Hamilton domina l'ultimo weekend dell'anno. Vince davanti a Verstappen e Leclerc. Vettel solo quinto. Un'intera stagione in una gara. Una stagione di alti (pochi ma stupendi) e bassi per la squadra di Maranello. Ed adesso al lavoro!
di Matteo Landi
Ultima notte del Campionato 2019. Hamilton taglia il traguardo vincente, sotto il cielo colorato dai classici fuochi d'artificio che chiudono la stagione. Con il titolo già in tasca il campione inglese non ha fatto prigionieri. Arrivato negli Emirati si è preso pole position, giro veloce e vittoria, mettendo il sigillo su una stagione che di fatto ha dominato. Nessun Vettel a contendergli il titolo, come successo nel 2017 e nel 2018: tanti rivali agguerriti ma incapaci di essere costanti quanto lui. In apertura di stagione solo Bottas ha provato a minacciare la leadership del team mate. Invano. Nel corso della stagione è venuta fuori la velocità di Ferrari e Red Bull, a sprazzi più forti del duo Mercedes-Hamilton, ma non è bastato. Ad Abu Dhabi il podio recita: Hamilton-Verstappen-Leclerc. Gli ultimi due sarebbero potuti arrivare a posizioni invertite, con una strategia diversa. Ma come avvenuto più volte nel corso della stagione anche questa volta il box Rosso è stato tutt'altro che impeccabile: in qualifica ha sbagliato i calcoli privando Leclerc dell'ultimo giro veloce, in gara ha fermato al giro 13 sia il monegasco che Vettel. Considerando che erano partiti con gomme diverse la scelta è sembrata piuttosto "originale". Tale strategia ha costretto il duo di Maranello ad una doppia sosta che ha messo in difficoltà Leclerc quando nel finale ha dovuto difendersi dal rimontante Bottas. Che gara quella del finlandese! Da ultimo a quarto, a dimostrazione della forza Mercedes su questa pista. In qualifica i piloti di Mattia Binotto riuscivano a guadagnare qualcosa nei primi due settori, salvo poi sprofondare nell'ultimo, surclassati dalla prestazione delle Mercedes nel tratto più guidato.
Leclerc chiude sul podio una stagione di alti e bassi. Ma che alti! Vettel: rimandato a..marzo
Ultima notte della prima stagione in Rosso di Leclerc. Al secondo anno di F1 e quarto in campionato davanti al quattro volte iridato Vettel. Quest'ultimo battuto da un compagno di squadra per la prima volta da quando corre per la Scuderia italiana. E poteva essere un meritatissimo terzo posto nel mondiale per Leclerc senza il ritiro del Brasile. Una prima annata in Ferrari che gli è valsa 10 podii, 2 vittorie e ben 7 pole position, risultando il pilota più veloce sul giro secco. Dati che fanno riflettere e lasciano pensare che con una diversa gestione e diverse "strategie interne" Mattia Binotto avrebbe potuto rendere il campionato di Leclerc ancor più avvincente. Senza dimenticare il problema tecnico del Bahrain, quando il dominante monegasco ha dovuto accontentarsi del terzo gradino del podio, e la mancata penalità di Verstappen in Austria, con l'olandese troppo aggressivo nel guadagnarsi la leadership. Riguardandosi indietro Charles potrà pensare che avrebbe potuto ottenere molto di più, ma potrà andare fiero di quanto raggiunto. Soprattutto se paragonato al rendimento di Vettel. Quasi abulico ad Abu Dhabi, quinto al traguardo, il tedesco è stato quest'anno solo lontano parente del campionissimo che dominava con Red Bull ed aveva fatto sognare già al primo anno in Rosso. In testacoda in Bahrain mentre duellava con Hamilton, franato addosso a Verstappen in Gran Bretagna, ogni volta che si è ritrovato a combattere con avversari di livello ha mostrato una debolezza mentale che non rende merito al suo palmares. Autore di una sola vittoria, a Singapore, servitagli su un piatto d'argento dal box Ferrari che ha privato Leclerc del terzo successo consecutivo. Vettel avrebbe dovuto vincere in Canada, e lo avrebbe strameritato. In quel caso la penalità subita per una manovra difensiva su Hamilton ritenuta troppo aggressiva dai giudici non ci stava. Neanche un pò. Un lampo quello di Seb a Montreal, in una stagione per lui da insufficienza. Non possiamo dimenticare quel brutto testacoda di Monza mentre il suo giovane compagno andava a vincere con la stessa vettura, divenendo il beniamino del popolo ferrarista. Sarà un lungo inverno per la Ferrari, Mattia Binotto e compagni dovranno lavorare più e meglio degli altri. Saranno confortati dal ricordo di quelle tre vittorie stagionali avvenute come d'incanto al rientro dalla pausa estiva. Una carezza dopo tante batoste subite. Un'iniezione di fiducia per il futuro. Se in Australia c'era chi pensava che in Ferrari avessero cannato completamente il progetto, nel corso della stagione si è capito che ne era mancata la comprensione. A Maranello adesso hanno la migliore power unit ed una vettura che in rettilineo non ha rivali. Con qualche aggiustamento, e più sangue freddo da parte dei piloti, il prossimo anno potranno giocarsela con Mercedes.
Red Bull-Honda: l'accoppiata funziona
Ultima notte stagionale dolce per Verstappen e Red Bull-Honda. Prima di Melbourne in tanti si attendevano una stagione deludente per la squadra austriaca, al primo anno con quella power unit Honda che tanto aveva fatto penare Alonso e McLaren. La stagione di rodaggio con Toro Rosso ha permesso agli uomini di Horner di correre senza preoccuparsi dell'affidabilità di un motore che nelle ultime gare ha quasi raggiunto le prestazioni di Ferrari e Mercedes. Tre vittorie per Verstappen, e già l'olandese si lecca i baffi, che non ha, pensando a quanto potrà fare la prossima stagione. Intanto si gode la terza piazza nel mondiale.
Buona fortuna Robert!
Ultima notte per Robert Kubica, ai titoli di coda di una carriera nella massima formula che avrebbe potuto regalargli più gioie sportive, vero, ma ha anche consegnato al mondo un esempio di tenacia e coraggio. Classe 1984, nel febbraio 2011 un terribile incidente durante il Rally di Andora, disputato per pura passione agonistica fra una stagione e l'altra della massima serie, lo mise in pericolo di vita. Fratture, lesioni multiple e addio al mondo delle competizioni. Epilogo scontato per tanti, non per lui. Lunghi interventi, una dolorosa riabilitazione poi rieccolo nei rally ed infine al via della stagione 2019 di F1. Al volante di una recalcitrante Williams ha ottenuto l'unico punto della squadra, in Germania. Un piccolo bagliore in una stagione da fondo classifica, a combattere con il giovane team mate Russell, campione di F2. Avremmo sperato in qualcosa di più per l'unica stagione di ritorno, considerando che il prossimo anno sarà sostituito dal debuttante canadese Latifi. Tralasciando i dati statistici non possiamo non inchinarci alla grandezza dell'uomo Kubica, comunque in grado di stare là, fra i grandi delle quattro ruote, dopo tutto quello che ha passato. Buona fortuna Robert, in DTM o ovunque sarà.
Hulkenberg: quando la Formula 1 è ingiusta
Ultima notte per Hulkenberg, fantastico vincitore della 24 ore di Le Mans 2015. In Formula 1 dal 2010, quando debuttò forte del titolo GP2 appena conquistato, non ha trovato una sistemazione nella serie di Liberty Media per la prossima stagione. Mai a podio, la dimostrazione vivente di quanto la Formula 1 possa essere ingiusta e talvolta poco meritocratica. Un talento cristallino che avrebbe potuto ottenere molto di più, ma chissà che non torni in ballo nel 2021.
