Franco Fontana Sintesi dal 23 marzo 2019 al 25 agosto 2019 presso Palazzo Santa Margherita, Corso Canalgrande 103, Modena - Palazzina dei Giardini Corso Cavour 2, Modena - MATA - Ex Manifattura Tabacchi Via della Manifattura dei Tabacchi 83, Modena. La mostra ripercorre l’intera carriera del fotografo modenese, uno dei suoi artisti più importanti e tra i più conosciuti a livello internazionale.
Modena -
Modena rende omaggio a Franco Fontana (1933), uno dei suoi artisti più importanti e tra i più conosciuti a livello internazionale.
Dal 23 marzo al 25 agosto 2019, FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, nelle tre sedi della Palazzina dei Giardini, del MATA - Ex Manifattura Tabacchi e della Sala Grande di Palazzo Santa Margherita, ospita la mostra, dal titolo Sintesi, che ripercorre oltre sessant’anni di carriera dell’artista modenese e traccia i suoi rapporti con alcuni dei più autorevoli autori della fotografia del Novecento.
L’esposizione è suddivisa in due sezioni.
Franco Fontana© - Riccione 1961
LA PRIMA SEZIONE DELLA MOSTRA
La prima, curata da Diana Baldon, direttrice di FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, allestita nella Sala Grande di Palazzo Santa Margherita e nella Palazzina dei Giardini, rappresenta la vera sintesi - come recita il titolo - del percorso artistico di Franco Fontana, attraverso trenta opere, la maggior parte delle quali inedite, realizzate tra il 1961 e il 2017, selezionate dal vasto archivio fotografico dell’artista.
Questo nucleo si concentra su quei lavori che costituiscono la vera cifra espressiva di Fontana. Sono paesaggi urbani e naturali, che conducono il visitatore in un ideale viaggio che lega Modena a Cuba, alla Cina, agli Stati Uniti e al Kuwait.
Fin dagli esordi, Fontana si è dedicato alla ricerca sull’immagine fotografica creativa attraverso audaci composizioni geometriche caratterizzate da prospettive e superfici astratte significandone e testimoniandone la forma. Queste riprendono soggetti vari, che spaziano dalla cultura di massa allo svago, dal viaggio alla velocità, quale allegoria della libertà dell’individuo, in cui la figura umana è quasi sempre assente o vista da lontano.
Le sue fotografie sono state spesso associate alla pittura astratta modernista, per la quale il colore è un elemento centrale, mentre le linee geometriche delle forme dissimulano la rappresentazione della realtà. Questo suo innovativo approccio si è imposto, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso, come una carica innovatrice nel campo della fotografia creativa a colori.
Franco Fontana© - Zurigo 1981
LA SECONDA SEZIONE DELLA MOSTRA
La seconda sezione, curata dallo stesso Franco Fontana, ospitata al MATA - Ex Manifattura Tabacchi, propone circa centoventi fotografie selezionate dal fondo di 1600 opere che Franco Fontana ha donato a partire dal 1991 al Comune di Modena e Galleria Civica, che costituisce un’importante costola del patrimonio collezionistico ora gestito da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE. Tale collezione delinea i rapporti intrecciati dall’artista con i grandi protagonisti della fotografia internazionale. A metà degli anni settanta, Fontana inizia infatti a scambiare stampe con altri fotografi internazionali, raccogliendo negli anni centinaia di opere di molti tra i nomi più significativi della fotografia italiana e internazionale, da Mario Giacomelli a Luigi Ghirri e Gianni Berengo Gardin, da Arnold Newman a Josef Koudelka e Sebastião Salgado. Questa sezione testimonia la vastità e la genuinità delle relazioni di Fontana con colleghi di tutto il mondo, in molti casi divenute legami di amicizia profonda, e la stima di cui è circondato, attestata dalle affettuose dediche spesso presenti sulle fotografie.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Franco Cosimo Panini, disponibile in mostra.
La mostra Franco Fontana. Sintesi è realizzata in collaborazione con il festival Fotografia Europea di Reggio Emilia, che nell’edizione 2019 sarà dedicato al tema “LEGAMI. Intimità, relazioni, nuovi mondi”.
Franco Fontana© - Los Angeles 1979
FRANCO FONTANA
Franco Fontana è nato a Modena nel 1933, dove vive e lavora. Tra le principali personali si ricordano Vita Nova, Palazzo Ducale, Genova (2014); La luz del paisaje, IVAM, Valencia (2011); Franco Fontana, Museo de Bellas Artes, Buenos Aires (2007); Ombre e colori, Palazzo Reale, Milano (2004); Franco Fontana, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino (2001); Sorpresi nella luce americana, Galleria Civica, Modena (2000); Varivalokuvia fargfotografier, Finnish Museum of Photography, Helsinki (1990). Le sue opere fanno parte di importanti collezioni museali internazionali tra le quali Maison Européenne de la Photographie, Parigi; International Museum of Photography, Rochester, NY; Museum of Modern Art, San Francisco; Ludwig Museum, Colonia; Pushkin Museum, Mosca; Stedelijk Museum, Amsterdam; Metropolitan Museum, Tokyo; Musée d'Art moderne, Parigi; Victoria & Albert Museum, Londra. Ha tenuto workshop e conferenze al Guggenheim Museum di New York, all’Institute of Technology di Tokyo, all’Académie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles, all’Università di Toronto. Ha collaborato con il Centre Georges Pompidou, il Ministero della Cultura giapponese e il Ministero della Cultura francese.
FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE è un’istituzione dedicata alla presentazione e alla promozione dell’arte e delle culture visive contemporanee. Diretta da Diana Baldon, comprende Galleria Civica di Modena, Fondazione Fotografia Modena e Museo della Figurina.
Franco Fontana© - New York 1995
FRANCO FONTANA. SINTESI
Modena, FMAV - FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE 23 marzo - 25 agosto 2019
Sedi espositive
Palazzo Santa Margherita, Sala Grande, Corso Canalgrande 103, Modena Palazzina dei Giardini, Corso Cavour 2, Modena
MATA - Ex Manifattura Tabacchi, via della Manifattura dei Tabacchi 83, Modena
Orari di apertura
Dal 23 marzo al 16 giugno 2019:
Mercoledì-venerdì: 11-13 / 16-19 Sabato, domenica e festivi: 11-19 Dal 17 giugno al 25 agosto 2019: Giovedì-domenica 17-22
Ingresso
Intero: €6,00 | Ridotto: €4,00
Mercoledì e prima domenica del mese: ingresso libero
Informazioni
Tel. +39 059 2032911/2032940/2032919
Aperta a Milano, MIA Photo Fair, la fiera internazionale dedicata alla fotografia d’arte in Italia. Il comitato scientifico ha selezionato 85 gallerie, per quasi un terzo provenienti dall’estero; a queste si aggiungono 50 espositori suddivisi tra progetti speciali, editoria e progetti a 4 mani portando il numero totale degli espositori a 135. Foto dell'inaugurazione a cura di Francesca Bocchia.
23 marzo 2019
Il rapporto che lega la fotografia a Milano è sempre più saldo! Si è aperta ieri, la IX edizione di MIA Photo Fair la fiera internazionale dedicata alla fotografia d’arte in Italia, ideata e diretta da Fabio Castelli e Lorenza Castelli. Ospitata nuovamente da The Mall, nel quartiere di Porta Nuova a Milano, dal 22 al 25 marzo 2019, MIA Photo Fair garantirà ad appassionati e collezionisti un accesso privilegiato al mondo della fotografia, con la possibilità di approfondire la conoscenza del medium che meglio di ogni altro riesce a interpretare la realtà contemporanea.
“In otto anni di storia - afferma Fabio Castelli -, abbiamo assistito alla crescita di MIA Photo Fair, non solo come contenitore espositivo, ma come piattaforma culturale, sempre attenta ad accogliere le ultime istanze che provenivano dall’universo fotografico. Parallelamente abbiamo percepito una sempre più ampia considerazione sia dei visitatori, sia degli appassionati di questa forma d’arte, sia degli addetti ai lavori e degli investitori, soprattutto internazionali. Il fatto che anche all’estero MIA Photo Fair venga riconosciuta come una fiera di riferimento per la sua qualità e la sua serietà è un valore aggiunto di non poco conto”. “Il successo della manifestazione - conclude Fabio Castelli - passa anche attraverso il dato dei numeri. In otto anni sono stati oltre 400 gli espositori di Mia Photo Fair; con i suoi 170.000 visitatori avremmo riempito due volte lo stadio di San Siro”.
MIA Photo Fair, col patrocinio del Comune di Milano, della Regione Lombardia, della Città Metropolitana di Milano e il contributo del Main Sponsor BNL Gruppo BNP Paribas e degli Sponsor Eberhard & Co. e Olympus, si presenta con una nuova immagine coordinata, firmata dal fotografo norvegese Rune Guneriussen (Kongsberg, 1977), il cui lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive negli USA, in Cina, in Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Olanda e Norvegia, oltre che in fiere internazionali (Paris Photo, Art Basel).
Guneriussen utilizza oggetti creati dall'uomo per comporre installazioni temporanee nell’ambiente naturale, rendendole protagoniste delle sue eteree immagini fotografiche. La scelta di Guneriussen è stata guidata, oltre che dalla qualità artistica, anche dall’interesse verso uno dei problemi fondamentali del nostro tempo e cioè l'importanza di mantenere in equilibrio il rapporto tra l'uomo e la natura. L’autore sarà presente alla tavola rotonda - domenica 24 marzo, ore 16.00 - organizzata nell’ambito della XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano, dal titolo Broken Nature. Design Takes on Human Survival, in programma dal 1° marzo al 1° settembre alla Triennale di Milano, che studia lo stato dei legami che uniscono l’uomo all’ambiente naturale, alcuni dei quali sono stati compromessi – se non definitivamente spezzati – nel corso della storia recente. Oltre a Rune Guneriussen, partecipano all’incontro Lorenza Baroncelli, coordinatore artistico e curatore del settore architettura, rigenerazione urbana e città alla Triennale di Milano e Laura Maeran, curatrice alla Triennale di Milano.
