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Hura Hara, rapper/beatmaker/poetry slammer parmigiano capace di raccontare le tante sfumature della realtà. Da pochi giorni è uscito il video del brano "Voglio lei, lei, lei e lei" nato dalla collaborazione con il pioniere dell’ Hip Hop italiano Dj Jad.

Di Chiara Marando – Mercoledì 26 Agosto 2015

Strafottente, profonda, arrabbiata ma anche dolorosamente reale e dolce, queste sono le sfumature che ben esprimono la musica di Hura Hara, al secolo Matteo Cortesi, rapper/beatmaker/poetry slammer parmigiano. La sua è una storia artistica che inizia alla tenera età di dodici anni quando, spinto da un’infinita passione per la cultura Hip Hop, inizia il suo percorso artistico fondando la crew MDClan ed esibendosi sui palcoscenici del panorama underground nord italiano accompagnato dai rappers Eric "Legacy" Kouaye e David "10.000wattz" Wabara.

Da allora non si è mai fermato, in un crescendo di concerti dal vivo in Festival di portata nazionale e locali come il Roxy Bar di Red Ronnie, nonché collaborazioni prima con gruppi noti come gli RhPositivo, poi con artisti quali il tastierista Andrea "Satomi" Bertorelli ed il bassista Fabio Lanzi, insieme a cui riesce a trovare finalmente lo stile che più lo caratterizza: una miscela di liriche di concetto e suono raffinato.

Si tratta di una continua ricerca verso una musica che spazia dal gusto minimal del neo soul alla comunicazione del rap, fondendosi con atmosfere funky-jazz in un suono personale ed originale. Non a caso, oltre ad esprimersi anche in lingua spagnola, sperimenta tecniche di rapping anticonvenzionali e si cimenta in quella che definisce "Tecnica del rovescio", ovvero la creazione di assonanze ed allitterazioni concentrate nella prima metà della parola, così che anche interpretata al contrario si possa dare vita ad un flusso in rima dal messaggio criptato. 

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Per Hura Hara il raccontare la realtà vista attraverso i suoi occhi è vita, ecco quindi che  scrive un libro di poesie e pensieri dal titolo "Vento di parole o parole al vento", nel quale è inclusa "Il vecchio e l'immortale", pubblicata in seguito nella terza edizione dell'antologia "Cose a parole" - Giulio Perrone Editore.

Ma la sua creatività è un fiume in piena. Forma il progetto "Hura Khan Hara e Tueich Band", autoproducendo il disco "CultHura del Khantore Vol.1" (Ca' Meja Records 2010) ed ottenendo importanti interviste radiofoniche.

Nel 2012 è ospite del "Mario Biondi & The Italian Jazz Players Tour" al Teatro degli Arcimboldi (Milano) e al Teatro Novelli (Rimini) per il brano "More than you could ever know": il suo tocco arricchirà il pezzo con liberi momenti di improvvisazione. Nel 2013 collabora con vari esponenti della musica indipendente italiana in veste d'autore della parte letteraria e crea il progetto "Rapsodiade - Poesia in Jazz", un concept concert di ispirazione spoken word composto da recitazione in rima e improvvisazione musicale con il pianista jazz Luca Savazzi.

Il 2015 vede la collaborazione con Lorenzo Campani nel brano "Il grande passo" e con il pioniere dell’ Hip Hop italiano Dj Jad (Articolo 31, Usb) con cui realizza il brano "Voglio lei, lei, lei e lei".

Ed è proprio "Voglio lei, lei, lei e lei" la vera novità, perché da pochi giorni è uscito il video che sta già facendo il pieno di visualizzazioni.

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Realizzato da Hura insieme alla videomaker Eloisa Montevecchi, traduce in immagini il significato della canzone: un uomo che ama le donne e racconta il suo punto di vista sull'amore, il tutto in un susseguirsi di splendide ragazze, location variegate e tanta autoironia.

Un mix hip hop dalle note estive tra le quali Hura fa muovere parole dal significato profondo  supportato da un beat dalle sonorità brasiliane e 70's magistralmente campionate e mixate da Dj Jad.

