L’operazione “Security danger” condotta dai Carabinieri di Reggio Emilia ha portato a quattro ordinanze cautelari e perquisizioni. Profughi, richiedenti asilo, nomadi e pregiudicati venivano impiegati con false autorizzazioni prefettizie in mansioni di sicurezza nei grandi eventi, tra cui Modena Park e i concerti dei Rolling Stone, David Guetta e Guns ‘n Roses.
REGGIO EMILIA -
Un tema importante, quello della sicurezza, soprattutto quando si tratta di concerti ed eventi di grande portata, che coinvolgono migliaia di persone. Tuttavia, due società specializzate nella “security”, operanti sul territorio nazionale, hanno pensato bene di utilizzare profughi richiedenti asilo, pregiudicati e nomadi, in nero e sottopagati, servendosi di falsi decreti prefettizi rilasciati dalla Prefettura di Napoli.
L’operazione “Security danger”, condotta dai Carabinieri di Reggio Emilia, ha portato all’emissione di quattro ordinanze di custodia cautelare. Nei guai sono finiti un modenese di 38 anni e un bolognese di 63, titolari di due importanti società di sicurezza, a cui è stato interdetto l’esercizio di attività imprenditoriali, e due pregiudicati, madre e figlio, di origine campana.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, a poche ore dagli eventi, grazie anche al passaparola sul web, venivano reclutati richiedenti asilo appena sbarcati in Italia dalla Libia, ma anche nomadi e pregiudicati, che venivano dotati di falsi tesserini di riconoscimento, su cui veniva incollata la loro foto.
A queste persone, alcune delle quali non conoscevano nemmeno l’italiano, venivano poi affidate mansioni quali il controllo degli accessi nell’area dell’evento e di quello degli effetti personali, come zaini, borse e marsupi, vigilanza degli ingressi e, in alcuni casi, anche sotto il palco, senza tuttavia che essi avessero una formazione di base né tantomeno idea di come procedere. A ciò si aggiunge che, come rilevano i Carabinieri, nessuno di loro è mai stato controllato e questa mancanza “ha esposto decine di migliaia di persone a un rischio incommensurabile in termini di sicurezza”.
Si parla infatti di grandi eventi, come il concerto dei Guns ‘n Roses all’autodromo di Imola del giugno 2017, quello del Depeche Mode a Milano e addirittura Modena Park, il grande concerto di Vasco Rossi del 1° luglio 2017 al Parco Ferrari. E, ancora, la performance di David Guetta di Padova del 28 luglio 2017, di Dj Salmo a Modena del 9 settembre 2017 e il concerto dei Rolling Stone del 23 settembre 2017, ma le perquisizioni sono ancora in corso.
Federica Monti era appena tornata dal viaggio di nozze in Sud America quando, lo scordo 13 gennaio ha accusato i primi sintomi, in un primo tempo attribuiti a una comune influenza. Poi le condizioni della donna si sono aggravate fino al tragico epilogo.
REGGIO EMILIA –
Non ce l’ha fatta Federica Monti, la 34 enne di Reggio Emilia ricoverata nel Reparto di Rianimazione del Santa Maria Nuova in seguito a un’infezione contratta durante il viaggio di nozze in Argentina. Il batterio, ancora non identificato, in pochissimo tempo ha minato il suo sistema immunitario, con conseguenze irreversibili.
La giovane, che da diversi anni lavorava alla Chiesi Farmaceutici di Parma, dove aveva conosciuto Alessandro, diventato suo marito lo scorso 22 dicembre, era partita per il viaggio di nozze in Patagonia e Terra del Fuoco poco prima di Natale. I primi sintomi dell’infezione si sono manifestati lo scorso 13 gennaio, lo stesso giorno della partenza dall’Argentina per tornare in Italia: nausea, mal di testa, problemi intestinali che erano peggiorati già durante il volo avevano fatto pensare a una brutta influenza in arrivo.
Una volta a Reggio, Federica si è così rivolta al medico di famiglia, che le ha prescritto i consueti farmaci per curare i malanni di stagione. La situazione, tuttavia, anziché migliorare e repentinamente peggiorata, al punto che la ragazza è stata ricoverata al Santa Maria Nuova. Lì la situazione si è velocemente aggravata, fino al tragico epilogo. Tutti gli sforzi e le terapie messe in atto dai medici sono stati purtroppo vani.
