Si è conclusa il 31/12/2015 la possibilità per le lavoratrici che hanno maturato 57 anni di età e 35 di contributi di aderire a Opzione Donna. L'estensione al 2018 è stata bocciata durante l'approvazione della Legge di Stabilità. E' stata, tuttavia, inserita una sperimentazione "a tempo" con una prima verifica al 30 settembre 2016. -
Di Manuela Fiorini
Modena, 12 gennaio 2016
Alla fine, la proroga al 2018 della legge sperimentale Opzione Donna, che consentiva alle lavoratrici di scegliere di andare in pensione a 57 anni di età e 35 di contributi, seppure con un "taglio" all'assegno pensionistico, non c'è stata. La possibilità di aderire è scaduta, infatti, il 31/12/2015 e ora il rischio per tante donne che si trovano nella fascia di età 55-57 anni, tra cui le autonome, chi ha versato i contributi nella Gestione Separata dell'Inps e le lavoratrici precoci non dipendenti, potrebbero dover attendere ancora molto tempo per poter andare in pensione, a causa della legge Fornero, che ha posticipato l'uscita dal mondo del lavoro di sette anni e più.
Tra queste c'è la modenese Daniela Bagni, classe 1958, membro del gruppo Opzione Donna Proroga 2018, nato su Facebook per scambiarsi esperienze e opinioni e che, in soli quattro mesi, ha raccolto in tutta Italia, più di 4000 adesioni, diventando un vero e proprio movimento attivo nel portare avanti le proprie richieste. "Secondo le attuali leggi", dice Daniela, che si è fatta portavoce delle iscritte partecipando alla trasmissione Mi Manda Rai Tre, "dovrei andare in pensione nel 2024, a 66 anni. Come molte donne, ho cominciato a lavorare a 17 anni e al 31 dicembre 1995 ho maturato più di 18 anni di contributi Inps, prima di mettermi in proprio e vorrei avere la possibilità di scegliere".
In questi mesi, sono state tante le iniziative del Gruppo Opzione Donna Proroga 2018. Tra queste, la partecipazione alla manifestazione della Fiom, a Roma, durante la quale due delle amministratrici, Germana Giani e Giuia Molinaro, hanno incontrato l'On. Stefano Fassina e l'On. Walter Rizzetto, ottenendo la promessa di presentare alcuni emendamenti nella Legge di Stabilità. Emendamenti che, alla luce della recente approvazione della legge, tuttavia, sono stati bocciati.
Non proprio un "fulmine a ciel sereno", dal momento che lo stesso Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, confrontandosi con Giulia Molinaro, esponente del Gruppo Opzione Donna Proroga 2018, durante la puntata di Mi manda Rai Tre dello scorso 23 dicembre, aveva dichiarato pubblicamente che la proroga non ci sarebbe stata. Sempre a Mi manda Rai Tre, la carpigiana Lorenza Pallavicini, si era confrontata con il Sottosegretario all'Economia Paola De Micheli sulla mancata proroga di Opzione Donna. De Micheli, in quell'occasione, aveva sostenuto che prorogare la sperimentazione avrebbe "messo a rischio l'equità sociale".
Affermazione che aveva subito scatenato le proteste delle iscritte. "Di quale equità si sta parlando quando abbiamo il sistema pensionistico più iniquo del pianeta?- Aveva commentato sulla pagina del gruppo un'utente arrabbiata - "Perchè allora non si inizia parlando delle pensioni d'oro e degli ex baby pensionati? E' come se si dicesse che prorogare l'Opzione Donna andasse a intaccare un sistema equo! Allora sarebbe equo che chi è nata nel 58 va in pensione ora e chi è nata nel 59 lavorerà fino a 66/67 anni?
Così, invece, Maria Antonietta Ferro, rappresentante delle iscritte al gruppo, sulla mancata proroga di Opzione Donna: "Al di là dal ritenere che, probabilmente, si tratta di una scelta politica, restiamo convinte che uno Stato lungimirante debba concedere alle "vecchie generazioni" di uscire dal mondo del lavoro per dare spazio alle giovani di crearsi un futuro più solido. Quello che mi preme sottolineare, tuttavia, è che molte esponenti politiche, tranne qualche rara eccezione, non hanno dimostrato sensibilità verso la richiesta di rendere strutturale il regime Opzione Donna per sempre. Sorge il dubbio che molte di loro, con un'età inferiore ai 50 anni, siano lontane anni luce dai problemi delle donne della nostra generazione. Anziché considerare le nostre richieste, si continua a parlare con noncuranza dell'aggiornamento costante dell'aspettativa di vita, meccanismo assolutamente perverso che non esiste in altre nazioni europee".
Non tutto è perduto, però. La speranza è tutta nel "contatore" che prevede uno stanziamento di 2,5mld di euro a conclusione della legge sperimentale Opzione Donna con una prima verifica al 30 settembre 2016. "Sulla base dei dati di consuntivo e di monitoraggio effettuato dall'INPS", si legge nel testo dell'emendamento, " il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in concerto con il Ministero delle Finanze, entro il 30 settembre di ogni anno, trasmette alla Camere una relazione in ordine all'attuazione della sperimentazione (...) con particolare riferimento al numero delle lavoratrici interessate e agli oneri previdenziali conseguenti (...).Qualora dall'attività di monitoraggio dovesse risultare un onere previdenziale inferiore rispetto alle previsioni di spesa (...) con successivo provvedimento legislativo verrà disposto l'utilizzo delle risorse non utilizzate per interventi con finalità analoghe a quelle di cui al presente comma, ivi compresa la prosecuzione della medesima sperimentazione".
"Per quanto riguarda l'attività del Gruppo Opzione Donna Proroga 2018", concludono le amministratrici, non ci daremo per vinte e ci muoveremo intensificando i contatti interpersonali con il maggior numero di parlamentari per sollecitarli a riconsiderare l'estensione dell'opzione donna come pilastro fondamentale nell'ambito del prossimo provvedimento ad hoc sulla flessibilità in uscita, a cui il Governo dovrebbe iniziare a lavorare nel corso del prossimo anno".