A proposito di questa importante collaborazione Hura racconta: "Quando ero piccolo ed iniziavo ad appassionarmi a questa musica, la prima persona che vidi "scratchare" con i giradischi fu Dj Jad, rimasi incantato e quel suono mi entrò nella testa per non uscire più. Ricordo che comprai un biglietto per andare a vedere gli Articolo 31 nel 1996 al Palazzetto dello sport di Parma, ma a quel concerto non partecipai perché come al solito combinai un guaio a scuola e mia madre non mi diede il permesso.

19 anni dopo mi sono preso la rivincita !"

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Sarojini Bhatt debutta con Tania Bussi. Una nuova iniziativa musicale animerà la serata di venerdì 4 settembre a Felino. L'Amministrazione Comunale ha infatti organizzato un concerto gratuito a Villa Ceci a San Michele Gatti in occasione del quale la soprano Tania Bussi si esibirà con Paolo Mora al violino ed il maestro Eugenio Furlotti al pianoforte in una performance di opera lirica.

Con il titolo "Casta Diva che inargenti", tratto dalla "Norma", il celeberrimo melodramma di Bellini, il concerto comprenderà brani di Bellini, Rossini, Paganini, Verdi, Puccini e Haendel. Un tocco di internazionalità arriverà dalla soprano Sarojini Bhatt che si esibirà insieme a Tania Bussi.
"Inserito nell'incantevole contesto di Villa Ceci, l'appuntamento musicale promosso dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Felino vuole essere un'occasione per far conoscere e apprezzare l'opera lirica ai cittadini felinesi e non solo" afferma l'Assessore Rosina Trombi.
"Stiamo valutando - aggiunge l'Assessore Trombi - la possibilità di proporre analoghe iniziative in altri luoghi significativi del nostro comune per far scoprire ai nostri cittadini e anche ai visitatori edifici, chiese, locali e parchi poco conosciuti o che normalmente non sono accessibili al pubblico, creando eventi aperti a tutti".

Per arricchire la serata di gusto e sapori tipici, a partire dalle ore 20.30 sarà possibile degustare sul posto vini e prodotti locali offerti presso banchetto della Proloco di Felino (€ 5 a degustazione).

"La Proloco è un partner ormai consolidato che in collaborazione con il Comune realizza numerosi eventi per la promozione del territorio e delle sue peculiarità; siamo soddisfatti – dichiara il Sindaco Maurizio Bertani – che essa abbia positivamente accolto il nostro invito a prendere parte a questo suggestivo evento".

Il concerto avrà inizio alle ore 21 con ingresso libero e gratuito. E' consigliato presentarsi con adeguato anticipo per trovare posti a sedere. In caso di maltempo, il concerto si terrà all'interno della villa.

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Martedì, 25 Agosto 2015 16:26

Roccabianca celebra il "suo" Voltini

All'artista è dedicata la mostra pittorica e documentaria "Radici. Il pittore, il cittadino di Roccabianca", che verrà inaugurata sabato 29 agosto alle ore 18 nel castello rossiano. L'iniziativa è stata presentata al Parma Point da Antonioli, Bellini, Dall'Acqua, Scaltriti.

Parma, 24 agosto 2015 – Verrà inaugurata sabato 29 agosto alle ore 18 nel castello di Roccabianca la mostra pittorica e documentaria "Radici. Il pittore, il cittadino di Roccabianca" che il suo paese natale dedica a Giovanni Voltini, pittore e scenografo nato nel 1875 e scomparso nel 1964.
L'esposizione, curata da Marzio Dall'Acqua, è organizzata dall'Associazione Castello Eventi con il contributo del Comune di Roccabianca ed il patrocinio della Provincia di Parma, dell'Archivio di Stato di Parma e dalla Accademia delle Belle Arti di Parma e da Culatello & jazz di Roccabianca.

In mostra 40 opere ad olio, a pastello, ritratti, autoritratti e paesaggi, disegni e documenti sulla Roccabianca dal XIX al XX secolo. La mostra è visitabile a ingresso libero, fino al 1° novembre, sabato e domenica negli orari di apertura del Castello: sabato: 15–18, domenica e festivi: 10–11 / 15–18.
Per visite su appuntamento occorre telefonare al n. 0521-374065.

"La presenza della Provincia celebra l'impegno sociale e l'intelligenza di quei nostri concittadini che come Voltini nel tempo hanno lasciato una traccia importante di sé e sono un esempio per gli altri - ha dichiarato il Vice presidente della Provincia di Parma Gianni Guido Bellini.