Confermato il comitato scientifico, composto da Fabio Castelli, Gigliola Foschi, Roberto Mutti, Enrica Viganò che ha selezionato 85 gallerie, per quasi un terzo (27) provenienti dall’estero, ovvero da 12 paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Montenegro, Olanda, Romania, Spagna, Svizzera, Ungheria) e da 4 nazioni extraeuropee (Cina, Giappone, Israele, USA); il resto (58) giunge dall’Italia. A queste si aggiungono poi 50 espositori suddivisi tra progetti speciali, editoria e progetti a 4 mani portando il numero totale degli espositori a 135. MIA Photo Fair può contare sul supporto di importanti sponsor.
Per l’ottavo anno consecutivo, BNL Gruppo BNP Paribas è partner di MIA Photo Fair nel ruolo di Main Sponsor, promuovendo il Premio BNL Gruppo BNP Paribas assegnato da una giuria ad artisti che prendono parte alla fiera, esponendo con le proprie gallerie di riferimento. Le opere finaliste verranno pubblicate su @bnl_cultura, l'account Instagram di BN LGruppo BNP Paribas dedicato all’arte e alla fotografia. L’opera vincitrice entrerà a far parte del patrimonio artistico della Banca, che ad oggi conta oltre 5.000 lavori. Il 2019 vedrà la nascita del sodalizio con OLYMPUS che per l’occasione presenta la mostra Dialoghi visivi.
Fotografie della Collezione Castelli: 19 immagini in un percorso espositivo diviso in quattro sezioni, che delineano alcuni tra i molti ambiti di indagine della fotografia come il reportage, la natura morta, l’architettura, la moda e la sperimentazione fotografica. Grazie al supporto di Eberhard & Co., anche MIA Photo Fair ricorderà Leonardo da Vincinel 500esimo anniversario. Sono infatti esposti alcuni fogli riprodotti dal Codice Atlantico, conservato in originale alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Tale selezione, curata da Edoardo Zanon del “Centro Studi Leonardo3” di Milano, illustra gli appunti e gli studi sulla prospettiva e sull’ottica del Maestro.
Partendo da questi dati sperimentali é allestita, da Beppe Bolchi, una “Camera Obscura”, il cosiddetto “occhio artificiale”, dove il visitatore può diventare vero e proprio protagonista dell’esperienza stenopeica.
Nuova è anche la collaborazione con LA CUCINA ITALIANA, il mensile di cucina e lifestyle di Condé Nast, che nel 2019 compie 90 anni. Nell'area ristorante di MIA Photo Fair si tiene una mostra con le più belle immagini della rivista che conta tra i fondatori il futurista Filippo Tommaso Marinetti.
LE NOVITÀ DI MIA PHOTO FAIR 2019
MIA Photo Fair ha sempre cercato di essere una piattaforma su cui discutere di fotografia nei suoi molteplici aspetti. Ecco perché l’edizione 2019 si arricchisce di una nuova sezione dal titolo Beyond Photography, con l’intento di sottolineare cosa vuol dire oggi ‘fotografia’ soprattutto in rapporto al mondo dell’arte contemporanea. All’interno di Beyond Photography si trova un gruppo di gallerie che sono solite esporre in fiere italiane e internazionali non specificatamente dedicate alla fotografia o che rappresentano artisti la cui ricerca contempla altri mezzi oltre alla fotografia; tra queste, A100 gallery conLuca Coclite, Federica De Carlo e Matteo Nasini, CE Contemporary con Rania Matar, la Galleria Clivio con Julien Blaine, Sylvano Bussotti, Giuseppe Chiari, Lamberto Pignotti e Sarenco, Maria Livia Brunelli MLB Gallery con Anna Di Prospero e Jacopo Valentini, la Galleria Massimo Minini con Roger Ballen, Vanessa Beecroft, Elisabetta Catalano, Bertrand Lavier, Matthieu Mercier e Ariel Schlesignere Progetto Arte elm con Ivan Falardi e Giò Pomodoro.
Tra le novità più suggestive di MIA Photo Fair 2019 vi è la collaborazione con Photo Independent, la fiera di fotografia di Los Angeles - che quest’anno ha avuto un appuntamento europeo al Carrousel du Louvre a Parigi - che sonda le nuove generazioni di fotografi indipendenti. Lo spazio di Photo Independent propone una selezione dei più interessanti autori, scelti tra i molti che hanno esposto nella rassegna californiana. La Corea del Sud è il paese ospite di MIA Photo Fair 2019.
Per l’occasione, il Consolato Generale della Repubblica di Corea promuove il Focus Korea, ideato in collaborazione con la Korea Foundation, organizzazione associata al Ministero degli Affari Esteri sudcoreano, curato da Christine Enrile, fondatrice e direttrice artistica della C|E Contemporary, che presenterà una serie di lavori di alcuni dei più importanti artisti coreani della nuova generazione.
L’intento è quello di promuovere il talento dei giovani fotografi e condividere con il pubblico l’attuale realtà dell’arte contemporanea coreana. L’architettura e il design sono due argomenti che MIA Photo Fair indaga con attenzione, attraverso una serie di appuntamenti di varia natura.
Particolarmente interessante é il percorso che Fabio Novembre, uno degli architetti e designer italiani più conosciuti e apprezzati a livello internazionale, nonché grande appassionato e collezionista di fotografia, compone selezionando alcune delle opere esposte a MIA Photo Fair. Nasce la prima edizione del premio MIA Photo Fair Fotografia d’Architettura, in partnership con lo Studio G*AA di Attilio Giaquinto e ArtPhotò di Tiziana Bonomo, che si rivolge a quegli artisti che espongono le loro opere all'interno della sezione Gallerie. Il Premio punta a dare risalto al dialogo costante tra fotografia e architettura, per la capacità della fotografia di documentare e interpretare i cambiamenti della realtà.
Per il terzo anno consecutivo IQOS é presente a MIA Photo Fair con la propria lounge, che ospita il progetto fotografico Everyday Uniqueness, ideato e realizzato appositamente per IQOS da Paolo Pellegrin, fotoreporter italiano di fama internazionale e vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui dieci edizioni del World Press Photo Award. Everyday Uniqueness, attraverso la magia della fotografia, racconta visivamente il concetto di unicità.
Settimo Benedusi e Paolo Pellegrin
Il pubblico potrà essere protagonista del nuovo progetto performativo di Settimio Benedusi per HP. All’interno di MIA Photo Fair si tiene, infatti, una edizione speciale di RICORDI?, il format creato da Benedusi per riportare in auge il privilegio del ritratto fotografico stampato. Tale progetto nasce dalla presa di coscienza che, con l’avvento delle nuove tecnologie, le immagini hanno iniziato a rivelare la loro precarietà, dimenticate sulle memorie degli smartphone o dei tablet o conservate su sopporti digitali, col rischio non troppo remoto di perdere una buona parte dei ricordi di una vita. Con questa iniziativa Benedusi desidera recuperare la fotografia stampata su carta, nel suo essere oggetto fisico e tattile, che può essere esposto e interagire con le persone che la guardano e con l’ambiente che le accoglie. L’obiettivo dell’esperienza è quindi sottolineare l’importanza della fotografia stampata e farsi pionieri del ritorno del ritratto fotografico d’autore. Gli scatti verranno realizzati durante i giorni di MIA Photo Fair su un set all’interno dello stand “Benedusi per HP”, saranno subito stampati in formato A2 con una stampante HP top di gamma per le stampe fotografiche professionali e infine incorniciati in diretta.
La fiera ospita inoltre, per il terzo anno anche il Premio RaM Sarteano, nato dalla collaborazione tra MIA Photo Fair e il Comune di Sarteano (SI), che inviterà alcuni artisti a esporre in una mostra collettiva nei mesi di luglio - settembre 2019, all’interno della Rocca Manenti a Sarteano.
Il comitato di selezione del Premio sarà formato da Fabio Castelli, Francesco Landi, sindaco del Comune di Sarteano.
CODICE MIA
Torna CODICE MIA - VI edizione, l'evento di riferimento per gli artisti mid-careerc he intendono confrontarsi direttamente con esperti del collezionismo a livello internazionale. Gli incontri avranno la forma tipica di una lettura portfolio e solo un selezionato gruppo di 30 fotografi avrà la possibilità d'incontrarsi a tu per tu con personaggi di spicco nel mondo della fotografia, tra cui collezionisti e curatori di collezioni corporate.
CODICE MIA si completa anche quest’anno con il prestigioso Charles Jing Grant per il miglior portfolio, che si va ad aggiungere al consolidato Premio CODICE MIA. Al primo classificato verrà quindi riconosciuto un premio di 7.000 Euro, in aggiunta alla concessione gratuita di uno stand nell’edizione 2020 di MIA Photo Fair a Milano. Al secondo, sarà assegnato un premio di 3.000 Euro. Proposta MIA Uno degli appuntamenti più attesi di MIA Photo Fair, fin dalla sua prima edizione, è Proposta MIA, la sezione dedicata a fotografi indipendenti selezionati dal comitato scientifico, che si presentano al mondo delle gallerie e al pubblico e che, nel tempo, si è rilevata essere una vera risorsa per gli autori, consentendo a molti di loro di entrare a fare parte della scuderia di prestigiose gallerie.
PROGRAMMA CULTURALE
All’interno del ricco programma culturale di MIA Photo Fair, un posto di riguardo lo ha il format Arte e Scienza, volto a indagare i rapporti tra la fotografia d'arte e le diverse branche della scienza. Già molto apprezzato nella scorsa edizione, quest’anno il dialogo si concentra sul tema delle neuroscienze e viene sviluppato in collaborazione con l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, nuovo partner scientifico del format.