McLaren: la strada è quella giusta
Ultima notte della stagione per una McLaren tornata vicina ai piani alti. Ed a podio con Sainz in Brasile. Lo spagnolo, insieme al giovane Norris, sono stati pedine fondamentali nel processo di rinascita della blasonata squadra inglese. Capace di concludere quarta in classifica costruttori. Sainz è riuscito a chiudere addirittura sesto in quella piloti, un traguardo che rende merito alle capacità dello spagnolo.
Si spengono le luci
Ultima notte per questa stagione di Formula 1. Mercedes, Ferrari, Red Bull, McLaren, Renault, Toro Rosso, Racing Point, Alfa Romeo, Haas, Williams, recita la classifica squadre. In attesa che tutto venga stravolto nel 2021, con l'arrivo delle nuove regole, avremo un 2020 all'insegna della continuità, con tutti gli attori che dovranno riuscire in un breve inverno a colmare il divario con l'invincibile Mercedes. Batterla sarà difficile. Fare meglio di questo Hamilton, adesso, sembra utopia. Ma chissà, mai dire mai. A Melbourne, il prossimo 15 marzo, tutti ripartiranno da zero.
In Brasile ballano Verstappen, Gasly e Sainz: il podio inaspettato. Vettel e Leclerc si abbattono a vicenda e per Binotto si consuma l'incubo di una rivalità che nuoce al box Rosso. Hamilton fallace, la Mercedes di Bottas in fumo. Ad Interlagos niente è scontato.
di Matteo Landi
Bottas si pianta a bordo pista con il motore in fumo, entra in pista la safety car e si infiamma un Gran Premio del Brasile già di per sé vivace. Al 59esimo giro, alla ripresa delle ostilità, la Formula 1 cambia faccia e si trasforma in una Indycar ipertecnologica. Si consuma la "tragedia" Ferrari, con Leclerc e Vettel ritirati dopo quello scontro fratricida che tanti avevano preannunciato. Torna in pista la vettura di sicurezza, il gruppo si compatta nuovamente ed alla ripartenza Hamilton si trova costretto a rimontare dalla quarta posizione. Ma dopo il fattaccio Ferrari ecco consumarsi l'errore dell'inglese che manda in testacoda Albon. Dopo il termine della gara ci pensano i commissari a fare giustizia ed i cinque secondi di penalità rimediati da Hamilton permettono a Sainz di classificarsi terzo. Verstappen, Gasly, Sainz è il podio finale. Raikkonen e Giovinazzi artigliano un quarto ed un quinto posto che rappresentano ossigeno puro per Alfa Romeo. Con Gasly portato in trionfo dagli uomini Toro Rosso si chiude una domenica d'oro per i colori italiani, non fosse per la brutta figura rimediata dalla squadra condotta da Mattia Binotto.
Vettel-Leclerc: una rivalità che nuoce al team
A fine gara Leclerc è composto nelle dichiarazioni, nonostante il suo volto lasci trasparire un'inevitabile delusione. Il monegasco, scattato dalla 14esima posizione a causa della sostituzione della power unit, si era reso protagonista di un'incredibile rimonta, che lo vedeva già sesto al giro 10. La safety car al 54esimo giro gli aveva permesso di tornare in lotta per la vittoria. Quando al 66esimo giro ha attaccato con successo Vettel forse non si aspettava un ritorno così repentino del compagno, precedentemente remissivo nella lotta con Albon, abile a superarlo alla ripartenza dopo il regime di safety car. Colpa di Vettel? Leclerc imprudente? Probabilmente Binotto si aspettava qualcosa di diverso da questa stagione. Un quattro volte campione del mondo nei panni del pilota maturo poco incline all'errore ed il velocissimo monegasco, alla prima stagione in un top team, in fase di apprendimento. L'andamento del campionato ha dimostrato tutt'altro. Vettel, inutile negarlo, ha subito le prestazioni del nuovo driver Rosso, spesso davanti a lui. Come successo nel 2014 in Red Bull, quando l'arrivo di Ricciardo spinse il tedesco a siglare quell'accordo con Ferrari che resiste fino ad oggi. Per contro Leclerc è entrato come un ciclone nel box Ferrari e nel Cuore dei Tifosi, arrivando vicino al successo già alla seconda gara stagionale. Ad Interlagos la coppia è definitivamente....scoppiata. Sorpasso e controsorpasso, con Vettel che è andato leggermente a chiudere sul rivale di box ed ecco il patatrack! Sono lontane le smorfie di Arrivabene: Binotto riesce a rimanere composto anche dopo una domenica del genere. Ci si augura che in privato abbia mostrato un temperamento ben diverso con i suoi piloti. Se la Ferrari nella prossima stagione spera di poter competere per il titolo dovrà prima di tutto riportare armonia all'interno dello "spogliatoio". Anche perchè al vertice si è definitivamente e prepotentemente affacciata la Red Bull-Honda: battere loro e Mercedes non sarà una passeggiata.
Red Bull: il missile di Interlagos
Dopo il mare di polemiche delle ultime settimane, con Red Bull e Mercedes a puntare il dito contro la power unit Ferrari, rea di spingere troppo forte in rettilineo le Rosse, che dovrebbero dire oggi a Maranello? In Brasile le vetture condotte da Verstappen e Albon sono parse quasi imprendibili in rettilineo, dimostrando che le unità Honda hanno definitivamente raggiunto le prestazioni di Mercedes e Ferrari. Hamilton ha faticato a tenere il passo dello scatenato olandese che a fine gara ha artigliato, con grande merito, la terza vittoria stagionale. Il pilota di Hasselt ha corso alla pari con il sei volte campione del mondo, rendendogli la vita così difficile da mandarlo in confusione. L'inglese le ha provate tutte ed il maldestro attacco finale ad Albon è stata la resa finale. Questo weekend Verstappen è stato irraggiungibile: imbattibile in qualifica, implacabile in gara. Il giorno che maturerà anche come uomo ne gioverà sia lui che tutta la F1. Alla guida è ormai un campione affermato ma fuori dall'abitacolo le sue continue dichiarazioni al vetriolo risultano indigeste. Ed in Red Bull dovrebbero dargli un freno.
La rivincita di Gasly
Proprio al fianco dell'olandese aveva iniziato la stagione Gasly, poi retrocesso in Toro Rosso. Quando negli ultimi metri della gara brasiliana ha fronteggiato con coraggio e risolutezza il rimontante Hamilton si è consumata la sua rivincita. Helmut Marko gestisce i piloti della bevanda energetica a suo piacimento. Da tempo. Stagione 2015, il nuovo Kvjat fa meglio del compagno Ricciardo, colui che la stagione precedente aveva battuto un certo Vettel. Il russo sembra avere un roseo futuro nella massima Formula ma in Red Bull devono trovare un posto a Verstappen e per il pilota di Ufa inizia un calvario che lo vede prima tornare in Toro Rosso, poi fuori dal giro che conta nel 2018, prima del ritorno nella squadra faentina questa stagione. Quest'anno le montagne russe sono toccate a Gasly. Retrocesso in estate in Toro Rosso è riuscito oggi a conquistare il primo podio in carriera. Quel podio che per un impaziente Marko sarebbe dovuto arrivare mesi fa a bordo di una Red Bull ed invece, paradossalmente, è arrivato oggi con la piccola Toro Rosso. Un secondo posto da favola per Gasly, che gli permetterà di archiviare la stagione con il sorriso.
McLaren ed Alfa Romeo: in alto due marchi storici
Nel giorno della catastrofica débâcle Ferrari ecco arrivare la riscossa Alfa Romeo, con Raikkonen e Giovinazzi in quarta e quinta posizione finale. Un risultato eccellente per la squadra italo-svizzera, dopo un periodo deludente ed in calando rispetto alla prima parte della stagione. Il finlandese, campione del mondo in Brasile nell'ormai lontano 2007, ha corso in modo solido, rischiando nel finale di sopravanzare Sainz, quest'ultimo a podio dopo la penalità subita da Hamilton. Giovinazzi non è stato da meno rispetto al caposquadra: il quinto posto finale arriva dopo la sua riconferma in Alfa anche per la stagione 2020. Il miracolo di giornata è però arrivato dal già citato Sainz: terzo dopo la partenza dal fondo dello schieramento. Rivedere il marchio McLaren nelle posizioni che contano non può che far piacere.
