ISMEA

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Vendemmia di qualità: 47 milioni di ettolitri, +12% sul 2014 a livello nazionale. Domenico Zonin: l'annata metereologica ci consegna un'uva sana e abbondante, almeno rispetto alla media degli ultimi anni, e di qualità tra il buono e l'eccellente.

Erbusco (Franciacorta, BS), 11 settembre 2015
Una produzione di vino a livello nazionale stimata attorno a 47 milioni di ettolitri, il 12% in più rispetto ai 42 milioni diffusi dall'Istat per il 2014 (lo scorso anno si è avuta una produzione particolarmente scarsa). La cautela è sempre d'obbligo quando si parla di previsioni, tanto più se si considera che il clima del mese di settembre sarà decisivo nel determinare una buona o un'ottima vendemmia soprattutto per la qualità dei grandi rossi. Se tali dati fossero confermati, l'Italia riguadagnerebbe la leadership mondiale tra i paesi produttori, visto che la Francia prevede 46,5 milioni di ettolitri (-1% su base annua) e la Spagna circa 43 milioni (-3%)".

Questi i risultati principali della ricognizione operata tra la fine di agosto e la prima decade di settembre sul territorio nazionale da Ismea e Unione Italiana Vini con la collaborazione del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, presentati oggi in una conferenza stampa organizzata in Franciacorta presso l'Azienda Agricola Cà del Bosco.

"Anche quest'anno - spiega Ezio Castiglione, Presidente ISMEA - Unione Italiana Vini e Ismea consolidano il proprio impegno al servizio del mondo vitivinicolo proponendo queste elaborazioni come momento di sintesi e confronto istituzionale in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, con l'obiettivo di aiutare gli imprenditori nelle scelte aziendali cui sono chiamati con dati puntuali e interpretazioni oggettive".

"In sintesi possiamo dire che l'annata metereologica ci consegna un'uva sana e abbondante, almeno rispetto alla media degli ultimi anni, e di qualità tra il buono e l'eccellente - prosegue Domenico Zonin. Pur con tutte le cautele del caso perché siamo al 30% circa della raccolta e al termine della vendemmia manca ancora un mese, e consapevoli della variabilità tra zona e zona, la previsione di crescita del 12% rispetto al 2014 ed una ottima qualità media, motivano un nostro moderato ottimismo".

A livello territoriale si è assistito ad incrementi generalizzati in quasi tutte le regioni. Fanno eccezione Lombardia (-3%) e Toscana (0%), regioni che anche lo scorso anno sono risultate in controtendenza rispetto al resto d'Italia. Fuori dal coro anche la Calabria (-10%). Elemento che emerge con chiarezza è il ritorno a gradazioni considerate nella norma, dopo il calo dello scorso anno, ed un livello delle qualità che va dal buono all'ottimo, con punte di eccellenza in tutta la Penisola.

"Le stime formulate da ISMEA e UIV - ha spiegato Ezio Castiglione, Presidente ISMEA - sono frutto di un'accurata attività di ricognizione svolta nella prima decade di settembre attraverso una rete di rilevazione distribuita su tutto il territorio nazionale. Con gran parte delle uve precoci e delle basi spumante già in cantina e le indicazioni continuative su rese e raccolti, riteniamo di poter fornire un affidabile quadro predittivo sugli sviluppi quantitativi e qualitativi della campagna in corso. Se da un punto di vista strettamente produttivo le premesse per un'annata positiva ci sono tutte - ha aggiunto Castiglione - l'osservazione delle dinamiche del mercato invita alla prudenza. Il risultato vendemmiale di quest'anno si inserisce in una situazione piuttosto complessa, specie nel circuito dei vini comuni, soggetto alle forti pressioni della concorrenza spagnola. Lo scenario che si delinea è di un mercato a due velocità, con il segmento dei vini a denominazione capace di mantenere una buona remunerazione e di crescere sui mercati esteri e la fascia dei vini comuni in una condizione più critica, già penalizzata da importanti flessioni dei prezzi".

"La buona annata - conclude il Presidente Zonin - potrà avere ripercussioni positive anche sul mercato interno che soffre, ormai, da diversi anni. Siamo convinti che una rinnovata qualità dei vini sostenuta da politiche di prezzo adeguate, in un contesto economico che sta offrendo segnali ripetuti di lieve ripresa, contribuirà a riavvicinare il consumatore italiano ad un consumo più costante del nostro prodotto. Per raggiungere questi risultati è però necessario che la filiera condivida strategie sui prezzi capaci di garantire stabilità e prospettiva di medio-lungo periodo a chi opera sul mercato. Sono fiducioso sulla maturità raggiunta dalle filiere di territorio e sulla consapevolezza conquistata da un settore produttivo che sta mietendo da anni successi sui mercati internazionali".
(Fonte Ismea 11 novembre 2015)

I consumi delle famiglie, dopo un avvio d'anno positivo, cedono il passo (-0,2%). Sostenute dal deprezzamento dell'euro, le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani migliorano invece la perfomance già positiva dei mesi precedenti, con un solido più 7,1% nei primi 5 mesi dell'anno.

