Lunedì, 08 Febbraio 2016 15:14

Lavoratrici e maternità: perché in Emilia le donne rinunciano sempre più al posto In evidenza

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Sono i dati della Direzione territoriale del lavoro di Bologna e che riguarda l'intera Emilia-Romagna Nel 2015 sono state 3.522 convalide di dimissioni presentate da lavoratrici in gravidanza e lavoratori con figli fino a 3 anni di età: 2.509 donne e 1.013 uomini.

Di Alexa Kuhne

Parma, 8 febbraio 2016

I dati parlano chiaro: sempre più donne, in Emilia-Romagna, rinunciano al loro posto di lavoro per occuparsi dei figli appena nati. Non si tratta di una scelta dettata dalla voglia di rimanere a casa a crescere un figlio ma dalla completa mancanza di assistenza.
Una costrizione che fa ancora essere le lavoratrici diverse, sul piano professionale, dai colleghi uomini.
L'aiuto proprio non c'è stato, nemmeno nel 2015, non solo da parte delle famiglie, sempre più disgregate, ma soprattutto da parte di enti e istituzioni, perché sembrano mancare, secondo il rapporto della Direzione territoriale del lavoro di Bologna, i più basilari sostegni, come quello del diritto di accesso ai nidi.

Per gli uomini, invece, è diverso: lasciano un'azienda per un'altra perché non vanno d'accordo col capo.
L'analisi fatta dalla direzione territoriale del lavoro di Bologna e che riguarda l'intera Emilia-Romagna spiega tutto di un fenomeno che fa riflettere.
Nel 2015 sono state 3.522 le convalide di dimissioni presentate da lavoratrici in gravidanza e lavoratori con figli fino ai tre anni di età: 2.509 sono donne, 1.013 uomini. La maggior parte delle dimissioni (55%) avviene tra i 26 e i 35 anni e riguarda soprattutto le italiane (55%).
Tra gli stranieri i numeri sono ancora piuttosto limitati, tanto che gli uomini italiani che si dimettono sono di più di tutti i lavoratori stranieri messi insieme (uomini e donne, europei ed extra Ue). La gran parte delle convalide riguarda lavoratori e lavoratrici che hanno un solo figlio, per lo più (2.040) nel primo anno di vita, quando vige il divieto di licenziamento. Ma oltre 1.500 genitori lasciano il lavoro quando il bambino ha un'età tra uno e tre anni.
 Le dimissioni avvengono più di frequente in aziende piccole, quando si ha poca anzianità di servizio e minore qualifica: sulle 2.500 donne che hanno lasciato il posto, 1.241 erano impiegate e 1.127 operaie. 
Il problema nasce dalla mancanza di assistenza. Spesso un figlio non viene accolto al nido.

Ma pesano anche la mancanza di un aiuto da parte della famiglia per la cura del bambino e i costi troppo alti da sostenere per pagare l'asilo o una baby-sitter. 

Molto ridotta poi la richiesta di part-time: solo 288 donne e 13 uomini hanno fatto domanda, peraltro respinta in più della metà dei casi. 
A livello provinciale, la maggior parte delle convalide è avvenuta a Bologna (845), seguita Modena (624), Reggio Emilia (460), Parma (346), Ravenna (316), Piacenza (280), Forlì-Cesena (277) e Rimini (232). Chiude Ferrara con 142 dimissioni, grazie anche alla "stretta collaborazione tra la direzione del lavoro e la consigliera di parità della provincia", spiega Luigina Lillo, responsabile area Politiche del lavoro della Dtl di Bologna, che intercettano le "dimissioni non genuine e cercano una soluzione per non far dimettere la lavoratrice". 
La maggior parte di chi lascia il lavoro inoltre dichiara di non aver avuto un incentivo all'esodo. Sulle oltre 3.500 dimissioni a livello regionale nel 2015, la quasi totalità (3.362) risulta volontaria (2.404 donne). Ma spesso, soprattutto per quanto riguarda le lavoratrici, il confine tra dimissioni volontarie o condizionate è sottile, come sottolinea Rosa Maria Amorevole, consigliera di parità della Regione.



"Le dimissioni dovrebbero essere un gesto di libertà - aggiunge Anna Rita Tinti, docente di Diritto del lavoro all'Alma Mater di Bologna - ma dietro possono esserci pressioni o condizionamenti sottili. Spesso le dimissioni sono una scelta di rinuncia del posto di lavoro", la cui responsabilità "è del datore di lavoro ma anche del contesto sociale". 
La situazione emiliano-romagnola rispecchia l'andamento generale a livello italiano, dove nel 2014 è stata registrata "una tendenza all'aumento delle convalide - spiega Roberta Fabrizi, direttore generale dell'ispettorato del ministero del Lavoro - con una netta prevalenza di madri in età fra i 26 e i 35 anni, con pochi anni di servizio e in aziende piccole". 
Un fenomeno più frequente soprattutto nelle regioni del nord e del centro. "Ma rispetto al 2013 sono aumentate anche le mancate convalide", sottolinea Fabrizi. Segno forse che c'è una maggiore attenzione a possibili casi di discriminazione.

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