"L'amministrazione comunale di Roccabianca ha colto con favore questa opportunità promossa dalla famiglia Voltini, e grazie alla proficua collaborazione tra pubblico e privati, oggi ci consente di proporre una mostra che oltre a celebrare il talento artistico di un pittore che ha saputo farsi apprezzare sia in Italia che all'estero, ci fa riscoprire le vicende umane di un figlio della Bassa, con il suo spiccato senso civico sorretto da ideali di giustizia e di solidarietà umana" ha affermato il Sindaco di Roccabianca Marco Antonioli.

"Voltini era un grande artista, uno dei maestri del '900 finora ignorato e recuperarlo è un'operazione di grande respiro – ha spiegato il curatore Marzio Dall'Acqua – Auspichiamo che questa mostra sia la prima; la prossima esposizione dovrebbe essere dedicata a Voltini scenografo e coinvolgere un istituto di Parma e quindi, nel 2017, una grande antologica che documenti e presenti con rigore sistematico i risultati ottenuti in questi anni e dia la certezza dei punti definitivi raggiunti, sempre coinvolgendo il Comune di Roccabianca".

LA MOSTRA
La mostra che Roccabianca dedica a Giovanni Voltini, pittore e scenografo, non solo permette di ampliare ed approfondire la conoscenza di un artista poco conosciuto, ma senz'altro tra i più importanti nel panorama dell'arte parmigiana e parmense del secolo scorso, ma di riscoprire anche parte della storia di Roccabianca di quegli anni.

Filo conduttore il Voltini cittadino di Roccabianca, che amò, dipinse, e contribuì anche a trasformarla e renderla democratica, partecipando come assessore alle giunte dal 1914 al 1922 e, dopo il fascismo, che lo schedò come "sovversivo", dal 1946 al 1956.

Gli impegni civile, umanitario, artistico e culturale contribuirono a mutare il volto di Roccabianca, a renderlo più moderno, più coeso socialmente e riconoscente nei confronti sia dei caduti della prima guerra mondiale che di quelli della lotta partigiana, poiché il pittore collaborò a realizzarne i monumenti celebrativi.

Voltini ha studiato a Napoli, dal 1897 al 1901, per cui è stato definito "il più settentrionale dei pittori meridionali", che allora era uno dei centri internazionali del rinnovamento artistico, allievo di Michele Cammarano, acquisendo all'inizio il linguaggio di questa scuola.
Ha poi fatto esperienza in America Latina, anche come scenografo che collaborava con Giuseppe Carmignani, e quindi in Spagna e a Parigi, durante un soggiorno nel 1911/12, elaborando quindi un suo linguaggio personale che costruisce le forme con la luce, in una sottile e delicata poesia emotiva, per cui le immagini sono come sospese nell'incanto della natura.

Politicamente fu repubblicano all'inizio del secolo e ritornato a Roccabianca, dove rapidamente ritrovò appunto le sue radici fu molto vicino alle esperienze delle cooperative di Giovanni Faraboli e alla posizione riformista e non rivoluzionaria di quel movimento, condivisa dal circondario di Fidenza, allora Borgo San Donnino.

Questa mostra è la prima realizzazione di un progetto, che a ricordo di Voltini, poco dopo il cinquantesimo anniversario della sua morte, ripropone in modi e forme diverse l'opera e la vicenda umana dell'artista, puntualizzando i suoi rapporti con Roccabianca sia per scoprire come la bellezza della natura e dei luoghi, sia i suoi monumenti sono diventati fonte di ispirazione pittorica, sia per tessere il filo di rapporti e relazioni di cui non esistono da tempo più testimoni, sia per la partecipazione civile che lo vide protagonista come cittadino, come uomo inserito nella vita collettiva, con la propria terra e la propria gente. Pittore e cittadino dunque: basterebbe la scoperta dei ritratti del medico Cavalli e di sua moglie, fino ad ora inediti, per aprire una porta sul passato del maestro ma anche del paese stesso di Roccabianca.

Hanno collaborato alle ricerche per questa mostra i nipoti Luigi e Gianluca Voltini, il progetto e l'allestimento sono di Marco e Matteo Scaltriti, la Grafica di Alberto Nodolini, le cornici di Luciano Ripasarti, il video in mostra di Gianluca Voltini e Filippo Magnani; per il catalogo: il progetto editoriale e i testi di Marzio Dall'Acqua, la grafica di Alberto Nodolini, le fotografie di Mauro Davoli, la stampa di Stamperia scrl, Parma.