Federica lascia il marito Alessandro, i genitori Deanna e Paolo e i fratelli Francesca e Fabio.
13 mesi di Parma Facciamo Squadra. Chiude la Campagna 2018 con una grande festa alla Casa della Musica. 227.450 euro per i diritti e le opportunità dei bambini più fragili.
Parma -
Dicembre 2017: è il giorno di Santa Lucia quando, nell’atrio dell’Ospedale dei bambini, le associazioni che a Parma hanno a cuore il benessere dei più piccoli presentano la quinta edizione di Parma Facciamo Squadra. Insieme a loro ci sono i partner di sempre Fondazione Cariparma, Barilla, Chiesi Farmaceutici e le principali istituzioni cittadine. Entusiasmo e palloncini blu e gialli per annunciare una grande sfida: tutelare i diritti dei bambini perché tutti possano diventare grandi con le stesse opportunità.
Oggi, gennaio 2019, a tredici mesi da quell’inizio, possiamo dire che la risposta a quella sfida è stata forte e corale, con un susseguirsi di iniziative, cene benefiche, concerti, tornei di burraco, camminate e le donazioni di aziende, associazioni e cittadini, ognuno secondo le sue possibilità. E’ grazie a tutto ciò che per mano di Munus, la nostra Fondazione di Comunità, consegniamo simbolicamente un assegno del valore di 227.458 euro. Serviranno per realizzare i progetti pensati da una rete di nove associazioni che, coordinate da Forum Solidarietà, hanno lavorato un anno insieme, confrontandosi allo stesso tavolo. Sono Emporio, Centro Aiuto alla Vita, Liberamente e la rete dei laboratori compiti, Per Ricominciare, Giocamico, Polisportiva Gioco, Auser, Portos e Famiglia Più con la collaborazione di UISP. Ciascuna ha portato il suo contributo, ciascuna la sua visione; esperienze diverse e un’unica convinzione: il cibo non è l’unico alimento che nutre un bambino; per crescere serve lo studio, il gioco, lo sport e, se una famiglia è fragile e non riesce a garantire tutto ciò, la comunità ha il dovere di fare la sua parte.
I progetti saranno realizzati da qui ai prossimi tre anni e coprono bisogni in ambiti diversi. Anzitutto i beni di prima necessità per la fascia 0-3, perché anche a Parma a tanti bambini manca l’essenziale: omogeneizzati, latte in polvere e pannolini verranno acquistati e distribuiti alle famiglie più in difficoltà.
Per quanto riguarda lo studio, nascerà un emporio del materiale scolastico dove le associazioni e le scuole potranno rivolgersi per avere quaderni, zaini, libri di testo e quant’altro serve a un bimbo per non sentirsi discriminato in classe, come le gite scolastiche che non tutti possono permettersi e per le quali il progetto prevede un fondo ad hoc.
Per quanto riguarda lo sport e il tempo libero, partiranno presto attività nelle aree pubbliche pensate per l’integrazione dei ragazzi diversamente abili, per scoprire la bellezza di giocare insieme oltre ogni barriera. Infine, all’interno del carcere verrà resa più accogliente l’area dei colloqui per le famiglie. Così, i bambini porteranno a casa un ricordo più sereno della visita al loro papà.
E’ una città generosa che ha fatto sì che tutto ciò si realizzi. E’ emerso anche questa mattina alla Casa della Musica, dove si è svolta la cerimonia di chiusura della Campagna. Nel ripercorrere le emozioni di questi mesi, alcuni momenti sono stati ricordati con maggior enfasi: gli anolini solidali (FOTO), ad esempio che hanno permesso di raccogliere 13.500 euro. Una sfida nella sfida che ha visto più di 400 volontari passarsi il testimone per quarantottore filate nella sede della Protezione Civile, sotto la guida dei suoi cuochi espertissimi, per realizzare con le materie prime donate da Conad Centro Nord, 130mila anolini, andati letteralmente a ruba in piazza Garibaldi. Merito anche dello spot realizzato con la generosità di Parma Calcio 1913 e di TV Parma che lo ha fatto arrivare nelle case. Anche Confartigianato ha ricevuto un ringraziamento speciale per aver dedicato al progetto un anno di iniziative.
