Consorzio Bonifica Parmense

Consorzio Bonifica Parmense

Il direttore del Consorzio di Bonifica Parmense Meuccio Berselli sottolinea la fondamentale importanza di questo canale:"Serve un impegno maggiore per aumentare al più presto la tutela di acque e alveo lungo tutto il suo corso". -

Parma, 11 settembre 2015 -

"Per il canale Naviglio, un'opera che svolge una funzione idraulica e irrigua così preziosa per il nostro territorio, serve un impegno maggiore per aumentare al più presto la tutela di acque e alveo lungo tutto il suo corso". Con queste parole il direttore del Consorzio di Bonifica Parmense Meuccio Berselli sottolinea la fondamentale importanza di questo canale che attraversando la città si snoda per 14km fino a Colorno. Gli ultimi episodi segnalati dai cittadini che denunciano la presenza di possibili inquinanti - su cui Arpa sta svolgendo opportune verifiche - fanno parte di un elenco già troppo lungo nell'ultimo decennio.

Le Competenze
Il canale Naviglio giunge a Parma nei pressi di via Montebello con il nome di Canale Maggiore ( non consorziale) da li prosegue il suo corso intubato attraversando l'intero centro storico cittadino (zona Duomo) e uscendo poi a cielo aperto in Via Venezia.
Il tratto di competenza del Consorzio di Bonifica è quello che da via Venezia arriva alla foce all'impianto idrovoro Travacone a Colorno. Passando nel tratto cittadino il canale riceve molti scarichi e liquami non ancora collettati alla rete fognaria che causano periodicamente anche cattivi odori. Da Via Venezia a valle poi subentrano alcuni scarichi civili ed industriali che andrebbero depurati sempre correttamente. E' da rimarcare che il Consorzio è esclusivamente un vettore delle acque e non ha competenza alcuna sulla qualità delle stesse anche se l'utilizzo irriguo spinge l'ente ad effettuare con continuità analisi microbiologiche con la collaborazione di enti accreditati: analisi che negli ultimi anni sono comunque risultate complessivamente compatibili con l'utilizzo specifico.

La manutenzione
Un compito di grande rilevanza che fa capo al Consorzio di Bonifica è quello della gestione manutentiva dell'alveo (Regio decreto 25 luglio 1904 n.523 ). Il canale, secondo il decreto, deve essere lasciato libero da qualsiasi impedimento per una larghezza non inferiore a 5metri ( misurata dal ciglio del corso d'acqua) e con una fascia "franca" di 10 metri - priva di costruzioni - per consentire l'esecuzione dei lavori necessari per una manutenzione qualificata ( passaggio delle maestranze e mezzi, deposito temporaneo delle materie provenienti dagli espurghi, sfalci adeguati ecc.). (così come prescritto dall'art.140 lett e dal regolamento di cui al R.D. 1904 – n°368 modificato dal PAI nel 2001 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°183 -2001-.

La situazione oggi
Nel corso degli anni - come già evidenziato dal Consorzio in più occasioni pubbliche- una urbanizzazione fuorimisura (senza alcuna autorizzazione consortile) ha visto la costruzione di case, muretti, baracche e recinzioni, all'interno della cosiddetta zona di rispetto dei 10metri stabiliti dal decreto e proprio per questo, progressivamente, le difficoltà di eseguire una manutenzione corretta e puntuale - a cui l'ente tiene molto - sono state continue e crescenti e permangono tutt'ora. Per ovviare a questa situazione, in accordo con il Comune di Parma, si è già provveduto al censimento delle opere non autorizzate e contestualmente si sono allertati i frontisti al fine di ripristinare una condizione di legalità e una agibilità dei luoghi per effettuare costantemente i lavori di corretta manutenzione.

