accordo europeo che disciplina il trasporto di merci pericolose).
L'attività condotta dalle Fiamme Gialle e dalla Polizia Stradale, che segue precedenti analoghe attività di polizia svolte negli ultimi mesi, è ulteriore dimostrazione del costante presidio esercitato dalle Forze di Polizia sul territorio della Città Metropolitana di Bologna a tutela della sicurezza stradale ed è anche testimonianza dell'efficacia del controllo economico del territorio con finalità preventive e di contrasto dei più marcati fenomeni di illiceità economica e finanziaria.
Nel corso dei servizi di controllo economico del territorio, la Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha sequestrato circa 6.000 articoli, tra i quali giocattoli, accessori per bigiotteria, dispositivi elettronici, articoli sportivi, occhiali, oggettistica varia, non conformi ai requisiti disposti dalla Comunità Europea ed in contrasto con le norme del Codice del Consumo, per un valore complessivo di oltre 20.000 euro.
Nello specifico, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Emilia, al termine di accurati accertamenti presso un esercizio commerciale di Sant'Ilario d'Enza gestito da una cittadina cinese, hanno sottoposto a sequestro il materiale sopra descritto in quanto privo del marchio "CE"; delle indicazioni di provenienza e delle caratteristiche informative minime per i consumatori o posti in commercio con etichettatura irregolare o assente e dunque potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori.
La titolare del negozio è stata segnalata alla Camera di Commercio di Reggio Emilia per violazioni al D.Lgs. 54/2011 ed al D.Lgs. 206/2005, e sarà soggetta alla sanzioni pecuniarie fino a 25.000 euro.
Peraltro la maggior parte dei prodotti era destinata alla fascia protetta dei bambini o minori di anni 14.
La Guardia di Finanza di Carpi – coordinata dalla Procura della Repubblica di Modena nella persona del Sostituto Procuratore dott.ssa Francesca Graziano – ha recentemente concluso le operazioni relative all'esecuzione di un decreto di sequestro preventivo per circa 1 milione di euro, emesso dal GIP presso il Tribunale di Modena, nei confronti di soggetti (società ed amministratore) ritenuti responsabili di aver sottratto al fisco diversi milioni di ricavi spariti nell'ombra della Grande Muraglia.
La misura cautelare conferma la validità di una importante operazione di servizio protrattasi per oltre un anno, che ha permesso di individuare una stabile organizzazione materiale "occulta", una vera e propria filiale estera non dichiarata al fisco italiano, attraverso la quale un contribuente di questa provincia realizzava in Cina una parte consistente della sua produzione. I frutti dell'evasione venivano poi trasferiti anche in paradisi fiscali (Seychelles e Isole Marshall), tramite conti correnti e società create ad hoc.
I primi riscontri acquisiti nel corso dell'attività di intelligence e di verifica sull'esistenza di società di diritto cinese, di cui non vi era traccia nella contabilità del soggetto italiano controllato, hanno trovato piena conferma nelle successive indagini di polizia giudiziaria, sviluppatesi anche attraverso l'effettuazione di perquisizioni locali e personali e conclusesi con l'esecuzione di un sequestro preventivo finalizzato alla confisca degli illeciti profitti (da evasione fiscale) per quasi un milione di euro nonché con il rinvio a giudizio del responsabile disposto dal GIP a questa sede.
Sul piano amministrativo, a riscontro della bontà dell'attività eseguita che ha fatto emergere la sottrazione all'erario nazionale di redditi per importi significativi, la società ha chiesto all'ufficio finanziario competente ed ottenuto di definire un accertamento con adesione con sostanziale conferma delle conclusioni raggiunte dai finanzieri carpigiani.
L'attività di servizio condotta dalle Fiamme Gialle di Carpi rappresenta un'efficace e concreta testimonianza della quotidiana azione realizzata dalla Guardia di Finanza, unico organo di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria con competenze specialistiche in campo tributario, a contrasto dei fenomeni di evasione e pianificazione fiscale internazionale aggressiva, nel perseguimento dell'obiettivo di ripristinare le necessarie condizioni di giustizia e solidarietà tra Stato e cittadini e di tutela della collettività, evitando il prodursi degli effetti dannosi tipici dell'evasione in termini di alterazione della normale concorrenza tra le imprese e di maggior carico fiscale per i cittadini onesti.
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