Ancora una volta, Parma Facciamo Squadra ha messo in luce una città di cui andare fieri e un volontariato capace di farsi animatore della comunità, di cucire gli strappi, di non lasciare nessuno indietro.
La cerimonia si è conclusa con la gratitudine delle associazioni verso chi le ha sostenute, tantissimi. Sono ancora una volta il segno di una comunità che, di fronte a un bisogno grande, non si ferma e sa dare il meglio di sé. Sono tornati a casa con la targa di rito: APS Burraco, Umberto Ceci, Starhotels Du Parc, MOICA, Soroptimist, Lions Club Maria Luigia, Zonta Club, FIDAPA, Associazione Italiana Donne Medico, Associazione Italiana Mogli Medici, Fornello 1, Fornello 2, InnerWheel, ADAS Scuola per l'Europa, Parma Calcio 1913, Conad Centro Nord, Confartigianato, Antonio Battei - Arciconfraternita dell'anolino, Protezione Civile, Circolo Aquila Longhi, Oltretorrente Baseball e Softball, Associazione Portos, Paolo Melegari, Alessandro Carra - Foto Carra, Paolo Bassanetti – BAM, Andrea Montali – Netface, Gianmaria Pacchiani, CRAL Crédit Agricole Cariparma, Direzione Territoriale Crédit Agricole Parma, Gazzetta di Parma, Io Parlo Parmigiano, Jazz'on Parma Orchestra, Università di Parma, ZonaFranca, Kyu Shin Do Kai, AGESCI, AISA, CNGEI, FESI, MASCI, Foulard bianchi, Rotary, IKEA, Ristorante Romani. Per il successo di questa edizione, ognuno ha fatto la sua parte.
Ma il ringraziamento più grande va a Barilla, Chiesi e Fondazione Cariparma che hanno moltiplicato per quattro ogni donazione e al Comune di Parma che ha seguito e sostenuto la Campagna sin dall’inizio, non un patrocinio formale ma una reale condivisione di vedute e di intenti.
Parma Facciamo Squadra
Controllo Integrato del Territorio nelle "zone calde" di Modena: capillare attività di prevenzione e contrasto ai reati predatori, all'immigrazione clandestina e allo spaccio di sostanze stupefacenti di Polizia di Stato, Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia e unità cinofila di Bologna: identificate 131 persone fra italiani e stranieri.
Modena -
Nella giornata di ieri, nell'ambito del "Controllo Integrato del Territorio", personale della Squadra Volante, della Squadra Amministrativa e della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Modena, coadiuvato dal Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia e da una unità cinofila di Bologna, ha effettuato una capillare attività di prevenzione e contrasto ai reati predatori, all'immigrazione clandestina e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
LE ZONE DI MODENA
Sono state interessate dai controlli in particolare il Parco Novi Sad, il parco XXII Aprile, viale Gramsci, via Attiraglio, via Canaletto e le zone Cittadella e della Stazione Ferroviaria.
I CONTROLLI
Gli agenti hanno identificato 131 persone, di cui 51 straniere, controllati 36 veicoli e predisposto due posti di controllo lungo la via Canaletto Sud. Sei esercizi commerciali (bar e sale slot) sono stati sottoposti a verifiche, estese agli avventori.
In zona Cittadella, nascosti tra i cespugli, sono stati rinvenuti 19,2 grammi di hashish, sequestrati a carico di ignoti.
Personale del Commissariato di Polizia Stato di Sassuolo ha tratto in arresto un cittadino italiano, di 67 anni, destinatario di un ordine per la carcerazione, emesso dalla Corte d’Appello di Bologna, per il reato di violenza sessuale.
Gli agenti del Commissariato avevano deferito l’uomo all’Autorità Giudiziaria per maltrattamenti, lesioni personali e violenza sessuale ai danni della consorte, episodi risalenti all’anno 2006.
Dopo le formalità di rito, il 67enne è stato accompagnato presso la Casa Circondariale di Modena, dove dovrà scontare la pena complessiva di 3 anni e 4 mesi di reclusione.
Un fatto grave, perché colpisce chi si impegna ogni giorno per rendere accessibile lo sport a tutti. Ieri notte, una banda di ladri si è introdotta all’interna del Palazzetto dello Sport di Parma, forzando la porta d’ingresso. Dopo aver rovistato negli uffici, ha rubato il pulmino del trasporto disabili della Polisportiva Gioco, sfruttando le chiavi lì custodite. All’interno del mezzo vi erano due handbike, dal valore di 16mila euro.
