Nel corso della giornata si sono alternati interventi di relatori appartenenti al mondo delle istituzioni, di aziende e fondazioni del territorio parmense e del sistema della cooperazione internazionale.
Di fatto, nei Paesi a basso e medio reddito, e Africa in particolare, la principale emergenza sanitaria è la mancanza di una vera cultura dell’igiene.
Nella mattinata, dopo i saluti del Comune di Parma (assessora Daria Jacopozzi) e Regione Emilia Romagna (Mirella Orlandi, responsabile Cooperazione Internazionale), spazio così a temi di “geopolitica della salute” e a quelli inerenti all’Agenda 2030 Onu e agli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, con focus principale sulle sfide che attendono Africa ed Europa. Sia perché il miglioramento dei sistemi sanitari africani potrebbe davvero rappresentare un motore di sviluppo e sicurezza anche per l’Europa, sia perché è sempre più urgente il trasferimento dall’Europa all’Africa di competenze e ricerca, sviluppo di industrie locali in grado di produrre medicine e vaccini, investimenti nei sistemi sanitari, miglioramento delle pratiche igieniche. Lo ha ben ricordato per esempio nel suo intervento Magda Robalo Correia e Silva (Vicepresidente del Comitato Etico e di Governance del Fondo Mondiale per la lotta all'AIDS, alla Tubercolosi e alla Malaria e già Direttrice per l’OMS dell'unità per l'Africa di Malattie trasmissibili). Quanto al mondo scientifico va segnalato il contributo sul monitoraggio dell’acqua nelle comunità locali, tenuto dalla Professoressa Hadas Mamane Steindel (School of Mechanical Engineering - Tel Aviv University).
In questo contesto, oltre agli “spunti italiani” di importanti ONG (Andrea Atzori per CUAMM e Letizia Becca per Intersos), da segnalare anche il “racconto” più istituzionale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo: focus in Sudan con Michele Morana (titolare della sede AICS di Khartoum) e Mozambico con Paolo Enrico Sertoli (titolare della sede AICS di Maputo). Così se in Sudan AICS opera anche “attraverso la riabilitazione e la realizzazione di centri di salute territoriali, formazione del personale sanitario, distribuzione dei farmaci e l’estensione della copertura del sistema di previdenza sanitaria pubblica, interventi di prevenzione e risposta alle gravi epidemie”, in Mozambico AICS sostiene “attività di sensibilizzazione e promozione sanitaria in varie province con un progetto sulle malattie non trasmissibili. Riguardo alle malattie infettive, inoltre, contribuisce migliorando anche il sistema di canalizzazione al fine di rendere accessibili ai beneficiari risorse idriche sicure e igieniche”.
In Italia da segnalare poi il ruolo attivo della Chiesi Foundation, che, come attore filantropico e in linea con SDG 17 (Partnership for the GOALS) “intende collegare il settore privato e quello pubblico e facilitare la creazione di partnership fra diversi stakeholder” ha ricordato Massimo Salvadori, Coordinatore della Fondazione.
Nel pomeriggio ampio spazio a soluzioni pratiche per la produzione locale (anche da fotovoltaico) di ipoclorito di sodio elettrolitico a disposizione di Ong e Onlus che operano sul campo per contrastare pandemie e malattie trasmissibili, dovute anche all’impossibilità di reperire in loco adeguati prodotti per la disinfezione e sanificazione. L’ipoclorito di sodio (formula chimica NaCLO) elettrolitico è infatti un disinfettante altamente efficace in soluzione acquosa, utilizzato in passato nei Paesi dell’Africa nord-occidentale in programmi di contrasto al virus Ebola. Sono stati così presentati i piccoli dispositivi trasportabili NaCLO 30 ricevuti in donazione dal progetto NaCLO (come Campus Madrugada di Bissau e l’Università di Parma) o comunque adottati (come Pime e la senegalese FEEDA).