1919: il Trattato di Versailles ufficializza la fine della Grande Guerra. Nella vittoriosa Parigi, il clima di rinascita trasforma la capitale francese nel più febbrile laboratorio di cultura e creatività. Mentre l’euforia generalizzata, che si respira negli Stati Uniti d’America grazie all’espansione industriale, contagia l’Europa al ritmo di charleston, fox-trot e jazz.
Molti i personaggi illustri che fanno brillare gli anni venti: Louis Armstrong, F. S. Fitzgerald ("Il grande Gatsby”viene dato alla stampa nel 1925) Joséphine Baker, Picasso, Andrè Gide, Marcel Proust, Vionnet, Patou Lanvin e Chanel.
Un’epoca di ottimismo e libertà, apparentemente permanenti, nella quale la tecnologia entra nelle case sotto forma di telefono, radio, grammofono. Il cinema si trasforma in lungometraggio e le donne si fanno audaci. Entrate massicciamente nel mercato del lavoro abbandonano i costumi vittoriani, accorciano gli orli e adottano comportamenti sociali più liberi: trucco marcato e capelli corti alla “garconne”.
Si ispira a quest’epoca frenetica, elettrizzante, strabordante di vitalità e cambiamenti, “The Golden Twenties. Vita e moda del decennio de Les Années Folles” la prima collaterale in programma a Mercanteinfiera, l’appuntamento di Fiere di Parma dedicato ad antiquariato, design, modernariato e collezionismo vintage in programma dal 29 febbraio all’8 marzo.
La mostra è curata da Paolo Aquilini direttore del Museo della Seta di Como e Clara Cappelletti con la collaborazione della Fondazione Setificio, Associazione Ex Allievi del Setificio e il contributo di Ostinelli Seta, Clerici Tessuto, Bianca Cappello (storica e critica del gioiello) e Samuele Magri (storico dell’arte).
Nell’anno in cui Parma è Capitale della Cultura, il polo fieristico intende così idealmente ricongiungersi, con questa esposizione, con la città attraverso la contaminazione cultuale degli Anni Ruggenti.
Anni di esaltazione, eccesso e provocazione quella stessa che porterà, anche nella moda, ai primi segni di emancipazione femminile. Il punto vita si abbassa, la gonna si accorcia pochi centimetri ogni anno e nel 1923 è già alla caviglia. Nel 1924 al polpaccio, nel 1925 appena sotto il ginocchio mentre nel 1927 finalmente lo supera, per la prima volta nella storia della moda. Inizia il tempo della flapper girl che si ritocca il trucco in pubblico, fuma la sigaretta con il bocchino e sventola il suo ventaglio piumato tra un charleston e l’altro.
Attraverso una linea temporale che racconta il decennio 1919-1929, saranno così esposti a Mercanteinfiera oltre sessanta tra abiti, oggetti, accessori, preziosi tessuti e sete comasche risalenti al periodo dei Golden Twenties.
Un viaggio tra profumi, paillettes e morbide piume. Una magica macchina del tempo tra immaginarie Joan Crawford e Norma Shearer che riporterà il pubblico fino a quell’ultimo frammento di vitalità prima del Venerdì Nero di Wall Street del 1929.
Gli abiti in mostra arrivano dalle collezioni private del Museo della Seta di Como, di Clerici Tessuto e Ostinelli Seta. Un contributo in termini di bijoux d’epoca arriva dal Museo del bijoux di Casalmaggiore.
Elegante, raffinato, amico di nobildonne come la Duchessa di Windsor e Margaret d’Inghilterra, di celebri dive come Audrey Hepburn e Liz Taylor non ha mai smesso di voler essere un simbolo dello spirito democratico americano, perché, se è vero che “un diamante è per sempre, uno strass è per tutte”.
E’ il ritratto di Kenneth Jay Lane (1932 - 2017) famoso bigiottiere americano protagonista della seconda collaterale in programma, “Brillanti Illusioni: omaggio a Kenneth Jay Lane. Il Re dei falsi” curata da Maria Teresa Cannizzaro, collezionista, studiosa di bijoux americani e Presidente dell’associazione culturale Passato e Futuro-Sezione italiana Vintage Fashion &Costume Jewelry Club e Fiorella Operto storica del costume, vice-presidente e pure appassionata collezionista.
I pezzi in mostra arrivano dalla collezione personale di Maria Teresa Cannizzaro e risalgono alla fine degli anni 60.
Un mostra che vuole anche essere un omaggio al sapere fare italiano che tanto contribuì a quello che lui stesso chiamò “ the beautification of America”. “Italia, paese che amo e visito spesso e dai cui eccezionali musei traggo tanta ispirazione” diceva il designer di gioielli.