Ultima tappa: Abu Dhabi
Un Gran Premio del Brasile che sarebbe stato il giusto epilogo per una stagione che ha vissuto di duelli entusiasmanti, ma anche di un dominio indiscusso al vertice della classifica di campionato. Sarebbe stata una conclusione esaltante per tanti ma non per i tifosi Ferrari, speranzosi di chiudere la stagione fra due settimane con qualche sorriso in più: solamente domenica primo dicembre, ad Abu Dhabi, si potranno tirare le somme del campionato 2019.
Tripudio Mercedes in Texas: a Bottas la gara, ad Hamilton il titolo. Per l'inglese è il sesto iride, uno più di Fangio, uno meno di Schumacher. Ferrari solo quarta con Leclerc, in un weekend da dimenticare.
di Matteo Landi
A fine gara sembra quasi commosso. Una gioia composta accompagna il raggiungimento del sesto titolo mondiale. Davanti a Fangio, dietro solamente a Michael Schumacher. Hamilton mette il punto ad una stagione che in realtà non sarebbe finita ma ha già due vincitori: l'inglese e la Mercedes. Un ciclo che sembra non finire mai, iniziato nel 2014 con l'arrivo della tecnologia turbo-ibrida. Da allora i titoli sono stati appannaggio solo della squadra anglo-teutonica: sei titoli costruttori consecutivi, tanti quanti i mondiali piloti vinti in serie. Un record che supera quello realizzato dalla Ferrari dei tempi d'oro di Michael Schumacher, Rory Byrne, Jean Todt e Ross Brawn, campioni costruttori dal 1999 al 2004 e piloti per cinque volte di fila dal 2000 in avanti. Epoche diverse, non paragonabili per tanti aspetti. Resteranno scolpiti però i numeri. E la squadra condotta da Toto Wolff ne sta segnando di importanti. Sarebbe riduttivo però non riconoscere la forza del pilota n°44, iridato per la prima volta al termine della sua seconda stagione in F1, nell'ormai lontano 2008: al volante di una McLaren riuscì a battere una Ferrari mai doma, sconfitta in extremis. Quella Ferrari tanto diversa da quella diretta oggi da Mattia Binotto, dispersa a 52 secondi dal vincitore con Leclerc, ritirata con Vettel. Quella Rossa che dalla pausa estiva in avanti aveva siglato tre vittorie consecutive, sprecandone poi tante altre. Oggi non si è praticamente vista. Ed è proprio guardando alla squadra di Maranello che si evince la forza della Mercedes, capace di raggranellare punti pesanti anche nei weekend più difficili, di trionfare raccogliendo gli sprechi lasciati per strada dalla squadra di Binotto, la quale avrebbe potuto vincere anche in Russia, in Giappone ed in Messico, al posto dei piloti di Toto Wolff. Ad Austin, invece, la Ferrari ha perso completamente la bussola mentre le Mercedes lottavano ancora per la vittoria.
Hamilton: fra i più grandi di sempre. Mercedes: weekend trionfale
Pole position e vittoria. La grandezza della Mercedes passa anche dalle prestazioni di Bottas. Il finlandese si è reso protagonista di un weekend impeccabile. In gara ha optato per la doppia sosta, al contrario del campione del mondo Hamilton. Una gara tutta d'attacco quella del pilota n°77 che negli ultimi chilometri di gara ha superato di forza il compagno di squadra, andando ad artigliare il quarto successo stagionale. Il driver di Nastola ha sconfitto una tantum il sei volte campione del mondo. Se la prossima stagione vorrà lottare per il bottino grosso dovrà trovare quella costanza di rendimento che in questa stagione è stata appannaggio del solo Hamilton. Non si possono fare paragoni fra le varie epoche, e non è sbagliato affermare che le vittorie di Schumacher passavano attraverso anni di lavoro che hanno portato il tedesco ad essere ricordato per aver trasformato una squadra capace di solo due vittorie fra il 1991 ed il 1995 in una in grado di lottare stabilmente per il titolo, prima delle note abbuffate mondiali, mentre le vittorie di Hamilton arrivano grazie ad una supremazia ottenuta come d'incanto con il cambio regolamentare avvenuto nel 2014. Sarebbe sbagliato però non riconoscere che l'inglese è senza dubbio il pilota più completo dei giorni nostri, capace oggi di reggere il confronto con le nuove generazioni di piloti, e nel 2007, anno del debutto, di battagliare con campioni affermati come Raikkonen e Alonso. Ancor più dei sei mondiali conquistati, è la sua capacità di rimanere al top così a lungo che lo pone fra i più grandi di sempre. Qualcosa che, purtroppo per i ferraristi, non è riuscito a Vettel e, numeri alla mano, neanche ad Alonso.
Ferrari: così fa male
Per la Ferrari i conti non tornano, avevamo detto nel post Messico. E potremmo ripeterlo anche al termine della gara di Austin. Dopo l'Ungheria Binotto e compagni si erano resi protagonisti di un cambio di passo prodigioso ma era impensabile che non sarebbe arrivata quella battuta di arresto che in passato ha colpito anche la squadra di Toto Wolff. Peccato che a Maranello non siano riusciti a sfruttare la velocità mostrata sin dal Gp di Russia a quello del Messico, oggi la sconfitta statunitense avrebbe avuto un sapore diverso. Negli States niente ha funzionato nel box Ferrari. Durante le prove libere del sabato è arrivato un guasto alla power unit di Leclerc, con il monegasco costretto a prendere il via delle qualifiche con un motore "spompato", con meno cavalli rispetto alla specifica utilizzata ancora da Vettel. Il quale però, dopo essere scattato dalla seconda posizione in griglia di partenza, è subito sprofondato in settima posizione, passato anche da Norris e Ricciardo. La disfatta totale per il tedesco è arrivata all'ottavo giro, quando si è ritrovato su tre ruote per la rottura di una sospensione. L'unica soddisfazione per la Ferrari è arrivata dal giro veloce ottenuto da Leclerc. Un misero brodino: il monegasco lo avrebbe sicuramente barattato per un posto sul podio. Le prime tre posizioni invece se le sono contese, per tutta la gara, Bottas, Hamilton e Verstappen. Nel primo stint Leclerc ha perso mediamente un secondo al giro dal leader. Un ritmo incomprensibile, se si pensa a quanto mostrato dalla Ferrari nelle gare precedenti. Solo parzialmente giustificato dalle prestazioni non certo al top della power unit della vettura del monegasco. Urge una riscossa fra due settimane in Brasile. Ma quasi sicuramente il giovane driver sconterà una penalità, conseguente alla necessità del dover montare un motore fresco.
Red Bull, che passo!
In Texas, con la Ferrari fuori dai giochi che contano, è stata la Red Bull a recitare il ruolo di sfidante della Mercedes. Verstappen stavolta non ha compiuto errori ed ha conteso la vittoria a Bottas ed Hamilton. Nel finale solo una bandiera gialla ha salvato il secondo posto dell'inglese, altrimenti l'olandese si sarebbe insidiato fra le due frecce d'argento. Albon, azzoppato da un contatto avvenuto poco dopo il via che lo ha spedito in fondo al gruppo, si è reso protagonista di una bella gara. La quinta piazza finale lo gratifica solo in parte: prossimo obiettivo non può che essere il podio ed una meritata estensione di contratto.
