La cooperativa sociale Ceis Formazione di Modena coinvolta negli eventi della Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium di Roma ad Expo. -
Modena, 24 settembre 2015
La cooperativa sociale Ceis Formazione di Modena è stata coinvolta negli eventi che la Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium di Roma ha organizzato all'Expo di Milano ieri – mercoledì 23 – e oggi - giovedì 24 settembre. La due giorni, intitolata "Nutrire il corpo, educare la persona, coltivare il sogno", si è svolta nel padiglione Don Bosco, di cui ricorre il bicentenario della nascita. In collaborazione con l'Istituto Superiore di Scienze dell'Educazione e della Formazione "G. Toniolo", che cura un corso di laurea triennale per educatori sociali rivolto a studenti lavoratori, è stato presentato il lavoro quotidiano svolto dagli educatori nelle comunità gestite dal Ceis.
Andrea Ascari, direttore di Ceis Formazione, ha tenuto un workshop su "La comunità che nutre, la comunità che educa". «Per gli educatori il nutrire il corpo non ha a che fare soltanto con i bisogni delle persone che incontrano. È un gesto pieno di significati, un modo di accogliere, formare e mettersi in relazione – ha detto Ascari - Sedersi a tavola e condividere un pasto nelle case e comunità che accolgono persone impegnate a riprogettare la propria vita (tossicodipendenti, minori stranieri, malati di Aids), è un modo magnifico per educare le persone e un punto di partenza per coltivare i sogni».
Il sacerdote modenese don Luca Balugani, direttore dell'Istituto Toniolo, ha preso parte a una tavola rotonda dal titolo "Periferie dell'educazione". «Sulla superficie di una sfera, come è la società globalizzata, è difficile definire dove è il centro e dove la periferia – ha detto don Balugani - Tra le categorie di persone che vengono lasciate al margine vi sono senz'altro i minori non accompagnati (fenomeno in aumento del 400%) e i giovani. I primi non votano, non sono iscritti a sindacati o associazioni di categoria; i secondi vengono sempre chiamati in causa, ma sono esclusi dalle responsabilità e dunque dalla partecipazione. Oltre ai minori che soffrono perché non hanno famiglia, vi sono i minori che soffrono nella famiglia, per violenze o abusi. Una sofferenza parzialmente negata, forse perché supera il limite di tollerabilità dell'opinione pubblica. In un mondo adultocentrico, il bambino si trova sempre in periferia. Ogni volta che entriamo in contesto educativo ci poniamo in periferia. Senza una rivoluzione dei modelli culturali sarà impossibile combattere la violenza. È illusorio tentare di portare al centro chi è al margine. È realistico, invece, coltivare le possibilità di farsi vicini dovunque ci sia qualcuno da nutrire nel corpo, nello spirito, nella dignità e nei diritti fondamentali».
(Fonte: ufficio stampa Confcooperative MO)