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Una improvvisa volatilità dei prezzi ha segnato le ore prima di Pasqua. ma per comprendere se questa sarà la tendenza, occorre aspettare il martedì 29 e poi l'USDA del 31/3.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 25 marzo 2016 -
Nonostante i fondamentali siano rimasti immutati, il mercato sale con forza.
Questa improvvisa volatilità al rialzo era stato avvertito nei giorni precedenti ma in chiusura di settimana si è maggiormente intensificato senza alcuna apparente giustificazione. Forse è da imputare a qualche illazione sulle prossime stime Usda del 31/3 relative alle intenzioni di semina.

A riprova ecco le chiusure del c.b.o.t.:
Semi : maggio 910,40 (+5,2) luglio 917,60 (+5,4)
Farina : maggio 275,30 (+4,4) luglio 277,80 (+4,2)
Corn : maggio 370,00 (+1,4) luglio 374,40 (+1,2)
Grano : maggio 463,00 (+0,25) luglio 470,60 (-0,25)

Prezzi in sensibile aumento ma per comprendere se questa sarà la tendenza, occorre aspettare il martedì 29 e poi l'USDA del 31/3.

Il mercato delle bioenergie annaspa ancora alla ricerca di amidacei a buon prezzo. Pastoni di mais a 90 euro alla tonnellata e trinciati a 36/38 euro alla tonnellata.

Indicatori internazionali


l'Indice dei noli è salito ancora a 401 punti, il petrolio ruota sui 40$ e il cambio a 1,1159.

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

Officina Commerciale Commodities srl - Milano

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Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Pomodoro protagonista nel made in Italy. Nel 2015 export record per 1,5 miliardi di euro. Valori in costante crescita da 5 anni.

La filiera italiana del pomodoro da industria - nonostante la forte competizione internazionale e le tensioni sul fronte interno - si conferma componente molto importante del made in Italy. A dimostrarlo è un'analisi del commercio estero italiano dei derivati del pomodoro a cura dell'OI Pomodoro da industria del Nord Italia, l'organizzazione interprofessionale che raggruppa i soggetti economici della filiera del pomodoro prodotto e trasformato nel Nord Italia.

"Il nostro studio elaborato su dati Istat relativi al 2015 – dichiara l'OI, al termine dell'ultimo comitato di coordinamento – dimostra non solo che l'Italia riesce a soddisfare largamente e da tempo la domanda nazionale di derivati del pomodoro, ma registra anche una crescita costante, evidente dal 2011 ad oggi, dei valori dell'export e del saldo commerciale. Non a caso proprio con le conserve di pomodoro e i pelati del 2015 le vendite sui mercati esteri hanno raggiunto il livello record di 1 miliardo e 536 milioni di euro, a fronte di importazioni che equivalgono a circa un decimo, ossia solo 157 milioni di euro. Il dato trova conferma, ovviamente, nell'analisi delle quantità visto che le esportazioni di conserve di pomodoro e pelati nel 2015 sono state pari a 1.883 migliaia di tonnellate a fronte di importazioni per 180mila tonnellate, anche in questo caso meno di un decimo delle esportazioni. Delle importazioni – aggiunge l'OI – la Cina ha rappresentato meno del 40%, ossia solo 67mila tonnellate, una quota davvero ridotta. L'OI, peraltro, ha sempre sostenuto la necessità di comunicare con chiarezza ai consumatori l'origine della materia prima. Questi dati sono la dimostrazione di un settore del pomodoro da industria italiano che, nonostante la forte e crescente competizione che si registra sui mercati internazionali, soprattutto da parte della Spagna, dimostra di essere ancora protagonista sui mercati mondiali. Il nostro Paese resta pur sempre il terzo produttore mondiale di pomodoro da industria".

Pomodoro export-15

Non riesce a decollare il mercato dei cereali e nemmeno riesce semplice comprendere le tendenze a lungo periodo ma nemmeno nel breve. Consumi sempre ridotti e cruscami sempre alle stelle.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 24 marzo 2016 -
Veramente poco da segnalare, se non che a inizio settimana sembrava che i mercati decollassero, complici i fondi di investimento, mentre poi è virato al segno negativo diffuso sulla maggior parte dei prodotti.