Ricciardo merita di più
Ancora due gare ed il calvario della Renault terminerà. Una stagione che sarebbe potuta andare diversamente ed invece ha regalato ben poche soddisfazioni al forte australiano. Negli States finalmente ha potuto guidare una buona vettura. Non abbastanza da battagliare per il podio ma per vincere la gara degli "altri". Sesto posto quindi per il coriaceo pilota di Perth, non avrebbe potuto chiedere di più. Fra due settimane, in Brasile, avrà un'altra opportunità per dimostrare che resta un pilota da top team.
La Ferrari pasticcia con le strategie ed Hamilton artiglia una vittoria che lo avvicina ancor più al titolo. Vettel è secondo davanti a Bottas e Leclerc. Per Ferrari nove pole position e solo tre vittorie: i conti non tornano.
di Matteo Landi
Settima pole position stagionale, ed in carriera, per Leclerc. Una prima fila tutta Rossa. Una Ferrari graziata dalla penalità subita da Verstappen, altrimenti poleman, reo di non aver rallentato mentre in pista venivano sventolate le bandiere gialle per il brutto incidente di Bottas. Un weekend che sembrava veramente in discesa per i due alfieri del team di Maranello ed invece divenuto terribilmente complicato durante i 71 giri di gara. Con una Mercedes così forte, ed un Hamilton mai fallace, Mattia Binotto e compagni non possono permettersi il minimo errore se hanno intenzione di batterli. Ed invece il ruolino di marcia 2019 delle Rosse recita 9 pole position e solamente 3 vittorie. Numeri strani, che evidenziano quanto le vetture italiane siano ormai prestazionali ma al tempo stesso mal gestite in gara. Dopo il via Leclerc e Vettel mantegono la leadership, mentre alle loro spalle succede di tutto. Hamilton e Verstappen si ostacolano perdendo posizioni, il gruppo entra in competizione con i due mentre Albon si avvantaggia divenendo terzo. Appare da subito evidente che il passo dei due battistrada non sia irresistibile, non scappano, ma la potenza del motore Ferrari assicura loro una certa tranquillità. Sembrerebbe finalmente il giorno delle Rosse, a secco di vittorie da più di un mese nonostante le pole position a ripetizione. Ed invece tutto si complica: per Leclerc viene scelta una strategia di due soste, per Vettel è invece previsto un solo pit, molto posticipato. Risultato: ne approfitta un velocissimo Hamilton che si ritrova primo. A fine gara i distacchi sono contenuti ed aumenta il rammarico per i piloti Ferrari, con Leclerc penalizzato anche da una pessima sosta ai box in cui ha perso circa 3 secondi. Tagliato il traguardo Hamilton è raggiante, consapevole di aver portato a termine l'ennesima gara perfetta, dimostrando ancora una volta che il migliore è lui. Sempre più vicino al sesto titolo iridato.
Ferrari: ancora una vittoria sfumata
Spa-Monza-Singapore, è stata la bella ed inaspettata tripletta Ferrari, al rientro dalla sosta estiva. Se a Singapore Vettel e Leclerc hanno dominato, lo stesso non si può dire delle gare disputate in terra belga ed italiana, con Leclerc abile a difendere con i denti una leadership insidiata prepotentemente da Hamilton e Bottas. Tutto il team di Maranello aveva dimostrato di aver ritrovato quella mentalità vincente che andava cercando. Po qualcosa si è "rotto": strategie sbagliate, errori dei piloti e di nuovo certezze da ritrovare. Prima del weekend di gara Hamilton aveva più volte dichiarato che si attendeva una Ferrari dominante in Messico, tracciato dotato di quei lunghi rettilinei che avrebbe permesso alle power unit di Maranello di spadroneggiare. Bleffava? Forse, ma del fondamento le sue dichiarazioni lo avevano, perchè senza troppi affanni, copiando le strategie di chi poi la gara l'ha vinta, le Ferrari avrebbero potuto portare a casa un doppio podio con vittoria. Errori di cui Binotto e soci dovranno far tesoro per presentarsi al via della prossima stagione più assetati di successo che mai.
Hamilton non sbaglia: è quasi titolo
Settantaquattro: sono i punti di vantaggio di Hamilton su Bottas, unico contender che la matematica tiene in corsa per la lotta al titolo. L'ennesimo iride che, a meno di sorprese, la settimana prossima ad Austin sarà appannaggio per la sesta volta di Hamilton. Fra sette giorni potrà con ogni probabilità dire di essere il secondo pilota più vincente della storia della Formula 1. Ed il perchè lo ha dimostrato, ancora una volta, in Messico. Senza nulla togliere alla velocità della Mercedes, dominatrice dell'era turbo-ibrida, è doveroso rimarcare il fatto che lui sia sempre lì, pronto ad approfittare della sbavatura che puntualmente l'avversario di turno commette. E mentre gli altri annaspano alla ricerca di una continuità che non arriva, lui non sbaglia un colpo. Talvolta baciato dalla fortuna che, si sa, aiuta gli audaci.
Verstappen pasticcia ma regala spettacolo. Perez e Ricciardo infiammano Città del Messico
Detto della lotta al vertice è doveroso rimarcare quanto successo alle spalle di Albon, che ha chiuso la top five. Verstappen, dopo essersi ritrovato in ultima posizione ha rimontato a suon di sorpassi da urlo, riuscendo a transitare sotto la bandiera a scacchi in una insperata sesta posizione. A garantire lo spettacolo ci hanno pensato anche Perez, idolo di casa e settimo al termine, davanti ad un redivivo Ricciardo, incapace nel finale di sopravanzare il messicano ma buon ottavo dopo una gara tutta all'attacco. Considerando che il team Renault viene da una doppia squalifica, con brutta figura annessa per utilizzo di un illegale sistema di ripartizione della frenata, poteva andare peggio. Poteva andare molto meglio per il duo McLaren, ma un terribile errore durante una sosta ha tarpato le ali a Norris, mentre Sainz dopo un inizio gara costantemente in zona punti ha poi conquistato una misera 13esima posizione. Notte fonda invece per Alfa Romeo, ancora a secco di punti: l'involuzione della squadra italo-elvetica ha del preoccupante, con solo tre punti realizzati nelle ultime sei gare. Con ancora tre gare stagionali da disputarsi Raikkonen e Giovinazzi avranno comunque l'opportunità per chiudere il campionato con qualche sorriso, in vista di un 2020 che dovrà rivelarsi più redditizio.
Vettel e Leclerc, dalla prima fila al disastro. I piloti Ferrari sbagliano, Bottas e Mercedes ne approfittano. Hamilton è terzo e la Mercedes si aggiudica il sesto titolo costruttori consecutivo. Altro che Hagibis: Ferrari deve temere se stessa!
di Matteo Landi
Il tanto temuto tifone si è abbattuto sul circuito di Suzuka, obbligando la direzione gara ad annullare l'intera giornata di sabato. Si temeva il peggio ma in Giappone tutto è filato liscio: terze prove libere annullate, le qualifiche sono state spostate alla domenica mattina e tutto sommato l'evento eccezionale non ha spostato gli equilibri. In Ferrari si preoccupavano del ciclone Hagibis, prima di capire che devono solo temere se stessi. Una prima fila tutta Rossa ha colorato la griglia di partenza della gara giapponese ma sotto il traguardo è il grigio ad esser transitato per primo. Due pole position consecutive sprecate. In Russia un problema tecnico aveva fermato Vettel, distruggendo indirettamente le speranze di vittoria di Leclerc. In estremo oriente, dopo una qualifica da urlo che ci ha consegnato una Ferrari potenzialmente vincente ovunque, sono stati gli stessi piloti a gettare nello sconforto gli speranzosi tifosi del Cavallino, "costretti" alla solita levataccia di fine stagione. Una partenza da incubo ed in pochi metri sono naufragate tutte le speranze di vittoria. Suzuka doveva essere una pista pro-Mercedes. Ed indiscutibilmente tale si è dimostrata. Ma se le due Rosse fossero scattate a dovere, considerando la velocità mostrata dalle vetture di Maranello in rettilineo, probabilmente avremmo assisitito ad una domenica molto diversa. Un doppio errore che ha regalato ad un meritevole Bottas la terza vittoria stagionale. Ed alla Mercedes il sesto (!) titolo mondiale costruttori consecutivo. Pareggiando il record Ferrari realizzato fra il 1999 ed il 2004.