(Fonte: ufficio stampa Consorzio Bonifica Parmense)

Grazie alla nuova e moderna opera idraulica del Consorzio di Bonifica Parmense e della Regione Emilia Romagna per un'area molto estesa della Bassa di quasi 11.000 ettari si riduce notevolmente il rischio di esondazione durante i periodi di piena. Il Ministro Galletti: "Il nostro compito è trovare le risorse, spetta poi a Regioni e Comuni impegnarle bene e velocemente". -

Parma, 7 luglio 2015 -

Un vasto territorio di quasi 11mila ettari di estensione compreso nei comuni di Polesine, Zibello, Busseto, Soragna e Fidenza, costantemente minacciato dal pericolo delle esondazioni che nel recente passato hanno messo in scacco l'intero territorio provocando ingenti danni economici ad imprese agricole e colture, viene messo in sicurezza idraulica grazie all'azione concreta del Consorzio di Bonifica Parmense.

Dopo aver monitorato coi suoi tecnici le cause reali alla base dei possibili fenomeni alluvionali nella zona, la Bonifica ha sollecitato e ottenuto un progetto di lungo periodo in grado di offrire alle popolazioni del luogo un impianto idraulico di avanzata tecnologia che provvedere in modo esaustivo alla prevenzione generale del fenomeno, allontanando così i pericoli conseguenti.

L'impianto idrovoro del Cantonale fu costruito infatti già alla metà degli anni '50 grazie ad un finanziamento del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste per svolgere l'importante ruolo di "sollevamento" delle acque medie e basse provenienti dalle aree a sud-ovest nelcanale Fossa Parmigiana. Pur mantenendo un ruolo strategico fondamentale l'impianto di Cantonale a seguito di una progressiva urbanizzazione del territorio che ha limitato la sua efficacia aveva estrema necessità di essere ampliato nella struttura, nelle funzioni di capacità e migliorato sotto l'aspetto dell'ammodernato tecnologico.

Vista questa esigenza impellente il Consorzio della Bonifica Parmense, grazie anche alla collaborazione fattiva della Regione Emilia Romagna che ha finanziato una parte rilevante del progetto (580mila euro), ha iniziato nei mesi scorsi una totale ed estesa revisione dell'intero impianto provvedendo prima alla redazione del progetto ingegneristico e successivamente seguendo direttamente l'esecuzione dei numerosi lavori svolti sul territorio per l'adeguamento: sono stati "rafforzati" gli argini di difesa dei canali affluenti all'impianto Lavadura Inferiore, Lavezzoli e Dossi, Prati di Frescarolo e Bardalenzo per un importo complessivo di oltre 400mila euro; inoltre stato completamente ricostruito il "sifone" a servizio dei canali Pascoletto e Acque Basse di Samboseto per permettere il passaggio dell'enorme volume di acqua al di sotto dell'alveo del canale Rigosa Nuova.

In più, al fine di ottimizzare ulteriormente la funzionalità stessa del nodo idraulico e ridurne drasticamente il rischio nelle aree situate a quote altimetriche più basse, la Bonifica Parmense ha ultimato un intervento mirato raddoppia l'attuale capacità di sollevamento del Cantonale: da circa 1500 litri al secondo ad oltre 3000 l/s mediante l'installazione di due moderne elettropompeinvestendo solo per queste oltre 600mila euro.

"La scelta è quella di lavorare sempre più sulla prevenzione e sempre meno sull'emergenza e opere come questa e altre in Emilia-Romagna lo dimostrano ampiamente – ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti – ma non dobbiamo abbassare la guardia, perché è importante realizzare lavori che mettano in sicurezza il territorio permettendo maggiori certezze all'occupazione, all'agricoltura e allo sviluppo. Per fare ciò è indispensabile passare nel più breve tempo possibile dallo stanziamento alla concreta realizzazione di un'opera: il nostro compito è trovare le risorse, spetta poi a Regioni e Comuni impegnarle bene e velocemente".

"In un area in cui la popolazione ha più volte sofferto gravi eventi alluvionali patendo danni e disagi – ha rimarcato il Direttore del Consorzio Meuccio Berselli – oggi, con questo intervento, la Bonifica ha messo in sicurezza un'area occupata da quasi 25mila abitanti portando un valore aggiunto economico ad industrie, aziende agricole privati cittadini".

Il presidente Luigi Spinazzi ringrazia la Regione Emilia Romagna per l'attenzione dimostrata, la professionalità delle imprese esecutrici e la competenza del personale interno che è riuscito in tempo utile a terminare un progetto di alto valore sociale ed economico in tempo di crisi.