Novellara, 24 agosto 2015 – L'amministrazione comunale del Novellara accetta la sfida e convoca intorno ad un tavolo gli amministratori di condominio che operano su Novellara e tecnici esperti per trasformare il conflitto ed arrivare alla:

• Rottura dei blocchi conflittuali.
• Rispetto delle regole e rafforzamento della percezione delle sanzioni.
• Costruzione di nuove narrative relazionali.
• Incentivazione alla cittadinanza attiva.
• Riduzione del senso di insicurezza.
• Rafforzamento della sicurezza urbana.

L'assessore ai Servizi Sociali, Welfare locale, politiche abitative e riordino territoriale Alessandro Baracchi sottolinea infatti, nella sua lettera invito, che "gli agglomerati urbani odierni si caratterizzano sempre più come realtà mutevoli in cui la ricchezza della diversità è spesso accompagnata dalle complessità sociali tipiche del mondo contemporaneo. Nelle città, nei paesi e nelle frazioni sono in atto trasformazioni del vivere sociale che rispecchiano fenomeni comuni e trasversali come la ridefinizione dei rapporti lavorativi, educativi e assistenziali, la frammentazione delle reti sociali tradizionali e l'aumento delle esperienze migratorie. Questi fenomeni sono spesso associati a episodi di conflittualità manifesta che accomunano città anche molto lontane tra loro. In questo senso il conflitto viene spesso vissuto come un momento d'arresto, come un ostacolo da superare o come un alibi per ovviare alle regole presenti in un dato contesto. Su questi aspetti vogliamo intervenire anche diventando parte attiva nelle varie realtà".

Sono previsti incontri e interventi in loco da settembre 2015 ad aprile 2016. L'obiettivo è rispondere alla domanda: quali risposte è in grado di dare un condominio ai propri problemi al fine di consentire una comune armonia nel rispetto delle regole?

Il primo incontro è stato messo in calendario per l'11 settembre dalle 14,30 alle 16,30 in sala civica Rocca di Novellara

Resta una settimana, sino a venerdì 28 agosto, per i musicisti interessati a candidarsi per il cartellone 2015 di "Tendenze", la kermesse giunta alla 21° edizione in programma, quest'anno, dal 18 al 20 settembre nella cornice del centro aggregativo Spazio 4 in via Manzoni.

L'invito, rivolto a tutte le band autrici di musica originale e indipendente – no alle cover e ai tributi, come da tradizione – è a scrivere all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., allegando una breve presentazione del proprio gruppo e includendo almeno un link per l'ascolto di un brano, meglio ancora se corredato da un videoclip o dalle riprese di un'esibizione live, nonché da una foto che ritragga, tutti insieme, i componenti.

"Sarà un appuntamento mirato come sempre a valorizzare il talento e la creatività dei ragazzi", sottolinea l'assessora alle Politiche Giovanili Giulia Piroli, che insieme al dirigente comunale del Settore Giovani e Formazione Giuseppe Magistrali rimarca, nel contempo, "il valore sociale di questa manifestazione, come occasione preziosa anche per promuovere un'attività di sensibilizzazione che risulta più che mai attuale". Entrambi ricordano, infatti, la presenza in ogni serata dell'unità Operatori per Strada nata dalla collaborazione con la Onlus Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, che attraverso il progetto "Ops...Tendenze" garantirà un presidio dedicato alla corretta informazione sulla salute e alla prevenzione dell'abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti.

"Ci sarà poi il concorso di video-making Offi-Cine – aggiungono Giulia Piroli e Giuseppe Magistrali – a cura degli operatori di Spazio 4, nonché il progetto Soundcheck tra fotografia, web-radio e redazione giornalistica in presa diretta, guidato da Florinda Calì e Alessio Mazzocchi. Oltre, ovviamente, agli stand delle associazioni che vorranno partecipare. Insomma, Tendenze ci offrirà ancora una volta l'opportunità di valorizzare l'energia e l'entusiasmo dei giovani, nell'ottica di un divertimento sano, consapevole, positivo. Il tutto affidato ai nuovi organizzatori, la start up Leto, costituitasi proprio a partire dal concorso Giovani e idee d'impresa bandito dal Comune".