I ladri hanno anche portato via alcuni effetti personali contenuti negli armadietti della società Boxe Parma, nel seminterrato e danneggiato i distributori di bevande.
L'appello della Polisportiva Gioco Parma
Nei guai sei persone appartenenti a due famiglie marocchine che avevano sottratto merce per un valore complessivo di 100 mila euro tra generi alimentari, abbigliamento, scarpe, cosmetici e TV. La refurtiva, che è stata sequestrata, era pronta per partire dal porto di Genova alla volta di Tangeri.
REGGIO EMILIA –
Una vera e propria “impresa” a gestione familiare quella messa in piedi da sei componenti di due famiglie di origine marocchina, tutti residenti a Reggio Emilia, che aveva come fine quella di sottrarre merce dai negozi per poi rivenderla nel loro paese di origine.
L’operazione “Road coast to coast” condotta dalla Polizia Municipale ha consentito di mettere fine alla loro “attività imprenditoriale” e sgominare la banda di ricettatori che, pare, agissero su commissione.
Le perquisizioni avvenute in cinque abitazioni e nei garage della zona sud ovest di Reggio Emilia hanno consentito di rinvenire ben 15 bancali con circa 8 mila prodotti tra generi alimentari, vestiti, scarpe, cosmetici, TV. Inoltre, è stata ritrovata anche una valigetta con 7 mila euro in contanti e uno strumento per disattivare i sistemi antitaccheggio.
La merce, risultata rubata in una quindicina di negozi reggiani, era pronta per essere trasferita al porto di Genova e, da lì, partire alla volta di Tangeri. Il valore totale è di circa 100 mila euro. I militari hanno sequestrato il tutto e, dopo le indagini, parte della merce è stata restituita ai legittimi proprietari per un valore di 61 mila euro.
Curioso “l’inventario”: tra i beni sequestrati ci sono 600 confezioni di caffè, 496 di tonno in scatola, 122 vasi di Nutella da un kg e 70 bottiglie di olio di oliva.
Sul registro degli indagati sono invece stati iscritti quattro donne e due uomini di origine marocchina, di età compresa tra i 32 e i 68 anni. Tra loro figura anche un imprenditore.
Il 17 gennaio 2017 un 44 enne moldavo, socio di una ditta di logistica venne brutalmente malmenato e rapinato di 30 mila euro. Le indagini hanno portato gli investigatori a identificare tre rumeni residenti a Sassuolo. Fondamentali le immagini delle telecamere.
MODENA -
Ci sono voluti due anni di indagini per identificare i presunti colpevoli di un violenta rapina avvenuta il 17 gennaio 2017 ai danni di uno dei soci di una ditta di logistica con sede in via Balbo, nella zona della Sacca, a Modena. All’epoca, il fatto fece scalpore per l’inaudita violenza usata nei confronti della vittima, un 44 enne moldavo, che era stato preso a calci e pugni e aveva riportato la rottura del setto nasale e di un dente. Portato al Pronto Soccorso, per lui la prima prognosi era stata di 21 giorni, poi saliti a 40 a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni.
Il bottino della rapina era stato ingente, come se i malviventi sapessero “dove andare a parare”. Ben 30 mila euro, di cui 13.400 in contanti, assegni già compilato per un valore totale di 12 mila, lo zaino del titolare e un cellulare di ultima generazione, per non farsi mancare nulla.
Poi sulla vicenda è calato il silenzio, come spesso accade per i fatti di cronaca. Invece, i Carabinieri, coordinati dal pm Marco Imperato, hanno indagato per due anni, arrivando ad acquisire elementi importanti che hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati due fratelli di origine rumena di 21 e 43 anni, e di un terzo complice di 24 anni, della stessa nazionalità, tutti residenti a Sassuolo.
I Carabinieri sono in possesso di un video registrato da una telecamera in cui si vedono tre persone con il volto travisato da un passamontagna mentre minacciano la vittima con un cutter per poi scagliarsi su di lui con inaudita violenza per poi fuggire una volta ottenuto il bottino.
