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Consuntivo 2015 a 9,95 miliardi, +5,6%. Confermate le previsioni 2016 di 10,25 miliardi. Per l'anno in corso investimenti per 152 milioni

Trezzano s/N, Milano, 4 luglio 2016 – Selex cresce ancora e consolida la sua presenza sul territorio. Nel 2015 il fatturato complessivo è arrivato a 9,95 miliardi di euro, con un incremento del 5,6% rispetto al 2014. Positivo anche l'andamento dei primi quattro mesi del 2016. Da gennaio a fine aprile il Gruppo ha infatti registrato un aumento del + 4,9% se si considerano tutti i canali e le aperture di nuovi punti di vendita. I risultati sono stati presentati nel corso dell'Assemblea annuale Selex, tenutasi il 1 luglio a Siviglia (Spagna), con approvazione del bilancio 2015.

Il dato sulla crescita Selex a rete costante sempre nei primi quattro mesi dell'anno è + 0,7%, in controtendenza rispetto al settore della grande distribuzione italiana, che ha invece registrato un trend negativo, pari a - 1,3% ( iper + super, dati Nielsen).

Selex rafforza la sua posizione al terzo posto tra i retailer, con una quota di mercato dell'11,6% (dati IRI, gennaio 2016) e conferma una stima di chiusura anno a 10,25 miliardi di fatturato.

Selex-sviluppo-2016

Il Gruppo commerciale Selex associa 15 imprese e 2.515 punti di vendita dislocati su tutto il territorio nazionale, con insegne nazionali quali Famila, A&O e C+C, e diversi altri brand assai radicati a livello regionale (vedi allegato). Nel corso dell'Assemblea annuale, è stato presentato oltre al consuntivo 2015 anche il programma di sviluppo per il 2016. Per le nuove aperture (69 le unità previste entro la fine dell'anno) e la modernizzazione di punti di vendita esistenti, che porteranno all'assunzione di centinaia di nuovi collaboratori, sono stati stanziati 152 milioni di euro.
«Nonostante il 2016 non abbia ancora visto l'affermarsi di una ripresa robusta dell'economia – ha detto Dario Brendolan, Presidente del Gruppo Selex – il nostro Gruppo ha scelto di proseguire con decisione sulla strada dello sviluppo, studiando moderni formati di punti vendita radicati nel territorio e sempre attenti alle nuove tendenze di consumo e alle tradizioni delle comunità in cui operano».

I risultati positivi conseguiti nei primi quattro mesi dell'anno premiano l'impegno di Selex sul fronte del miglioramento continuo dell'offerta, in particolare nei reparti più strategici come i freschissimi e l'area salute e benessere.
«Abbiamo lavorato in questi mesi per rinnovare la rete, migliorare la specializzazione dei reparti emergenti e rafforzare il posizionamento distintivo delle nostre insegne - ha sottolineato Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex - Parallelamente abbiamo presidiato attentamente l'area convenienza. Lo scorso anno, grazie alle promozioni, i consumatori che hanno fatto la spesa nei nostri punti di vendita hanno risparmiato 450 milioni di euro».

Al buon andamento del Gruppo Selex hanno contribuito anche le performance dei prodotti a marca del distributore. In particolare le linee specialistiche premium e quelle salutistiche hanno registrato nei primi quattro mesi dell'anno un incremento delle vendite del 15% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un risultato ottenuto grazie anche alla campagna di comunicazione che ha visto la realizzazione del nuovo sito www.prodottiselex.it e importanti investimenti pubblicitari sulle principali emittenti nazionali.

Selex-pdv

Mercoledì, 06 Luglio 2016 09:12

Premi di risultato: la detassazione è operativa

Le regole operative per i premi di produttività 2016. La nuova disciplina prevede una tassazione agevolata sui premi di produttività, con aliquota al 10% per una somma fino a 2000 euro lordi annui.

Parma, 6 luglio 2016

La nuova disciplina prevede una tassazione agevolata sui premi di produttività, con aliquota al 10% per una somma fino a 2000 euro lordi annui. L'importo è incrementato di euro 2.500 qualora le aziende coinvolgano i lavoratori nell'organizzazione del lavoro tramite la costituzione di gruppi di lavoro in cui dipendenti e responsabili aziendali operino insieme per migliorare o innovare le aree produttive, anche tramite il monitoraggio degli obiettivi e delle risorse necessarie prefissate. Le regole operative per i premi di produttività 2016 sono contenute nel decreto ministeriale del 25 marzo pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 maggio. Con il decreto vengono disciplinati anche i criteri di misurazione degli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione ai quali è legata, tramite i contratti aziendali o territoriali, la corresponsione dei premi di risultato.