Giovedì, 20 Agosto 2015 16:26

#buskersfe2015, una sfida all'ultimo scatto!

Le foto più belle dei musicisti del Ferrara Buskers Festival® 2015 in rapporto con l'anima della città diventano una mostra. Con il challenge fotografico degli Instagrammers Ferrara.

L'anima della città e il fascino dei buskers che si esibiscono tra gli scorci, palazzi antichi e le strade del centro storico.

È il tema scelto dalla community Instagrammers Ferrara per il divertente Challenge fotografico a cui tutti, armati di smartphone, tablet e marchingegni digitali, possono partecipare durante la 28esima edizione del Ferrara Buskers Festival®, la Rassegna Internazionale del Musicista di Strada che si svolge fino al 30 agosto 2015.

In occasione della serata del 21 agosto tra i ponti di Comacchio e le suggestioni della città sull'acqua, e poi nel primo weekend ferrarese il 22 e 23 agosto e dal 25 al 30 agosto nelle scenografiche piazze e vie di Ferrara, tutti gli amanti delle emozioni fotografiche possono scatenarsi nello scattare immagini da condividere sui social utilizzando l'hashtag principale del festival #buskersfe2015 insieme ad #igersferrara. Tutti i partecipanti alla sfida devono usare entrambi gli hashtag, geolocalizzando le foto con tag delle due località: #comacchio o #ferrara, e mostrare nelle fotografie il rapporto tra musicisti e città.

Dunque non solo bellissime immagini di dettagli, sguardi, movimenti, strumenti bizzarri e momenti salienti della rassegna, ma far emergere il legame tra i buskers e il contesto cittadino in cui danno vita alle loro performance. Tutte le foto taggate saranno poi "ripostate" durante l'evento e durante l'anno sui profili social del Ferrara Buskers Festival® e concorreranno per una selezione finale che darà luogo ad una mostra fotografica. Nel Sottomura, dove c'è il ristorantino del Puedes Summer Night – calendario di eventi e concerti serali complementari al festival – ci sono in esposizione le immagini vincitrici del challenge dello scorso anno.

Per informazioni: Associazione Ferrara Buskers Festival®
Via Mentessi, 4 – 44121 Ferrara
Tel. 0532249337
Fax. 0532207048
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Sito web: www.ferrarabuskers.com

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Nel luogo verdiano ritrovato e precisamente, nella casa in cui il Cigno di Busseto visse dai 10 ai 18 anni, dopo il grande successo ottenuto dalla presentazione del libro "Il Giovane Giuseppe Verdi" di Meri Rizzi; dal 22 agosto al 6 settembre saranno esposte le opere della pittrice fidentina Ivana Bianchi.

L'artista fu "iniziata" alla pittura da Oreste Emanuelli.

Le sue qualità pittoriche sono state esposte a Las Vegas, Venezia, Torino, Firenze, Fidenza, Parma ed alla 1^ biennale di Palermo.

Nasce come paesaggista appassionata delle terre Verdiane, raffinata, misteriosa e contemplativa interprete dei valori della natura, della bellezza, dei colori. Dipinge tutto ciò che le dà sensazioni positive, trasmettendo lo stesso stato d'animo agli osservatori, trascinandoli così, lontano dai mille problemi della quotidianità, in un mondo magico. Ha realizzato anche un imponente ritratto di Giuseppe Verdi in digitale. L'appuntamento culturale che si svolgerà nella storica dimora di Via Piroli nel cuore della cittadina verdiana, ha ottenuto il patrocinio del Comune di Busseto.

L'inaugurazione è fissata per sabato 22 agosto alle ore 18. Questa mostra è speciale, la prima dopo l'esposizione permanente di documenti inediti relativi al mecenate Pietro Michiara, che in quella sua casa ospitò il Verdi studente a Busseto. Luogo messo a disposizione gratuitamente da Anna Sichel amica della Cultura.