Di italiano, infatti, apprezzava non solo la cultura e l’arte, ma anche la raffinata abilità degli artigiani che, emigrati dalla fine del 1800 a Providence (dove Kenneth si era diplomato alla prestigiosa Rhode Island School of Design) ne animavano le numerosissime fabbriche di bijoux, fornitrici dei produttori di Hollywood.
Oggi le sue creazioni meno care di quelle preziose, ma eleganti e di buon gusto, hanno acquistato una popolarità che cresce di giorno in giorno.Tanto che i suoi primi bijoux, come quelli disegnati per Jacqueline Kennedy dal 1962 in poi, sono andati all’ asta in sedi prestigiose a prezzi non dissimili da quelli battuti per gioielli veri, poichè un pubblico sempre più vasto in vari continenti ha cominciato a collezionarli.
Eclettico, colto, di se stesso amava dire di sentirsi essenzialmente un mercante, capace far sentire le donne di ogni condizione sociale come Cenerentola che si reca al ballo del principe.
A raccontare questo personaggio eclettico che ha segnato la storia del costume sabato 29 febbraio a Mercanteinfiera alle ore 11.30 (Pad. 4 - Sala Toscanini) prenderà la parola Chris Sheppard, Presidente della Kenneth Jay Lane Inc. All’incontro sarà presente anche Umberto Mucci in rappresentanza dell’Italian American Museum di New York.
Circa duecento bijoux americani che si affiancano ad antiquariato, modernariato, design e collezionismo vintage gli indiscussi marchi di fabbrica di Mercanteinfiera.
A sfilare in 45 mila mq di superficie espositiva (tra 1000 espositori) la storia dell’arte dal ‘500 all’ 800: antichi monetieri in avorio e tartaruga di fattura iberica e italiana, imponenti specchiere settecentesche o pezzi della tradizione trapanese come una deposizione del ‘500 in alabastro rosa o i coloratissimi vasi in marmo porfido. In una caccia incessante di rarità non è inusuale imbattersi in curiosi pezzi unici come ad esempio 39 statue in Capodimonte del 1850 raffiguranti l’esercito di Napoleone, cavigliere in argento di fine 800 che le donne indiane portavano in dote o una collana villanoviana in bronzo addirittura del IX sec. a.C.
Ad arricchire l’esposizione pezzi iconici di maestri del design come Albini, Iosa Ghini e Fornasetti passando per i gioielli di David Webb o la moda rigorosamente vintage di Valentino, Chanel e Judith Leiber che seppe fare sognare le donne di mezzo mondo con le sue estrose clutch a forma di anguria.
A prenotarsi un posto alla 26ma edizione di Mercanteinfiera primavera oltre 5000 buyer provenienti da tutto il mondo. New entry il Canada.
Mercanteinfiera ha ottenuto il patrocinio dello IAM - Italian American Museum di New York.
INFO
Data: dal 29 febbraio all’8 marzo
Luogo: Fiere di Parma Viale delle Esposizioni 393/a
Orari: dalle 10 alle 19
Prezzo: Euro 12 (intero); Euro 10 (on line) gratuito ( disabile e accompagnatore)
Per la prima volta, il Consorzio parteciperà con uno stand autonomo situato nello spazio B1-34 della Hall 1.
Reggio Emilia, 10 febbraio 2020 – Dal 16 al 20 febbraio il Consorzio del Parmigiano Reggiano vola a Dubai per Gulfood, la grande fiera internazionale dedicata al settore alimentare che ogni anno raduna più di 5mila espositori e 100mila visitatori da oltre 200 paesi del mondo. Per la prima volta, il Consorzio parteciperà con il proprio stand autonomo (nelle precedenti edizioni era in quota Afidop), situato nello spazio B1-34 della Hall 1 del Dubai World Trade Center.
L’area del Golfo rappresenta uno snodo strategico per l’agroalimentare italiano, in parte come porta d’accesso ai mercati mediorientali ma soprattutto poiché include essa stessa alcuni dei paesi con i redditi pro capite più alti del mondo. Mercati destinati ad avere un peso specifico ancora maggiore grazie a Expo Dubai 2020 – inaugurazione il 20 ottobre 2020 - per la quale si attende un flusso di 25 milioni di visitatori.
La partecipazione a Gulfood si inquadra in un progetto triennale avviato dal Consorzio per sviluppare le potenzialità di mercato nell’area del Golfo, partendo dalle 105 tonnellate di prodotto esportate qui nel 2018. Una ricerca Hirux/Nielsen commissionata ad hoc dal Consorzio ha evidenziato come i consumatori confondano il Parmigiano Reggiano con il generico parmesan. Tanto che, se si considera il giro d’affari dei formaggi a pasta dura nei tre Paesi target (Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Kuwait), solo il 30% del mercato appartiene al Parmigiano Reggiano mentre il restante 70% al parmesan.