Le nuove misure fiscali sono rivolte ai lavoratori dipendenti del settore privato, con contratto di lavoro subordinato, determinato o indeterminato, che abbiano percepito nell'anno precedente a quello di riferimento, redditi di lavoro dipendente non superiore a euro 50.000 lordi. I lavoratori destinatari del premio possono anche decidere di sostituire le somme corrispondenti con servizi di welfare previsti dal comma 2 dell'articolo 51 del Testo Unico delle imposte sui redditi. Come accedere al beneficio? Il datore di lavoro deve depositare, in modalità telematica, gli accordi sul premio di risultato presso gli uffici ministeriali competenti, accompagnati da una dichiarazione con cui si assicura la corrispondenza dell'accordo ai criteri fissati dalla nuova normativa. Il deposito deve avvenire entro 30 giorni dalla sottoscrizione dei contratti collettivi aziendali o territoriali, congiuntamente alla dichiarazione di conformità del contratto al decreto. Invece, per i premi di risultato relativi al 2015, il deposito del contratto e della relativa dichiarazione di conformità è da effettuarsi entro il prossimo 15 luglio.

Pubblicato in Lavoro Emilia
Martedì, 05 Luglio 2016 12:29

Moda, l'Emilia-Romagna lancia la fashion valley

Dopo benessere, motori e cibo si punta su un comparto di 30mila imprese. Verso una nuova rete tra i marchi e le imprese, da Piacenza a Rimini. Un confronto tra imprese, associazioni di categoria, Regione e Governo dove sono state approfondite le nuove leve di sviluppo del settore in particolare dell'innovazione, dell'internazionalizzazione e dell'organizzazione della produzione. Il fashion made in Emilia-Romagna raggiunge quasi 30 mila imprese e 142mila addetti.

Bologna, 5 luglio 2016

E l'Emilia-Romagna lancia la Fashion Valley, il quarto pilastro del sistema economico emiliano-romagnolo insieme il food, il motor e wellness. Una strutturazione del comparto della moda in grado di connettere le eccellenze, una rete tra i marchi e le imprese che si distribuiscono in tutto il territorio regionale, da Piacenza a Rimini. Un comparto che in regione oggi conta più di 7.200 imprese per la parte manifatturiera (5,5% delle imprese regionali), circa 52 mila addetti (il 5,1% degli addetti regionali), un export di 4,6 miliardi di euro (12,7% delle esportazioni nazionali). E se alla parte industriale si aggiunge la componente terziaria legata alla filiera della moda – con quasi 23 mila imprese che impiegano circa 90 mila addetti - il fashion made in Emilia-Romagna raggiunge quasi 30 mila imprese e 142mila addetti.

Della nascitura Fashion Valley dell'Emilia-Romagna e delle strategie di valorizzazione del sistema moda regionale se ne è parlato ieri pomeriggio a Bologna, dove sono state approfondite le nuove leve di sviluppo del settore in particolare dell'innovazione, dell'internazionalizzazione e dell'organizzazione della produzione. Un dialogo aperto tra imprese, associazioni di categoria, Regione e Governo con l'assessore alle Attività produttive della Regione Emilia-Romagna Palma Costi e il sottosegretario del ministero dell'Economia e delle finanze Paola De Micheli.

«Abbiamo iniziato un percorso valorizzazione di un comparto produttivo fondamentale per l'economia regionale, riconosciuto a livello internazionale grazie sia alla presenza di marchi forti sia all'inestimabile qualità dei suoi prodotti garantita da una filiera estremamente competente. Lavoreremo sulle filiere, sull'internazionalizzazione di tutte le imprese a prescindere dalle dimensioni continuando il dialogo con il Governo per lo studio di strumenti adeguati alle specificità di questo comparto. A questo si aggiunge il progetto "Fashion valley"– ha sottolineato l'assessore Costi-, che vuole valorizzare il "Made in Italy" non solo attraverso il prodotto ma insieme alla conoscenza di tutto quello che sta dietro la sua produzione: la storia, l'esperienza, il know how, le competenze di tutta una filiera. In questo processo, un ruolo fondamentale è svolto dalle fondazioni che stanno nascendo sul nostro territorio come la "Fashion Research Italy" o dai prestigiosi archivi aziendali, con la loro preziosa attività di ricerca e archivio della storia del fashion in Emilia-Romagna. Come, ad esempio il Citer, la Modateca Deanna o Angelo Vintage Archive, conosciuti e riconosciuti in tutto il mondo».