Ferrari: altra occasione sprecata!
La bella qualifica aveva illuso. Un Vettel definitivamente ritrovato, capace di conquistare una strepitosa pole position. Un Leclerc mai domo, secondo e sempre lì, pronto a mettere pepe sulla coda del team mate. Due grandi piloti che si "spingono" a vicenda. Al termine della gara, invece, i dubbi rimangono gli stessi. Le speranze di successo di Vettel si sono spente in pochi...centimetri. Quei centimetri che ha erroneamente percorso scattando in anticipo dalla pole position. Il tedesco si è poi fermato, prima di eseguire un "nuovo" start mentre dietro di lui scattavano a fionda le Mercedes e Verstappen. Leclerc, forse sorpreso dalla mossa del compagno, è stato a sua volta protagonista di un avvio drammatico. Peggiorato dal contatto avvenuto pochi metri dopo con Verstappen. Vettel, graziato dai commissari in quanto il jump start è rientrato nei limiti di tolleranza, a fine gara ha salvato la seconda posizione dagli attacchi di Hamilton. Per Leclerc, invece, la gara è stata un autentico calvario terminato con un settimo posto. L'abbiamo visto percorrere la mitica curva 130R sterzando con una sola mano, mentre con l'altra teneva uno specchietto ballerino. Si è negato, quando il suo box lo rivoleva in corsia per cambiare l'alettone danneggiato nel contatto iniziale. Qualcuno storcerà il naso, ma sono state scene "alla Gilles Villeneuve". Toccanti momenti per cuori nostalgici. Troppo per la Formula 1 di oggi. Ed infatti a fine gara il monegasco ha visto sommarsi al suo tempo di gara 15 secondi di penalità: 5 per il contatto iniziale con l'olandese di casa Red Bull, 10 per non essersi tempestivamente fermato ai box per la sostituzione dell'ala. Decisioni che tutto sommato ci starebbero, se non ci fossero degli evidenti vizi di forma procedurali.
Penalità a caso
Dopo il contatto Leclerc-Verstappen, con l'olandese costretto al ritiro, ci attendevamo una tempestiva investigazione ad opera dei commissari. Con sorpresa (e sollievo, possono dire i fan ferraristi) è arrivata invece la comunicazione che nessuna investigazione era necessaria: incidente di gara. Ma alcuni giri più tardi, dopo le continue lamentele lanciate via radio da un arrabbiato Verstappen, rimasto in pista con una vettura malconcia prima del definitivo ritiro, ecco una nuova comunicazione che riapre il caso: investigazione in corso. Mai visto! La nuova era, ci avevano detto. Vedrete che lasciaremo più liberi i piloti di battagliare, avevano ribadito. A Monza, infatti, la difesa aggressiva di Leclerc agli attacchi di Hamilton era costata al monegasco un avvertimento con bandiera bianco-nera. In Giappone tutto è avvenuto invece in maniera molto più confusa. Ha lasciato perplessi la sanzione dovuta al mancato immediato rientro di Leclerc in corsia box. Qualcuno ha visto sventolare la bandiera nero-arancione, che obbliga un pilota al rientro per le dovute riparazioni? Fantozziano è stato poi l'epilogo del Gran Premio: la classifica finale è stata registrata in base all'ordine del penultimo giro, per segnalazione errata ai piloti! Mancanza di uniformità di giudizio, incoerenza e pressappochismo: che altro per questi commissari giudicanti?
Mercedes ancora campione del mondo costruttori....e piloti
Detto degli errori dei piloti Ferrari e degli orrori compiuti dai commissari è giusto rimarcare quanto ottenuto dalla Mercedes condotta da Toto Wolff al sesto mondiale costruttori consecutivo. A cui seguiranno presto anche i festeggiamenti di Hamilton, ormai prossimo alla conquista del sesto titolo: la matematica ci dice che solo il compagno finlandese potrebbe negarglieli, un'ipotesi irreale. A Suzuka abbiamo visto un Bottas rigenerato, capace di approfittare degli errori degli avversari ed involarsi indisturbato al comando mentre Hamilton faticava dietro Leclerc. Il finlandese di casa Mercedes ha finalmente goduto dell'appoggio incondizionato del box anglo-tedesco: avrebbero potuto favorire la vittoria di Hamilton con la solita strategia a favore del compagno ed invece hanno obbligato i piloti alle due soste, consegnando al pilota n°77 una vittoria tanto attesa. Le pole position seriali delle Ferrari dimostrano che la supremazia argentea può essere scalfita. Ma quando manca la solita prestazione in Mercedes sopperiscono, alla grande, con la vincente esperienza maturata in questi anni turbo-ibridi. Per vincere in Formula 1 serve una vettura prestazionale ed affidabile, ma le ultime gare dimostrano che è necessaria quella cultura vincente che in Ferrari devono ricostruire se nel 2020 non vorranno accontentarsi delle vittorie di tappa.
Bel quinto posto per Sainz. Bene Renault ma Racing Point fa reclamo!
Oltre a Mercedes, in Giappone hanno festeggiato anche in McLaren, per il bel quinto posto conquistato da Sainz ed in Renault: il sesto posto di Ricciardo ed il decimo di Hulkenberg assicurano al team un bottino di punti interessante. Dopo la gara la Racing Point ha però fatto reclamo contro la Renault, accusata di avere installato a bordo delle sue vetture una sorta di ripartitore di frenata automatico, collegato al GPS. Prima del prossimo Gran Premio, che si disputerà fra due settimane in Messico, potrebbero esserci sorprese.
Antonio Fuoco, in coppia con il neo campione Stefano Gai, vince l'ultimo atto del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance sovvertendo i pronostici. Il ritorno in pista di Zanardi accende i riflettori sulla categoria. A Scarperia vanno in scena anche F4, Formula Regional, Prototipi e TCR. Un weekend di automobilismo nostrano, e non solo, in una cornice da favola.
di Matteo Landi
Mugello a Fuoco, avevamo scritto pochi istanti prima della gara. Una speranza per il giovane pilota della Ferrari Driver Academy, impegnato con la Scuderia Baldini 27 al volante di una Ferrari 488 GT3. Una profezia, potremmo dire, dopo il fantastico successo ottenuto dal ragazzo di Cariati. Un trionfo che ha tinto di Rosso il fine settimana del Mugello ed ha consegnato a Stefano Gai, pilota con cui si è alternato alla guida durante le tre ore di gara, il titolo di Campione Italiano Gran Turismo Endurance. Già campione italiano GT nel 2016, Stefano ha condotto lo stint centrale di gara, mostrando come al solito grinta e classe. Nell'ultima frazione la situazione per Fuoco, al volante per due stint su tre, sembrava difficile ed il titolo per Gai pareva un miraggio. Ma ci hanno creduto, e dopo il ritiro della favoritissima BMW Fuoco ha dato il via ad una serie di sorpassi tali da issarsi in seconda posizione. Il pilota italiano è divenuto una furia incontrastabile, avvicinandosi al leader Postiglione su Lamborghini. Quando negli ultimi minuti di gara sono stati resi noti i cinque secondi di penalità affibbiati al pilota del Toro, Fuoco ha dato lo stesso il massimo, avvicinandosi ulteriormente al pilota in testa. Alla fine è stato un tripudio Rosso, con un festeggiante Stefano Gai, zuppo di champagne e felice.
