Grazie all’Associazione Dreamcatchers Onlus, che si occupa di realizzare i sogni di viaggio di bambini e ragazzi con gravi patologie, il 23 enne di Cuneo ha potuto vivere insieme ai suoi genitori un lungo weekend nella “Terra di Motori” e “acchiappare” il suo sogno: salire su un “rossa”.
Hamilton manca l'aggancio al record di Schumacher e Bottas ottiene la tanto attesa seconda vittoria stagionale. Leclerc è buon sesto. Raikkonen da record: 322 gare disputate!
di Matteo Landi
Doveva essere la gara dell'aggancio al vertice. Con il primo posto Hamilton avrebbe raggiunto il record di Schumacher, a quota 91 vittorie. La festa dell'inglese è invece rimandata. Arriverà presto ad eguagliare il sette volte campione del mondo, almeno nei numeri, i quali parlano ma non dicono tutto. Troppe le differenze fra la F1 del Kaiser e quella del pilota che ha debuttato nel 2007 al volante di una McLaren da vertice, beneficiando in seguito dell'enorme superiorità che la Mercedes si è assicurata dall'inizio dell'era ibrida, nel 2014. Il settimo anno di schiacciante dominio anglo-teutonico è in corso ed ancora siamo lontani dal termine della stagione. In Russia Hamilton ha pasticciato, mettendosi da solo i bastoni fra le ruote. A beneficiarne è stato così Bottas, uno specialista della pista di Sochi, alla seconda affermazione sul tracciato russo. Una secondo trionfo che avrebbe potuto far suo già nel 2018 se non avesse regalato la gara al compagno Hamilton, al tempo in lotta con Vettel per il titolo.
Una Ferrari in lotta per il vertice. Accadeva solo due anni fa. Oggi Leclerc ha invece dovuto spremere tutto il potenziale della sua SF1000 per raggiungere una sesta posizione finale che, considerate le ultime prestazioni, è tutto grasso che cola. Vettel, l'ex sfidante di Hamilton, non è andato oltre la 13esima posizione. Il tedesco vorrebbe togliersi delle soddisfazioni in questi suoi ultimi mesi a Maranello ma probabilmente tornerà a gioire solamente il prossimo anno quando vestirà i colori Aston Martin. In Russia, però, il suo rendimento non è stato migliore delle (scarse) performance Ferrari.
Hamilton e Vettel: quanti errori!
Hamilton e Vettel. I due piloti più titolati della F1 odierna sono fra coloro che più hanno deluso. In un fine settimana particolare in cui il primo cercava la definitiva consacrazione ed il secondo una piccola rinascita dopo gare di sofferenza. L'inglese ha sbagliato in prova, quando a causa di un lungo gli è stato tolto il suo miglior tempo. Questo lo ha costretto a superare il Q2 con le gomme più morbide, con le quali è poi partito in gara. Seppur scattato dalla pole position si è ritrovato costretto ad una strategia non ottimale, consapevole che avrebbe dovuto effettuare il cambio gomme prima del compagno Bottas. A peggiorare il quadro della situazione ci hanno pensato ben due penalità, per un totale di 10 secondi da scontare in occasione del pit stop. Prima della gara l'inglese aveva inspiegabilmente provato delle partenze in zone, per ragioni di sicurezza, non consentite. Il pilota n°44 ha poi tentato la rimonta ma il suo ritmo non è mai stato all'altezza di quello di Bottas, per una volta leader Mercedes anche a livello prestazionale. Hamilton ha così concluso al terzo posto, alle spalle anche di un ottimo Verstappen, mostrandosi, nel post gara, scuro in volto, forse arrabbiato con il suo box. L'inglese è già fra i grandissimi della categoria ma dovrà ripassarsi il regolamento. Errore ben più marchiano è stato quello commesso da Vettel in qualifica, quando si è malamente schiantato contro le protezioni. Uno sbaglio che ha compromesso la sua posizione in griglia di partenza, 14esimo, ed ha intralciato i piani di Leclerc, costretto agli straordinari negli ultimi due minuti di prove ufficiali ed alla 10ima piazza al via (i ferraristi hanno guadagnato una posizione in seguito ad una penalità subita da Albon).
A Sochi è stato infatti Leclerc a riportare la luce a Maranello. Una gara consistente la sua. Mentre Vettel vivacchiava nella parte bassa della classifica il monegasco ha mostrato un passo sorprendente. Si tratta comunque di una prestazione non degna del blasone del Cavallino Rampante, ma ben al di sopra di quanto mostrato nelle precedenti gare. Il giovane pilota alla corte di Binotto in partenza ha tirato fuori gli artigli, arrivando anche al contatto con Stroll. Si è poi reso autore di un passo costante, combattendo con le Renault e mettendosi, alla fine, alle spalle quella di Ocon. La Racing Point di Perez, quarto sotto la bandiera a scacchi, è parsa inarrivabile. Con Ricciardo ha invece duellato per quanto ha potuto, poi l'australiano si è involato verso la quinta piazza finale.