Il mercato sembra non trovare una via precisa, e le giustificazioni correnti circa i dati che diffonderà l'Usda del 31/3 sulle intenzioni di semina, lasciano a desiderare.
l'Indice dei noli nel frattempo è salito a 398 punti, il petrolio a 41,03 dollari al barile e il cambio gira a 1,1194 quindi si è ridimensionato dopo le scintile  dei giorni scorsi seppure sia ancora a valori stellari.

Gli unici sussulti, sul mercato interno, giungono dai cruscami di grano che hanno raggiunto prezzi considerevoli, 150/160 euro, e dai cereali più tenuti specie il mais. Il prezzo del mais è calmierato dal mais al porto, mentre sospinto vero l'alto dalla carenza di arrivi via camion dall'estero.
Il mercato delle bioenergie annaspa alla ricerca di amidacei a buon prezzo ma solo pochi sanno districarsi nel mercato sempre più asfittico, si cerca mais avariato per l'Europa.

Indicatori internazionali
l'Indice dei noli è salito ancora a 398 punti, il petrolio ha ruota sui 41,03$ e il cambio a 1,1194.

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Trivellazioni offshore, per non decidere nulla. Cereali, le stime cocereal. latte segna una tregua ma derivati sempre più giù. Bonifica Emilia centrale, arriva il commissario. Alai, lascia il consorzio in anticipo. Salute, allerta latte dalla Romania. TTIP e Parmesan. Crisi Suinicoltura. Mais e Soia, USDA rivede al basso gli stock. Ismea, scendono i prezzi agricoli.

SOMMARIO Anno 15 - n° 11 20 marzo 2016 (Scaricabile in pdf da allegati)

1.1 editoriale Trivellazioni offshore. Un referendum per non decidere nulla.
3.1 cereali Cereali. Le stime del cocereal
4.1 Lattiero Caseario Latte in tregua ma derivati sempre più giù
5.1 bonifica RE Bonifica Emilia Centrale: Commissario è occasione di chiarezza
5.2 aflatossine Aflatossine Latte, Fava: convocato il Tavolo a Mantova il 23 marzo
6.1 CFPR - nomine Parmigiano Reggiano. Alai lascia la presidenza del consorzio.,
6.2 salute alert Allerta Ministero Salute per latte da Romania.
7.1 TTIP Parmesan USA, i consumatori ingannati dal "parmesan"
7.2 Suini e crisi Crisi carne suina. Prezzo all'origine sceso del 20% al di sotto del costo di produzione..
8.1 vinitaly Vinitaly, 50 anni di storia italiana
10.1 mais e soia Mais e Soia: marzo 2016 - USDA rivede al ribasso le scorte del Brasile
11.1 agromercati Ismea, nuovo affondo dei prezzi agricoli a febbraio
12.1 promozioni "vino" e partners

Mais e Soia: marzo 2016 - USDA rivede al ribasso le scorte del Brasile. La produzione globale di Mais per la stagione 2015-2016 è invariata. La produzione globale di semi di Soia per la stagione 2015-2016 è stimata a 320.21 Mio t,

MAIS: Dati previsionali per 2016-17 - (Grafici in Galleria immagini)

 La produzione globale di Mais per la stagione 2015-2016 è invariata (969.64 Mio t) rispetto alle stime formulate a Febbraio.
 La produzione di Mais è stimata inferiore per Sud Africa (-0.5 Mio t) e Filippine (-0.3 Mio t), per la diminuzione delle rese dei terreni legata alla siccità. La produzione di Mais è prevista in aumento in Indonesia (+0.3 Mio t), con un incremento delle aree coltivate vista la riduzione delle piantagioni di riso.
 Sono confermate le previsioni negli Stati Uniti per produzione, impiego interno e stock. L'utilizzo industriale di Mais è stimato leggermente inferiore a Febbraio, riflettendo una riduzione delle quantità di Mais usate per la produzione di etanolo (- 0.23 Mio t).
 L'export di mais è previsto in aumento per Indonesia e Sud Africa, per la quale sono stimati maggiori scambi con i paesi limitrofi, dove la siccità ha inciso negativamente sulla produzione.
 Gli stock finali globali di Mais sono previsti in leggera diminuzione (206.97 Mio t), riflettendo minori scorte in Brasile, a causa dell'aumento dell'export nell'ultimo periodo.