“La strategia del Consorzio – afferma il presidente Nicola Bertinelli - punta a educare i consumatori arabi alle specificità del Parmigiano Reggiano, un formaggio che si distingue per la selezione degli ingredienti migliori e 100% naturali e il rispetto della stessa ricetta da mille anni”.
Il primo passo del progetto menzionato da Bertinelli è coinciso con il lancio di una campagna pubblicitaria su larga scala in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait: il primo spot è andato in onda sui canali Pan Arab e Pan Asia negli ultimi mesi del 2019 mentre il prossimo sarà on air a fine 2020. In parallelo è stata avviata una campagna web su YouTube, Facebook e Instagram per intercettare quanti più consumatori possibili, inclusi i numerosissimi expat che a Dubai costituiscono oltre il 70% della popolazione.
Partita l’iniziativa del neo-sindaco Massimo Spigaroli “Una fetta di culatello per un sacco di plastica”. Una maratona di 9 weekend che punta a ripulire il Bosco Fluviale e la golena del Po. 1 milione e 200 mila mq di biodiversità ripuliti grazie a una settantina di volontari e riqualificati per abitanti e turisti.
Parma -
Plastiche, vetro, materiali ferrosi, sanitari, medicinali, mobilio, una motocicletta e addirittura sacchi di immondizia arrivati direttamente da Torino. Rifiuti, differenziati sotto l’occhio esperto di Massimo Ferrari responsabile Smaltimenti di Iren Ambiente ma prima ancora raccolti da una cinquantina di volontari nel letto del Grande Fiume, la golena.
E’ questa la fotografia del debutto del progetto di Massimo Spigaroli neo-sindaco di Polesine-Zibello “Puliamo il Po e puliremo il mondo” e dell’iniziativa “Una fetta di culatello per un sacco di plastica” che ha preso il via nel week-end di sabato 8 e domenica 9 febbraio. Prima tappa Ongina, estremo confine della provincia. Un bosco fluviale vasto che in alcun tratti cede il passo a campi di grano. Il tutto ripulito da circa settanta volontari provenienti da Zibello-Polesine e Busseto. In due giorni hanno rastrellato palmo a palmo un’area di 10 ettari pari a 1 milione e 200 mila mq che ora è rifiuti-free per tutti.
Con loro, al debutto di sabato, il sindaco Massimo Spigaroli, ideatore del progetto, il vicesindaco Laura Flora, gli assessori Elia Vighi e Brunella Mainardi nonché i consiglieri Federica Ariozzi, Pio Zantedeschi e Gianluca Copelli.
E poi gli altri, squadre di giovani e meno giovani, donne e uomini coordinati da Massimo Gibertoni e Stefano Barborini (Circolo Aironi del Po di Legambiente) che riforniti di guanti, pinze e stivali hanno continuato per due giorni a ripulire il letto del Grande Fiume. In cambio, come noto un ticket per una fetta di culatello da rivendicare nei numerosi esercizi di Zibello. Più sacchi, più ticket, più culatello.
“Polesine-Zibello è un comune virtuoso in termini di raccolta differenziata, per questo - afferma il sindaco Massimo Spigaroli - non è stato difficile far leva sul senso civico degli abitanti di queste terre. Ora la sfida è rendere l’ operazione virale perché Pulire il Po diventi un mantra collettivo per tutti i paesi rivieraschi”.
L’esordio del primo week end è stato ottimo considerato il numero di sacchi raccolti, che ora attendono solo di essere pesati.
Il progetto ha il sostegno di Autorità distrettuale del Fiume Po, Regione Emilia Romagna, Università di Parma, Legambiente, Confagricoltura Parma, Coldiretti Confederazione Italiana Agricoltori, e associazioni venatorie, EmiliAmbiente, Consorzio tutela del Culatello di Zimbello, Iren, Fidenza Village, Parma io di sto!,Destnazione Turistica Emilia, Chef to Chef Emiliaromagna cuochi,Ipam, Stm, Caseificio Galli, Po Grande e l’Istituto comprensivo di Busseto e Polesine Zibello.
Le prossime tappe
La settimana prossima, sabato 15 e domenica 16 febbraio, toccherà alla zona compresa tra Santa Franca e Vidalenzio, direzione Polesine. I temi delle due giornate saranno rispettivamente “Il Budrio, uno scrigno di biodiversità” e “Il pesce-gatto, i suoi luoghi e la sua storia”. Sabato 15 febbraio la raccolta va dalle ore 14 alle 17.30. Domenica 16 febbraio, invece, dalle ore 10 alle 13 e delle 14 alle 17.30.