Gran gara di Ricciardo e delle AlphaTauri
Gran gara quella dell'australiano di casa Renault, l'appuntamento con il podio per lui è ancora rimandato ma, con un pò di fortuna, potrebbe arrivare presto. In Russia ha gioito anche la ex Toro Rosso, ottava con Kvyat e nona con Gasly. AlphaTauri continua così ad insidiare la sesta posizione in classifica costruttori alla Ferrari: niente male per i faentini!
Kimi: 322 volte grazie!
Se per Hamilton l'appuntamento con la storia è rimandato lo stesso non si può dire per Kimi Raikkonen. Classe 1979, debuttante nel lontano 2001, ultimo campione del mondo Ferrari 2007. Al termine del 2009 abbandonò momentaneamente la massima Formula per darsi ai rally, con risultati più che dignitosi, e persino alla Nascar, disciplina che ha assaggiato nel 2011. Iceman, quello del "leave me alone" urlato in team radio mentre si accingeva a regalare un incredibile successo alla Lotus dopo il suo rientro in F1. Kimi, frizzante fuori dal paddock, "essenziale" durante i weekend di gara, con le sue poche parole sussurrate in conferenza stampa. Un inconsapevole idolo delle folle, un involontario personaggio. Oggi ha concluso la gara in 14esima posizione, dopo un errore in qualifica che lo ha costretto a scattare dall'ultima fila e ad una gara tutta d'attacco in mezzo a ragazzi ben più giovani di lui. Il pilota di Espoo al Mugello aveva addirittura concluso in top ten e sarebbe stato meraviglioso se fosse riuscito a ripetersi. Ma poco importa. 322 volte grazie Kimi, contiamo di vederti in griglia ancora per un po'!
Al Mugello la Formula 1 onora con una gara spettacolare le 1000 presenze delle Rosse in F1. Leclerc giunge ottavo, Vettel decimo. Nonostante questo, grazie Ferrari!
di Matteo Landi
Gp di Monaco 1950, la Scuderia Ferrari debutta nel mondiale di F1. Alberto Ascari, al volante della Rossa, taglia il traguardo in seconda posizione, alle spalle dell'Alfa Romeo di Juan Manuel Fangio. Non impiegherà molto a battere tutti, la Scuderia del Grande Enzo coglierà la prima vittoria l'anno seguente in Gran Bretagna grazie a Josè Froilan Gonzalez. Anno 2020, il Covid stravolge i piani di tutti, non solo quelli della massima Formula. A fronte di tanti organizzatori costretti a dare forfeit, altri vedono e colgono inaspettate possibilità. L'Italia si ritrova così ad ospitare ben tre Gran Premi e la Ferrari riesce ad aprire le mura amiche del Mugello, pista di sua proprietà, al Grande Circus proprio in occasione della millesima gara della Scuderia del Cavallino. Leclerc e Vettel si giocano le ultime posizioni della top ten, in lotta con un'Alfa Romeo ben diversa da quella che agli albori della massima Formula dominava la scena. Nel giorno dell'ennesima disfatta Ferrari, nella domenica in cui Mattia Binotto e compagni dovevano onorare con una prestazione soddisfacente la millesima presenza della squadra più blasonata della Formula 1, non possiamo che ringraziare la Scuderia di Maranello per quanto è stata, nella speranza che presto torni ai livelli che le competono. Grazie mille Ferrari.
Grazie Mugello!
Un grazie di cuore per aver permesso alla massima categoria automobilistica di competere su una pista che meriterebbe di rimanere in calendario non solo negli anni a venire ma in aeternum. Potrebbe trattarsi, purtroppo, dell'unico Gp di Toscana della storia, ma, in fin dei conti, grazie lo stesso. Vedere le vetture percorrere "Arrabbiata 1" e "Arrabbiata 2" in pieno durante le qualifiche è uno spettacolo che avrà deliziato gli appassionati più accaniti. Una pista vera, che nessun Hermann Tilke di turno potrà mai ricreare, ma forse scopiazzare un po' qua e là. Un tracciato che non fa sconti, in cui oltre l'asfalto i piloti trovano vie di fughe in ghiaia che non concedono il minimo errore. Resterà forse l'unico episodio nella storia della F1, ma una gara come quella odierna la ricorderemo a lungo.