In autunno è già previsto, in Regione, un altro confronto con il Governo sul tema dell'internazionalizazione.
Il sottosegretario del ministero dell'Economia e delle finanze Paola De Micheli ha evidenziato che «il Governo sta mettendo in campo azioni di politica economica ed industriale di grande sostegno alle imprese. Il riconoscimento della specificità della filiera del tessile ci spinge ad individuare, in un rapporto dialettico con gli imprenditori, specifiche misure di sostegno ad un comparto che, con i fatti, è punta di diamante della manifattura italiana».

I numeri della fashion Valley

Le imprese esportatrici nella filiera della moda - considerando sia la produzione sia la commercializzazione (tessile, abbigliamento, pelli, macchine per la lavorazione, agenti commerciali, ingrosso, dettaglio e ambulanti) - sono complessivamente 2.047 (8,8% del totale): il 77% delle produttive esporta e di queste il 53% è esportatore abituale mentre il 53% del commercio esporta e di queste il 28% è esportatore abituale. Ben 1.045 (51%) delle esportatrici ha meno di 5 addetti, 15,7% delle esportatrici è impresa artigiana e l'8,2% delle artigiane della filiera moda esporta: il 28,2% la quota media per impresa esportatrice del fatturato realizzato all'estero sul totale fatturato.
Il settore del fashion ha registrato una fase di rallentamento dovuta in parte alla crisi, alla forte contrazione della domanda interna nonché ad un necessario riposizionamento eristrutturazione generale delle imprese. Infatti dal 2003 al 2015 la produzione complessiva è calata del 41,9%, mentre con l'avvio della crisi, dal 2008 al 2015, il fashion ha perso complessivamente il 7,8% delle imprese e 10,4% degli addetti (sul versante produzione -14,8% le imprese e -18% gli addetti mentre per quanto riguarda la parte commerciale -4,4% le imprese e -0,2% gli addetti).

(Fonte: ufficio stampa ER)

Domenica, 03 Luglio 2016 14:12

c.a.s.e.a.SOMMARIO Anno 15 - n° 26 3 luglio 2016

Chiuso per elezioni. Cereali, dopo il venerdi nero... lattiero caseario: latte spot in recupero. I benefici degli integratori alimentari. Olio e Antitrust. Export e lotta all'italian sounding. L'effetto Brexit sull'agroalimentare italiano

SOMMARIO Anno 15 - n° 26 03 luglio 2016 (in allegato il pdf scericabile)

1.1 editoriale Chiuso per elezioni
2.1 Cereali Cereali e dintorni. Dopo il venerdi nero i mercati riprendono a salire
3.1 Lattiero Caseario Il latte spot recupera il 17,22% rispetto alla media di maggio
4.1 integratori Integratori alimentari, i benefici vantaggi per tutte le età.
6.1 olio Antitrust: piovono multe sull'olio extravergine ingannevole
6.2 export Parmigiano Reggiano: lotta all'imitazione. Export, in USA continua la crescita
7.1 sport e natura Parmigiano Reggiano HARD RUN, Boves (CN). Il Team Farm Run si fa onore. Tutti sul podio.
8.1 sicurezza Vietata la vendita di alcuni lotti di cozze e ostriche nei Paesi Bassi
8.2 lotta italian sounding Falsa salsa al Parmigiano Reggiano ritirata in Canada
9.1 export e import - brexit L'effetto Brexit sull'agroalimentare italiano
10.1promozioni "vino" e partners
11.1promozioni "birra" e partners

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Domenica, 03 Luglio 2016 12:58

Chiuso per elezioni

"Eppur non si muove". Dalle "trivelle" alla "Brexit" per passare dalle amministrative italiane e infine alle elezioni della Gran Bretagna e al referendum costituzionale d'autunno e poi verranno presto le elezioni in Germania e in Francia (forse anche in Italia), ogni scusa è buona per non prendere le decisioni importanti e fare decollare quest'Italia e quest'Europa.

di Lamberto Colla Parma, 3 luglio 2016.
la Gran Bretagna ha deciso che non vuole stare con questa Europa e oltre 17 milioni di felici sudditi di sua Maestà la Regina Elisabetta hanno optato per il Leave ovvero abbandonare la barca che sta affondando.