EDITORIA
L’area dedicata all’Editoria presenta espositori selezionati per il secondo anno dalla curatrice anglo/francese Magali Avezou, tra cui case editrici internazionali, editori indipendenti e librerie specializzate. MIA Photo Fair rinnova la collaborazione con Musement, operatore multipiattaforma per la ricerca e prenotazione di tour e attrazioni in tutto il mondo. Il provider è infatti official booking partner della fiera.
Che si tratti di estimatori, appassionati o professionisti del settore, tutti potranno unirsi ai programmi culturali, agli eventi e alle conferenze dedicate al mondo dell’arte e della fotografia attraverso il sito www.musement.com o tramite il sito www.miafair.it.
Milano, febbraio 2019 MIA Photo Fair 2019 The Mall – Milano Porta Nuova P.zza Lina Bo Bardi 22 – 25 marzo 2019
Venerdì 15 marzo alle ore 18.00 presso Torrefazione Gallo, piazzale San Bartolomeo (Parma) si inaugura la mostra fotografica “Milano_Parma_A/R” di Piermichele Borraccia.
La mostra racconta un viaggio di andata e ritorno sulla tratta Milano-Parma, che inizia alle prime luci dell’alba e si chiude nel crepuscolo della sera, rinnovandosi immutato nelle sue coordinate geografiche ogni giorno per 6 anni.
Milano_Parma_A/R è un viaggio da pendolare fra pendolari, ma che a poco a poco dà voce a nuove inaspettate storie attraverso un linguaggio fotografico che alterna il ritratto al documentario sociale. Protagonisti degli scatti sono le persone che con i loro volti e le loro storie diventano non più estranei ma compagni di viaggio, uomini e donne che anche senza parlare condividono le loro esistenze solitarie.
Nel bianco e nero, che il fotografo materano utilizza non come vezzo artistico ma come precisa scelta stilistica, il pubblico riconosce meglio i contorni di questa interiorità, da cui inevitabilmente non può più chiamarsi fuori. Come per il fotografo, anche lo spettatore alla fine ne uscirà cambiato.
“Oggi non sono più solo – racconta Piermichele Borraccia, classe 1982 –, ma accompagnato dallo sguardo di coloro che negli anni ho incrociato e che certamente mi hanno arricchito”.
La mostra è gratuita e si può visitare da sabato 9 marzo a giovedì 4 aprile.
Dalla dura ricostruzione del Paese dopo la devastazione della seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni ’60. È questo il periodo storico narrato nella grande mostra fotografica “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”, che inaugura domani presso il Palazzo del Governatore di Parma.
La mostra, organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, è curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia.
Oltre ai 160 scatti fotografici, offre nel percorso delle spettacolari video-installazioni realizzate con filmati dell’Archivio storico Luce, un pendant visivo necessario e di impatto per il racconto di un periodo largamente dominato dal cinema e dalla comunicazione audiovisiva.
Le foto in anteprima di Francesca Bocchia per Gazzetta dell'Emilia
Ulteriori informaizioni per visitare la mostra a questo link
Nella foto Enrico Menduni, curatore della mostra e Maria Gabriella Macchiarulo, responsabile del progetto per Istituto Luce-Cinecittà
“Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961” - A Palazzo del Governatore di Parma il ritratto collettivo degli italiani e dell’Italia della rinascita in una grande mostra fotografica, dal 16 marzo al 5 maggio: 160 scatti, videoinstallazioni e documentari. Per vedere da dove veniamo e dove ancora possiamo andare.
Parma -
Dalla dura ricostruzione del Paese dopo la devastazione della seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni ’60. È questo il periodo storico narrato nella grande mostra fotografica “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”, ospitata a Parma al Palazzo del Governatore dal 16 marzo al 5 maggio 2019.
1946-1961: 15 anni in cui un paese distrutto e stremato riuscì a superare i traumi della guerra dando vita a un tumultuoso sviluppo economico, sociale, di immaginario, ammirato nel mondo intero. Un momento irripetibile, entusiasmante e contraddittorio, una storia tanto intensa da essere ancora un retaggio rilevante del nostro presente.
La mostra, organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, è curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia.
“Questa mostra è nata a Parma – ha esordito l'assessore alla Cultura Michele Guerra – e dopo esser stata esposta al Museo di Roma a Palazzo Braschi arriva a marzo a Palazzo del Governatore, come frutto di una importante collaborazione tra le due città e tra gli archivi di Csac e Istituto Luce: in questo momento felice per le mostre a Parma è importante continuare a incrementare nuovi rapporti culturali con altre realtà per riuscire a sviluppare progetti ambiziosi come questo”.
Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, curatori della mostra hanno spiegato la genesi della mostra, sottolineando: “l'esposizione si occupa di un periodo che propone due letture: quella di un Paese pieno di ferite da curare e quella della sua ripresa economica e lo fa attraverso tanti scatti “anonimi” affiancati ad alcuni di grandi maestri italiani e internazionali. Il messaggio complessivo della mostra per gli spettatori e in particolare per le giovani generazioni vuole essere quello di una Italia che, attraverso le energie e la volontà dei suoi abitanti, è riuscita a rinascere e rimettersi in piedi, un ottimo esempio da cui prendere spunto anche nell'attualità”.
“Siamo molto soddisfatti – ha concluso Maria Gabriella Macchiarulo, responsabile del progetto per Istituto Luce-Cinecittà – della collaborazione con Csac e con il Comune di Parma da cui ha preso vita questa mostra che mette assieme i patrimoni di due archivi per alcuni aspetti complementari tra loro: un merito significativo dei curatori dell'esposizione”.
Il sorpasso, richiamo al film-icona di un’epoca, sintesi memorabile del viaggio dell’Italia del tempo, è il racconto straordinario per immagini di un paese nel momento in cui entra per sempre nella modernità. Vita politica e vita privata, le lotte del lavoro e le rivoluzioni del costume, la costruzione delle autostrade e quella dell’immaginario di cinema e TV, il cambiamento del paesaggio, delle forme, del volto di un paese come non era accaduto per secoli. È l’idea dell’Italia che accelera e guadagna posizioni – anche con tratti di aggressività, di volgarità e di vanagloria – che sorpassa i propri tratti arcaici e arretrati, andando avanti nonostante enormi problemi che spesso lascia irrisolti, o che sono generati dalle stesse forme di uno sviluppo veloce, e vorace.
Le immagini dell’epoca, provenienti da straordinari archivi, rappresentano un ritratto collettivo dell’Italia con le sue speranze, le sue conquiste, i suoi progressi senza nascondere i molti problemi irrisolti, le ingiustizie, le disuguaglianze. Molte di queste foto sono scattate dai “lavoratori dell’immagine” dell’epoca dei settimanali illustrati: oscuri fotografi di agenzia, ma capaci di rappresentare in modo vivace, acuto e preciso le molteplici realtà del paese.
Artisti spesso anonimi, artefici di un’arte dello sguardo che la mostra invita a osservare come a una vera scoperta. E che il percorso espositivo mette accanto e a confronto con firme note e acclamate della fotografia contemporanea, autori italiani e stranieri in un’epoca in cui l’Italia è scoperta e attivamente visitata dai grandi fotografi internazionali, anche per l’influsso del grande cinema neorealista e di quel fenomeno irresistibile che divennero gli Studi di Cinecittà, la Hollywood sul Tevere.
Troveremo così scatti di nomi del calibro di Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Cecilia Mangini, Federico Patellani, Caio Mario Garrubba, Pepi Merisio, Wanda Wultz, Tazio Secchiaroli, Ferruccio Leiss, Romano Cagnoni, Walter Mori, Bruno Munari, Italo Insolera, Italo Zannier, e tra gli stranieri i grandi Willian Klein, Alfred Eisenstaedt, Gordon Parks.
Un ricco percorso espositivo che attraversa la recente storia italiana, partendo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1945, l’Italia è un paese da ricostruire sia materialmente sia nella propria identità, alle prese con enormi problemi strutturali e politici: carenza di alloggi, cibo, medicinali, materie prime, infrastrutture e industrie, e nell’attesa incerta e delicatissima di nuove scelte politiche, a cominciare da quella tra monarchia e repubblica e per la creazione di un nuovo stato democratico.
Un paese lacerato da ferite fisiche e morali, da grandi tensioni e contrasti, nella politica e nelle piazze; ma in cui la voglia di rinascere, il desiderio di superare lutti e lacrime, recuperando sul piano culturale e civile tutto il tempo perso con le chiusure del ventennio fascista, fanno sì che le diversità e gli attriti non siano un blocco, ma un inedito motivo di slancio, una fonte di energia e di confronto, verso un’ambizione a migliorare le proprie condizioni, a mettersi alla prova, a essere di nuovo protagonisti della propria storia.
La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche che sviluppano un affascinante “doppio sguardo”, affiancando alla visione ottimistica della ricostruzione del paese avviato verso il boom economico, lo sguardo spesso critico dei fotografi indipendenti, che di quell’esplosione osservano contraddizioni, finzioni, perdite. Molte immagini di questi ultimi, documentate adeguatamente nei fondi dell’inestimabile Archivio storico dell’Istituto Luce e nell’archivio Publifoto conservato – con altri importanti fondi – presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, sono pubblicate nei rotocalchi dell’epoca, principale specchio, insieme al cinema, della nuova Italia del dopoguerra.
Un doppio binario che mostra la capacità di rinascere nonostante le divisioni politiche, le scissioni tra democristiani e comunisti, tra sindacato e industriali, addirittura tra tifoserie, tra cantanti melodici e urlatori, ma con una tensione unitaria a ricostruire animi e case, monumenti, officine. Un paese che freme per il ritorno di Trieste italiana o la tragedia dei nostri immigrati a Marcinelle, che teme i tumulti per l’attentato a Togliatti, e conosce le rivendicazioni dei lavoratori in piazza.