Per motivi organizzativi è necessario prenotarsi al numero 348.7497980 ( anche con un semplice messaggio) o scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Cinque date, da domani, martedì 11, a sabato 15 febbraio. Un’occasione irripetibile per gli amanti del genere: Ray Gelato, uno dei massimi esponenti del mondo jazz, si esibirà al Blue Note di Via Borsieri a Milano per ben 5 date, con due spettacoli ogni sera. Il primo con inizio alle 21. Il secondo, alle 23 (il secondo spettacolo, venerdì e sabato, inizierà alle ore 23.30. Già sold out le prime serate di questi giorni).
CHI E' RAY GELATO
Per gli innamorati del jazz, questo nome è una garanzia. Grande show, musica divina e canzoni indimenticabili. Per chi si approccia al genere da poco, basta raccontare che Ray Gelato si è esibito in tutto il mondo, al Dubai International Jazz Festival, al Montreal Jazz Festival, a Philadelphia, Tampa, Chicago, Washington D.C., Los Angeles, al Ronnie Scott di Londra, alla Carnegie Hall, The Nice Jazz Festival, The Lugano Jazz Festival, San Sebastian Jazz Festival in Spagna così come all’Umbria Jazz (4 volte). In suolo inglese ha addirittura suonato dal vivo al matrimonio di Sir Paul Mc Cartney e a un party pubblico tenuto da sua Maestà, la Regina d’Inghilterra. Popolare in Inghilterra così come in Italia, è conosciuto in Florida e in tutti gli Stati Uniti come uno dei grandi interpreti del jazz. Oltre al suo sound ineguagliabile, Ray ha raggiunto grande notorietà in Italia grazie alla orchestra dei romagnoli “Good Fellas” che l’hanno voluto con loro in tournée nello show del trio comico “Aldo, Giovanni e Giacomo” (Tel chi el telun).
LO SHOW
Ray Gelato sarà accompagnato dagli immancabili The Giants e proporrà al pubblico una miscela contagiosa, spettacolare e irresistibile. La base sarà una musica anni ‘40 e ‘50 con influenze che vanno da Nat King Cole a Frank Sinatra, da Cole Porter a Louis Prima. A ciò si aggiungeranno brani della tradizione italiana, in special modo partenopea. Fred Buscaglione, il Quartetto Cetra, Renato Carosone, Alberto Rabagliati, Natalino Otto (un vero gigante del swing italico) e Jula (Iolanda) De Palma, infatti, sono artisti che hanno influenzato e contaminato il suo sound e il suo stile. Il tutto condito, ovviamente, da un’esecuzione impeccabile per una performance memorabile di musica swing & jazz e per una notte di divertimento che verrà ricordata dal pubblico. Ray è cresciuto sulle orme dei grandi dello swing, del jazz e del rock and roll. La base è tipicamente americana. Ray Gelato è anche un abile suonatore di sax e ricorda, con il suo stile, fenomenali strumentisti del passato come Ben Webster (sua maggiore influenza al sax tenore), Coleman Hawkins , Illinois Jacquet e Eddie Lockjaw Davis.
IL BLUE NOTE
L’atmosfera è quella di un elegante jazz club che dal 2003 è diventato il tempo della musica jazz nella metropoli lombarda. Non ci sono locali come il Blue Note nel territorio. Locali che sono in grado di far vivere concerti di estrema qualità, potendo vivere appieno la serata da ogni posizione della platea e della balconata. Ascoltare le esibizioni di artisti di fama internazionale con il massimo della qualità acustica: questo l’obiettivo del cuore pulsante della musica jazz, capace di regalare, grazie alla particolare struttura e alle dimensioni, il contatto diretto con i musicisti sul palco: una superficie di 1000 metri quadrati con 300 posti a sedere disposti su 3 diversi livelli. Una serata al Blue Note è anche l’occasione per poter vivere al meglio il binomio musica e cibo. Il servizio si effettua nella stessa sala dei concerti e offre una cucina semplice ma raffinata, con specialità italiane ed internazionali. Tutto questo e molto di più, regala ai clienti del Blu Note l’opportunità di entrare in un mondo parallelo, fatto di musica di alta qualità e atmosfere uniche. Da vivere e rivivere per tutti coloro che amano il jazz.
I due Consorzi si presentano per la prima volta a Siena: appuntamento a Wine & Siena dal 1° al 3 febbraio, per tre giorni di degustazioni. L’obiettivo è fare cultura di prodotto sulle due eccellenze salumiere IGP del Parmense
Da sabato 1° a lunedì 3 febbraio, nella splendida cornice di Santa Maria della Scala - Palazzo Squarcialupi, nel cuore di Siena, i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP parteciperanno alla V edizione di Wine & Siena. L’evento, che lo scorso anno ha richiamato nella città toscana oltre 3.000 foodie, 300 operatori specializzati del settore food & beverage e un centinaio di giornalisti, è promosso dalle menti organizzatrici del Merano WineFestival, affiancate da Comune di Siena, Confcommercio di Siena e Camera di Commercio di Siena: l’idea è quella di celebrare le eccellenze enogastronomiche insignite con The WineHunter Award, tra cui figurano Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP.