Come ogni scelta popolare va rispettata e al di là delle considerazioni se fosse stato "giusto" procedere con una consultazione popolare su questioni così impegnative e che coinvolgono, direttamente o indirettamente, altri Paesi membri, il messaggio è stato chiaro e lo sarebbe stato ancor più se, a pochi giorni dalla consultazione, un fanatico non avesse ucciso la deputata laburista Jo Cox impegnata per promuovere il Remain.
Tralasciamo anche il fatto che il giorno seguente fosse stata avviata una petizione per rifare il referendum, che in poche ore raccolse quasi 2 milioni di adesioni, ma il risultato è lì sotto gli occhi di tutti e in molti, in Italia e negli altri Paesi dell'Unione, vorrebbero correre a una consultazione analoga e... allora ne vedremmo delle belle!

Fatto sta che lo schiaffo all'Europa germanocentrica, tutta imperniata sulle misure d'austerity, guidata da ragionieri e non da statisti, controllata dalla Troika e minacciata dalla finanza internazionale è stato dato e ora si deve aprire il tavolo delle trattative per negoziare l'uscita di una nazione che, di fatto, non era mai entrata e ospita nella city della capitale il 40% delle transazioni finanziarie mondiali.

E così è stato convocato d'urgenza un summit tra i 28-1 Paesi membri per decidere le modalità e i tempi anticipato da un mini vertice tra i rappresentanti delle nazioni (Gran Bretagna esclusa ovviamente) che nel dopoguerra, decisero che sarebbe stato opportuno trovare delle intese comuni per scongiurare nuovi conflitti mondiali. Hollande e Renzi non usarono mezze parole all'indomani del referendum, il Regno Unito avrebbe dovuto distaccarsi dall'UE il più presto possibile.

E infatti, dal vertice trilaterale, venne la conferma del contrario. La Merkel, ancora una volta, è riuscita fare valere la sua posizione e gli interessi della Germania, che con il l'Isola ha fortissimi interessi commerciali, e il risultato finale è che vince la linea tedesca e occorre "aspettare la richiesta ufficiale del dell'Inghilterra di attivazione dell'articolo 50 del trattato di Lisbona che riguarda appunto il recesso unilaterale di un membro dell'Unione Europea.
Ma tale richiesta non potrà essere formulata dal dimissionario Camerun che cesserà il suo mandato solo a ottobre.

Ancora una volta la burocrazia ha il sopravvento e viene sfruttata per prendere tempo, per fare stemperare gli animi e chissà forse per rinegoziare ulteriori vantaggi britannici pur di non perdere un pezzo di quest'aborto di Stato federale che avrebbe dovuto essere l'Unione Europea.
Una risposta ancora una volta attendista. Tutto rimandato a ottobre, come la consultazione referendaria promossa da Matteo Renzi sulla modifica costituzionale sul risultato della quale si gioca la permanenza a Palazzo Chigi.

E così, da una campagna elettorale all'altra, nulla si decide e L'Italia va a rotoli e l'Europa si disintegra.

 

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 26 Giugno 2016 10:19

La spaccata. Brexit, un nuovo corso per l'UE

Il nuovo venerdi nero delle borse. 637 miliardi (61 dei quali italiani) di capitalizzazione delle borse europee sono stati bruciati in un solo giorno. Le borse reagiscono peggio dell'attacco alle Torri Gemelle. E' questo il primo di una lunga serie di costi che si pagheranno per il saluto a sua maestà la regina.

di Lamberto Colla, 25 giugno 2016 -

Si inaugura un nuovo corso per l'Unione Europea.
Un membro se ne esce ma non esistono regole da fare applicare, tutto e da scrivere.

Quale migliore occasione per stipulare quelle regole che consentiranno ai soci di di abbandonare l'allegra combricola. Da oggi sarebbe opportuno iniziare la negoziazione d'uscita della Gran Bretagna che dovrà diventare il modello regolamentato d'uscita di ciascun Paese che in seguito vorrà seguire l'esempio del Regno Unito, con l'aggiunta dell'assegnazione di un valore di scambio tra l'euro e la moneta dello Stato che torna a una totale e indipendente sovranità.