L’Italia soffre per le profonde differenze sociali ed economiche fra sud e nord, tra città e campagna, che provocano vaste emigrazioni in cerca di lavoro in Europa o verso le due Americhe. Un paese che cambia volto, iniziando anche a mostrare i limiti e i pericoli di una crescita sfrenata senza nessuna attenzione al paesaggio, alla conservazione del passato architettonico e urbanistico, all’aumento incontrollato del traffico automobilistico privato. Un anticipo del volto congestionato delle città di oggi.
Senza dimenticare la politica, l’obiettivo delle foto in mostra è puntato sulla vita quotidiana delle persone comuni: il loro stile di vita, la mentalità e i comportamenti che esprimono perfettamente la nuova Italia.
Esemplare la sezione che racconta ‘l’amore’ nelle declinazioni dei nuovi rapporti uomo-donna, in un immaginario cinematografico che promuove le maggiorate e la politica che abolisce le ‘case chiuse’, dove si affaccia di prepotenza ‘La dolce vita’, le star di Hollywood fuggono (o cercano) gli scoop dei paparazzi, e il puritanesimo della televisione inizia a cadere sotto i colpi delle gemelle Kessler.
Un paese che scopre alla fine degli anni ’50 le forme di un benessere conquistato, controverso, alla portata ideale di tutti. Tra analfabetismo e un’irripetibile classe intellettuale, i segni del benessere personale identificati nell’automobile e nel frigorifero insieme alla deriva rappresentata dall’esplosione edilizia, l’Italia guadagna posizioni su posizioni nel contesto mondiale, arrivando nel 1957 ad avere con Roma la sede di fondazione della Comunità europea. Da nazione sconfitta e devastata, quindi, a una potenza industriale in grado di esportare davvero in tutto il mondo tecnologie, spettacolo, bellezza, moda, cinema, innovazione e invenzione. Una storia che si chiude idealmente con le Olimpiadi di Roma e il completamento della rete televisiva, ambedue nel 1960, la mostra torinese Italia ’61 e l’Autostrada del Sole, ultimata nel 1964. Un racconto che lascia spazio alle emozioni, compresa la tenerezza e la nostalgia. Una riflessione per immagini sull’Italia di ieri e indirettamente su quella di oggi; un invito a ripensare il valore del lavoro, dell’iniziativa e della cultura insieme alla capacità di condividere un progetto di Italia. Non la prevedibile storia dell’Italia di quegli anni, piuttosto un ritratto collettivo degli italiani, delle loro speranze e del loro impegno, delle loro debolezze e dei loro sogni. Che sono spesso, a evidenza delle foto in mostra, spesso e ancora i nostri sogni presenti.
Il sorpasso, oltre ai 160 scatti fotografici offre nel percorso delle spettacolari video-installazioni realizzate con filmati dell’Archivio storico Luce, un pendant visivo necessario e di impatto per il racconto di un periodo largamente dominato dal cinema e dalla comunicazione audiovisiva.
E a corredo prezioso del percorso si affianca per il visitatore un catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale e da Istituto Luce Cinecittà, con foto e un apparato testuale storico-critico dei curatori della mostra, Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, che si pone come un approfondimento affascinante a questa storia unica dell’immaginario degli italiani.
Scheda
Mostra: Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961
Dove: Palazzo del Governatore, Piazza Garibaldi, Parma
Apertura al pubblico: Martedì e mercoledì dalle 15 alle 19; da giovedì a domenica e festivi dalle 10 alle 19
Organizzazione: Istituto Luce-Cinecitta’
Ente promotore: Assessorato alla Cultura del Comune di Parma
A cura di: Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia
Catalogo: Silvana Editoriale – Istituto Luce-Cinecitta’
Biglietti: Intero € 7,00; biglietto ridotto € 5,00; biglietto scuola € 4,00; biglietto gratuito fino ai 10 anni
Info e biglietteria: IAT-R Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica (Piazza Garibaldi, 1) Tel. 0521218889 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00) www.turismo.comune.parma.it e www.vivaticket.it
Fotografia europea: "Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi". La XIV edizione dal 12 al 9 giugno: centinaia di opere esposte in 19 mostre a Reggio Emilia. Tra le iniziative di maggior interesse, le antologiche di Horst P. Horst e di Larry Fink, il focus sul Giappone, paese ospite di quest'anno, le personali di maestri italiani quali Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Giovanni Chiaramonte. Tra gli ospiti Oliviero Toscani, Mario Calabresi, Mogol. Oltre 300 esposizioni anche nel Circuito Off.
Reggio Emilia
Mostre, conferenze, spettacoli, workshop. Dal 12 aprile al 9 giugno, torna a Reggio Emilia Fotografia europea. La XIV edizione si presenta con un programmamai così ricco, animato da protagonisti della fotografia, della cultura e del sapere, ospitati nelle principali istituzioni culturali e spazi espositivi della città.
Il festival, promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani, insieme al Comune di Reggio Emilia e alla Regione Emilia-Romagna, esplora tutti gli ambiti della disciplina che meglio interpreta la complessità della società contemporanea. Il titolo dell’iniziativa, “Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi”, è il fil rouge che lega tutti gli eventi, in un programma ideato dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, composto da Marco Belpoliti, Vanni Codeluppi, Marina Dacci, Marzia Faietti, Walter Guadagnini, Gerhard Wolf, sotto la direzione artistica di Walter Guadagnini.
Il Paese ospite dell’edizione di quest’anno è il Giappone, rappresentato da diverse voci di una delle scuole fotografiche più significative della contemporaneità: Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu, Ryuichi Ishikawa.
“Fotografia europea è cresciuta molto nel tempo- ha affermato l’assessore alla Cultura Massimo Mezzetti- sia in termini di qualità che per il coinvolgimento di partner istituzionali. Il Festival è una proposta di carattere nazionale e internazionale che costituisce uno dei principali eventi europei in ambito fotografico. Mai così attuale è il tema di quest’anno ‘Legami’ che si traduce nelle decine di mostre e appuntamenti sia a Reggio Emilia che in altre città dell’Emilia-Romagna. Tra le tante mostre ai Chiostri di San Domenico, ci tengo a segnalare anche ‘Scatta la Cultura’, realizzata dopo un concorso fotografico organizzato anche dalla Regione Emilia-Romagna e promosso nell’ambito di Energie Diffuse, che ha raccolto oltre 4000 scatti, ora sul portale Tourer.it, che valorizza il patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna”.
“Tra le centinaia di opere esposte- afferma il direttore del Festival, Walter Guadagnini- anche quest’anno a Fotografia europea, ce n’è una che sintetizza tutti i temi di questa edizione: è un video realizzato in Giappone da una giovane artista francese e vede il dialogo muto tra il corpo di un ballerino e un robot, che si muovono insieme, confrontando le loro diversità. Ecco, Fotografia europea mette in scena i rapporti tra le persone, tra le culture, tra i saperi, dal punto di vista individuale e da quello collettivo, da quello privato a quello pubblico. Attraverso antologiche di grandi maestri del passato come Horst P. Horst, del presente come Larry Fink, attraverso mostre di maestri italiani come Vincenzo Castella e Francesco Jodice e di tantissimi rappresentanti delle generazioni più giovani, vogliamo scoprire i legami profondi tra le persone, ma anche tra la fotografia e il mondo”.
"Fotografia Europea è un momento sempre speciale per la città– ha detto il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi - con decine di mostre, workshop, eventi. Il tema scelto quest’anno è al tempo stesso una sfida e uno stimolo, e credo sia lecito attendere con curiosità e speranza l’esito dei lavori che ammireremo. Abbiamo ereditato un festival con punti di eccellenza molto alti- ha aggiunto- e negli ultimi quattro anni siamo riusciti a valorizzare l’esperienza precedente e a portare anche un contributo di crescita che ha aiutato a meglio definire Reggio Emilia, capitale italiana della fotografia europea”.
Anche per questa edizione, Fotografia europea allarga i propri confini verso importanti realtà culturali e artistiche della regione con 9 mostre proposte da Collezione Maramotti di Reggio Emilia; l’Atelier dell’Errore BIG; Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea di Rubiera (Re); FMAV – Fondazione Modena Arti Visive, il MAR - Museo d’arte della città di Ravenna, Osservatorio fotografico (laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia e l'editoria di Ravenna), il CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, il MAST. Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna.
LE MOSTRE
L’ideale inizio del percorso tra le sedi di Fotografia Europea 2019 può essere individuato in Palazzo Magnani, che ospita la mostra del fotografo tedesco, naturalizzato americano Horst P. Horst (1906-1999), maestro di stile, le cui immagini sono conosciute e apprezzate per la loro raffinata eleganza. La rassegna, a cura di Walter Guadagnini e realizzata in collaborazione con la galleria Paci contemporary di Brescia, presenta, attraverso 120 immagini, le tappe salienti della carriera e della vita di Horst, evidenziandone la connessione con il tema del festival, sia nelle vicende biografiche che nei legami e nelle relazioni tra arte e immagine pubblicitaria. Saranno esposte le fotografie celeberrime come l'Odalisca, gli scatti per Vogue e Harper's Bazaar che dagli anni trenta agli anni cinquanta lo hanno reso un protagonista a livello mondiale della fotografia di moda. E ancora i ritratti della comunità artistica parigina degli anni trenta, una vera e propria galleria di celebrità intellettuali, da Jean Cocteau a Salvador Dalì, oltre alle fotografie a colori, recentemente poste sotto una nuova luce dalla grande mostra antologica dedicatagli dal Victoria & Albert Museum di Londra nel 2015.