(fonte: Ufficio stampa CBPR)

La legislazione attuale è un labirinto inestricabile. Al dibattito organizzato dalla Facoltà di Veterinaria e dal Consorzio di Bonifica Parmense un lungo e infiammato dibattito sul ruolo della specie sul territorio. -

Parma, 20 maggio 2015 -

Un incontro tecnico-scientifico diventato già dopo i primi interventi dei relatori presenti un interessante ed infiammato palcoscenico per dibattere sul futuro dell'animale nutria e sul ruolo che riveste come specie non originaria del nostro ambiente. L'aspetto legislativo oggi pesa enormemente sulle opportunità pratiche per mitigare i danni e, soprattutto dopo il 21 di agosto dello scorso anno, data in cui le istituzioni hanno parificato le nutrie ai topi e ai ratti togliendole così dalla cosiddetta fauna selvatica, lo scenario si è inevitabilmente e notevolmente complicato.

In particolare l'operatività pratica di cattura per applicare un Piano di Contenimento credibile proposto dall'Assessorato Regionale alla Difesa del Suolo è diventata quasi impossibile da mettere in atto per rendere esecutiva una programmazione rivendicata a gran voce dai numerosi sindaci della Bassa (San Secondo, Trecasali-Sissa, Sorbolo, Mezzani, Zibello) presenti nell'Aula Magna del Dipartimento di Medicina Veterinaria in occasione del convegno "Nutria, Uomo e l'Ambiente" posto al centro delle analisi e delle problematiche più attuali dal Consorzio di Bonifica Parmense insieme per la prima volta all'Università di Parma.

Il Prefetto di Parma Giuseppe Forlani intervenuto insieme al Comandante del Corpo Forestale dello Stato Fedele e ad altri corpi militari ha sottolineato come oggi sia difficilmente praticabile la strada delle ordinanze che richiamano all'eliminazione diretta dell'animale attraverso le armi da fuoco con il rischio anche penale per il privato cittadino o con coinvolgimenti anche degli amministratori che decidessero di appoggiarsi ai coadiutori, associazioni di cacciatori o Protezione Civile. Oggi quindi lo scenario si complica ulteriormente e il grido di allarme arriva forte dal Consorzio di Bonifica che, portando ad esempio una dettagliata rendicontazione delle spese con il presidente Luigi Spinazzi e il direttore Meuccio Berselli, ha presentato un conto per la sola provincia di Parma che oltrepassa abbondantemente il milione di euro di costi, spese del tutto insostenibili in periodi di crisi come questi.

Il parere scientifico dell'Ateneo, arrivato dall'intervento approfondito di dei prof. Pier Giovanni Bracchi e Cristina Marchetti (dopo l'introduzione del Pro RettoreAntonio Ubaldi), tende un pò a ridurre l'impatto delle sole nutrie sugli eventuali danneggiamenti al territorio indicando come assai più ridotte le capacità di scavo in pendenza di questa specie anche rispetto ad altre presenti. Gli agricoltori di Coldiretti attraverso il contributo del direttore provinciale Alessandro Corsini hanno espresso il loro rammarico per un contesto che in questo momento non solo non offre garanzie per le imprese del territorio che vogliono fare agricoltura nella Bassa e si vedono continuamente danneggiare le proprie colture, ma non hanno nemmeno il sostegno minimo delle istituzioni che non reintegrano più la percentuale del danno di risarcimento proprio dopo aver cambiato per legge l'elenco delle specie.

Insomma un "cul de sac" all'italiana in cui l'importante, vista l'entità dei danni quantificati, è stato cominciare a parlarne in modo approfondito e con dati scientifici come partenza. All'incontro, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, hanno partecipato intervenendo al dibattito anche le associazioni di categoria CIA e Unione Parmense Agricoltori, il consigliere regionale Massimo Iotti ed alcune associazioni ambientaliste che hanno proposto la loro visione proponendo soluzioni con toni realisti e pacati.

(fonte: ufficio stampa Consorzio Bonifica Parmense)

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