Associazione nata negli anni 70 per ricostruire un modo corretto di vivere e pensare la natura. Fondata da profondi conoscitori dell’ambiente e delle sue più sane tradizioni , liberi da preconcetti e lontani da visioni disneyane. Assolutamente senza scopo di lucro e confermata tra le ONLUS, annovera tra i suoi iscritti diverse decine di migliaia di persone.
Ekoclub International oggi è dunque una associazione a pieno titolo di protezione ambientale che dall'Alpe al Lilibeo promuove, tutela, studia l'ambiente naturale.
Di Fabio Massimo Cantarelli – Roma 28 marzo 2017. Correva l'anno 1977.
Presidente di Federazione Italiana della Caccia era Italo Giulio Caiati, un pugliese, docente universitario di filosofia e pedagogia e deputato di stretta osservanza andreottiana.
Fu lui che concepì l'idea di dar vita ad Ekoclub International, un'associazione finalizzata a sensibilizzare i giovani all'amore per la natura e ad educare il mondo venatorio alle tematiche ambientali.
Erano gli anni in cui il fanatismo verde cominciava a prendere piede.
La caccia era un bersaglio facile ed il mondo venatorio era molto vulnerabile a causa della sua arretratezza culturale rispetto a grandi temi di attualità generale in materia ambientale.
Non che non vi fossero cacciatori illuminati ma era ancora radicata una diffusa cultura popolare che vedeva nella pratica delle armi l'esercizio di attività utili in funzione di possibili utilizzi di valore "nazionale".
Con le armi fu fatta l'Italia, la Patria aveva bisogno di armi per difendere l'unità Nazionale conquistata.
Il Risorgimento, la sanguinosa Grande Guerra e la Resistenza erano state lotte armate.
In secondo luogo la fauna selvatica era res nullius, perché era considerata un bene inesauribile, tanto diffuso da poterne fruire a piacimento senza preoccuparsi della sua limitatezza.
Tutte considerazioni che oggi appaiono prive di consistenza scientifica e sociologica ma che in passato hanno concorso a formare la pubblica opinione soprattutto quella popolare.
Nel frattempo lo sviluppo tecnologico aveva sì creato migliori condizioni di vita assicurando nel mondo occidentale industrializzato un benessere diffuso ma aveva anche generato un fenomeno, l'inquinamento, che, pur esistente anche in passato, aveva assunto proporzioni allarmanti.
A fronte di questo evolversi della situazione italiana (e non solo) l'esigenza di costituire un'associazione di protezione ambientale nasceva da una serie di valutazioni ancor oggi condivisibili: in primo luogo la polemica antivenatoria da parte di taluni non doveva rappresentare un alibi per chiudere gli occhi al cospetto alle cause vere (ma occulte) del degrado ambientale.
In secondo luogo il mondo venatorio aveva bisogno di un'anima critica interna che educasse, sensibilizzasse, provocasse il mondo dei cacciatori.
In questo spirito in quasi quarant'anni, Ekoclub International ha esercitato un indubbio ruolo di stimolo, non solo rispetto ai seguaci di Diana, ma anche nelle più diverse realtà culturali e geografiche del Paese.
Oggi aderiscono ad Ekoclub International, persone delle più disparate formazioni culturali; in molti, anche dirigenti, non sono cacciatori.
Non per questo Ekoclub International si confonde con altre associazioni non solo perché rifugge l'animalismo che considera nelle sue espressioni più virulente una pericolosa forma di inciviltà ma perché si prefigge di formulare una proposta ideologica suis generis che vede l'Uomo al centro del mondo con quel carico di doveri e di responsabilità che tale collocazione implica.
A pieno titolo Ekoclub International si posiziona sulla scia dell'amore per la natura che aveva indotto già da fine '800 a dar vita ad enti ed associazioni quali il CAI (1863), ENPA (1938) a cui si aggiunsero varie associazioni dei botanici.
Ma se vi è un'istituzione alla quale è doveroso fare riferimento, è la "Pro Montibus et Sylvis" guidata per anni dal prof. Alessandro Ghigi, uno fra i più insigni zoologi italiani ed a livello internazionale.