A Wine & Siena, per tutti e tre i giorni, i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP organizzeranno degustazioni di prodotto per i visitatori. Oltre che per far apprezzare le qualità organolettiche dei due capolavori dell’arte salumiera parmense, questi momenti saranno l’occasione per raccontare il loro legame con il territorio della Food Valley e le specificità del processo produttivo, a partire dall’accurata selezione delle migliori materie prime.
Come spiega Fabrizio Aschieri, Presidente del Consorzio di Tutela della Coppa di Parma IGP, «Da due anni, insieme con il Consorzio di Tutela del Salame Felino IGP, abbiamo intrapreso una sorta di road show in Italia, con l’obiettivo di far conoscere sempre più Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP: siamo partiti da Verona, con Vinitaly, abbiamo toccato Bologna, con Cibò so Good, per arrivare a Merano, con il WineFestival. Ora è il turno di Siena, dove ci presentiamo la prima volta. Il fil rouge che lega queste manifestazioni è duplice: da un lato la loro natura non esclusivamente food, che ci permette in qualche modo di ritagliarci una nicchia e di distinguerci dagli altri espositori, dall’altro il fatto che il pubblico sia estremamente qualificato».
Umberto Boschi, alla prima uscita pubblica come Presidente del Consorzio del Salame Felino IGP, afferma che «A Siena avremo l’occasione di incontrare opinion leader e professionisti del settore: dobbiamo sfruttare occasioni come questa per fare cultura di prodotto. Nel nostro caso, l’obiettivo è far capire agli operatori e ai consumatori perché il Salame Felino IGP è unico nell’affollato panorama dei salami italiani, tanto da meritarsi l’appellativo di Principe dei Salami. Altrettanto importante è incentivare le persone a venire nel territorio parmense che fa da culla al nostro prodotto: soltanto qui esistono le condizioni perché possa nascere un capolavoro della salumeria italiana».
A Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020, dal 26 gennaio al 31 dicembre al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico della città ducale, è arrivata una mostra temporanea che ripercorre, attraverso abbigliamento, ornamenti e accessori, un viaggio nelle tradizioni del mondo, a partire dalla cultura cinese.
(FOTO di Francesca Bocchia)
Domenica 26 gennaio 2020 alle ore 15 è stata inaugurata la mostra “MODE NEL MONDO” presso il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma
In principio era la seta. E con la seta, brillante e preziosa come l’oro, in Cina - mancavano ancora tremila anni alla nascita di Cristo - nacquero il lusso e la moda. Spetta dunque all’abbigliamento cinese il posto d’onore nella mostra “La moda nel mondo: i vestiti raccontano la vita dei popoli”, che si tiene a Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020, dal 26 gennaio al 31 dicembre al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico della città ducale. Le sale del museo diventano un vero e proprio atlante dell’abbigliamento.
Ci sono, dalla Cina, abiti liturgici della tradizione taoista: Gipao (l’abito tradizionale femminile), e Fengguo, nati per difendersi dal vento delle steppe, accompagnati da ricchi abiti di corte. Sono presenti in esposizione anche le calzature femminili tipiche del grande impero, le scarpette con tacco a zoccolo, oltre all’ornamento nuziale: collare in tubolare a sezione rettangolare la cui faccia superiore rappresenta due draghi (simbolo di fertilità maschile).
Dall’Indonesia, scialli della cultura Batak dell’isola di Sumatra e abiti maschili tradizionali. E ancora, dal Giappone, giacche Haori rigorosamente di seta, con gli stemmi di famiglia “mon”, parasole di bambù e carta giapponese dipinta, Kimono femminili e Obi per donne sposate; dal Sudan, zucchetti, scarpe e babbucce tribali; dal Ghana, tessuti cerimoniali in seta della tribù Ashant; dal Burkina Faso un abito tradizionale composto di tunica e pantaloni; dal Bangladesh il Burqa delle donne musulmane bengalesi e parure di gioielli; dal Camerun le collane Kweyma Kjella e le cavigliere di alluminio decorate a testa di uccello.
Vasto il repertorio proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo. Vasto e inquietante. La mostra ospiterà gli elementi di abbigliamento tradizionale che costituiscono il corredo classico, l’emblema di appartenenza, della misteriosa società “segreta” iniziatica “Bwami”. La setta è segreta per quanto riguarda i riti e gli insegnamenti che vi si apprendono e la violazione dell’arcano comporta la morte. L’appartenenza può essere rivelata ed anzi, far sapere che si è membri della società, è un onore.