L'abitudine a concedere all'Inghilterra condizioni di favore, non può essere percorsa in questo frangente, perché, non è da escludere, altri Paesi UE vorranno o dovranno lasciare l'UE e non potranno subire un trattamento diverso da quello che verrà riservato alla Gran Bretagna.

Le conseguenze interne al voto
Quello che gli inglesi non immaginavano è il risvolto interno alla vittoria del LEAVE e la frattura generazionale e geografica che è stata possibile disegnare dopo l'analisi del voto.

Una reazione autarchica al perdurare di uno stato di crisi internazionale che vede da troppo tempo i Paesi membri l'un contro l'altro schierati. E' questo che vien da pensare analizzando il voto per fasce di età.

GB-Eta-voto-Brexit

La percezione di un conflitto - senz'armi dispiegate ma pur sempre di conflitto tra interessi di nazioni sovrane - deve essere stato il motivo scatenante della decisione delle classi più mature.
L'ancestrale diffidenza britannica a un'Europa Unita alla quale non hanno mai voluto credere sino in fondo, restando fuori dall'Euro, ha avuto il sopravvento e e alla soglia dei 50 anni le preferenze di voto sono andate al LEAVE toccando soglie superiori al 60% per la classe di età superiore ai 65 anni.

Dal punto di vista geografico invece determinanti sono state l'Inghilterra (esclusa Londra che in quanto capitale finanziaria non aveva nessun interesse all'uscita dall'UE) e a sorpresa il Galles.

Fortemente orientati al REMAIN invece erano la Scozia e l'Irlanda che da subito hanno avanzato pretese indipendentiste pur di restare o meglio fare richiesta di ingresso in UE.

GB-Geagrafia-Voto-Brexit

La scelta di Cameron di affidarsi al referendum (supponendo una vittoria schiacciante del Remain) si è rivelata una "spaccata" maldestra con il risultato di:
- essere fuori dall'UE e avere messo in crisi la "pax" europea voluta dai padri fondatori a seguito della II guerra mondiale.
- avere riacceso i conflitti interni e le micce indipendentiste
- avere posto giovani e anziani in conflitto di generazione.

Di peggio non poteva fare. "Una brutta spaccata"

 

Pubblicato in Economia Emilia

Per la cooperazione agroalimentare il mercato britannico vale 600 milioni di euro (2015).

Roma, 22 giugno 2016. Con oltre 600 mln di euro nel 2015, circa il 18% del totale delle esportazioni Oltremanica dei prodotti agroalimentari made in Italy, il Regno Unito è per la cooperazione italiana il secondo mercato europeo per importanza dopo la Germania.
Una piazza strategica in particolare per comparti come ortofrutta fresca e trasformata (200 mln di euro), vino (185 mln), latte e formaggi (80 mln) e salumi e carni fresche (oltre 70 mln), che per Alleanza delle Cooperative agroalimentari vale l'8,5% del totale export.

"E' prematuro fare delle previsioni sulle ipotetiche conseguenze della Brexit – ha dichiarato il presidente dell'Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri - anche perché l'eventuale decisione del governo britannico di uscire dall'Ue aprirebbe una fase di negoziazione con l'Unione europea che si protrarrebbe verosimilmente per un paio di anni. Nel frattempo il mercato inizierà ad assestarsi verso il nuovo scenario. Molto dipenderà - ha continuato Mercuri – dal tipo di politica commerciale che in caso di Brexit sceglierà il Regno Unito. Se sarà orientata a un accordo di libero scambio con l'UE, occorrerà valutarne i termini: è da escludere l'apposizione di dazi, mentre bisognerà fare i conti con l'impatto di eventuali modifiche in merito al riconoscimento delle denominazioni di qualità. Un aspetto chiave per la cooperazione, che è leader in queste produzioni. Da non trascurare infine - ha concluso Mercuri – le eventuali conseguenze sul tasso di cambio euro-sterlina, che determinerà la competitività dei prezzi dei prodotti".

Il ruolo delle Università e delle Fondazioni universitarie nella promozione e nel trasferimento della ricerca a sostegno della innovazione e dell'economia della conoscenza al centro di un convegno nazionale, promosso dalla Fondazione Marco Biagi e dalla Conferenza Nazionale delle Fondazioni universitarie (CNFU), in collaborazione con le Università di Bologna, Modena e Reggio Emilia, Ferrara e Parma. Appuntamento con "Atenei e fondazioni universitarie al servizio dell'innovazione e dell'economia della conoscenza: sinergia per il futuro del Paese. Emilia Romagna una realtà strategica" martedì 14 giugno a Modena. Presente anche il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ed esponenti del mondo dell'economia.