Safety car, incidenti e bandiere rosse. E comunque vince ancora Hamilton
Hamilton e Bottas, Bottas e Hamilton. La vittoria è sembrata un affare riservato al duo Mercedes fin dalle qualifiche. Preludio di una gara noiosa? Niente affatto. L'inglese ha prevalso in qualifica, ma in partenza è stato Bottas ad avere la meglio, issandosi in prima posizione. Alle loro spalle un indomabile Leclerc è riuscito a portarsi in terza posizione, dopo una qualifica da favola che lo ha visto addirittura quinto, un risultato importante per gli standard odierni Ferrari (sigh!). Purtroppo alle vetture di Maranello non è bastato correre in una stupenda livrea amaranto, la stessa colorazione della 125 del 1950. La gara di Charles si è rivelata presto un autentico calvario. Superato da Stroll, da Ricciardo e quindi da Albon. Non il miglior modo di onorare la ricorrenza Ferrari. A farlo nella maniera più scoppiettante possibile sono stati invece i vari episodi di gara che hanno portato ad addirittura due interruzioni con bandiere rosse, come non accadeva dal Gp del Brasile 2016. Giovinazzi che centra Magnussen al riavvio dopo la fase di safety car innescando una pericolosa carambola, dalla quale escono solo 13 vetture superstite, visto anche l'incidente che in avvio di gara ha subito escluso Verstappen ed il vincitore di Monza, Gasly. Stroll, autore di una serie innumerevole di sorpassi, si schianta contro le barriere innescando una seconda interruzione. La lotta Hamilton-Bottas, ben vinta dal sei volte campione del mondo, alla 90esima vittoria in carriera. Al di là delle disavventure Ferrari, il "Gran Premio di Toscana Ferrari 1000" ha regalato uno spettacolo unico.
Primo podio per Albon. Raikkonen, l'evergreen
Giornata trionfale per Mercedes. Memorabile e di insegnamento, per vari motivi, per la Ferrari. Ed indimenticabile per Albon e Raikkonen. L'uno ha finalmente ottenuto il primo podio in carriera, proprio quando sentiva sfuggirgli dal sottoschiena il sedile che pareva ormai destinato a Gasly, vincitore con AlphaTauri a Monza. La squadra di Faenza ha comunque gioito per il settimo posto colto dal bravo Kvyat. L'altro, il mai domo Raikkonen, ha artigliato uno stupendo nono posto. Il quasi 41enne, al volante della sua Alfa Romeo, ha corso mostrando una grinta da ragazzino. L'ultimo campione del mondo Ferrari si è reso autore di una leggerezza, compiuta entrando in pit lane, che lo ha costretto agli straordinari. Con cinque secondi di penalità da scontare il finlandese ha affilato gli artigli, riuscendo a guadagnare così tanto sugli inseguitori (Leclerc, Vettel e Russell) da scalare solo dalla ottava alla nona posizione finale. Il ritmo tenuto dall'esperto pilota è parso inavvicinabile anche per la Ferrari n°16 di Leclerc, il quale ha sofferto terribilmente l'eccedente usura degli pneumatici.
Nonostante oggi, nonostante tutto, grazie Ferrari
Ferrari in sofferenza, Ferrari al passo del gambero, Ferrari che non riesce a portare sviluppi su una vettura disgraziata. Un presente difficile, un dramma sportivo. Gioire per quanto ottenuto in passato può risultare deprimente, vista la situazione odierna. Eppure la Ferrari merita questo. Perchè non potrà mai un dannato 2020 cancellare le vittorie di Ascari, i successi di Lauda, i salti sul podio del Supercampione Schumacher. Mai riuscirà, questa "particolare" stagione, a farci dimenticare gli sforzi e la tenacia del Fondatore Enzo. Per questo e per quello che si spera verrà, Grazie Mille Ferrari!
Pierre Gasly vince un incredibile Gp d'Italia al volante della faentina AlphaTauri. Dodici anni dopo il miracolo di Vettel, con l'allora Toro Rosso, ecco quello compiuto dal francese. Secondo Sainz, terzo Stroll. Weekend amarissimo per la Ferrari che tocca il fondo.
Lontani dalla top ten Vettel e Leclerc fanno quello che possono ma la Ferrari non c'è. Analisi e sensazioni del giorno più buio della sua storia recente. Nel frattempo l'ennesimo trionfo Mercedes.
di Matteo Landi
Tredicesimo e quattordicesimo. A fine gara Vettel e Leclerc non si sottraggono alle domande dei giornalisti. Ci mettono la faccia, più di quanto fanno gli alti ranghi della casa automobilistica. Dai loro volti però non traspare speranza quanto rassegnazione. La Ferrari, la squadra più titolata del Mondiale, ha perso. Tutto. Sconfitta non solo in pista ma anche nella politica. Prima della gara belga è arrivata la tanto attesa firma da parte di tutte le squadre sul nuovo "Patto della Concordia". A Maranello si dichiaravano soddisfatti di aver mantenuto il diritto di veto (unica squadra del mondiale) sulle decisioni regolamentari e di essersi garantiti futuri introiti in linea con i presenti. Poi è arrivata la notizia circa la firma più incerta, quella Mercedes. Gli uomini del team anglo-teutonico si sono presi il tempo necessario per fare pressione ed ottenere quel che volevano: la possibilità di uscire prima della scadenza dell'accordo, di durata quinquennale, dalla massima Formula. Quasi in contemporanea Renault ritirava il ricorso contro la lieve sanzione ricevuta da Racing Point in seguito all'utilizzo delle prese d'aria dei freni di derivazione Mercedes, particolare per regolamento non condivisibile. Ferrari rimaneva sola contro la futura Aston Martin e quindi contro Mercedes, che l'appoggia in quanto fornitrice di tecnologia e tirata in causa nella vicenda. Sulla scelta Renault pare abbia influito anche il recente accordo raggiunto fra Mercedes e la casa francese circa la prosecuzione della loro "joint venture" nell'ambito delle vetture di serie. La squadra diretta da Abiteboul ha inoltre ricevuto dalla Federazioni le rassicurazioni che cercava: il concetto di proprietà intellettuale rimarrà invariato e le squadre non potranno acquistare in futuro i progetti dai concorrenti. Una Ferrari lasciata in disparte dagli altri costruttori, che intanto tessono la loro "tela politica", che sperava di poter beneficiare per la veloce gara belga dell'imposizione della mappatura unica delle power unit per qualifica e gara ed invece vede la nuova regola slittare alla gara di Monza. Peccato che a Spa la vettura prodotta a Maranello abbia evidenziato non solo limiti di potenza.