La mostra temporanea del Museo d’Arte Cinese espone vestiti e paramenti di maschi e femmine che hanno raggiunto il massimo grado dell’associazione, “lutumbo lwa Kindi” e “Kanyamwa”. Ci saranno i copricapo maschili nkumbu e sawamazembe, i muzombolo femminili, decorati con piume e bottoni, fasce decorate con le conchiglie - moneta conosciute come Cauri, gonnellini in fibra vegetale, bandoliere mukoma, fasce pettorali (guai a chiamarle reggiseni) e diademi.
Sorprendente l’angolo dedicato alle popolazioni amazzoniche: non manca nulla del corredo decorativo del popolo Kayapò, in un meraviglioso profluvio di piume e tessuti vegetali.
Grazie all’abbigliamento e agli ornamenti è facile intuire, in qualsiasi popolo, l’appartenenza a una tribù, uno stato sociale, un’etnia. L’abbigliamento è una vera e propria forma di comunicazione codificata e facilmente interpretabile a livello sociale. E al Museo d’Arte Cinese di Parma è possibile leggere tante storie.
LA MOSTRA “MODE NEL MONDO” È APERTA DA MARTEDÌ A DOMENICA DURANTE GLI ORARI DI APERTURA DEL MUSEO PER TUTTA LA DURATA DELL'ANNO, E SI PREVEDE LA SUA CHIUSURA IL 31 DICEMBRE 2020.
PER SCUOLE E CLASSI, VISITE VANNO PRENOTATE E SONO GUIDATE. LA TIPOLOGIA DEGLI SPAZI DEL MUSEO CONSENTE UN APPREZZAMENTO ED UNA VISIONE OTTIMALI PER GRUPPI NON TROPPO NUMEROSI (UNA 20INA DI UNITÀ). STESSI ORARI DI APERTURA. CONTATTATECI AL 0521-257.337.
Ieri sera, venerdì 17 gennaio, al Campus Industry di Parma sono arrivati i Neri Per Caso, il gruppo a cappella per definizione in Italia.
Diventati famosi nel 1995 vincendo la sezione “Nuove Proposte” del Festival di Sanremo, con il brano “Le ragazze” conquistarono la vetta delle classifiche, dove restarono per settimane. L’album omonimo valse ben 6 dischi di platino con quasi 700.000 copie vendute. In seguito, i Neri Per Caso nel corso della loro carriera hanno collaborato con alcuni tra i più importanti artisti italiani (Lucio Dalla, Gino Paoli, Claudio Baglioni, Renato Zero, Mario Biondi) e stranieri (Bobby McFerrin, solo per citarne uno), oltre a essere recentemente tornati, nel 2018, al Festival in occasione del duetto con Elio e le Storie Tese.
Oggi, i Neri Per Caso tornano in tour con uno spettacolo emozionante che comprende in scaletta, oltre ai pezzi che hanno portato il gruppo al successo, anche importanti brani della musica nazionale e internazionale. Nel 2019 il gruppo ha anche pubblicato un album di cover dei Beatles, un’accurata selezione del magnifico repertorio beatlesiano per rivivere e raccontare i Fab Four. Un disco in cui troviamo la somma di sei voci abilmente armonizzate, che si fondono in una sola settima voce unica nel suo genere, quella dei Neri Per Caso.
Galleria fotografica a cura di Pietro Razzini
Dall’1 al 3 aprile 2020 debutta a veronafiere b/open, rivolta ai professionisti. Tra i membri della partnership anche bio-beurs (olanda), organic&natural products expo (sudafrica) e natexpo (francia)
Verona, 15 gennaio 2020 - Nasce The Organic Trade Fairs Alliance, una nuova alleanza a livello internazionale che unisce le fiere b2b del biologico italiane ed estere. In prima fila nel promuovere il progetto, B/Open, la manifestazione organizzata da Veronafiere (1-3 aprile 2020), insieme a Bio-Beurs (Zwolle-Olanda, 22-23 gennaio 2020), Organic&Natural Products Expo (Johannesburg-Sudafrica, 8-10 maggio 2020) e Natexpo (Lyon-Francia, 21-22 settembre 2020).
The Organic Trade Fairs Alliance è una piattaforma globale e un forum di scambio di conoscenze, che mira a fornire sostegno al settore dell’agricoltura biologica, dell’industria alimentare biologica e dei cosmetici naturali. Con un obiettivo ben definito: diffondere e supportare un modello di nutrizione e di personal care focalizzato su tutto ciò che è sano e salutare, sull’attenzione all’ambiente, al clima globale e al rispetto dei lavoratori.