Modena, 13 giugno 2016

Importante convegno nazionale a Modena per parlare della cosiddetta "terza missione" delle università e comprendere come le stesse università, possono impiegare la conoscenza ed i prodotti della loro ricerca per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società.

Se ne parlerà martedì 14 giugno 2016 in occasione di un appuntamento dal titolo "Atenei e fondazioni universitarie al servizio dell'innovazione e dell'economia della conoscenza: sinergia per il futuro del paese. Emilia Romagna una realtà strategica", promosso dalla Fondazione Marco Biagi e dalla Conferenza Nazionale Fondazioni Universitarie (CNFU), insieme ai quattro Atenei dell'Emilia Romagna, l'Università degli Studi di Bologna, di Ferrara, di Modena e Reggio Emilia e di Parma, con il sostegno di UniCredit.

L'iniziativa affronterà il tema del rapporto tra le università ed il mondo dell'impresa e della società civile, evidenziando il ruolo fondamentale di supporto alle Università che le Fondazioni universitarie svolgono proprio nel realizzare le attività di terza missione. La riflessione, in particolare, si dirigerà sull'attività svolta in questo ambito dagli Atenei, dalle Fondazioni universitarie e dalle istituzioni pubbliche della Regione Emilia Romagna, una regione che in questi anni ha saputo mettere al centro della sua azione progetti ed iniziative tesi a favorire l'innovazione.

L'incontro avrà luogo, a partire dalle ore 9.30, presso la Fondazione Marco Biagi (Largo Marco Biagi 10).

L'appuntamento, che si protrarrà per tutta la giornata, sarà introdotto dai saluti del Rettore di Unimore Angelo O. Andrisano, del Rettore dell'Università di Parma Loris Borghi, del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e del Sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli. Immediatamente dopo verranno consegnati i contributi della Fondazione Intesa San Paolo Onlus.

Seguiranno, poi, due sessioni. La prima, dalle ore 10.30 alle 12.00, dedicata a "Ricerca ed economia della conoscenza", coordinata dal Pro Rettore di Bologna Antonino Rotolo, nella quale interverranno Tommaso Fabbri (Unimore e Fondazione Marco Biagi) su "L'organizzazione dell'Università nella società della conoscenza e nell'economia dell'innovazione", Diego Macrì (Unimore) su "Terza missione nell'Università della trasparenza: complementare o antagonista?" e Lorenzo Badiello (Regione Emilia-Romagna - Servizio di collegamento con l'Unione Europea) su "L'Emilia-Romagna in Europa: opportunità e sfide per una crescita innovativa del territorio". La seconda, dalle ore 12.00 alle 13.15, in cui si parlerà di "Università e Fondazioni universitarie di fronte alla terza missione", coordinata dal Rettore dell'Università di Ferrara Giorgio Zauli, cui prenderanno parte Claudia Pingue (Fondazione Politecnico di Milano – Direttore POLIHUB Servizi srl) con un contributo su "Il ruolo degli incubatori universitari", Francesco Zerbetto (Presidente Fondazione Alma Mater di Bologna) su "Innovazione e ricerca nelle fondazioni universitarie", Luigi Rovati (Unimore) su "Il Tecnopolo di Mirandola: un modello di trasferimento tecnologico integrato nella Rete Alta Tecnologia", Paolo Bonaretti (Direttore ASTER) su "La ricerca scientifica volano di sviluppo e attrattività della Regione Emilia-Romagna".

La giornata sarà conclusa, al pomeriggio dalle ore 15.00, da una tavola rotonda su "Atenei e Fondazioni universitarie realtà strategiche per il futuro del Paese", coordinata dal Direttore de "Il Sole 24 Ore" Roberto Napoletano, che riunirà: Guido Cristini (economista d'impresa, Univ. di Parma), Gianantonio Magnani (Presidente CNFU e Presidente Fondazione Politecnico di Milano), Riccardo Ferretti (Pro Rettore Unimore), Paolo Govoni (Presidente CNA Emilia-Romagna), Mauro Lusetti (Presidente nazionale Legacoop), Paolo Cornetta (Responsabile Human Resources UniCredit), Andrea Bozzoli, Amministratore delegato Hpe Coxa, Patrizio Bianchi (Assessore Regione Emilia Romagna).