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Mercoledì, 19 Agosto 2015 15:20

La crisi aguzza ingegno ed efficienza

Uno zuccherino consolatorio arriva da una recente ricerca che colloca gli italiani appena sotto al podio delle società più intelligenti e primi tra gli occidentali. Ma non solo, le università italiane spiccano per efficienza ma non per sovvenzioni.

di Lgc Parma 19 agosto 2015 - 
Dopo anni e anni che il gradimento dell'Italia era in costante discesa e sembrava che l'italiano fosse diventato il peggior popolo del globo, dopo che l'economia del piccolo paese del mediterraneo raggiunse il sesto gradino più alto del mondo, ecco che due nuove ricerche tornano a dare merito all'italica popolazione.

I dati economici emersi nel rapporto Svimez, pur evidenziando l'atavica arretratezza del mezzogiorno e la crisi economica che opprime il Paese che diede i natali a Leonardo da Vinci e Galileo Galilei, ma anche al fisico Carlo Rubbia e alla scienziata Rita Levi di Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986, e tantissimi altri illustri rappresentanti delle arti, della scienza e della letteratura, è capace di meritarsi anche primati positivi e non solo negativi.

Dal punto di vista cognitivo, infatti, giunge un prestigioso riconoscimento, per il quale l'Italia viene additata come la nazione più intelligente dell'Occidente. Lo rivela la classifica stilata dallo psicologo inglese Jelte Wicherts, che ci colloca al quarto posto nel mondo – preceduti soltanto da Giappone, Sud Corea, e Singapore al primo posto.

I risultati dei test di massa del quoziente intellettivo utilizzati in 113 Paesi colloca invece la Germania all'ottavo posto, seguita dalla Francia, che divide la nona piazza con gli Stati Uniti d'America.

L'ingegno sembra l'abbia applicato ad hoc anche il ricercatore italiano Giuseppe De Nicolao il quale ha voluto dimostrare come, pur nella esiguità delle risorse, il sistema accademico nazionale sia in grado di massimizzare i risultati. Il cattedrattico ha così inventato la classifica "dell'efficienza delle università" ponendo in relazione i risultati con la spesa. A guidare la classifica pubblicata dalla rivista Roars è pertanto la Scuola normale di Pisa, seguita dall'Università di Ferrara, Trieste e Milano Bicocca. Sorprende invece che nelle prime dieci posizioni le straniere a comparire sono solo Cambridge e Priceton.

La sfida infernale è lanciata e adesso con questo bagaglio di intelligenza e sana pazzia ma anche di efficienza, l'Italia è pronta a risalire la china per ricollocarsi sul tetto del mondo.


"I tre giorni di Pompei" è l'ultimo lavoro di Alberto Angela. Un romanzo in cui prendono forma personaggi veramente esistiti. Una documentazione rigorosa, basata su fonti e approfonditi studi. In questi giorni la presentazione del libro. Una parte del ricavato sarà devoluta per la restaurazione dell'affresco Adone Ferito nella casa omonima di Pompei.


di Cigno Nero - 
Pompei è la scena di un crimine, il più colossale dell'antichità. Una tragedia immane dai contorni oscuri. Un enigma che ci ha lasciato la storia, quello più affascinante, drammatico e nebuloso.
Per anni la ricostruzione dei giorni dell'eruzione del Vesuvio è stata complessa e spesso lontana dall'essere risolta perché troppi elementi non hanno coinciso.

Queste numerose incongruenze hanno reso ancora più affascinate e stimolante il mistero attorno alla storia drammatica di una delle città più floride dell'antichità. Con essa morì in pochi istanti anche la vicina Ercolano, dove furono rinvenuti 300 morti. La furia del Vesuvio non diede loro tregua. Le distrusse, ma con modalità diverse, inaspettate. E 'scavare' fra le fonti è diventata un'impresa difficile ma sorprendente, visti i risultati.

Alberto Angela, uno dei più famosi divulgatori televisivi, ha, con passione e grande attenzione delle fonti e degli elementi raccolti, ricostruito quella escalation mortale cercando di sfatare i falsi miti che sono nati attorno alla distruzione di Pompei e di Ercolano. Ne è venuto fuori un romanzo, "I tre giorni di Pompei" , in cui si muovono personaggi realmente esistiti che vivono storie vere, doviziosamente documentate,
Il Vesuvio, che un tempo non era come lo vediamo noi adesso perché aveva una morfologia completamente diversa, aveva lanciato dei messaggi anni prima. E nel romanzo vengono fatti dei collegamenti fra i vari elementi raccolti per comprendere proprio questi segnali.
Prima di tutto bisogna dipanare un punto: le date dell'eruzione del Vesuvio non coincidono con quelle ricostruite. Lla catastrofe non avvenne il 24 agosto del 79 d.C. ma il 24 ottobre del 79 d.C. Molti elementi rinvenuti, come i resti di melograni e castagne, bracieri e indumenti pesanti, hanno fatto capire che era autunno inoltrato.

