Dopo la messa al bando di “Via Col Vento”, dei cioccolatini “Morettini” e di una serie di cartoon che tra i personaggi animaleschi contemplano caricature di etnie “potenzialmente” discriminate ecco che, sull’onda del “Me Too”, anche il bacio del Principe a Biancaneve diventa inappropriato.
La libertà di stampa e di opinione devono essere difese, senza se e senza ma. L’articolo 21 della Costituzione è chiaro e preciso. Di fronte alle decine di querele temerarie avverse a Piero Sansonetti, l’Ordine dei Giornalisti avrebbe dovuto alzare barriere insormontabili, non ammonire il proprio aderente.
Sino a che punto un organo in clima di "prorogatio" può spingersi nell'adottare decisioni straordinarie e private della più elementare dialettica interna? Il codice deontologico è super partes o pro domo loro?
Sono state sufficienti 5 settimane di presidenza Biden-Harris e l’export statunitense è tornato a volare.
Progressista, riformista, populista, DEM (democratica), pacifista e chi più ne ha più ne metta di aggettivi "luminosi" per etichettare la sinistra degli ultimi decenni.
I primi tenui segnali di protesta iniziano a emergere. #IoApro1501 piuttosto che #FACCIAMORUMORE da parte dei ristoratori e “La DAD non è Scuola” da parte studentesca, sono alcune degli slogan che si sono intercettati in quasi tutte le città italiane in questi ultimi giorni.
Quando la politica è irragionevole e il senso di appartenenza a un “gruppo” fa perdere ogni collegamento con la realtà e il buon senso viene travolto dalla violenza.
La “stampa clandestina” potrebbe essere l’ultima spiaggia per rappresentare le libere opinioni. Se si osa prendere posizione contro rappresentanti della organizzazione internazionale DEM e magari, malauguratamente, a favore dei loro demoni (Trump e Salvini ad esempio) allora il sipario ti si chiude sulla testa, come primo avvertimento, e poi...
Bianco, antipatico e supponente. Non usa giri di parole quando deve cantarla qualcuno. Donald Trump non è certo il politico che siamo abituati a conoscere, ma i risultati non possono essergli disconosciuti. E invece...
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata Mondiale della libertà di stampa che si celebra ogni anno il 3 maggio, intende sensibilizzare il mondo della scuola sulle tematiche di tutela della libertà di stampa e celebrare la memoria dei giornalisti che hanno perso la vita svolgendo il proprio dovere.
Tale giornata è stata celebrata la prima volta nel 1993 dopo essere stata proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il suo obiettivo è informare i cittadini delle violazioni della libertà di espressione che avvengono in moltissimi Paesi. Libertà sancita dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e, per quanto concerne il nostro Paese, dall’articolo 21 della Costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
La vera democrazia non può esistere senza la libertà di stampa. Il cuore pulsante delle nostre società democratiche è l’esistenza, infatti, di una stampa indipendente e sostenitrice del pluralismo. La vox veritas del giornalismo ben fatto che offre e commenta i fatti di attualità è garanzia per poter offrire regolarmente “i fatti della vita umana”.
La stampa arricchisce la vita delle persone e permette di conoscere la vastità del mondo, un po’ come i libri. Ma la stampa negli ultimi anni è diventata l’obiettivo mirato, la vittima collaterale dei più svariati conflitti. Sono sempre di più i giornalisti che lottano quotidianamente per evitare che i propri articoli siano lucchettati, che lottano per difendere il diritto all’informazione e ripugnano qualsiasi tipo di compromesso, bavaglio e museruola. Questi ultimi, specie quelli impegnati sui fronti di guerra o nelle inchieste mafiose, nel corso del tempo sono diventati uno dei principali bersagli di estremisti, terroristi, mafiosi, ma soprattutto le vittime sacrificabili in caso di conflitto.
Secondo Ossigeno per l’informazione, osservatorio della Stampa italiana che ha realizzato un dossier nel 2014 per la Commissione parlamentare antimafia, sarebbero 28 i giornalisti uccisi dal secondo dopoguerra ad oggi, mentre almeno 15 giornalisti vivono attualmente sotto scorta e altri 2.800 hanno ricevuto minacce di morte. Di questi, 11 giornalisti sono morti per mano di mafia e camorra o per azioni terroristiche: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Carlo Casalegno, Peppino Impastato, Mario Francese, Mino Pecorelli, Walter Tobagi, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno e Beppe Alfano.
Gli altri giornalisti sono invece rimasti uccisi mentre si trovavano in missione all’estero, come Ilaria Alpi giornalista del Tg3 morta in Somalia nel 1994, tre giornalisti della Rai di Trieste uccisi in Bosnia Erzegovina nel 1994, Antonio Megalizzi giornalista radiofonico morto nell’attentato di Strasburgo nel 2018 e ancora altri 11 reporter. Tutti hanno sacrificato la loro vita per il diritto all’informazione. Ai giornalisti italiani ovviamente si affiancano quelli di tutto il mondo.
Per tale ragione, ogni anno, in occasione della giornata celebrativa l’UNESCO organizza conferenze in cui riunisce le agenzie delle Nazioni Unite, le organizzazioni per la libertà di stampa e i giornalisti professionisti. L’obiettivo è quello di tutelare il ruolo dei media nei paesi di guerra. Nel 2018 le Nazioni Unite hanno elaborato una mappa del livello di libertà di stampa nel mondo sulla base dei dati raccolti dall’ONG Reporter senza frontiere.
Il CNDDU, alla vigilia della giornata celebrativa, ci tiene ad omaggiare il ricordo di tutti i giornalisti che hanno perso la vita solo perché credevano nel Diritto all’informazione, credevano nel nobilissimo art.21 della Nostra Costituzione, e in nome della libertà di espressione avevano scelto di diventare portatori anche di verità scomode. E per essi e per gli ideali che hanno consegnato alla società civile che noi oggi abbiamo scelto di ricordare i loro nomi e le loro straordinarie vite spezzate.
Il 3 maggio, ovviamente, oltre ad essere una giornata commemorativa è anche una giornata per promuovere azioni concrete, per stimolare dibattiti tra professionisti dei media, per valutare la situazione della libertà della stampa nel mondo e per richiamare e allertare la comunità, specie quella scolastica.
Il CNDDU anche questa volta richiama l’attenzione di docenti e studenti della scuola secondaria di I e II grado affinché si levi una voce chiara, potente e tutelatrice di libertà. Si chiama #Inchiostrolibero l’iniziativa che abbiamo scelto per la Giornata Mondiale della libertà di stampa e che vedrà impegnate come sempre le classi della meglio gioventù italiana. Si tratta di ricordare, utilizzando la regola delle 5 W, la figura di un giornalista garante di libertà attraverso la creazione di un murales (digitale o su album) contenente immagini, nomi, date significative, pensieri e tutto ciò che si ricolleghi all’art.21 della Costituzione italiana e alla difesa e alla promozione della libertà di stampa. Lasciate che la libertà regni. Il sole non tramonterà mai su una così gloriosa conquista umana, così diceva Nelson Mandela. Buona conquista di libertà, cari strilloni!
Prof.ssa Rosa Manco
CNDDU