Bel ritorno per Zanardi ma poca soddisfazione per BMW
Poteva essere il fine settimana di Erik Johansson e Stefano Comandini. I piloti BMW sono arrivati in Toscana da leader del campionato. Al Mugello hanno accolto fra le loro fila nientemeno che Alessandro Zanardi. Il campionissimo bolognese ha sfoggiato la sua immensa classe e la sua solita disponibilità con un pubblico osannante fin da quando è arrivato in pista venerdì scorso. Alessandro ha guidato nella prima parte di gara. Inizialmente guardingo, ha poi compiuto un bel sorpasso e consegnato la sua BMW M6 a Comandini in quinta posizione. Un risultato che in quel momento avrebbe consacrato campioni Erik e Stefano. Poi il già citato problema tecnico occorso a Johansson ha spento le speranze di BMW Italia. Comunque un weekend da ricordare per Zanardi, tornato su quattro ruote dopo le vittorie in handbike. Ed un ringraziamento al pilota bolognese deve arrivare da tutto il circo della serie italiana, sotto i riflettori ogni volta che Alex torna a divertirsi nel principale campionato nostrano per auto a ruote coperte.
Un weekend ricco di eventi
Oltre all'ultimo atto del Turismo Endurance al Mugello sono andate in scena le gare del Campionato Italiano Sport Prototipi, dell'Italian F4 Championship, del TCR Endurance e della Formula Regional European Championship. In quest'ultima categoria il mattatore è stato il danese Frederick Vesti. Vincitore di due gare su tre si è aggiudicato il titolo al volante della Tatuus schierata dal team Prema. Gara 3 è stata appannaggio di David Schumacher, secondo in gara 1 e penalizzato in gara 2. Ha attirato attenzione il figlio dell'ex F1 driver Ralf Schumacher, presente nel paddock, vincitore di altre tre gare nel corso della stagione. Il norvegese Dennis Hauger è stato invece il dominatore assoluto della F4 italiana, fregiandosi inoltre del titolo. Segnatevi questo nome perchè presto lo rivedremo vincitore anche nelle classi superiori. Fra i prototipi c'è da rimarcare la performance di Giacomo Pollini, vincitore di gara 1 e trionfante in campionato. Samuele Piccin ha vinto invece la gara del TCR al volante della bellissima Seat Cupra. Stessa vettura con cui Giovanni e Alessandro Altoe' hanno conquistato il titolo. Belle auto e marchi importanti come Volkswagen, Audi e la già citata Seat hanno animato la prima edizione del campionato organizzato da ACI Sport. Un weekend emozionante, nella fantastica cornice verde che solo il Mugello sa regalare. Sole e nebbia, colori e passione. Mugello, what else?
A pochi minuti dal via dell'ultima gara del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance abbiamo intervistato Antonio Fuoco, nostra giovane promessa, ottimo pilota Gran Turismo e collaudatore della Scuderia Ferrari di F1.
di Matteo Landi
Autodromo Internazionale del Mugello, Scarperia. Fra poco, alle 14 e 45 scatterà l'ultima gara del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance. Tutti gli occhi sono puntati su Alessandro Zanardi ed il suo ritorno su quattro ruote. Un compito gravoso e di responsabilità il suo: correrà con Stefano Comandini ed Erik Johansson, al comando della classifica di campionato. Alex non si può permettere sbavature se i suoi compagni vorranno fregiarsi del titolo. Non meno impegnativo è il compito di Antonio Fuoco. Classe 1996, campione di Formula Renault Alps nel 2013, compagno di squadra di un certo Charles Leclerc quando entrambi correvano in F2, categoria che ha visto l'italiano race winner, dopo il terzo posto ottenuto in classifica generale l'anno precedente in GP3. Conosciuto ai più per essere il giovane collaudatore Ferrari per la squadra di F1, al servizio di Mattia Binotto, e membro del Ferrari Driver Academy, è impegnato anche nelle ruote coperte. Ed al volante della Ferrari GT3 della Scuderia Baldini, sostituto di piloti del calibro di Giancarlo Fisichella e Jacques Villeneuve, cercherà di aggiudicarsi la vittoria, aiutando il compagno di squadra Stefano Gai in lotta per il titolo. Al Mugello abbiamo scambiato qualche parola con il pilota di Cariati, a pochi minuti dal via della gara di tre ore che scatterà alle 14 e 45 e che vedrà la squadra Ferrari partire in prima fila.
Antonio, in qualifica siete andati forte.
Si, è andata abbastanza bene in qualifica. C'è stato un pò di traffico, con le GT4 non è così semplice. Però alla fine dei conti partiremo in prima fila, sarà una bella occasione.
Oltre a far del vostro meglio dovrete sperare in una debacle BMW, altrimenti la Scuderia Baldini non potrà conquistare il titolo.
Il mio obiettivo è vincere la gara. Dopo dipenderà anche dal risultato BMW. La questione titolo non è matematicamente chiusa. Sappiamo che sarà difficile, ma abbiamo comunque delle possibilità. Cercheremo di fare il massimo.
Quali stint farai?
Il primo ed il terzo stint. La gara è lunga, qualcosa di nuovo per me, cercherò di fare il massimo nell'interesse della squadra.
Sostituire Villeneuve e Fisichella è impegnativo.
E' una sostituzione importante. Loro hanno fatto le prime tre gare e si sono ben comportati. Da parte mia si tratterà di concludere il campionato nel migliore dei modi.
Com'è lavorare con Stefano?
Stefano è una brava persona ed un grande pilota. C'è un bel rapporto fra di noi. Specialmente in questo campionato è importante trovarsi bene con la persona con cui condividi l'auto. Siamo a stretto contatto tutto il weekend, è importante trovarsi bene con lui e con tutti gli uomini della Scuderia.
Il prossimo anno cosa farai? Ancora GT?
Ancora non so con esattezza ma probabilmente si, ancora GT.
La prossima stagione è ancora lontana. Intanto in bocca al lupo Antonio. E vinca il migliore, in quella che si preannuncia come una battaglia appassionante fra piloti blasonati e professionisti, con la presenza non meno importante di qualche gentlemen driver. Enjoy Mugello!
Le Ferrari potrebbero dominare ma consegnano la vittoria ad Hamilton. Il ritiro di Vettel, che litiga con il box e si nega agli ordini di squadra, priva Leclerc di una vittoria quasi scontata. A Maranello si scoprono autolesionisti e la Mercedes ne approfitta con una doppietta
di Matteo Landi
Due Rosse in testa alla prima curva. Dopo la strepitosa pole position, allo start Leclerc fornisce la scia a Vettel, il tedesco scattato dalla terza posizione ne approfitta e come da accordi pre-gara si difende da Hamilton. Visto che c'è, passa anche il compagno monegasco. Il quale non difende la posizione, consapevole che l'avrebbe avuta indietro. In poche centinaia di metri per la Ferrari sembra maturare un'altra doppietta, concretizzando quel gioco di squadra impostato la domenica mattina. Un sogno che porterebbe a quattro le vittorie consecutive tinte di Rosso. Ma è proprio quando si inizia ad essere abituati a trionfare che si può peccare di ingordigia. E a Maranello, stavolta, dimostrano di non saper vincere. Vettel si ribella ed imposta un ritmo massacrante per gli avversari. Leclerc, quasi incredulo, prima si tiene in scia, poi si accontenta di seguire più distanziato il compagno di team. Conscio che Binotto e compagni gli avrebbero restituito quel favore con la strategia. Così accade: Leclerc si ferma prima del team mate, guadagnando la posizione su Vettel quando questi effettua la sua sosta ai box. Poi avviene l'inaspettato: la Rossa n°5 si ammutolisce, Vettel la parcheggia nella via di fuga e la direzione gara, prudentemente (troppo?), pone la gara in regime di virtual safety car. La classica manna dal cielo per Hamilton e Bottas: il duo Mercedes effettua il cambio gomme perdendo pochi secondi ed Hamilton si ritrova, come d'incanto, al comando. Ferrari e Leclerc a quel punto perdono l'attimo per cambiare nuovamente le gomme e montare quelle più soffici. Lo faranno troppo tardi ed il monegasco si ritroverà solamente terzo. Matura così una delle doppiette meno meritate per Mercedes. Nel giorno in cui a Maranello scoppia definitivamente il "Caso Piloti": da oggi, al box, sono consepoli che gestire "il bene Ferrari" a loro piacimento sarà più difficile.