A un grande maestro della fotografia americana, Larry Fink (New York, 1941), è dedicata un’ampia antologica, dal titolo Unbridled Curiosity, realizzata appositamente per questa occasione. La mostra, ospitata da PALAZZO DA MOSTO, presenta oltre 90 immagini, realizzate tra gli anni sessanta e oggi, scelte dallo stesso Fink in collaborazione con Walter Guadagnini per interpretare attraverso il suo obiettivo i temi della nuova edizione del festival. La selezione di scatti, rigorosamente in bianco e nero e di grande potenza estetica, mira a evidenziare quei legami tra le persone e tra le persone e i luoghi che Fink, nel corso di tutta la sua carriera, ha saputo immortalare con occhio attento e “sfrenata curiosità”, mischiandosi ai contesti, rubando momenti di intimità e mettendo in evidenza l’anima dei soggetti ritratti. Le grandi battaglie civili, i party esclusivi tra Hollywood e i grandi musei, la vita rurale, le palestre pugilistiche, nulla sfugge all’obiettivo di Fink.
Sempre a Palazzo da Mosto, Arabian Transfer di Michele Nastasi mette in luce la condizione transitoria di sei città della Penisola Araba (Abu Dhabi, Doha, Dubai, Kuwait City, Manama, Riyadh), rappresentandole come territori di approdo di uomini e culture. Negli ultimi decenni questi luoghi sono apparsi come mondi nuovi, nuovi epicentri globali resi possibili dall’attuale ipermobilità di persone e immagini, beni e finanze; essendo per lo più popolate (ed edificate) da immigrati di tutto il mondo, essi sono oggi un laboratorio vivente in cui le aspirazioni identitarie locali si confrontano con i modelli occidentali e con le culture di provenienza degli abitanti.
Nella splendida cornice della SINAGOGA, Vincenzo Castella, maestro della fotografica italiana, espone il suo progetto più recente Urban Screens, labirintica visione di una vegetazione al contempo addomesticata e inconoscibile, riflessione sul rapporto dell'uomo contemporaneo con l'elemento naturale. Fotografie di grande formato (cm 180 x 226) accolgono lo spettatore lungo le pareti dell'edificio, creando uno spazio straniato, dove la fotografia rivela una riflessione sulle forme della rappresentazione, sulle ideologie e sulle iconografie. Al centro, due schermi presentano un ulteriore evoluzione del processo visivo, che letteralmente si muove tra le superfici e le piante: un universo naturale addomesticato, che attraverso la fotografia trova una sua forma di disordinata bellezza.
Dopo i lavori di restauro, che ne avevano impedito l’utilizzo nella scorsa edizione, I CHIOSTRI DI SAN PIETRO tornano a essere il fulcro attorno cui ruota il festival reggiano e, per l’occasione, si vestono d’Oriente.
Il Giappone, paese ospite di FOTOGRAFIA EUROPEA 2019, sarà infatti presentato da diverse voci: sia quelle di giovani fotografi giapponesi che rappresentano al meglio le nuove tendenze di una scuola fotografica tra le più significative della contemporaneità (Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu e Ryuichi Ishikawa), sia dal racconto di artisti europei (Justine Emard, Vittorio Mortarotti e Anush Hamzehian, Pierfrancesco Celada), che asiatici (Pixy Liao).
L’idea che guida la mostra di Kenta Cobayashi, curata da Francesco Zanot, è che l’immagine fotografica sia tutt’altro che invariabile, come si riteneva fino a poco tempo fa, ma che dia vita a un universo instabile e mutevole. Ogni immagine, attraverso l’uso dei software di manipolazione digitale, può facilmente dare vita a una serie infinita di rappresentazioni. L’obiettivo è quello di ottenere un effetto straniante e di utilizzare la fotografia come una sorta di “portale”.
Dal canto suo, Motoyuki Daifu presenterà una serie di 20 immagini inedite della sua ironica serie Holy onion, che ritrae la madre nell’atto di sbucciare una cipolla all’interno di una cucina, assegnando così un valore iconico a un atto apparentemente banale e quotidiano.
Ryuichi Ishikawa, stella nascente nel firmamento della fotografia giapponese, ritrae persone borderline, come Mitsugu che diventa per Ishikawa emblema di quelle storie riguardanti il benessere e il sesso nella società, nella storia e nella cultura di Okinawa, nella quale si ritrova il conflitto tra la bellezza universale della vita e la società creata dagli esseri umani.
A questi, si aggiunge la cinese Pixy Liao - segnalata da Federica Chiocchetti - autentica rivelazione dell’ultima stagione della fotografia mondiale, la cui ricerca si intreccia perfettamente con quella degli altri autori, sia per generazione che per clima culturale. Per Reggio Emilia, Pixy Liao presenta, per la prima volta in Italia, il suo progetto Experimental Relationship (2007 to now), che racconta il suo legame con Moro, un ragazzo giapponese di 5 anni più giovane di lei, attraverso la messa in scena di numerose situazioni, create esibendosi davanti alla telecamera. Le foto esplorano le possibilità alternative delle relazioni eterosessuali. Un rapporto ribaltato, dove l’uomo e la donna si scambiano il loro ruolo di sesso e potere.
L’affinità generazionale e tematica, nonché l’esplicita collocazione geografica delle sue opere, create e ambientate proprio in Giappone, rende anche Justine Emard parte di questa ideale collettiva diffusa sul tema dei rapporti tra le persone e tra le comunità. Il lavoro dell’artista francese ruota attorno all’alterità delle macchine. La serie La notte dei tempi, a un primo sguardo, oscilla tra i poli opposti di tecnologia e spiritualità. Installazioni video e fotografie costruiscono un ponte tra l’intelligenza artificiale e quella umana, in una rappresentazione poetica e coinvolgente, sicuramente tra le espressioni più peculiari e emozionanti della ricerca artistica contemporanea.
Piefrancesco Celada, dal canto suo, con I wish I knew your name, Japan (a cura di Renata Ferri), si concentra sulla megalopoli Tokyo-Nagoya-Osaka, chiamata anche Taiheiyō Belt, un esempio unico di agglomerazione urbana con una popolazione stimata di oltre 80 milioni di persone. Nonostante questo numero incredibilmente alto di possibilità di interagire, sembra che la società si stia muovendo nella direzione opposta.
Il progetto di Celada è stato selezionato tra oltre 300 progetti arrivati attraverso la call che il festival apre ogni anno. La giuria quest’anno era composta da Walter Guadagnini, direttore artistico del festival; Krzysztof Candrowicz, curatore e direttore artistico di alcuni festival europei e Ilaria Speri, curatrice e producer.
Come lo scorso anno Fotografia Europea lancia una produzione per la prossima edizione legata al tema di quest’anno. Nel 2020 vedremo il progetto L’Isola di Vittorio Mortarotti e di Anush Hamzehian, realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e l’Università Ca’ Foscari di Venezia e sempre dedicato al Giappone, di cui verrà presentata un’anteprima durante questa edizione. L’indagine è incentrata sull’isola di Yonaguni, un piccolo pezzo di terra emerso nel Pacifico e sui suoi ormai pochissimi abitanti, unici portatori di tradizioni sociali e linguistiche destinate pian piano a scomparire e per questo meticolosamente documentate dai due artisti.
In attesa del nuovo progetto, Vittorio Mortarotti propone The first day of good weather, che ricorda il comando che il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman diede per il lancio della bomba atomica su Hiroshima, che sarebbe avvenuto nel momento in cui si fosse presentata una condizione di bel tempo. Parte da qui un racconto fotografico che nasce da una perdita personale, quella del fratello, di cui l’artista cerca le tracce fino in Giappone, e diventa esplorazione fisica e metaforica tra quello che rimane (macerie, rottami, oggetti trovati) e quelli che rimangono (i sopravvissuti).
Sempre ai Chiostri di San Pietro si presenta la commissione dello scorso anno assegnata a Francesco Jodice sul tema 2018 Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie. Il fotografo ha lavorato sul concetto di circolarità della storia realizzando un progetto video, Rivoluzioni, che parte da un fatto realmente accaduto: l’ultimo messaggio inviato dalla sonda cinese Kaiju 2 prima di scomparire all’interno di un buco nero. Nel 1989 infatti l’agenzia spaziale cinese lancia segretamente una sonda per raggiungere il cosiddetto Orizzonte degli Eventi, ovvero il bordo di un buco nero, la soglia dove il tempo si ferma, la luce si spegne e tutta la materia collassa, con l’intento di vedere cosa c’è dall’altra parte. Il film saprà colpire lo spettatore per un sapiente gioco di rimandi tra realtà e finzione cinematografica, unito ad un utilizzo inedito e sorprendente del colore.
Altra produzione inedita del festival è il progetto che nasce dall’incontro tra le fotografie di Jacopo Benassi e la danza di due interpreti straordinari - uno abile e l’altro disabile. Il punto di arrivo, contro ogni sfumatura patetica o emozionale, è la possibilità di affermare una gamma più ampia di virtuosismi, dentro e fuori i canoni riconosciuti. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Fondazione Palazzo Magnani / Fotografia Europea e la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto.
Il francese Samuel Gratacap, uno dei protagonisti della fotografia documentaria contemporanea europea, porterà ai Chiostri di San Pietro il suo progetto sulle migrazioni Fifty-Fifty, realizzato nel 2014 in Libia, sul confine tunisino, dove ha incontrato coloro che vivono a metà - ‘cinquanta- cinquanta’ - tra la vita o la morte. La mostra affronterà il tema del Festival da un punto di vista esplicitamente sociale, politico, aprendo a ulteriori possibili letture.
Giunto all’ottava edizione, torna ai chiostri di San Pietro il progetto Speciale Diciottoventicinque, dedicato alla formazione dei più giovani nell’ambito di Fotografia Europea. Guidati dal nuovo tutor dell’edizione 2019, il collettivo Kublaiklan, i partecipanti realizzeranno un progetto collaborativo fondato sul concetto di co-autorialità, riflettendo sul tema di questa edizione e sulle diverse pratiche di costruzione dell’immagine.