Il giorno più buio
Partiti dalla 12esima e 13esima posiziona, una più avanti grazie al preventivo ritiro di Sainz (power unit in fumo prima del via), Leclerc e Vettel hanno dimostrato di essere la spina dorsale della squadra diretta da Mattia Binotto. Nel giro di pochi chilometri Leclerc si è issato in ottava posizione, deliziandoci con un meraviglioso sorpasso su Perez. Poi l'abisso. La vettura del monegasco ha perso velocità sul dritto e rapidamente il giovane pilota del Cavallino si è ritrovato in 12esima posizione. Il tremendo botto di Giovinazzi ha costretto la direzione gara a far entrare in pista la safety car. Mentre il gruppo si ricompattava ai box Ferrari è successo l'inverosimile: i secondi scorrevano sul cronometro mentre i meccanici cercavano le gomme destinate alla vettura n°16, ferma in sosta. Una situazione che ha ricordato quanto accadde ad Irvine nel Gp d'Europa del 1999, anno in cui la Rossa si aggiudicò comunque il titolo costruttori. Un obiettivo impossibile da raggiungere quest'anno, con una vettura che in Belgio è parsa la più lenta dell'intero schieramento. Leclerc, dopo il tempo perso al pit stop, è sprofondato in 14esima posizione. Divenuto poi ultimo dopo l'ennesima sosta in cui i meccanici sono intervenuti sul circuito idraulico della vettura. Con gomme fresche, ed un auto parsa rivitalizzata, Leclerc ha addirittura stampato il momentaneo giro più veloce in gara. Solo un'illusione dettata dalla caparbietà di un pilota che non si è arreso alle evidenze. Anche Vettel ha lottato, provando a resistere alle vetture più veloci. Invano. Sul traguardo il tedesco ha preceduto di poco il compagno di squadra, entrambi lontani dalla zona punti e dietro anche all'Alfa Romeo di Raikkonen, autore di una prestazione notevolissima. Proprio la gara del finlandese evidenzia i limiti della vettura di Maranello, carente in tutti i settori. Vedere una Ferrari arrancare anche nei confronti di avversari che montano lo stesso motore deve far riflettere gli uomini di Binotto. Non siamo ancora ai livelli del 1980, quando la squadra italiana chiudeva il mondiale in decima posizione con solo otto punti conquistati, ma, se non altro, all'epoca si arrivava da annate ricche di titoli. Quadro ben diverso dalla situazione attuale.
Hamilton, cavalcata inarrestabile. Riccardo gran quarto
Prosegue con il vento in poppa la navigazione di Hamilton verso il settimo titolo mondiale. In Belgio non ha avuto rivali. Bottas non l'ha mai impensierito arrivando secondo, posizione da cui aveva iniziato la gara, davanti a Verstappen. Nel finale i tre hanno messo i remi in banca, salvaguardando le gomme, ed è arrivata gloria per Ricciardo, autore del giro più veloce della gara e quarto al traguardo. L'australiano è risultato impeccabile per l'intero fine settimana e forse si mangerà le mani sapendo che il prossimo anno lascerà una Renault in netta ascesa, visto anche il quinto posto conquistato dal compagno Ocon.
Raikkonen: il meglio dei 40
Non è riuscito a portare in zona punti la sua Alfa Romeo ma Kimi Raikkonen si è reso autore, come detto, di una gara meravigliosa. Davanti al compagno Giovinazzi in qualifica, oggi ha mostrato velocità e solidità. Togliendosi la soddisfazione di superare in pista l'ex compagno di squadra Vettel. La dodicesima posizione finale non rende merito agli sforzi profusi dal 40enne ma poco importa: sulla pista che lo ha visto trionfare 4 volte in carriera anche oggi ha lasciato il segno.
Prossima tappa: Monza
Fra una settimana il Circus tornerà nel Belpaese sulla velocissima pista di Monza. Un tracciato icona del Mondiale, teatro di momenti gloriosi della storia Ferrari. La doppietta targata Berger e Alboreto nel 1988, neanche un mese dopo il decesso del fondatore Enzo. La vittoria di Schumacher nel 1996, anno del suo debutto in Rosso. Il trionfo del 2000, quando la vittoria dello stesso tedesco mise le basi per il ritorno al titolo piloti 21 anni dopo Jody Scheckter. Quella del 2020 sarà probabilmente una gara di sofferenza per i tifosi del Cavallino Rampante: non abbandonate proprio adesso la vostra fede. Ma dai vertici del marchio, a partire dalla presidenza, meritate chiarimenti.