SOJA: Dati previsionali per 2016-17
 La produzione globale di semi di Soia per la stagione 2015-2016 è stimata a 320.21 Mio t, in leggera diminuzione rispetto alle previsioni di Gennaio (-0.3 Mio t).
 La produzione di semi di Soia negli USA è prevista a 106.93 Mio t, leggermente inferiore rispetto alle stime del mese scorso, a causa di una revisione relativa alla produzione del Sud Carolina. Le proiezioni per l'import e l'export della Soia sono invariate, mentre gli stock finali vengono stimati a 12.51 Mio t, +0.28 Mio t rispetto al mese scorso, a causa della riduzione della trasformazione in farina e olio.
 Per il Brasile si prevede un aumento dell'export di semi di Soia (da 57 a 58 Mio t), mentre per la Cina si prevede un aumento della domanda, riflettendo le notevoli importazioni registrate fino ad oggi. Le maggiori importazioni cinesi sono parzialmente bilanciate da riduzioni per Unione Europea, Pakistan e Messico.
 Gli stock finali di semi di Soia sono previsti a 78.87 Mio t (-1.55 Mio t), a causa di minori scorte in Brasile ed Argentina.

(Fonte CLAL)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Meno 2,8% su gennaio, meno 10,9 % su base annua. Tendenza deflativa meno accentuata secondo l'indice "core" (-5,5% annuo). Ancora ribassi in campagna, per il quinto mese consecutivo.

Roma -  Lo segnala l'Ismea sulla base dell'indice dei prezzi agricoli che si porta a febbraio a 105 (base 2010=100), registrando una flessione del 2,8% rispetto a gennaio e del 10,9% su febbraio 2015.
La dinamica negativa è confermata dall'andamento prezzi al consumo dei beni alimentari e bevande, inclusi gli alcolici, rilevati dall'Istat e che hanno riportato una variazione dello -0,1% rispetto a gennaio e del -0,3% su base annua.

In particolare, è determinante nella flessione dei prezzi al consumo la voce dei beni alimentari non lavorati, che a febbraio ha mostrato una variazione dei prezzi al consumo pari al -1,2% rispetto allo stesso mese del 2015.
L'Indice "core", elaborato dall'Ismea escludendo gli ortofrutticoli - componente più volatile dell'indice - al fine di cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli, è sceso invece a quota 110,4 (2010=100), registrando una dinamica deflativa più contenuta rispetto a quella segnalata dall' indice generale (rispettivamente -1,2% la variazione congiunturale e -5,5 la tendenza annua).

Più nel dettaglio, tra le colture vegetali, le elaborazioni Ismea segnalano una congiuntura negativa (-3,6% rispetto a gennaio) e una flessione più marcata su base annua (-17%). Il calo tendenziale riflette soprattutto la flessione dei prezzi di frutta e ortaggi (rispettivamente pari a -18,8% e -22% su base annua), e il calo dei listini olivicoli (-29,5%), che risultano tuttavia in leggera crescita su base mensile ( +1,1%)
Negativa, seppure in misura più contenuta, la variazione annua dei prezzi dei cereali, dei semi oleosi e dei vini (rispettivamente -9,4%, -9,8% e -2,6%), a fronte del segno più registrato dalle coltivazioni industriali (+10,5% su febbraio 2015).
Anche per quanto riguarda il comparto zootecnico la congiuntura si rivela nuovamente sfavorevole (-1,8% rispetto a gennaio) e la tendenza resta deflativa (-3,1%), con cali diffusi tra il bestiame vivo (-2,5% in media su base annua), uova (-22,3% sempre rispetto a febbraio 2015) e lattiero caseari (-1,5%).
(Fonte ismea Roma, 16 marzo 2016)

Mercoledì, 16 Marzo 2016 08:39

Cereali. Le stime del cocereal

Produzioni europee previste generalmente in positivo. La campagna della soia in sud america sta procedendo positivamente. I Fondi, in serata di lunedi, hanno sensibilmente ridotto il loro gap soprattutto su grano e corn.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 16 marzo 2016 -
Il mercato sembra mantenersi in una fase di stagnazione e la conferma che non esistano preoccupazioni di natura quantitativa viene anche dall'associazione dei cerealisti europei.