Ferrari: la coppia è scoppiata
Da una parte Leclerc: giovane, velocissimo ed affamato. Dall'altra Vettel: veterano, quattro volte campione del mondo, poco propenso a lasciare spazio al nuovo che avanza. E la Ferrari che ritrova i fantasmi del passato, con un'affidabilità che torna a vacillare. A Maranello dovranno esaminare attentamente che cosa abbia innescato il ritiro del tedesco, ma sembra evidente che sia venuta a mancare la parte ibrida. Certo, se Vettel fosse riuscito a portare la vettura almeno in corsia box adesso commenteremmo una bella vittoria di Leclerc. Sabato il monegasco ha riscritto la storia Ferrari, aggiundicandosi la quarta pole position consecutiva: l'ultimo ad esserci riuscito era un certo Michael Schumacher che ne siglò altrettante al termine del 2000, seguite da altre tre all'inizio del 2001. Il futuro Ferrari passerà attraverso Charles Leclerc. Questo è innegabile. Quello che preoccupa i fan del Cavallino è il presente, che avrà ripercussioni anche nella stagione 2020 se team e piloti non si chiariranno a dovere, visto che Vettel ha un contratto valido anche per la prossima stagione. Oggi hanno vinto Hamilton e Mercedes, abili ad approfittare della mano protesagli dalla dea bendata, dimostrando di essere ancora la squadra che più di tutte sa vincere. Proprio loro che in passato hanno subito il complicato dualismo Rosberg-Hamilton, adesso stanno benificiando della rassegnazione di Bottas al ruolo di seconda guida designata, mentre i rivali Rossi, tornati forti, dovranno farsi le ossa se vorranno la prossima stagione lottare per l'iride, senza danneggiarsi da soli.
Red Bull massimizza il risultato dopo le scelte Honda
Oltre alla squadra di Maranello, sembrano bisticciare con le strategie anche le squadre motorizzate Honda. I nipponici hanno preferito far scontare penalità importanti ai loro piloti pur di disporre di unità più fresche e potenti nella gara di casa fra due settimane. Tutto sommato non è andata troppo male in Red Bull: Verstappen ed Albon hanno conquistato la quarta e quinta posizione finale, dopo due belle rimonte. Anche se, viste le disavventure vissute da chi ha corso davanti, senza le penalità forse avrebbero potuto ottenere di più. L'anglo-thailandese ha vissuto un fine settimana controverso: a muro in qualifica, stupendo in gara quando ha compiuto sorpassi da urlo. Sembra evidente che stia subendo una pressione esagerata, soprattutto dopo che i vertici Red Bull hanno ribadito che il suo sedile sia assolutamente in discussione per la prossima stagione. Nessuna soddisfazione invece per Toro Rosso, con entrambi i piloti fuori dalla zona punti.
Alfa Romeo al passo del gambero
Gara da dimenticare anche per Alfa Romeo. Il Biscione non sta collezionando belle figure in questo finale di stagione. Raikkonen, il pilota di riferimento, ultimamente sembra aver perso bussola e motivazioni. Inspiegabile la sua falsa partenza, la cui conseguente penalità lo ha relegato ad una gara nelle retrovie. Poteva andare meglio a Giovinazzi, ultimamente più convincente del compagno di squadra, ma un incidente al via gli ha tarpato le ali. Purtroppo la squadra italo-elvetica sta procedendo al passo del gambero e la recente fuoriuscita di Simone Resta, tornato all'ovile Ferrari, sembra aver gettato scompiglio nel box.
Ultimo rush
Ancora cinque gare ci separano dal termine della stagione. Giappone, Messico, Stati Uniti, Brasile ed infine Abu Dhabi, saranno i paesi che ospiteranno le restanti gare. Considerando il passo tenuto dalle Ferrari nelle ultime due tutto sembra possibile e solo un mese fa sembrava impensabile. A Maranello hanno saputo lavorare sulla vettura e, finalmente, "capirla". Troppo tardi per ambire al titolo ma ci sono ancora buone possibilità di poter godere di una lotta non monocromatica al vertice. Adesso che la Ferrari è tornata nelle posizioni che merita i suoi uomini dovranno affrontare con successo nuove problematiche interne perchè, come dimostra Mercedes, bisogna saper vincere.
Seppure di diverso peso le notizie che riguardano i due marchi automobilistici di prestigio di Modena, Ferrari e Maserati, sono di estrema rilevanza. Dal lato della "Rossa" di Maranello arriverà un premio di oltre 13.000€ ai dipendenti mentre per quel che riguarda la il marchio del "Tridente" sono stati confermati gli investimenti nella culla dei motori.
Modena 27 settembre 2019 - Maserati, Fim: «Ok ruolo centrale Modena, impegnati a tutelare addetti produzione»
«Cogliamo positivamente la conferma degli investimenti Maserati e l’annuncio di progetti nuovi che mantengono un ruolo centrale allo stabilimento di Modena nella progettazione, sviluppo e nuove tecnologie». Lo afferma il segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti commentando il piano diffuso ieri dalla Maserati.
«In attesa di conoscere meglio i dettagli del piano, - continua Uriti - prestiamo la massima attenzione alla tutela lavorativa ed economica degli addetti alla produzione, cui mancano ore lavoro compensate dagli ammortizzatori sociali. Speriamo che la nuova super sportiva e la personalizzazione delle vetture aggiungono quote alte di lavoro.
Una cosa è certa: saremo pronti a cogliere tutte le opportunità che potrebbero presentarsi», conclude il segretario dei metalmeccanici Cisl di Modena e Reggio Emilia.
Ferrari, i dettagli del premio: Fim, «Azienda campione fuori e dentro la fabbrica, un premio per condividere i successi con i lavoratori»
Può superare i 13.400 euro il nuovo premio di competitività 2020-2023 dei lavoratori Ferrari concordato mercoledì sera dai sindacati Fim Cisl Emilia Centrale, Uilm Uil Modena e Fismic Confsal Modena. I dettagli sono stati illustrati oggi nelle affollate assemblee con i dipendenti tenute a Maranello dalle sigle firmatarie.
«La parte salariale prevede anticipi uguali per tutti gli anni (dal 2020 al 2023) di 4.600 euro, erogati in tre tranche: 2 mila euro a febbraio, 1.300 euro a giugno e 1.300 a ottobre, con saldo ad aprile dell’anno successivo che può arrivare fino a 8 mila euro. Con zero assenze il premio viene pagato al 107%, quindi può arrivare a 13.482 euro – spiega il segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti – Per l’anno in corso prevediamo, in base ai risultati raggiunti, un significativo surplus (circa 2.650 euro) che si aggiunge ai due anticipi di 2 mila e 3.500 euro già erogati».
Uriti sottolinea che sul premio non incidono le assenze dovute a ferie, permessi retribuiti e sindacali, legge 104, infortuni non in itinere, maternità obbligatoria, permessi per donazione sangue. A questi elementi, già contenuti nel precedente accordo, oggi si aggiungono la maternità e paternità facoltativa, l’allattamento e i lutti fino ai parenti di secondo grado.