Vettel settimo, Leclerc ritirato. Per la Ferrari è l’ennesimo weekend da incubo. Hamilton domina e rafforza la sua leadership mondiale.
di Matteo Landi
“Il mio parere non conta più”. Non si è risparmiato, più di metà gara effettuata con le gomme morbide e solo un settimo posto finale. Che a Maranello, oggi, viene accolto positivamente. Vettel è stanco, risponde svogliatamente alle domande e quando gli viene chiesto quale possano essere le soluzioni ai mali di questa Ferrari non si chiude in frasi di circostanza. Leclerc, il futuro della Rossa, colui che più volte ha tirato fuori dalle paludi la squadra condotta da Mattia Binotto, oggi non è riuscito a compiere un altro miracolo. Pensare ai podii ottenuti quest’anno con una vettura modesta come la SF1000 mette i brividi. A Maranello sapevano che sarebbe stata dura in Spagna, ma il settimo posto di Vettel ed il ritiro di Leclerc, in seguito a dei problemi di elettronica patiti dalla sua monoposto, sono un bottino troppo magro per essere vero. Eppure riflette i valori in campo, e non fa più notizia. Come la cavalcata solitaria al comando di cui si è reso protagonista Hamilton, al volante di una Mercedes prestazionale, affidabile e, stavolta, relativamente “gentile” con le gomme. Verstappen ci ha provato, spingendo ossessivamente, ma la nera Mercedes del campione del mondo per lui è sempre stata un miraggio.
Hamilton vicino al record
Una gara impeccabile quella condotta da Hamilton, adesso a tre vittorie dal record assoluto di Michael Schumacher. Un record, quello costruito dal tedesco, figlio di tempi diversi con regolamenti assai differenti e “politiche” altrettanto diverse, fondamentalmente riassumibili con la creazione di ostacoli (nuove regole) creati ad hoc per interrompere cicli vincenti. L’introduzione nel 2005 del divieto dei cambi gomme, in un anno in cui Ferrari era l’unico top team a calzare Bridgestone contro l’agguerrita concorrenza Michelin, fu l’ultimo di una serie di tentativi, fino a quel momento non andati a segno, di interrompere un dominio divenuto per gli altri asfissiante. Eppure l’Era Ferrari fu sì d’Oro, ma non vide all’opera una Rossa dominante tanto quanto l’attuale Mercedes. Nonostante questo non vedremo presto repentini cambi regolamentari, tali da azzoppare la cavalcata anglo-teutonica, ma qualcosa presto potrebbe cambiare. Dalla prossima gara la Federazione dovrebbe introdurre l’obbligo di utilizzo di una sola mappatura motore fra qualifica e gara. Il primo freno alle prestazioni Mercedes? Lo scopriremo a fine mese in occasione del Gp del Belgio. Intanto Toto Wolff e compagni possono festeggiare l’ennesima vittoria del loro asso inglese, nel giorno in cui Bottas ha mostrato tutti i suoi limiti.
Bottas, il mondiale resta un sogno
Il finlandese di casa Mercedes in partenza non solo non è riuscito a sopravanzare Hamilton ma è stato superato anche da Verstappen e Stroll. Uno start che lo ha penalizzato e costretto ad una rimonta su Hamilton che non ha mai concretizzato. Il terzo posto finale, ottenuto con la migliore vettura del lotto, rappresenta un risultato che non può soddisfare un pilota che aspira al titolo. Al contrario si può ritenere molto soddisfatto Verstappen, ancora una volta l’unico in grado di battere almeno una Mercedes e sognare la vittoria. A differenza di domenica scorsa le Mercedes non hanno subito il degrado eccessivo degli pneumatici e per l’olandese il secondo posto era il massimo obiettivo a cui poteva aspirare.
Racing Point, doppiata ma felice
Quarta e quinta sono arrivate le Racing Point condotte da Stroll e dal rientrante (finalmente negativo al Covid19) Perez. Le “Mercedes rosa” hanno terminato la gara staccate di un giro dal vincitore ma i tanti punti conquistati permettono alla squadra di Stroll Sr. di issarsi al terzo posto in classifica costruttori. La squadra motorizzata Mercedes attende di vedere se la sanzione (multa di 400.000 dollari e 15 punti in meno in classifica) subita a seguito dell’irregolarità recentemente accertata dalla Federazione sarà rivista al ribasso o se, come chiesto da Renault e Ferrari, sarà inasprita.