Le stime del COCEREAL riguardo le produzioni 2016/17.

Il grano tenero è stato stimato a 145.335.000 di tonnellate contro 150.338.000 della campagna passata. Il calo è dovuto ad una stima di resa/ettaro più bassa dell'anno prima tenuto conto che era stata eccezionale. La superficie della Francia è stata incrementata, sia pure di poco (+ 1,1%) mentre si è ridotta in Ungheria e Romania. L'Italia è stata data in aumento del + 5,5 %.

La produzione del grano duro è prevista su 8.429.000 tonnellate contro 7.722.000 dello scorso anno. La superficie totale è stata aumentata del + 8,50 % ('Italia + 4,6 %).

La produzione del mais è stata stimata in 63.168.000 di tonnellate contro 58.522.000. La maggior produzione è dovuta ad una stima di rese/ettaro migliori rispetto la precedente campagna, tenuto conto delle rese disastrose dello scorso anno. Solo le aree italiane sono date in diminuzione (di circa l'8%) mentre sono date in aumento quelle dell'Ungheria (+ 7%) della Romania (+2 %) e della Francia (+ circa il 2%).

La produzione dell'orzo è data a 58.860.000 tonnellate contro 61.118.000

La produzione del seme di soia dell'Italia è data a 1.156.000 di tonnellata contro 1.120.000. La superficie aumenterebbe a 340.000 contro 320.000 ettari (+ 6,2 %). Ungheria/Romania/Croazia passerebbero a una produzione di 579.000 tonnellate contro 409.000.

La produzione di seme di girasole incrementerebbe a 8.327.000 di tonnellate contro 7.818.000 La produzione di colza passerebbe a 21.555.000 di tonnellate a fronte di 21.803.000 dello scorso anno

Indicatori internazionali - 15 marzo 2016 -
l'Indice dei noli è salito ancora a 393 punti, il petrolio ha ruota sui 37$ e il cambio a 1,1098.

 

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Cereali, un fine settimana al cardiopalma. Latte, dalla stalle alle stalle. Vino, torna a crescere la vendita nei supemercati. Aifa, ritira lotti di Procalin e Mucosalin. Cresce l'export di qualità.

SOMMARIO Anno 15 - n° 10 13 marzo 2016 (Scaricabile in pdf da Allegati")
1.1 editoriale ISTAT, più lavoro nel 2015. Solo una boccata d'ossigeno?
3.1 cereali Cereali. Segnali ripresa
4.1 cereali Cereali. Giornata al cardiopalma dopo l'intervento di Draghi
5.1 Lattiero Caseario Latte, dalle stalle alle stalle!
6.1 Vino e mercati Torna a crescere il vino venduto nei supermercati
7.1 salute omeopatia AIFA, ritirati lotti prodotti omeopatici "PROCALIN" e "MUCOSALIN".
7.2 export L'export di qualità cresce e apre a nuovi mercati
9.1 mercati Rapporto "AgrOsserva" sul IV trimestre 2015
11.1 vino I vini dell'Emilia Romagna volano al Prowein di Düsseldorf.
12.1 turismo L'Emilia Romagna a Children's Tour
13.1 promozioni "vino" e partners

Cibus 10 13mar16-COP

Borse prima euforiche poi depresse. L'ultimo ritocco degli interessi ha smorzato le aspettative positive inizialmente così interpretate dal discorso di Mario Draghi. La presa di coscienza che questi tassi resteranno per un periodo abbastanza lungo ha fatto precipitare gli indici borsistici di giovedi scorso.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 12 marzo 2016 -