«Il premio di competitività Ferrari è tra i più alti nel nostro settore e rappresenta un grande risultato sul piano delle relazioni industriali di tutta la squadra Fim Cisl – dichiara Uriti – L’accordo certifica che la Ferrari è un campione sia in pista che dentro la fabbrica e adotta una modalità che dovrebbe diventare un patrimonio di tutto il gruppo Fca, perché riconosce che i successi aziendali vanno condivisi con i lavoratori. È una bella soddisfazione per tutte le persone che concorrono alla realizzazione di un prodotto apprezzato e conosciuto in tutto il mondo, sinonimo di eccellenza e professionalità unici.
La Ferrari, le donne e gli uomini Ferrari – conclude il segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale - sono una fonte straordinaria di benessere, crescita e opportunità per tutto il territorio».
Incredibile doppietta Rossa a Singapore: Vettel vince davanti ad un imbronciato Leclerc. Entrambi meritavano la vittoria. Verstappen terzo davanti ad Hamilton e Bottas. Per Maranello è il terzo successo consecutivo!
di Matteo Landi
Terza vittoria consecutiva Ferrari, con altrettante pole position. Alzi la mano chi avrebbe, dopo il terribile inizio di stagione della Scuderia, scommesso su questa serie di successi. Dopo le due prodezze di Leclerc ecco servito il trionfo di Vettel, vittoria scacciacrisi dopo la figuraccia di Monza ed una stagione vissuta nell'ombra del nuovo talentuosissimo compagno di squadra. Il quale avrebbe vinto anche oggi se la strategia non avesse giocato pesantemente a favore del tedesco di casa Ferrari. A fine gara, nel mezzo dei festeggiamenti per la meravigliosa doppietta Rossa, teneva banco il disappunto di Leclerc per la vittoria sfumata. Come i grandi campioni anche il monegasco dimostra di non sapersi accontentare e quando dopo la sosta ai box si è ritrovato alle spalle del compagno di team, pochi chilometri prima solamente terzo, non ha trattenuto la rabbia. La contesa della vittoria fra due piloti vestiti di Rosso era il sogno di Mattia Binotto e dopo una stagione vissuta con molti bassi ora l'orgoglio del caposquadra è alto. Pochi lo sottolineano, presi dall'euforia del Grande Ritorno Rosso, ma finalmente a Maranello sono stati capaci di sfornare degli aggiornamenti tecnici ed aerodinamici capaci di dare una vera spinta in avanti alle prestazioni delle vetture della Scuderia. Se è vero che nel 2017 e nel 2018 Vettel arrivò a contendere il titolo ad Hamilton mentre quest'anno la lotta iridata resta un miraggio, è anche vero che nei recenti campionati la squadra italiana ha proceduto al passo del gambero, non tenendo il passo della concorrenza Mercedes, capace di aggiornare con successo vetture già vincenti. Fa un certo senso pensare che solo due mesi fa in Ungheria la Ferrari si beccava più di un minuto dal vincitore, ed oggi riesce a conquistare una meravigliosa doppietta. Un risultato che mancava dal luglio del 2017 quando Vettel e Raikkonen chiusero nell'ordine proprio in quella Budapest che quest'anno ha dato grandi dispiaceri ai piloti Ferrari. Una batosta servita però all'intero ambiente di Maranello per gettare le basi di una svolta che ha portato i piloti di Binotto a vincere senza sosta fino ad oggi.
La strategia nega la vittoria a Leclerc. Per Vettel un trionfo (scacciacrisi?) che attendeva da più di un anno
Poteva essere la terza vittoria consecutiva di Leclerc, ma non è sfumata per suoi demeriti. Durante la corsa i suoi team radio hanno dato preoccupazione al box Rosso. Dal muretto lo hanno più volte invitato alla calma. Una rabbia che ci dà la dimensione del pilota monegasco: un cannibale, un pilota che si aspetta di ricevere quel che merita. Ma dal muretto stavolta hanno pensato che, a differenza di quanto ci si attendeva alla vigilia, ci fosse la possibilità di puntare alla doppietta. Chiamando ai box prima Vettel avrebbero indotto Hamilton, secondo in qualifica e nei primi giri, a seguirlo. Difendendo inoltre la posizione di Sebastian dall'arrivo di Verstappen. Chissà se ai box pensavano che avrebbero consegnato la gara al tedesco. Sicuramente l'idea di Binotto e compagni era quella di puntare al bottino grosso, a discapito anche della vittoria di Leclerc. Non ha però demeritato Vettel, abile anzi ad afferrare quella vittoria che gli sfuggiva dal Gp del Belgio del 2018, più di un anno fa. Un successo necessario per recuperare un quattro volte campione del mondo, psicologicamente in crisi dopo quella serie di errori che gli hanno negato prima un titolo e poi lo scettro di prima guida, con l'arrivo in squadra di Leclerc. Comunque la si veda a Singapore quest'oggi possiamo dire che è definitivamente tornata la Rossa. Se a Spa e Monza hanno approfittato della velocità in rettilineo della loro vettura e delle prodezze del giovane monegasco, in estremo oriente, su una pista teoricamente favorevole alle Mercedes, hanno sbancato grazie ai progressi apportati su una monoposto fino a pochi giorni fa avversa ai circuiti non velocissimi. Non sappiamo se i tifosi del Cavallino, prima del termine della stagione, potranno gioire ancora. Certamente non si può non rendere merito ad una squadra che ha saputo, collegialmente, rialzarsi dopo i tonfi che hanno attirato innumerevoli critiche. Adesso sarà importante la continuità, perchè finalmente possiamo dirlo: squadra che vince non si cambia.
Mercedes battuta anche da Verstappen. Hamilton e Bottas giù dal podio
Vicino alla vittoria sia in Belgio che in Italia, negatagli da un immenso Leclerc, Hamilton non è riuscito a salire sul podio su una pista sulla carta favorevole alle frecce d'argento. Forse non sono più abituati alle lotte serrate o hanno sottovalutato gli avversari. Fatto sta che a Singapore gli uomini Mercedes non ne hanno azzeccata mezza. Bottas relegato a maggiordomo di Hamilton, obbligato a rallentare quando l'inglese ha effettuato il pit stop, per non sopravanzarlo. Lewis poco aggressivo. La squadra poco abile a leggere l'andamento della gara, che ha visto più volte entrare in pista la safety car. La Mercedes esce da questo umido Gran Premio orientale battuta. A questo punto la domanda sorge spontanea: che mondiale avremmo vissuto se a Maranello, nella prima parte di stagione, non si fossero azzoppati da soli fra problemi tecnici e scelte strategiche discutibili?
Giovinazzi e quei giri da leader
A Singapore, oltre alla bella doppietta Ferrari, abbiamo assistito ad un altro bel "ritorno": quello di un pilota italiano al comando di una gara della massima serie. E' avvenuto per poco, il tempo di godersi per qualche chilometro una leadership conquistata durante il valzer dei pit stop. Antonio Giovinazzi ha poi lottato come un leone per conquistare un buon decimo posto finale ma il pilota Alfa Romeo ricorderà soprattutto la gara odierna per quel tempo vissuto a comandare le danze. In un giorno sfortunato per Kimi Raikkonen in Alfa possono gioire per la prestazione di un pilota che, dopo un avvio di stagione incerto, ha finalmente ritrovato quella velocità mostrata nelle formule propedeutiche.
Prossima tappa: Russia, Sochi!
Dopo la sbornia delle tre vittorie di fila a Maranello guardano adesso al Gp di Russia del weekend venturo. Su un tracciato che, prima degli ultimi aggiornamenti aerodinamici, avremmo definito ostico per le Ferrari. Ma adesso, dopo il risultato di Singapore, niente è scontato. Tre successi in una stagione che sembrava stregata ed adesso l'appetito vien mangiando.
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03-10-2023 Salute e Benessere
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13-11-2017 Vendita immobili
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19-07-2016 Vendita immobili
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04-07-2016 Vendita immobili
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24-04-2016 Vendita immobili
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24-03-2017 Messaggi Personali
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20-03-2017 Messaggi Personali
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