Per il programma e l'iscrizione al convegno registrarsi su www.fmb.unimore.it 

(Fonte: Ufficio Stampa Unicredit)

Domenica, 12 Giugno 2016 09:29

Il "massacro controllato" degli ulivi in Puglia.

La Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito oggi, giovedì 9 giugno, che Bruxelles può obbligare gli Stati membri a rimuovere tutte le piante potenzialmente infettate dal batterio Xylella fastidiosa, anche nel caso in cui non siano presenti sintomi, se queste sono in prossimità di quelle malate.

La misura, si legge nel comunicato, "è proporzionata all'obiettivo di protezione fitosanitaria" ed "è giustificata dal principio di precauzione", sulla base di prove scientifiche. La decisione della Commissione risale al 2015 e prevede l'eliminazione della flora a rischio entro un raggio di 100 metri dal focolaio, senza che vi sia un indennizzo. Allora il tribunale amministrativo regionale per il Lazio aveva sospeso l'ordine di rimozione, impartito dal Servizio agricoltura Regione Puglia, delle piante situate in prossimità di ulivi infetti, interrogando l'organo a livello europeo. Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", spera in un intervento immediato del Governo affinché si eviti il compimento di uno scempio preannunciato che potrebbe depturpare irrimediabilmente il nostro territorio ma che certamente è evitabile.

7 startup selezionate da UniCredit Start Lab e Smau incontrano potenziali investitori alla ricerca di idee e progetti innovativi su cui puntare. Tra i progetti ammessi anche tre "Made in Emilia".

Bologna, 10 giugno 2016

Si è svolto ieri pomeriggio nell'ambito di Smau, presso il padiglione 33 di Bologna Fiere, l'Investor Day di UniCredit Start Lab, programma di accelerazione rivolto alle startup innovative operanti nei settori del Life Science, del Clean Tech, del Digital e dell'Innovative Made in Italy. Un'iniziativa volta a creare occasioni di business tra i potenziali investitori, in cerca di nuove idee da valorizzare e supportare e una selezione di 7 startup.

Tra i progetti ammessi anche tre "Made in Emilia" realizzati, nello specifico, da Mind, startup di Modena che propone soluzioni innovative sfruttando la domotica grazie all'applicazione delle più recenti tecnologie e allo studio delle abitudini delle persone; Neuronguard, anch'essa modenese che ha ideato un innovativo sistema di protezione cerebrale per pazienti colpiti da ictus, trauma cranico grave e arresto cardiaco; e dalla bolognese Wenda, che ha creato soluzioni innovative capaci di proteggere e valorizzare i prodotti del settore vinicolo.

Smau Bologna | R2B è l'evento di riferimento dedicato all'incontro tra il mondo della Ricerca Industriale, l'ecosistema dell'innovazione e le imprese del territorio e, come dichiara Paola Garibotti, Responsabile Country Development Plans UniCredit, "UniCredit Start Lab vuole dare forza e sostenere le idee imprenditoriali più promettenti. Le aziende, i professionisti, i manager, gli oltre 200 partner e soggetti istituzionali che fanno parte dei nostri network sono i compagni di lavoro ideali per valorizzare e far crescere i progetti delle giovani imprese affinché si trasformino in business di successo. Per questo motivo Smau rappresenta la cornice ideale in cui far incontrare queste due realtà favorendo lo scambio e il networking."

Pierantonio Macola, Presidente di Smau, sottolinea che "L'obiettivo di Smau Bologna | R2B è quello di far emergere le eccellenze innovative, le nuove realtà imprenditoriali ad alto tasso di innovazione e di creare le condizioni affinché nei due giorni di evento trovino il giusto partner in grado di trasformarle in imprese di successo. I partner di UniCredit Start Lab avranno la possibilità di incontrare un'offerta di innovazione unica e di altissimo livello appresentata da una selezione di startup, proveniente in parte dal programma UniCredit Start Lab e in parte dalle 40 startup selezionate per partecipare a Smau Bologna | R2B e scelte con cura per andare incontro alle esigenze di innovazione degli imprenditori, manager e investitori della rete UniCredit Start Lab."

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(fonte: ufficio stampa Unicredit)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia
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