La settimana che si è appena conclusa può essere segmentata in due tronconi. La prima metà quasi completamente alla mercé degli automatismi dei "robot telematici" dei Fondi alla ricerca delle ricoperture. Il mercato reale sembrava stabilizzato a fronte dei dati rassicuranti dell'USDA; previsioni di semina coerenti e raccolti in linea con le previsioni, Stock di riporto alti. Con le dichiarazioni di Draghi del 10 marzo invece si è assistito a risveglio schizofrenico dei vari mercati. Sull'emozione iniziale di proposte così spinte del n° 1 della BCE le borse si sono prima ringalluzzite e poi, quasi a interpretare una reale difficoltà dell'Economia UE, depresse chiudendo con il segno negativo. Forse l'idea che quello annunciato fosse stato l'ultimo taglio agli interessi, non è piaciuto agli operatori. Così da un +4% (bancari soprattutto) di certi momenti si è arrivati alla chiusura con -0,5% (18.118,23 punti) e le Borse europee, che avevano toccato punte al rialzo del 2-3%, hanno perso l'1%. Solo venerdi sera le borse hanno dimostrato di apprezzare la misura di Draghi e chiudono con un convincente +5%.

Il mercato domestico Situazione invariata da diversi mesi sul fronte dei consumi che si dimostrano sempre molto ridotti. I cereali sempre difesi che dovrebbe confermare di avere raggiunto il punto più basso fatta eccezione dei cereali a paglia che invece potrebbero cedere ancora un po' per effetto dell'estero.

Bioenergetico. Il settore manifesta le solite preoccupazioni sulla prossima campagna dove le semine a mais saranno ulteriormente ridotte (istat ipotizza un calo del -8%) a favore di riso e proteoleaginose.

Indicatori internazionali del 10 marzo 2016
l'Indice dei noli è risalito a 384 punti, il petrolio ha recuperato ancora 38,5$ e il cambio rafforza il dollaro a 1,11537.

 

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Domenica, 13 Marzo 2016 08:44

Rapporto "AgrOsserva" sul IV trimestre 2015

Osservatorio Ismea-Unioncamere sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano. Valore aggiunto, occupazione, export, redditività: l'agricoltura corre di più.

Roma, 8 marzo 2016 - Performance migliori del settore rispetto alla media - Rallenta la contrazione del tessuto produttivo agricolo - Alta la partecipazione delle donne: nel I semestre 2015, 4 imprese agricole su 10 sono nate su iniziativa femminile.

L'ultimo scorcio del 2015, oramai alle spalle, ha in parte disatteso le previsioni sull'evoluzione economica mondiale formulate dai più autorevoli organismi internazionali. La ripresa messa in evidenza dai dati macroeconomici non è stata quella attesa, in ragione del rallentamento delle economie emergenti solo parzialmente bilanciato dalla migliore performance delle economie avanzate.

Grazie anche al calmieramento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione, soprattutto dei prodotti energetici per il corso deflativo del greggio, nel 2015 migliora la redditività del settore agricolo nazionale, in misura più evidente rispetto agli altri 28 Paesi dell'Ue.

Ma le performance del settore non si limitano all'incremento della redditività. Lo segnala il Rapporto AgrOsserva realizzato da Ismea e Unioncamere, che evidenzia altri importanti segnali positivi: la cartina tornasole è chiaramente individuabile nella progressiva riduzione del trend negativo delle nuove imprese registrate, in un contesto in cui export, valore aggiunto e occupazione aumentano in maniera superiore alla media del sistema economico nazionale.
Si parte dal valore aggiunto (PIL) dell'agricoltura: il 2015 si è chiuso con una crescita complessiva del 3,8%, grazie soprattutto al contributo del IV trimestre che ha fatto registrare un incremento dell'8,4% su base tendenziale. L'andamento del Pil agricolo in media d'anno si rivela pertanto più intenso di quello messo a segno contestualmente dal settore industriale (+0,9% sul livello del 2014) e dal PIL nazionale (+0,8%).