Un grande Raikkonen non basta: Alfa Romeo ancora in affanno
Comunque vada cambierà poco, se non nulla, per Alfa Romeo. Questo weekend Raikkonen ha dato il massimo, surclassando sia sul giro singolo che in gara il ben più giovane compagno Giovinazzi. La bella prestazione del finlandese, tuttavia, non ha fruttato alcun punto ma solo un quattordicesimo posto finale. Questo campionato si sta trasformando in un’enorme delusione per il marchio italiano e per l’ultimo campione del mondo Ferrari, che meriterebbe un finale di carriera con più gioie. Fra due settimane, sulla pista che lo ha consacrato come “The King of Spa”, avrà forse l’occasione per compiere un romantico ultimo guizzo.
Verstappen interrompe il dominio Mercedes. Hamilton e Bottas hanno finalmente un rivale! Leclerc gran quarto tiene viva la Ferrari. Intanto, fuori dalla pista, cresce la polemica.
di Matteo Landi
Musi lunghi in casa Mercedes. Hamilton e Bottas criticano apertamente vettura e squadra. La prima poco "delicata" con gli pneumatici, la seconda rea di aver optato per una strategia errata. Facce da funerale per una mancata vittoria. Secondo Hamilton, terzo Bottas: un risultato sul quale tutte le altre squadre metterebbero la firma. Un atteggiamento che testimonia la fame di vittorie dei piloti e di tutto il team Mercedes, nonostante i titoli vinti a ripetizione dal 2014 in avanti. L'umore di chi, dopo l'ennesimo dominio in qualifica, credeva che anche oggi avrebbe vinto a mani basse. La F1 si sveglia dal torpore dettato dall'asfissiante supremazia anglo-teutonica e lo fa grazie alla classe di Verstappen ed alla qualità della vettura progettata da Adrian Newey, una Red Bull dotata di un motore Honda, in debito di cavalli rispetto alle power unit Mercedes (ma è un problema condiviso con Ferrari e Renault), ma estremamente "gentile" con le gomme. Si interrompe così la striscia vincente del team di Toto Wolff, nel giorno in cui a brillare sopra tutti sono il già citato Verstappen e Leclerc.
Mercedes ha finalmente una sfidante
Una settimana dopo l'esaltante e convulso finale di gara, con Hamilton trionfante su tre ruote, la Pirelli, come da programma, ha portato a Silverstone gomme con mescole più tenere. In questo strano calendario 2020, che vede più gare svolgersi sulle stesse piste, vi era la necessità di aggiungere qualche variabile, così da non ottenere più gare cloni. Le uniche a subire negativamente gli pneumatici più morbidi sono state le vetture di Hamilton e Bottas. Velocissimi in partenza, nei primissimi giri hanno surclassato i rivali. Ma già al sesta tornata il blistering ha fatto la sua comparsa sui copertoni delle Mercedes e da lì la musica è cambiata. Le vetture dei campioni del mondo hanno così evidenziato un punto debole, consentendoci di sperare in minimo di lotta in un campionato altrimenti destinato alla più totale monotonia. Fiutata la possibilità di vittoria Verstappen ed il suo muretto box non hanno sbagliato un colpo, prima mettendo una tremenda pressione sui rivali e poi gestendo una vittoria che a metà gara gli è venuta incontro. I campioni in carica hanno finalmente un rivale, era ora!
Leclerc tiene viva la Ferrari. Vettel, è crisi?
Come detto, non solo Verstappen ci ha deliziato con una guida sopra la media. Senza nulla togliere agli altri due piloti giunti sul podio è necessario rimarcare la gara di Leclerc. Questa volta non è riuscito a raggiungere la top three ma durante il weekend in cui la Ferrari ha prestazionalmente fatto un passo indietro, la terribile gara di Vettel ne è la dimostrazione, il monegasco ha portato la sua vettura al quarto posto finale, poco lontano dall'astronave guidata da Bottas. Mentre le vetture della Stella a Tre Punte e le Red Bull erano costrette a più cambi gomme, Leclerc è riuscito a compiere una sola sosta, guidando con il coltello fra i denti. In alcuni tratti è risultato addirittura il più veloce in pista, ad un passo che neanche gli ingegneri della Scuderia pensavano avrebbe potuto spingersi. Alla sua gara perfetta ha fatto da contraltare la tremenda domenica di Vettel. Testacoda al primo giro, critica via radio alla squadra, una gara di rimonta ma incosistente. Il quattro volte campione del mondo è purtroppo sprofondato in un baratro dal quale ci si augura possa uscirne presto. Il dodicesimo posto finale non è degno del suo blasone. A Barcellona, fra una settimana, vedremo se troverà nuove motivazioni ed una Ferrari più adatta al suo stile di guida.