«Veronafiere, attraverso B/Open, ha intercettato uno spazio di mercato rivolto al segmento b2b del mondo biologico, che risultava ancora scoperto e andava presidiato», è il commento del direttore commerciale di Veronafiere Flavio Innocenzi. «Questa alleanza internazionale, che ha mosso i suoi primi passi nel 2019 e si consoliderà nel 2020, vuole supportare il settore del biologico attraverso azioni sinergiche di promozione, in chiave professionale e mettendo a sistema le competenze e le conoscenze trasversali, acquisite dai vari partner internazionali».
B/Open, in programma a Verona dall’1 al 3 aprile 2020, è la prima fiera in Italia esclusivamente b2b, rivolta agli operatori del food certificato biologico e del natural self-care. Dalle materie prime al prodotto finito al packaging, la nuova manifestazione di Veronafiere presenta tutta la filiera, frutto di un’accurata selezione delle aziende espositrici studiata sulle esigenze dei compratori professionali. Tra le tante conferme, nell’organic food, Cereal Docks, Agricola Grains, Altalanga oltre al gruppo Specchiasol (con i marchi Larico e San Demetrio) e Chiara Cantoni, partner di Ringana, per la cosmesi naturale e il settore fitoterapico.
Patrocinata da Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e da Regione Veneto e supportata da Ass.O.Cert.Bio (Associazione Organismi di Certificazione del Biologico italiani), Bioagricert (Organismo di controllo e certificazione biologica), Ccpb (Consorzio Controllo Prodotti Biologici ), la rassegna si svolgerà nei padiglioni 1 e 2 di Veronafiere. Più specificatamente, nel segmento dell’alimentazione biologica saranno rappresentati anche i prodotti nutraceutici, dietetici, integratori, pet food, servizi, packaging ecologici; ingredientistica per prodotti bio, ma anche prodotti per il benessere; bellezza e cura della persona comprenderanno cosmesi, trattamenti naturali, piante officinali e derivati, prodotti per la salute e la cura della persona, servizi. B/Open sposa inoltre un format interattivo, con numerosi momenti di networking e formazione, esclusivamente dedicati a produttori, trasformatori e operatori professionali.
I NUMERI DEL SETTORE. Secondo gli ultimi dati disponibili diffusi dal Fibl (istituto di ricerca tedesco dell’agricoltura biologica) e relativi al 2017, la filiera «organic» mondiale ha raggiunto un fatturato di 92 miliardi di euro, con 70 milioni di ettari coltivati da 2,9 milioni di produttori. In Italia il comparto bio dà lavoro a 76mila aziende, sviluppa un fatturato di 3,6 miliardi di euro e rappresenta circa il 4% della spesa alimentare globale degli italiani.
Accanto al settore dell’agro-alimentare, anche il mercato della cosmesi biologica sta vivendo un periodo di crescita economica. Secondo gli ultimi dati di Cosmetica Italia, il fatturato green nel 2017 delle aziende intervistate tocca 1 miliardo di euro, pari al 9,5% del fatturato cosmetico italiano (10,9 miliardi di euro).
L’annuncio a tutta la tribù del calcio è lanciato: da martedì 14 a domenica 19 gennaio al “Campo Teatrale, Snodo Creativo” di Via Casoretto 41/A a Milano, Gianfelice Facchetti racconterà il mondo del pallone mixando antropologia e ricordi, aneddoti e musica. E lo farà tramite uno spettacolo dal titolo, appunto, “La Tribù del Calcio”, spiegando come l’uomo si è trasformato da cacciatore… in calciatore. Il figlio di Giacinto, indimenticata bandiera dell’Inter di Helenio Herrera, utilizzerà tutto il percorso artistico e sportivo che negli anni ha costruito attraverso esperienze personali (di lettura e sul campo) per mettere in scena il suo nuovo spettacolo tratto dall’opera di Desmond Morris, autore del saggio “La scimmia nuda”: “C’è qualcosa di primitivo che parte da molto lontano. Il calcio è una caccia ritualizzata, metaforizzata in cui la porta diventa la preda. L’uomo con il tempo si è evoluto. Poi, nel 1800, compare la palla in Inghilterra. Da usare con le mani (nel rugby) o con i piedi (nel calcio). Inizia così, partendo dal saggio, il mio adattamento teatrale”.
C’è tanto di suo in questo lavoro?
“Direi di sì. Per rendere più caldo il testo del saggio era necessario inserire qualche storia. Ho scelto racconti che infiammano tutt’ora anche me. In un certo senso, sento di essere da sempre nel racconto della vita del pallone e del calcio”.
Qualche esempio?
“Racconto retroscena della partita del Maracanà, la finale del mondiale 1950 tra Brasile e Uruguay, forse il dramma sportivo più grande mai vissuto dal popolo verdeoro. Una curiosità: Alcides Ghiggia, l’uomo che segnò il 2-1 per la Celeste, fu il primo avversario che mio padre affrontò all’esordio in serie A, tanti anni dopo”.