Con un più 4,1% di nuovi occupati nel terzo trimestre 2015, l'agricoltura si rivela poi tra i settori più dinamici dell'economia (+1,1% l'incremento dell'occupazione complessiva nello stesso periodo in Italia) e nell'anno di Expo - vetrina internazionale del food & beverage made in Italy - le esportazioni dell'agroalimentare hanno raggiunto quota 36,8 miliardi di euro, con una crescita (+7,3%) molto più evidente di quella messa segna dall'export totale nazionale (+3,7%). Una dinamica positiva che, sottolinea Ismea, in controtendenza rispetto agli ultimi anni ha visto un contributo maggiore della componente agricola (+11,2%) rispetto a quella industriale (+6,5%).
Il saldo dello stock delle imprese agroalimentari, cioè la variazione annuale delle imprese registrate nel IV trimestre di ogni anno, segna un "meno" 6.464 imprese nel 2015 rispetto al 2014. Ma l'apparenza può ingannare. Bisogna considerare che nel IV trimestre 2014 erano state ben 18.344 le aziende registrate in meno rispetto allo stesso periodo del 2013, e nel 2013 ben 31.996. Sotto questa luce, sembra che l'"emorragia" si stia fermando. Il settore alimentare, poi, produce un segno "+" di 891 unità rispetto al 2014. Al 31 dicembre 2015, le imprese registrate del settore agroalimentare sono 816.587 (746.585 quelle agricole, 70.002 quelle alimentari). Il peso del settore sull'economia è del 13,5% (12,3% agricoltura, 1,3% industria alimentare).

L'indagine effettuata da Unioncamere sulle "Vere Nuove imprese" (eliminando quindi le attività derivanti da cambiamenti di forma giuridica, localizzazione, scorpori o nuove acquisizioni) mette in luce un settore primario in espansione. Sul totale delle vere nuove imprese nei primi sei mesi del 2015, quelle agricole rappresentano circa il 9%, un valore in crescita rispetto al 6,3% del 2014. Considerevole la quota femminile fra i neoimprenditori: 4 imprese su 10 sono nate, nel I semestre 2015, per iniziativa delle donne, valore di molto superiore alla media del totale vere nuove imprese (28,8%).

Tornando al reddito agricolo per addetto nel 2015, l'indicatore dell'Eurostat si attesta nel 2015 per l'Italia a 144,8 (2010=100) risultando superiore all'Indice medio dell'Ue28, pari a 108. Nel confronto con l'anno precedente, l'Italia registra un aumento di 8,7 punti percentuali. Di contro, la media dei Paesi Europei registra un andamento negativo su base annua, con una flessione di 3,8 punti percentuali rispetto al 2014.

Sul fronte dei consumi alimentari delle famiglie, i dati Ismea-Nielsen indicano una tendenza annua positiva nel segmento dei confezionati, bevande incluse (+2%), mentre arrancano i prodotti a peso variabile (-3%), a causa soprattutto, delle dinamiche discendenti di carni, salumi e formaggi. Nel suo insieme, la spesa di prodotti alimentari, registra un aumento dello 0,3% rispetto al 2014.

Per quanto riguarda l'andamento dei prezzi agricoli, l'indice elaborato dall'Ismea evidenzia un incremento annuale dei listini agricoli dell'1,5%, sintesi del +9,9% delle colture vegetali in parte controbilanciato dal -6,7% dei listini zootecnici. Calano nello stesso periodo i costi degli input produttivi (-3,5%).

L'accesso al credito rimane una questione delicata per l'intero sistema produttivo nazionale e per il comparto agroalimentare. I dati della Banca d'Italia sugli stock di prestiti bancari messi a disposizione delle imprese, attestano a fine 2015 un livello inferiore dell'1,7% rispetto a fine 2014. In termini assoluti, in un solo anno il tessuto produttivo del nostro Paese ha dovuto rinunciare a 15 miliardi di euro di finanziamenti esterni bancari. Per il settore agricolo, che intercetta il 5% degli stock dei prestiti bancari complessivi, il livello ha registrato solo una flessione dello 0,1% su base annua; mentre per l'agroindustria, che copre una quota del 3,5% dell'ammontare complessivo, si registra una lieve crescita dello 0,3%.

(In allegato i file Ismea - rapporto e infografiche)

(ismea Roma, 8 marzo 2016)

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