Racing Point colpevole ma (quasi) graziata
Detto dei top team, con la Scuderia di Maranello che ne torna finalmente a far parte data la terza piazza occupata da oggi nel campionato costruttori, è da rilevare la gara consistente, anche se non esaltante, delle Racing Point. Sesto al traguardo è giunto Stroll, settimo un grande Hulkenberg, brillantissimo terzo in qualifica. Sono proprio le prestazioni velocistiche delle due vetture rosa ha rimanere al centro dell'attenzione. E soprattutto i dubbi sulla loro legittimità. Prima della gara è arrivata finalmente la risposta ai reclami sporti da Renault sulle prese d'aria dei freni delle ormai ribattezzate Mercedes rosa, data l'importante somiglianza con le frecce d'argento 2019: 400 mila euro di multa e solo 15 punti di penalità in classifica costruttori è quanto affibbiato alla squadra di Lawrence Stroll. E' stato quindi accertato il trasferimento di tecnologia da Mercedes a Racing Point per un particolare aerodinamico da quest'anno non condivisibile. Tuttavia la Federazione ha concesso alla squadra inglese, futura Aston Martin, la possibilità di continuare ad usare tale soluzione fino alla fine del campionato. Una decisione assurda, una sanzione lieve, considerando l'elevate spese di ricerca e sviluppo sostenute dagli altri competitors "totalmente a norma". Renault, Ferrari, Williams e McLaren hanno promesso battaglia e appelleranno la decisione, chiedendo una sanzione più severa. Toto Wolff ha però alzato la voce, convincendo Racing Point a reagire, e così anche la squadra guidata da Otmar Szafnauer farà appello, chiedendo invece una pena più lieve. Una volontà che ha dell'incredibile, considerando che inizialmente si erano dichiarati soddisfatti, consapevoli evidentemente della loro infrazione. Animi caldi fuori, competizione in pista. Seppur fra luci ed ombre questa Formula 1 si dimostra finalmente viva!
Hamilton trionfa su tre ruote e Leclerc artiglia un insperato podio al culmine di una gara per lunghi tratti soporifera ma ricca di colpi di scena nel finale.
di Matteo Landi
Quando a due giri dalla fine la gomma anteriore sinistra della vettura di Bottas si è afflosciata si è finalmente accesa una gara altrimenti decisamente soporifera: due Mercedes sole al comando, Verstappen terzo e Leclerc quarto. Una (lunga) calma prima della tempesta.
Domenica 1° Novembre la F1 tornerà finalmente all'Autodromo Enzo e Dino Ferrari. L'attesa iniziata dopo quel meraviglioso Gran Premio del 2006 è terminata.
di Matteo Landi
La sveglia suonò presto quella domenica mattina. L'eccitazione ebbe velocemente la meglio sul sonno e su quella tristezza che ogni appassionato cullava ormai da giorni: un ultimo ballo e poi Imola avrebbe abbandonato la massima Formula. Una storia lunga, un amore nato nel 1979 da una stretta di mano fra Enzo Ferrari e Bernie Ecclestone, sbocciato con una gara di prova, non valida per il mondiale: il Gran Premio Dino Ferrari. Il legame fra Enzo ed il tracciato era talmente grande che la gara fu intitolata al compianto figlio venuto a mancare nel 1966. Ed in seguito alla scomparsa del Drake, nel 1988, il circuito assunse la denominazione di "Autodromo Enzo e Dino Ferrari".
Domenica 23 aprile 2006 la processione verso il circuito era infinita. Il prato della Tosa gremito di tifosi pronti a gustarsi un ultima cavalcata delle belve a quattro ruote. Fumogeni, birra, bandiere Rosse al vento e grida dense di passione, quasi a voler sovrastare le urla degli 8 cilindri aspirati. Fu una giornata memorabile: Schumacher vinse, andando immaginificamente a terminare quella meravigliosa rimonta che nel 2005 lo vide risalire dalla 13esima posizione in griglia di partenza alla seconda piazza finale. Imola salutò così la F1, dopo due gare talmente belle da lasciare l'amaro in bocca agli appassionati. Si chiuse così una storia fatta di tante gioie ed immensi dolori. Il 1994 che ci portò via Roland Ratzenberger ed Ayrton Senna non sarà mai così lontano, per chi le corse le ha nel cuore.
Monza, Mugello e Imola! Proprio all'interno di un tragico 2020 l'Italia trova forza ed energie per ospitare ben tre Gran Premi di Formula 1. Dopo l'inevitabile annullamento delle gare oltreoceano al Grande Circus servivano circuiti con strutture adeguate e disposti ad ospitare una gara della massima categoria a quattro ruote. Ed Imola ha risposto presente! Uberto Selvatico Estense, Presidente di Formula Imola, ci ha creduto, e dopo anni di dichiarazioni piene di speranza ha saputo cogliere la palla al balzo.
Potrebbe essere a porte chiuse, oppure ospitare un numero molto limitato di tifosi. Poco importa: domenica 1° Novembre giustizia sarà fatta!