Quali altri profili ha tratteggiato?
“Non poteva mancare Pelè, per me il più grande di tutti. Nella parte dello spettacolo dedicata al gol, momento culminante del gioco, parlo di lui e della finalissima contro l’Italia, nel 1970 in Messico”.
C’è anche una storia che riguarda il nostro territorio?
“Esattamente: nella tribù del calcio non ci sono solo i campioni ma anche coloro che hanno fatto un’onesta carriera e che, forse, avrebbero meritato di più. Sto parlando di Denis Bergamini, un calciatore di grande talento. Un ragazzo che, quando morì nel 1989, aveva puntati gli occhi delle grandi squadre. E chissà se, anche lui, sarebbe riuscito a entrare nel gruppo di Azeglio Vicini per i mondiali di Italia ‘90”.
Tanti racconti ma non solo.
“Con me sul palco ci sarà “La banda del fuorigioco”: abbiamo già lavorato insieme e li ho voluti ancora al mio fianco perché desideravo che la musica non fosse solo uno contorno allo spettacolo. Nella mia idea, voce e suoni si uniscono in una direzione di racconto ben precisa”.
Questa direzione è piaciuta all’autore del saggio?
“L’autore del saggio e la casa editrice hanno dato grande disponibilità nell’accettare la mia rivisitazione. Il teatro è effimero, basato su intuizioni rapide: è difficile barattarlo con troppe titubanze. Per questo voglio ringraziarli. Hanno avuto fiducia. Sono stati eccezionali”.
Pietro Razzini
Personaggi conosciutissimi del mondo dello sport, dell’informazione, della moda, della musica, del cinema e della televisione. Il dicembre in Val di Fassa è griffato Ale Piva Production. Con il famoso manager sono giunti in Trentino tanti vip che hanno attirato l’attenzione di curiosi, sciatori e appassionati di montagna. Un bolognese di alta qualità, Andrea Roncato, è stato tra i grandi protagonisti della kermesse. Ed è proprio lui che si è concesso alla penna della Gazzetta dell’Emilia, raccontando quello che è il suo presente professionale e molto di più. Il curriculum dell’attore parla da solo e porta con sé un’esperienza tale da spiegare l’evoluzione del suo lavoro dagli anni ’80 ad oggi, con tutta una serie di nuove tecnologie e piattaforme che hanno rivoluzionato lo show business.
Partiamo dalla stretta attualità e dal successo di uno degli ultimi lavori in cui è stato protagonista: “La Mitomane”, serie TV su Netflix.
“È stata una bella opportunità di lavoro. “La Mitomane” è piaciuta molto al punto che si è deciso di girare la seconda serie. Io sono il padre italiano della protagonista. Le puntate sono girate in Francia e il cast è veramente di grande qualità”.
Questa serie Tv ci permette di introdurre un nuovo argomento: il valore di piattaforme come Netflix nel mondo del cinema.
“I riscontri sono sicuramente positivi: ci sono più opportunità di lavoro per noi attori, e non è poca cosa (afferma ridendo ndr). E poi, la maggior parte delle volte, realizzano dei prodotti assolutamente competitivi”.
Il rovescio della medaglia: la gente va meno al cinema.
“Non credo sia solo legato alla presenza di nuovi “stimoli” per il pubblico. In generale mi rendo conto che le persone decidano di occupare il proprio tempo diversamente. Si sta di più a casa, si guarda la televisione. Qual è la realtà dei fatti? Sta cambiando tutto: è cambiata la gente, è cambiato il nostro Paese e, inevitabilmente, è cambiato il cinema”.
In che senso “è cambiato il cinema”?
“Se ci fate caso, oggi, su 5 film prodotti in Italia, 4 parlano romanesco: l’impressione è che, invece di allargarsi ai costumi e alle storie di tutta la nazione, il cinema si sia concentrato sulla capitale. Io credo che per riavvicinare il pubblico al cinema servano storie che abbraccino tutta l’Italia. Perché l’Italia è piena di eccellenze da raccontare”.
A proposito di eccellenze: lei continua a lavorare con grandi registi. Muccino, Virzì, Pupi Avati: c’è ancora qualcosa da imparare nel suo mestiere dal suo punto di vista?
“Il bello di fare l’attore è che non si smette mai di imparare. Con Pupi ci conosciamo da anni: mi ha diretto 6 o 7 volte, eppure quando termino un lavoro con lui, mi sento migliorato. A me piace mettermi alla prova con generi diversi: passare dal comico al drammatico e viceversa. Credo sia questo il segreto: non accontentarsi mai”.
Chi viene a Canazei sicuramente non si accontenta.
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