FOTOGRAFIA EUROPEA OFFRE OGNI ANNO LA POSSIBILITÀ AI VISITATORI DI CONOSCERE LUOGHI INEDITI DELLA CITTÀ, DIFFICILMENTE APERTI AL PUBBLICO
Grazie alla collaborazione con la Fondazione I Teatri quest’anno, saranno i SOTTERRANEI DEL TEATRO VALLI a trasformarsi in spazio museale, accogliendo le mostre degli altri due artisti selezionati attraverso la open call: l’artista finlandese Jaakko Kahilaniemi e la fotografa franco-armena Lucie Khahoutian. Con 100 hectares of understanding, Jaakko Kahilaniemi ha creato un avvincente progetto concettuale che approfondisce la composizione e il significato di un’area boschiva selvaggia in Finlandia, mentre con The Tapestry in my room, Lucie Khahoutian illustra la costante dicotomia della sua visione del mondo, orchestrando un confronto tra Armenia e Francia e mescolando i codici visivi armeni tradizionali con un ambiente più europeo e occidentale.
Allo SPAZIO SCAPINELLI, verrà celebrata la storia di una importante realtà sportiva della città: la squadra di calcio Reggiana che nel 2019 festeggia cento anni di storia. Il 25 settembre 1919 viene fondata l’A.C. Reggiana. Da quella data nasce un amore profondo tra la città e la Maglia Granata. Un legame unico e indissolubile che va oltre la semplice passione per il pallone. Un secolo di vittorie, sconfitte, gioie e delusioni raccontate nella mostra Obiettivo Granata 1919/1929. Origine e ascesa della Reggiana calcio – a cura di Giacomo Giovannini e Giacomo Mazzali e promossa in collaborazione con Reggio Audace Football club – attraverso i migliori scatti dei maestri fotografi reggiani nei suoi primi dieci anni di vita. Un avvincente percorso dagli albori alla conquista della massima serie attraverso i suoi protagonisti.
Alla CHIESA DI SAN NICOLÒ e al BATTISTERO, Giovanni Chiaramonte racconterà il suo viaggio Verso Gerusalemme. Un itinerario alla ricerca del proprio destino, dalla tomba della madre, passando nelle città e nei luoghi in cui ha preso forma e figura la storia dell’Occidente: Atene, Roma, Berlino, nelle rovine lasciate dai totalitarismi e dalle guerre del XX secolo, che hanno avuto epilogo nell’Olocausto, testimoniato nel memoriale di Miami.
Ai CHIOSTRI DI SAN DOMENICO, la mostra Ropes/Cordepresenta le fotografie dei sette vincitori - Fabrizio Albertini, Silvia Bigi, Emanuele Camerini, Marta Giaccone, Luca Marianaccio, Iacopo Pasqui, Jacopo Valentini - della call di Giovane Fotografia Italiana, progetto dedicato ad artisti italiani under 35, giunto alla settima edizione. I fotografi, selezionati da una giuria composta dai curatori della mostra Ilaria Campioli e Daniele De Luigi insieme a Carine Dolek e Shoair Mavlian, si confrontano, in linea con il fil-rouge di Fotografia Europea, con il tema Ropes/Cordecome immagine metaforica per tanti e diversi tipi di legami: come simbolo di unione e strumento di salvezza, ma anche come ostacolo, impedimento, prigionia.
Giovane Fotografia Italiana è promossa da Comune di Reggio Emilia, GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, in collaborazione con Fetart - Circulation(s), Festival de la Jeune Photographie Européenne di Parigi; Photoworks - Brighton Photo Festival, Roca Umbert Fàbrica de les Arts - Festival Panoràmic, Granollers (Barcellona), con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Emilia – Romagna creativa e Reire srl.
I Chiostri di San Domenico ospitano anche Scatta la cultura, la mostra che accoglie le fotografie selezionate attraverso l’omonimo concorso indetto dalla Regione Emilia-Romagna, con il Segretariato regionale MiBAC per l’Emilia-Romagna, l’Istituto Beni Artistici Culturali Naturali Emilia-Romagna, il Comune di Reggio Emilia, la Fondazione Palazzo Magnani, Fotografia Europea e Fiaf Emilia-Romagna. Una quarantina di fotografie tra le oltre 4mila immagini arrivate e caricate in Tourer, banca dati del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) raccontano, attraverso lo sguardo dei cittadini, le meraviglie del patrimonio architettonico, l'evoluzione e i mutamenti del paesaggio dell’Emilia Romagna.
Allo SPAZIO GERRA si tiene Confessioni. Canzoni vissute, un’esposizione che approfondisce il decennio d’oro della canzone d’amore italiana, sviluppatasi negli anni settanta, attraverso le interpreti, gli autori e la formula “canzone”, concentrandosi particolarmente sui temi della confessione e sui relativi processi d’identificazione.
Alla BIBLIOTECA PANIZZI, la rassegna Famiglie - Un mondo di relazioni rivisiterà con sguardo attento e inusuale i fondi fotografici delle famiglie reggiane. Accanto ai ritratti di famiglia eseguiti da professionisti in occasioni significative della vita familiare (battesimi, cresime, matrimoni) si analizzerà la grande quantità di immagini scattate dai dilettanti, molto spesso persone di famiglia. La mostra si articola su temi che vanno dal ritratto familiare in studio, alle immagini dell'infanzia, alla casa, agli spazi pubblici vissuti dai componenti della famiglia, in un grande mosaico che riflette la vita passata delle famiglie reggiane.
Anche per la sua XIV edizione FOTOGRAFIA EUROPEA sarà arricchita dal CIRCUITO OFF, un grande evento collettivo, una vetrina creativa per professionisti, semplici appassionati ed emergenti che -con un programma di oltre 300 esposizioni ed eventi indipendenti e autogestiti, promossi da gallerie, associazioni, soggetti pubblici e privati, disseminati nel territorio cittadino e provinciale -animeranno le giornate di apertura del festival e i fine settimana successivi fino al 9 giugno, in una proposta ricca e articolata d’incontri con gli artisti, conferenze sul tema con i grandi protagonisti della cultura italiana, workshop, visite guidate con fotografi e curatori, spettacoli tra musica e fotografia. Al Circuito Off sarà dedicata un'intera serata, il 27 aprile, musica e performance che ravviveranno la città fino a tarda ora.
Nelle giornate inaugurali, il centro e le piazze di Reggio Emilia accoglieranno grandi eventi, come un grande concerto, performance, light show e molto altro.
Nei week end successivi, nelle giornate del 25 e 26 maggio, si terrà un focus sul Giappone con il gruppo Munedaiko in un concerto di tamburi tradizionali giapponesi (taiko). Il 31 maggio tornerà nel consueto e attesissimo appuntamento con il più ironico tra i personaggi reggiani, Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore di fama, per presentare il suo Almanacco 2019 (edito da Quodlibet).
Torna anche lo spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente - [PARENTESI] book fair – con espositori, presentazioni di libri, booksigning e talk.
Tra gli eventi in programma non possono mancare le LETTURE PORTFOLIO alla Biblioteca Panizzi, organizzate quest'anno in collaborazione con Cortona On The Move nell'ambito del "Sistema Festival Fotografia", la rete nata tra i festival di fotografia italiani di cui Fotografia Europea e Cortona On The Move fanno parte.
Photo editor ed esperti del settore a livello nazionale e internazionale il 12, 13 e 14 aprile saranno a disposizione di fotografi, professionisti e non, già noti o emergenti, per visionare il loro lavoro e dispensare consigli e suggerimenti. Tra i lettori di quest'anno ci sono Krzysztof Candrowicz (Photofestiwal Lodz), Jim Casper (LensCulture), Bruno Ceschel (Self Publish, Be Happy), Chiara Dall’Olio, Claudia Fini e Alice Bergomi di Fondazione Fotografia Modena, Renata Ferri (Io Donna), George King (Unseen), Martino Marangoni (Fondazione Marangoni), Marina Paulenka (Organ Vida, Zagabria), Mario Peliti (Peliti Associati), Arianna Rinaldo (Cortona On The Move), Fiona Rogers (Magnum Photos), Chiara Ruberti (Photolux, Lucca), Ilaria Speri (curatrice e producer). Il lettore speciale nella giornata del 12 aprile sarà Larry Fink!
Sono aperte le iscrizioni ai workshop, realizzati in collaborazione con Spazio Fotografia San Zenone Saranno a Reggio Emilia: Antoine D’Agata (12–13–14 aprile), Davide Monteleone e Simona Ghizzoni (3–4–5 maggio).
Prosegue anche in questa edizione l’attenzione del festival per i più piccoli, con l’organizzazione di visite guidate a loro dedicate e un programma ricco di PROPOSTE DIDATTICHE: dal weekend inaugurale fino a metà giugno molte le proposte di laboratori che vogliono avvicinare bambini e ragazzi al variegato programma del festival, con una mappa delle mostre pensata per loro e laboratori per famiglie e proposte formative per adulti.
Anche per questa edizione, FOTOGRAFIA EUROPEA allarga i propri confini verso importanti realtà culturali e artistiche della regione. Alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia si terranno due mostre, una dell’artista Margherita Moscardini e dell’Atelier dell’Errore BIG. Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea di Rubiera (RE) presenterà un nuovo percorso tematico tra le fotografie e i video della sua collezione, Relazioni, a cura di Antonello Frongia, FMAV - FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, propone un omaggio a Franco Fontana (1933). Le iniziative del MAR - Museo d’arte della città di Ravenna ruoteranno attorno alle personali di Oliviero Toscani, Più di 50 anni di magnifici fallimenti e di Arrigo Dolcini, la cui carriera iniziò negli anni quaranta a Marina di Ravenna e di cui verrà presentata una selezione di fotografie appartenenti al Fondo Arrigo Dolcini, acquisito dalla Fototeca dell’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna.