Senza retorica, si parva licet componere magnis, è ad Alessandro Ghigi che ci piace guardare come punto di riferimento culturale e storico pur non senza ombre e tenendo conto delle modifiche che il costume, la natura ed il mondo in genere hanno subito in questi ultimi decenni.
Ekoclub International oggi è dunque una associazione a pieno titolo di protezione ambientale che dall'Alpe al Lilibeo promuove, tutela, studia l'ambiente naturale.
Lo fa senza demagogia e con realismo.
Senza eccessi ideologici ma operando in concreto (basti ricordare il benemerito e diffuso servizio di vigilanza che opera su tutto il territorio nazionale in una con gli operatori della Protezione Civile che pure rappresenta un settore di intervento della nostra associazione).
Ed oggi, a quarant'anni dalla fondazione, si può dire che molti obiettivi sono stati raggiunti ed altri restano ancora da perseguire con spirito di servizio e molta umiltà, ma senza complessi nei confronti di alcuno.
foto: Oasi di Canneviè gestione tenacemente voluta dal past president Professor Mario Spagnesi
"Video Oasi di Cannevié"
Dal Polo Sud un' ulteriore conferma del riscaldamento globale. +17,5°C e una forte riduzione dei ghiacciai registrata soprattutto negli ultimi 12 anni potrebbero essere sintomi di un inasprimento del riscaldamento globale.
Roma 14 Marzo 2017 - -
Il Comitato Mondiale di Meteorologia (WMO) ha recentemente annunciato i nuovi record registrati dalle temperature nella regione antartica, nell'ambito dei continui sforzi per ampliare il database delle condizioni estreme che si manifestano nel globo terrestre.
Va sottolineato che il record diffuso dal WMO, lo scorso 1 marzo, risale al 24 marzo 2015 quando alla base antartica permanente di Esperanza, gestita dall'Ejército Argentino venne registrato un +17,5°C.
Per intercettare un dato ancor più elevato occorre risalire al 30 gennaio 1982 sull'isola di Signy (Isole Orcadi Meridionali), che però rientra in quella che i geografi identificano "Regione Antartica" (quindi non "Continente antartico) poiché si trova oltre il 60esimo parallelo, dove nell'occasione il termometro si fermò a 19,8°C. Per la cronaca, la temperatura più bassa registrata da misurazioni a terra per la regione antartica e per il mondo intero, è stata -89,2 ° C (-128,6 ° F) rilevata alla stazione di Vostok il 21 luglio 1983.
Insomma, in barba alle rigide temperature del recente gennaio in Europa, sembrerebbe proprio che il riscaldamento globale sia effettivamente in atto, almeno a osservare le metamorfosi climatiche che nel polo sud si stanno manifestando, in termini di temperature ma anche e soprattutto per estensione e consistenza dei ghiacci.
Esteso per 14 milioni di km2 (circa il doppio delle dimensioni di Australia), l'Antartide è freddo, ventoso e secco. La temperatura media annuale varia da circa -10 ° C sulla costa antartica a -60 ° C nel più profondo interno. Il suo immenso strato di ghiaccio è spesso fino a 4,8 km contiene il 90% di acqua dolce del mondo, sufficiente per alzare il livello del mare di circa 60 metri dovesse sciogliersi completamente. La Penisola Antartica (la punta nord-ovest vicino al Sud America) è tra le regioni del pianeta che registra il riscaldamento più veloce del pianeta, quasi 3 ° C nel corso degli ultimi 50 anni. All'incirca l'87% dei ghiacciai della costa occidentale della penisola Antartica si sono ritirati negli ultimi 50 anni ma con un'accelerazione molto più rapida registrata negli ultimi 12 anni.
Le indagini svolte dal WMO hanno l'obiettivo, non solo di tenere sotto osservazione una zona particolarmente sensibile, ma anche per migliorare la qualità delle osservazioni stesse e selezione le attrezzature più adeguate.