Dalle indagini risulta anche che vittima e rapinatori non si conoscevamo e che i cellulari dei presunti responsabili quella sera sono stati agganciati da una cella che copre la zona della rapina. Ma anche il cellulare Samsung sottratto alla vittima potrebbe essere stato determinante per tracciare gli spostamenti della banda e giungere all’identificazione dei responsabili.
Il confronto tra accusa e difesa è atteso in tribunale il prossimo 6 marzo.
Il giovane aveva raccontato di essere stato aggredito da due stranieri che lo avevano derubato di denaro e cellulare. Ma il suo racconto ha insospettito i Carabinieri di Carpi, che lo hanno smascherato e denunciato per simulazione di reato.
CARPI (MO) –
Aveva denunciato di essere stato affrontato e aggredito in via Fassi da due stranieri dai tratti asiatici, che lo avevano prima minacciato con un coltello, poi malmenato e derubato di soldi e cellulare. Si era anche recato al Pronto Soccorso, dicendo di accusare dolore al petto dove, a suo dire, i malviventi lo avevano ripetutamente colpito a pugni, ottenendo una prognosi di sette giorni.
Qualcosa, però, non tornava nel racconto di un 28 enne carpigiano, residente in città. Le indagini svolte dai Carabinieri di Carpi lo hanno infatti “smascherato”. Il ragazzo si era inventato tutto per giustificare agli occhi dei genitori gli ammanchi di denaro, che il 28nne spendeva e spandeva in prestazioni sessuali. Al punto da avere dato in pegno anche il proprio cellulare. Un “passatempo” non solo “costoso”, ma che gli ha causato anche un mare di guai, dal momento che la sua fantasiosa giustificazione gli è costata una denuncia per simulazione di reato.
La 56 enne era stata sospesa dall’insegnamento nello scorso mese di settembre. Le intercettazioni ambientali e le telecamere nascoste hanno consentito agli investigatori di documentare decine di episodi tra maltrattamenti, minacce, violenze nei confronti di otto bambini di quattro anni tra settembre 2017 e giugno 2018.
REGGIO EMILIA –
“Piangi pure, non mi interessa sentirti piangere… Se continui così non vieni neanche a tavola. Vuoi vedere che finisce male davvero?”. Erano questi i toni e le frasi minacciose e perentorie con cui un’insegnante di 56 anni, originaria di Sassuolo e residente a Scandiano, si rivolgeva ai bambini dell’asilo comunale “Loris Malaguzzi”, considerato per i suoi modelli educativi “l’asilo più bello del mondo”.
Non solo, parole, purtroppo. Le indagini, partite in seguito alla denuncia di una mamma, la cui bambina di 4 anni appariva terrorizzata, aveva ricominciato a farsi la pipì addosso e mostrava lividi per i pizzicotti che “le aveva fatto la maestra”, hanno consentito di documentare, attraverso intercettazioni ambientali e telecamere, decine di episodi, tra maltrattamenti, vessazioni, minacce ai danni di piccoli di 4 anni, rilevati tra settembre 2017 e giugno 2018.
Come riportato dai capi di accusa, la 56 enne strattonava violentemente i bambini, li afferrava per il collo e li tirava per i capelli. Inoltre, “li rovesciava dalla brandina sulla quale erano sdraiati per il riposino, li stringeva con forza per le braccia e dava loro pizzicotti alle braccia e alle gambe causando lividi”. La donna, in più di un’occasione, ha anche “strappato i peluche dalle mani dei bambini e li ha schiaffeggiati all’altezza di gambe e natiche”, incutendo in loro paura e disagio”.
Di fronte a queste prove ritenute “inconfutabili”, per l’insegnante, che era già stata sospesa dall’insegnamento per sei mesi nello scorso mese di settembre, è stato chiesto e ottenuto il decreto di giudizio immediato, cioè senza udienza preliminare, con l’accusa di maltrattamenti verso otto bambini.
Diverse famiglie, assistite dagli avvocati Marco e Marcello Fornaciari, hanno poi deciso di costituirsi parte civile e di chiedere i danni alla maestra. Per quanto riguarda invece la scuola, durante un incontro con i genitori l’assessore comunale all’educazione Raffaella Curioni ha annunciato un’indagine interna e l’avvio di un percorso per promuovere il dialogo tra la scuola e le famiglie.