Osservatorio fotografico (laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia e l'editoria di Ravenna) curerà la mostra LOOKING ON. Sguardi e prospettive sulla fotografia emergente in Italia.
Il CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, presenta fino al 12 maggio Nuove figure in un interno, una mostra realizzata con materiale d’archivio che racconta le trasformazioni, avvenute nel corso degli anni Settanta, dell’intimità e dell’identità sociale degli individui. Alla Fondazione MAST. Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna si potrà visitare fino al 22 aprile la mostra “Nature & Politics” del fotografo tedesco Thomas Struth, una selezione di grandi immagini a colori del fotografo che rappresentano l’avanguardia, la sperimentazione e l’innovazione nelle attività umane. Realizzate nei siti industriali e di ricerca scientifica di tutto il mondo, le fotografie in mostra “mettono in discussione lo sviluppo della tecnologia come promessa unica del progresso umano”.
GLI ALTRI EVENTI IN PROGRAMMA
Incontri con gli artisti, conferenze con i grandi protagonisti della cultura italiana, workshop, visite guidate con fotografi e curatori, spettacoli tra musica e fotografia. Anche quest’anno fotografia europea sarà arricchita dal Circuito Off, la vetrina creativa per professionisti, appassionati ed emergenti. Il programma conta oltre 300 esposizioni, eventi indipendenti e autogestiti, disseminati nel territorio cittadino e provinciale, che animeranno le giornate di apertura del festival e i fine settimana fino al 9 giugno. Al Circuito Off sarà dedicata un'intera serata, il 27 aprile, con musica e performance fino a tarda ora.
Il 31 maggio tornerà l’appuntamento con il più ironico tra i personaggi reggiani, Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore di fama, per presentare il suo Almanacco 2019 (edito da Quodlibet).
Tra gli eventi in programma non mancheranno le Letture Portfolio alla Biblioteca Panizzi, organizzate quest'anno in collaborazione con Cortona On The Move, nell'ambito del "Sistema Festival Fotografia", la rete nata tra le rassegne di fotografia italiane di cui i due festival fanno parte. Photo editor ed esperti del settore a livello nazionale e internazionale il 12, 13 e 14 aprile saranno a disposizione di fotografi, professionisti e non, per visionare il loro lavoro e offrire suggerimenti. Il lettore speciale nella giornata del 12 aprile sarà Larry Fink!
Torna anche lo spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente - [Parentesi] book fair – con espositori, presentazioni di libri, booksigning e talk. Infine le Proposte didattiche: con laboratori per famiglie e iniziative formative per adulti./CL
In allegato scaricare qui sotto l'elenco delle mostre
La mostra di Massimo Sestini L’aria del tempo in corso a Roma presso il WEGIL, promossa dalla Regione Lazio e organizzata da Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea, a cura di Alessandra Mauro, resterà aperta fino al 10 marzo 2019.
Come fotogiornalista tra i più importanti e apprezzati del nostro paese, in grado di realizzare sensazionali scoop da prima pagina, Massimo Sestini ha fotografato l’Italia in modo inusuale e accattivante. Dall’alto.
In tanti anni di lavoro Sestini ha realizzato un preciso e appassionato itinerario alla scoperta del nostro paese. Fatti di cronaca, bellezze naturali, drammi, avvenimenti politici, tragedie e momenti di svago: è riuscito a raccontare tutto con la sua macchina fotografica e tutto con un punto di vista nuovo e diverso.
Le immagini in mostra, alcune di grande formato, permettono di vivere e di sentire le visioni aeree ed eteree dei luoghi che l’autore ci propone. Sempre alla ricerca della “foto diversa”, nel corso degli anni Sestini ha perfezionato il suo metodo fino alla ripresa perpendicolare che gli permette di ottenere un impatto dimensionale amplificato. Con la visione zenitale il fotografo gioca nel capovolgere le nostre percezioni visive, fa navigare la Concordia spiaggiata, ribalta cielo e terra inseguendo un Eurofighter, osa nelle proiezioni delle ombre animate.
Dall’alto di un elicottero o di un aereo, attraverso la visione completa di un fatto di cronaca come il barcone dei migranti fotografato dal cielo: un’immagine che ha fatto storia e ha vinto numerosi premi come il prestigioso World Press Photo, o ancora l’affondamento della Costa Concordia all’isola del Giglio, di una consuetudine (il ferragosto sulla spiaggia di Ostia), di un dramma naturale (il terremoto del Centro-Italia), di avvenimenti storici e culturali (dalla strage di Capaci al funerale del Papa), nelle immagini di Sestini l’Italia svela in un modo unico le sue bellezze, le sue fragilità, la sua grandiosa complessità.
Nell’ambito dell’esposizione vi è anche un omaggio alla Regione Lazio con una piccola composizione di immagini dal titolo L’area del Lazio.
MASSIMO SESTINI
Nato a Prato nel 1963, Massimo Sestini è considerato tra i migliori fotoreporter italiani. I primi scoop arrivano a metà anni Ottanta, da Licio Gelli ripreso a Ginevra mentre è portato in carcere, all’attentato al Rapido 904 nella galleria di San Benedetto Val di Sambro. Sarà il solo a riprendere il primo, clamoroso, bikini di Lady D; ma sarà anche testimone della tragedia della MobyPrince, e autore delle foto dall’alto degli attentati a Falcone e a Borsellino. Nel 2014 è testimone delle operazioni di salvataggio “Mare Nostrum”, al largo delle coste libiche. Dopo dodici giorni di tempesta, riesce a riprendere dall’elicottero unbarcone di migranti tratto in salvo. La foto vince il WPP nel 2015, nella sezione General News.
Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia
INFORMAZIONI SULLA MOSTRA
Titolo mostra L’aria del tempo.
Fotografie di Massimo Sestini
Dove WEGIL, Largo Ascianghi 5
Trastevere, Roma
Apertura al pubblico 8 dicembre 2018 – 10 marzo 2019 ore 10 – 19
da lunedì a domenica
24 e 31 dicembre ore 10 – 18
25 dicembre e 1 gennaio chiuso
Biglietto Intero 6 euro; ridotto 3 euro; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente
Info www.wegil.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
tel. 334 6841506 (da lun a dom ore 10 -19)
Facebook /WEGILTrastevere
Instagram/WEGIL
Twitter/wegiltrastevere
Ente promotore Regione Lazio
Organizzazione Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea
A cura di Alessandra Mauro
Catalogo Contrasto
"Paolo Pellegrin. Un'antologia" a cura di Germano Celant: al MAXXI di Roma oltre 150 immagini del grande fotografo che raccontano uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche il rapporto tra la condizione umana e la natura.
Ha viaggiato in tutto il mondo con la sua macchina fotografica raccontando uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche storie di grande poesia e una natura portentosa e pulsante. Membro di Magnum Photos dal 2005 ha vinto 10 World Press Photo Award e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come l'Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award. E' profondamente interessato all'essere umano e alle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, gli altri esseri.
E' Paolo Pellegrin (Roma, 1964), uno dei più importanti fotografi della scena internazionale, cui il MAXXI dedica una grande mostra a cura di Germano Celant, in corso fino al 10 marzo 2019, nella scenografica galleria 5 del museo.
L'eposizione, intitolata "Paolo Pellegrin. Un'antologia", nasce da un intenso lavoro di due anni sull'archivio del fotografo e ripercorre attraverso oltre 150 immagini, tra cui numerosi inediti e alcuni contributi video, vent'anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017. La mostra rappresenta un'occasione preziosa per conoscere il suo percorso creativo e documentario e per approfondire i temi che animano il suo lavoro, dove la visione del reporter e l'intensità visiva dell'artista si intrecciano e diventano un tutt'uno.
Il percorso, immersivo e coinvolgente, si articola tra due estremi: il buio e la luce.
La parte iniziale è buia. Domina il colore nero, popolato dal racconto di un'umanità sofferente: la guerra, le tensioni, la distruzione, ma anche l'intima bellezza dell'essere umano nell'espressione delle sue emozioni più profonde. La seconda parte è caratterizzata invece da uno spazio luminoso in cui prevalgono immagini di una natura che, nella sua maestosità e lontananza, sembra ricordarci la fragilità della condizione umana.
All'ingresso, una grande parete dedicata alla battaglia di Mosul del 2016, scelta da Pellegrin come metafora del conflitto, esplode come una Guernica contemporanea. Qui troviamo anche una serie di immagini, scattate negli Stati Uniti, che parlano di violenza, razza, povertà, crimine. E ancora uomini, donne, bambini, soldati, profughi, rifugiati, migranti, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo. Esseri che pregano, che piangono, che scappano, che combattono: ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo così tormentato e complesso. Come, in primo piano, il volto sofferente di un rifugiato a Lesbo in attesa di essere registrato, stremato dal caldo e dalla sete, quasi una Pietà contemporanea, o le gigantografie di tre prigionieri dell'Isis in attesa di essere processati, che Pellegrin ha ritratto nel Kurdistan iracheno nel 2015. In fondo alla galleria, figure evanescenti, ritratti "transitori" colti in momenti di passaggio, affiorano appena dal buio come fantasmi ("Ghost" nella definizione di Pellegrin).
A questo racconto dell'essere umano, calato nel buio, fa da contraltare l'immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, di una luce evanescente dove il dato reale sembra sublimarsi nel candore del ghiaccio dell'Antartide, protagonista di un recente reportage realizzato per la NASA, nello sguardo di una giovane donna rom, nella potenza degli elementi della natura, nella spiritualità e nella profondità del rapporto atavico dell'uomo con essa, come accade nel bagno di due giovani palestinesi nel Mar Morto.