"La necessità di monitorare costantemente tutta la peraltro vasta zona antartica non ha un'importanza solo di scala regionale ma dispiega i suoi effetti scientifici su tutto il Globo e, per quel che non sfugge agli incalliti antropocentrici di Ekoclub International, anche alle future generazioni della specie umana quantunque ad oggi gli effetti non possano ancora dirsi catastrofici", ha ricordato il Presidente Fabio Massimo Cantarelli prendendo le mosse dal commento di Randall Ceveny, relatore sul Clima e Meteo estremi del WMO, che ha raccomandato che vengano registrati i migliori dati possibili per effettuare la più precisa analisi possibile dei cambiamenti climatici sia su scala regionale che globale".
(Ekoclub International - News)
Dal Polo Sud un' ulteriore conferma del riscaldamento globale. +17,5°C e una forte riduzione dei ghiacciai registrata soprattutto negli ultimi 12 anni potrebbero essere sintomi di un inasprimento del riscaldamento globale?
Roma 14 Marzo 2017 - Il Comitato Mondiale di Meteorologia (WMO) ha recentemente annunciato i nuovi record registrati dalle temperature nella regione antartica, nell'ambito dei continui sforzi per ampliare il database delle condizioni estreme che si manifestano nel globo terrestre.
Va sottolineato che il record diffuso dal WMO, lo scorso 1 marzo, risale al 24 marzo 2015 quando alla base antartica permanente di Esperanza, gestita dall'Ejército Argentino venne registrato un +17,5°C.
Per intercettare un dato ancor più elevato occorre risalire al 30 gennaio 1982 sull'isola di Signy (Isole Orcadi Meridionali), che però rientra in quella che i geografi identificano "Regione Antartica" (quindi non "Continente antartico) poiché si trova oltre il 60esimo parallelo, dove nell'occasione il termometro si fermò a 19,8°C. Per la cronaca, la temperatura più bassa registrata da misurazioni a terra per la regione antartica e per il mondo intero, è stata -89,2 ° C (-128,6 ° F) rilevata alla stazione di Vostok il 21 luglio 1983.
Insomma, in barba alle rigide temperature del recente gennaio in Europa, sembrerebbe proprio che il riscaldamento globale sia effettivamente in atto, almeno a osservare le metamorfosi climatiche che nel polo sud si stanno manifestando, in termini di temperature ma anche e soprattutto per estensione e consistenza dei ghiacci.
Esteso per 14 milioni di km2 (circa il doppio delle dimensioni di Australia), l'Antartide è freddo, ventoso e secco. La temperatura media annuale varia da circa -10 ° C sulla costa antartica a -60 ° C nel più profondo interno. Il suo immenso strato di ghiaccio è spesso fino a 4,8 km contiene il 90% di acqua dolce del mondo, sufficiente per alzare il livello del mare di circa 60 metri dovesse sciogliersi completamente.
La Penisola Antartica (la punta nord-ovest vicino al Sud America) è tra le regioni del pianeta che registra il riscaldamento più veloce del pianeta, quasi 3 ° C nel corso degli ultimi 50 anni. All'incirca l'87% dei ghiacciai della costa occidentale della penisola Antartica si sono ritirati negli ultimi 50 anni ma con un'accelerazione molto più rapida registrata negli ultimi 12 anni.
Le indagini svolte dal WMO hanno l'obiettivo, non solo di tenere sotto osservazione una zona particolarmente sensibile, ma anche per migliorare la qualità delle osservazioni stesse e selezione le attrezzature più adeguate.
"La necessità di monitorare costantemente tutta la peraltro vasta zona antartica non ha un'importanza solo di scala regionale ma dispiega i suoi effetti scientifici su tutto il Globo e, per quel che non sfugge agli incalliti antropocentrici di Ekoclub International, anche alle future generazioni della specie umana quantunque ad oggi gli effetti non possano ancora dirsi catastrofici", ha ricordato il Presidente Fabio Massimo Cantarelli prendendo le mosse dal commento di Randall Ceveny, relatore sul Clima e Meteo estremi del WMO, che ha raccomandato che vengano registrati i migliori dati possibili per effettuare la più precisa analisi possibile dei cambiamenti climatici sia su scala regionale che globale".
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