Hamilton domina e strapazza tutti. Verstappen resiste a Bottas ed è secondo. Ferrari non pervenuta, battuta anche dalla Racing Point.
di Matteo Landi
Una settimana fa a Maranello si leccavano le ferite causate dal terribile incidente che aveva estromesso dalla gara entrambe le Ferrari. A giudicare dalle prestazioni mostrate oggi verrebbe quasi da pensare che l'errore compiuto in Stiria da Leclerc abbia privato i tifosi dell'ennesima lenta agonia. Ci ha provato Verstappen a mettere un pò di pepe ad una gara altrimenti soporifera, addirittura schiantandosi contro le barriere nel giro di schieramento, tradito dalla pista umida. I meccanici Red Bull hanno compiuto un miracolo, riparandogli la vettura sulla griglia di partenza. Uno sforzo ripagato con lo stupendo secondo posto conquistato dall'olandese, capace di negare alla Mercedes l'ennesima doppietta. Ci ha provato la pioggia a scombussolare i piani di Hamilton ma l'inglese non ha sbagliato una virgola, dominando dal via al traguardo, su pista bagnata e poi asciutta. In occasione della prima gara stagionale l'inglese era partito con il piede sbagliato, bersagliato anche dalle penalità. Incassata la sconfitta il pilota di Stevenage ha ritrovato velocemente la fame e la concentrazione che lo hanno contraddistinto nelle sue recenti stagioni e da quel momento non ha fatto prigionieri. Al contrario Bottas, partito forte in Austria, non è più riuscito ad essere particolarmente incisivo ed il suo terzo posto odierno suona come una pesante sconfitta: con questa Mercedes deve fare meglio.
Ferrari a corto di cavalleria
Sesta ed undicesima sono le posizioni finali conquistate rispettivamente dai ferraristi Vettel e Leclerc. Il tedesco oggi ha convinto più del monegasco, che ha subito anche lo scotto di una strategia errata: le gomme morbide montate sulla sua Rossa già al terzo giro lo hanno costretto ad una gara di totale sofferenza, costantemente in pista con gomme meno fresche rispetto a quelle degli avversari. A Maranello sta andando tutto per il verso sbagliato. Un Cavallino ben poco rampante, meno veloce di Mercedes, Red Bull e Racing Point. A tratti anche di McLaren. Nel confronto con gli avversari la SF1000, vettura destinata a tagliare la soglia delle 1000 presenze Ferrari nella massima serie, assomiglia più alla F92A di Jean Alesi ed Ivan Capelli, del 1992, che alla SF90, comunque capace, in mezzo ai tanti problemi della scorsa stagione, di cogliere tre vittorie. Vedere la Rossa arrancare anche nel breve rettilineo della pista ungherese è un affronto alla storia motoristica Ferrari. Considerando che le power unit quest'anno non potranno beneficiare di alcun aggiornamento non si sa come potranno Binotto e compagni sbrogliare la matassa. In questo momento a Maranello avrebbero bisogno di un podio rigenerante, sarebbe un'importante iniezione di fiducia. Ma onestamente non riusciamo a capire come, cataclismi a parte, possano ottenerlo.
Mercedes ti mette le ali
Lo scorso anno la Ferrari fu la squadra più perseguitata dai reclami e dalle richieste di chiarimento arrivate alla Federazione. Troppo veloci in rettilineo, troppo potente la loro power unit. Qualcosa di non concepibile per Mercedes e Red Bull. Che dire allora di quanto mostrato questo weekend da tutti i motorizzati Mercedes? Una Williams rigenerata in qualifica, una Racing Point capace di conquistare l'intera seconda fila sullo schieramento di partenza e di lottare per il podio in gara. La quarta posizione finale conquistata poi da Stroll è comunque un risultato rimarchevole per una squadra abituata, fino allo scorso anno, a lottare a centro classifica. Fra gli avversari cresce il malumore: adesso è Mercedes il motore nel mirino, quelle strane fumate che in prova seguivano le vetture motorizzate dai tedeschi destano qualche sospetto.
Racing Point: la "Mercedes rosa" al centro delle polemiche
In Ungheria si è manifestata la forza della Racing Point, futura Aston Martin. Grande qualifica, ottimo passo in gara. Al termine della seconda gara austriaca la Renault aveva sporto reclamo ufficiale contro le vetture rosa, focalizzando l'attenzione sull'impianto frenante. La Federazione esaminerà le prese d'aria dei freni della Racing Point, paragonandoli a quelli della Mercedes 2019. Non è escluso inoltre che, in attesa del verdetto, Renault o altre squadre presentino altri reclami, viste le prestazioni mostrate dalla squadra di Lawrence Stroll. Se da una parte è comprensibile la voglia di giustizia di alcuni costruttori, visti gli ingenti investimenti compiuti alla ricerca della massima prestazione a fronte del copia-incolla fatto da Racing Point, dall'altra ci si chiede quando arriverà il definitivo "liberi tutti". Risulta palese l'incapacità della Federazione nel verificare l'originalità dei vari progetti e l'introduzione (anzi, il ritorno) del concetto di "vettura cliente" comporterebbe un reale abbattimento dei costi per le squadre con meno risorse. Molto più della riduzione dei test.
Fra due settimane tocca a Silverstone
Concluso questo primo trittico di corse la F1 adesso si prenderà una piccola pausa e tornerà fra due settimane in Gran Bretagna a Silverstone. Sulla pista in cui Hamilton ha mostrato storicamente il meglio del suo repertorio ci chiediamo che cosa potrà fermarlo. Nell'attesa che la Ferrari recuperi un briciolo di competitività il Circus ha bisogno di un vero sfidante. Bottas, Verstappen o chi altro, abbiate pietà di noi!
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