Le due parti del percorso sono collegate da un passaggio che proietta il visitatore dietro le quinte della ricerca visiva di Pellegrin: disegni, taccuini, appunti, piccole fotografie, danno conto della complessità di un processo creativo che si fonda su ricerca, conoscenza e preparazione. Pellegrin considera la fotografia come una lingua fatta allo stesso tempo di regole e di istinto. Trova le sue radici in anni di studio intorno all'immagine, alla visione, allo sguardo: tutti aspetti che il fotografo ha allenato fin dall'inizio del suo lavoro attraverso l'interesse per la letteratura, la storia dell'arte, l'architettura, il cinema e, naturalmente, il lavoro di grandi fotografi.
Come scrive Celant, "Il reportage, per Pellegrin, non è un'operazione accelerata e veloce, distaccata e fredda, ma – come per Walker Evans e Lee Friedlander – è una manifestazione dell'interpretazione personale, che si alimenta di estetica e di espressività, di angoscia e di sofferenza. È la sintesi di una posizione critica del fotografo rispetto alla visione impersonale della realtà: un racconto, scandito per momenti e per capitoli, che aiuta a mettere in contesto la situazione affrontata e chi la documenta. [...] Le sue fotografie sono frammenti di una scrittura per immagini e riflettono un tempo storico, basato sulle fisionomie, singole e collettive, delle persone che vivono una tragedia. Esse diventano anche una storia privata di Pellegrin che sente la necessità di condividere, con la sua presenza e la sua testimonianza, la responsabilità della nostra cultura verso questi eventi drammatici."
In occasione della mostra, è presentata in anteprima la prima parte del progetto fotografico realizzato da Pellegrin lo scorso gennaio a L'Aquila, nell'ambito della committenza fotografica affidata dal MAXXI. Nella Galleria 1 al piano terra è esposto un polittico di circa 2 metri per 3, composto da 140 piccole immagini in bianco e nero, fortemente contrastate, che ritraggono scorci e dettagli di una città ancora ferita, interpretando il senso di perdita che segue il dramma del terremoto. L'altra parte del lavoro è composta da grandi fotografie a colori in cui, uscito dalla città, Pellegrin ha ritratto le campagne e i monti intorno all'Aquila nel corso di una notte illuminata solo dalla luna. Queste immagini saranno esposte per la prima volta a Palazzo Ardinghelli in occasione dell'inaugurazione di MAXXI L'Aquila, nel 2019, progetto affidato dal MiBAC alla Fondazione MAXXI per contribuire alla rinascita del territorio anche attraverso la cultura.
Il contributo fotografico di Pellegrin, composto di migliaia e migliaia di immagini, nasce spesso in contesti e scenari al limite dell'esistere, sia della natura sia dell'essere umano. Il documento fotografico, che è testimonianza di indagine quanto di partecipazione, in Pellegrin non si propone come oggettiva rappresentazione di persone, di contrasti, di oggetti, ma tende a cogliere l'anima del momento.
I suoi grigi e i suoi neri, le sue ombre, le sue diagonali trascendono i luoghi e il tempo. Le sue figure, le porzioni dei corpi, i suoi volti divengono testimonianza di un sentire e di un respiro intorno alle vicende umane. E degli eventi naturali: un tentativo di fissare le forze dell'esistere, in tutte le condizioni possibili di sopravvivenza e di vita.
In occasione della mostra è uscito il volume di Germano Celant, "Paolo Pellegrin", pubblicato da Silvana Editoriale in tiratura limitata con copie numerate. Frutto di un lungo lavoro nell'archivio del fotografo, il libro raccoglie oltre millecinquecento immagini, scandite cronologicamente, in modo da ripercorrere il percorso creativo e documentario di Pellegrin, offrendosi come una summa dell'intera opera del fotografo.
"Paolo Pellegrin. Un'antologia"
a cura di Germano Celant
www.maxxi.art | #PaoloPellegrinExhibit
7 novembre 2018 – 10 marzo 2019
Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia
Inagurata "Africa" di Sebastião Salgado: in mostra 30 anni di reportage in 100 immagini del celebre maestro, presso ‘Binario49’ e presso lo ‘Spazio Gerra’ di Reggio Emilia. Ingresso libero.
Reggio Emilia -
Un'ambizione importante, che poteva suonare folle, quella dell'organizzazione no-profit con sede presso il Caffè letterario Binario 49 di Reggio Emilia, ma la perseveranza ha ripagato l'impegno di Khadija Lamami e Claudio Melioli di Casa D’Altri concretizzando il sogno di portare le opere del celebre Sebastião Salgado nella loro città.
Il fotografo brasiliano, maestro riconosciuto tra i più importanti del nostro tempo, ha deciso di mettere in mostra gratutitamente 100 fotografie, riunite nell’esposizione Africa, nei due luoghi di cultura contemporanea reggiani, in una anteprima assoluta per l’Italia, che costituisce la prima esposizione di sempre di Salgado a Reggio Emilia.
Sabato scorso è stata inaugurata presso il Caffè letterario Binario49 di via Turri e proseguirà contemporaneamente nello stesso luogo e allo Spazio Gerra di piazza 25 Aprile fino al 24 marzo 2019. Non è mancato il richiamo di tantissimi visitatori che hanno affrontato ore di fila per poter entrare e godersi con calma l'esposizione (erano consentiti 40 ingressi alla volta). Un vero successo che ha portato oltre 500 visitatori in poche ore, in entrambe le sedi.
REALTÀ E DIGNITÀ NELLA FOTOGRAFICA DI SEBASTIÃO SALGADO
La fama di Sebastião Salgado è legata ai reportage sulla vita delle popolazioni povere ed emarginate, nei luoghi più remoti del Pianeta. Con le sue foto Salgado fa toccare con mano gli effetti prodotti da guerre, carestie, malattie, deforestazioni e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici, nel rispetto della dignità e del valore assoluto della persona.
Salgado è molto vicino ai destini dei migranti e con i suoi scatti ha voluto più volte richiamare l'attenzione del pubblico sulle loro sofferenze. Durante i primi viaggi nel continente africano, per conto dell'Organizzazione mondiale del Caffè, Salgado inizia a conoscere l'Africa comprendendo immediatamente che per trovare delle soluzioni ai problemi del Terzo mondo, era necessario che questi venissero documentati. Inizia così una missione cui dedica 30 anni della sua vita. Lo strumento che lo porterà a realizzare i suoi progetti sarà la macchina fotografica, con la quale produce oltre 40 reportage, immortalando tribù dalla Namibia al Sudan, la natura travolgente dei paesaggi della regione dei Grandi laghi, seguendo rotte e destini dei rifugiati in ogni parte del continente durante periodi storici e mutamenti climatici differenti.
SEBASTIÃO SALGADO - AFRICA
A cura di Lélia Wanick Salgado
L’esposizione Africa, vincitrice premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007 è un vero e proprio omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente Africano, ma anche una denuncia.
Reggio Emilia, 10 febbraio – 24 marzo 2019
Sedi espositive:
Binario49 - via Turri 49, Reggio Emilia www.b49.it |Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | 347.5889449
Spazio Gerra - piazza 25 Aprile, Reggio Emilia www.spaziogerra.it | 0522.585654
Giorni e orari di apertura:
venerdì, sabato, domenica: 10-13 / 15-20
Apertura straordinaria di Spazio Gerra in occasione dell’inaugurazione sabato 9 febbraio: 18.30-23.
Nelle altre giornate, apertura su prenotazione. Ingresso libero
Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia
Resilient: presso Forma Meravigli a Milano, quaranta fotografie che raccontano i reportage realizzati da Marco Gualazzini in Africa dal 2009 al 2018. Le immagini in mostra sono il frutto di un lungo lavoro che hanno portato l’autore ad esplorare il continente alla ricerca di storie e vicende inedite.
Parma -
Ha inaugurato ieri, presso le sale di Forma Meravigli a Milano, la mostra Resilient del fotografo parmigiano Marco Gualazzini (intervista). L’esposizione a cura di Alessandra Mauro raccoglie, per la prima volta in una mostra, circa quaranta fotografie che raccontano i reportage realizzati dall’autore in Africa dal 2009 al 2018.
La resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento; Marco Gualazzini nel suo lavoro cerca di testimoniare in che modo il continente africano reagisca ai problemi e alle crisi che lo flagellano con una capacità di resilienza straordinaria e insieme drammatica.
Le immagini in mostra sono il frutto di un lungo lavoro di quasi dieci anni che hanno portato l’autore ad esplorare l’Africa alla ricerca di storie e vicende inedite. Storie che nessuno vorrebbe sentire. È il caso delle sue immagini del Congo, paese piegato dalle credenze popolari e dal rapporto tra religione e stregoneria, dove chi soffre di malattie mentali viene tuttora considerato un indemoniato e lo stupro è usato come arma di guerra (ogni anno vengono stuprate 15.000 donne) o il Mali tormentato dalla guerra e dalle infiltrazioni islamiste nell’Africa subsahariana.
Nei suoi reportage Gualazzini documenta le condizioni del Sudan del Sud e della Somalia, uno tra i paesi più pericolosi e meno accessibili per stranieri e giornalisti. Durante il suo ultimo viaggio, nel 2018, il fotografo ha testimoniato la grave crisi umanitaria in corso lungo il bacino del lago Ciad, dovuta alla desertificazione come conseguenza del cambiamento climatico.
Le immagini, di grande forza compositiva e impatto giornalistico, compongono un racconto fotografico straordinario e importante e ci regalano uno sguardo ravvicinato, partecipe e attento, sulla nostra realtà.
La mostra è accompagnata dal libro omonimo edito da Contrasto.
Forma Meravigli, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano MonzaBrianza Lodi e Contrasto.
A questo link l'intervista a Marco Gualazzini
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