I tre giorni di Pompei

Sarà interessante scoprire nel racconto alcuni indizi come quelli dei lavori in corso. Alcuni cumuli di calce sono stati trovati in diverse case: dovevano servire per restaurare affreschi. Questo ha fatto dedurre che ci doveva essere stata precedentemente una scossa forte che li aveva rovinati .
Anche gli stili degli affreschi non sono omogenei: ce ne sono di più recenti proprio perché rifatti su quelli distrutti da terremoti precedenti.
Un altro punto chiarito nel libro è quello dell'esodo di massa degli aristocratici dalla città: i patrizi erano già fuggiti, in seguito alle avvisaglie che erano già state date dal vulcano. La città, infatti, era in mano ai nuovi ricchi : schiavi bravi nel commercio che erano stati affrancati e si erano arricchiti.

Ma cosa ha significato per la popolazione che viveva alle falde del Vesuvio trovarsi in quei luoghi nel giorno eruzione?

La ricostruzione fatta da Angela e dalla sua equipe di esperti districa la matassa.

E' il 24 ottobre. Un venerdì mattina. Pompei incomincia la sua attività ma qualcosa è diverso dal solito . Il monte che domina il Golfo di Napoli si chiama Vesuvius, ma all'epoca era 'piatto', coperto di boschi .
Ha un aspetto non usuale: tutte le pendici sono rivestite di polvere chiara. Nell'aria si percepisce un forte odore di zolfo. C'è una nebbia strana, come se fosse una nuvola bassa . In lontananza si avvertono dei brontolii, come tuoni. Il vulcano sta per esplodere. I vulcanologi confermano che prima della grande eruzione era già successo qualcosa di molto evidente. A riprova di questa tesi ci sono anche i lavori in corso del Foro che stava per essere ricostruito proprio perché sedici anni prima c'era stato un forte terremoto. Attorno all'una una deflagrazione. Agghiacciante. L'eruzione è paragonabile a quella di migliaia bombe atomiche di Hiroshima fatte esplodere in più giorni!

I numeri della tragedia sono impressionanti: dieci miliardi di tonnellate di magma. Quattordici chilometri è l'altezza che la colonna di gas e vapori raggiunge in un' ora... Plinio il giovane, la fonte più autorevole, vide tutto e racconta di un crepitìo e di una grandine di lapilli. Leggerissimi. Con essi, si abbatterono sui territori circostanti pezzi di rocce strappate dai lati del vulcano: sassi grandi che cadono da 14 chilometri di altezza, bombe letali .
Per salvarsi si doveva scappare nelle prime due ore. Dopo, i tetti cominciarono a crollare per il peso insostenibile dei pomici. La gente si asserragliò, rimase chiusa in casa per più di 24 ore, sperando che l'ira del Vesuvio si placasse, ma senza conoscere le conseguenze di quell'esplosione che furono imprevedibili.

Della furia del vulcano fu vittima anche Ercolano, la più vicina alle sue pendici . In questa città non sono stati rinvenuti corpi, se non qua e là: gli abitanti sono riusciti a scappare perché non hanno avuto la pioggia di pomici grazie al vento. Si sono rifugiati sotto le rimesse delle barche. In questo punto prospiciente il mare è stato trovato un cimitero di 300 persone, morte all'istante.
Il corpi delle vittime si sono letteralmente vaporizzati. 500-600 gradi sono devastanti. Dopo aver compiuto la sua missione di morte, la colonna letale 'si è seduta', accasciata su se stessa. In pochi minuti tutto è stato coperto da una valanga nera preannunciata da bagliori rossastri . Ercolano è morta all istante. Ma delle cose non quadrano. Gli archeologi hanno trovato un berretto di lana sotto la rimessa . Com'è possibile che ci siano resti di corpi vaporizzati e poi un indumento di lana ancora intatto? La tragedia, hanno supposto, pare sia avanzata a 'macchia di leopardo' . La gente è morta in modo diverso. Dopo i vapori assassini sono arrivate le colate di fango: la cenere è stata trasformata in melma dalla pioggia . Il mare deve essere arretrato e il vulcano deve essersi gonfiato . Un paesaggio stravolto, un incubo infinito. Quella notte Ercolano è completamente scomparsa . All'alba Pompei è interamente sepolta .

L'ipotesi angosciante è che alcuni pomepiani fossero in casa barricati. In un primo momento la colonna di 'angeli della morte' deve essersi arrestata alle mura di Pompei. Quelle mura non avevano funzionato contro Silla ma contro il Vesuvio sì. Un sollievo per i pochi superstiti che, spinti dalla speranza di salvarsi, hanno tentato di scappare dal primo piano delle abitazioni. Fuori lo scenario è terrificante. La città è irriconoscibile, sprofondata come in un deserto. Quelle poche anime spaventate camminano senza riuscire a orientarsi, stordite e silenziose. Ma il vulcano non ha pietà nemmeno di loro. Aspetta il momento in cui l'illusione di salvezza spinge quella povera gente a tentare la fuga. Fa partire un'altra valanga che, stavolta, supera le mura, entra in città e uccide i superstiti, che sono quei poveri resti conservati nelle teche.

Vesuvius non è ancora appagato: la terza ondata è più forte ed è in grado di abbattere definitivamente le mura. Un mietitrebbia . Il vulcano implode creando un'ondata di cenere che arriva a Capri e a Miseno dove c'era Plinio il giovane con la flotta più potente dell impero romano .
E' la fine.

Ercolano letteralmente vaporizzata e Pompei schiacciata, crollata e colpita dai lapilli. I suoi abitanti, gli ultimi, sono morti asfissiati. Tutto, alle pendici del Vesuvio si è addormentato. Nelle teche poste nell'anfiteatro di Pompei, rimane la memoria agghiacciante di quegli ultimi tre giorni: persone che fuggirono dalle finestre per rimanere sepolte vive. Uomini e donne rannicchiati in posizione di difesa: gas e cenere sprigionano anidride solforosa che, a contatto con le mucose si trasforma in letale acido solforico . La cenere compattata che ha fatto morire chi pensava di poter ancora scappare dall'inferno, ha fatto di quei poveri resti un calco, macabra testimonianza di quello che accadde.

Questa è la sintesi del racconto delle ultime ore di Pompei. Una fiorente città di dodicimila abitanti che viene annientata con la sua gente indifesa e poi lasciata dormire per secoli, diventando un bosco, chiamato Civita. Nell'Ottocento ci sono stati i primi scavi che hanno riportato alla luce una società che fu viva, le cui memorie devono essere conservate per le generazioni che verranno, perché grazie ad esse si conosce la storia e, attraverso di essa, anche il nostro mondo.

Il messaggio dell'autore è stato questo. E l'intento di Alberto Angela e dell'editore é quello di devolvere una parte dei proventi ricavati dalla vendita per restaurare l'affresco Adone ferito nella casa omonima di Pompei.

Alberto Angela firma autografo 1

Pubblicato in Cultura Emilia

Proseguono, con grande altruismo, le importanti donazioni dell'artista reggiano Giordano Montorsi agli Ospedali reggiani.

Reggio Emilia 13 Agosto 2015 - L'artista ha infatti donato anche all'Ospedale di Guastalla un olio su tela.

Il quadro, che consiste in tre grandi pannelli delle dimensioni di cm 150 x 300 dal titolo " la Terra che torna Stella" è stato collocato sulla parete individuata con Montorsi, nell'ingresso dell'Ospedale.

Nato a Scandiano e diplomatosi all'Accademia di Belle Arti di Bologna, Giordano Montorsi espone con continuità in Italia ed all'estero, focalizzandosi sul duplice versante della pittura e dell'installazione. Le sue opere si caratterizzano per le forti valenze simboliche, enigmatiche e sacrali.
Vive e lavora a Macigno-San Polo d'Enza, Reggio Emilia . Dopo aver insegnato in diverse accademie italiane, attualmente è professore ordinario all'Accademia di Belle Arti di Brera.

L'artista anche per esperienza personale, si dichiara un forte sostenitore del Sistema Sanitario Italiano, pubblico ed universalistico.

Pubblicato in Cultura Reggio Emilia
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