Roma, agosto 2015
Rallenta l'agroalimentare italiano nel secondo trimestre del 2015, dopo l'evoluzione positiva osservata a inizio anno. Mentre l'export continua ad avanzare a ritmi sostenuti, rilevano Ismea e Unioncamere nel consueto appuntamento con AgrOsserva, l'Osservatorio Ismea-Unioncamere sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano, la debolezza della domanda interna sta avendo marcati riflessi sull'industria alimentare, le cui vendite dipendono per tre quarti ancora dal mercato domestico.

Sul fronte industriale, infatti, sia la produzione - in frenata del 2,8% ad aprile, dello 0,5% a maggio e dell'1,3 a giugno su base annua - sia le vendite (in calo nel bimestre aprile-maggio rispettivamente del 4,6% e dello 0,3%) sembrano avere invertito la rotta rispetto alla dinamica positiva evidenziata sino a marzo.

Ancora sostenute dal deprezzamento dell'euro, le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani migliorano invece la perfomance già positiva dei mesi precedenti, con un solido più 7,1% nei primi 5 mesi dell'anno. Da segnalare il contributo particolarmente positivo dell'agricoltura che avanza all'estero dell'11,8% a fronte di un incremento più contenuto dell'industria alimentare (+6%).

Relativamente ai consumi, i dati Ismea-Nielsen confermano un peggioramento del quadro generale evidenziato a inizio anno. Il primo semestre chiude con una flessione degli acquisti delle famiglie dello 0,2% su base annua, per effetto della contrazione del segmento dei non confezionati (-3,2%) in parte mitigata dall'incremento dell'1,5% dei prodotti e bevande a peso fisso.

Allineati ai dati macro del settore agroalimentare sono i giudizi delle imprese che emergono dalle indagini qualitative condotte da Ismea sul clima di fiducia. Per le imprese di prima e seconda trasformazione, l'indice di fiducia si conferma positivo anche nel secondo trimestre del 2015 e in lieve (e ulteriore) crescita sui tre mei precedenti, grazie alle attese favorevoli sulla produzione correlate al buon andamento della domanda estera. Nel settore primario, al contrario, il sentiment rimane negativo e registra un lieve peggioramento nel confronto con i primi tre mesi dell'anno, con un deterioramento più evidente tra le aziende del comparto zootecnico, alle prese con un marcato calo di redditività.

Secondo le rilevazioni dell'ismea, i listini zootecnici hanno subito infatti, nel secondo trimestre del 2015, una riduzione del 9% su base annua, che risulta tuttavia ampiamente compensata dall'aumento dell'11,7% delle produzioni vegetali. Sull'incremento dell'indice delle coltivazioni, sottolinea l'Istituto, incide molto il forte apprezzamento degli oli di oliva e le oscillazioni dei prodotti di stagione (ortaggi e frutta fresca), mentre semi oleosi, vini, cereali e piante industriali hanno accusato flessioni anche di un certo rilievo.

Segnali incoraggianti provengono invece sul fronte delle imprese. Il settore agricolo, con 3.177 imprese in più tra aprile e giugno, registra il saldo migliore degli ultimi anni. Bisogna risalire infatti al 2010, quando il settore ha fatto segnare +1.195 imprese, per ritrovare una dinamica di iscrizioni e cessazioni che anche solo lontanamente si avvicini a quella di quest'anno. In termini relativi, lo stock delle imprese agricole è cresciuto dello 0,4%, portando il totale delle imprese registrate, al 30 giugno di quest'anno, al valore di 748.083 unità. Arrivano segnali positivi anche sul fronte dell'industria alimentare. Lo stock di imprese registrate è infatti aumentato, tra aprile e giugno, di 362 unità, per un totale di 69.511 imprese. Il saldo trimestrale continua pertanto ad essere positivo, ma di entità leggermente inferiore rispetto a quelli rilevati nei secondi trimestri degli anni precedenti. In termini percentuali, si registra un incremento congiunturale pari allo 0,5%, a fronte del +0,6% riscontrato nello stesso periodo del 2014 e del +0,7% del 2013.

Quanto alle prospettive per il resto dell'anno, il deprezzamento dell'euro contro il dollaro dovrebbe garantire un ulteriore consolidamento dell'export, specie se sarà varata in Usa l'attesa stretta sui tassi di interesse. Di contro la proroga delle sanzioni occidentali verso la Russia e il conseguente prolungamento dell'embargo di Mosca sulle importazioni europee continuerà a penalizzare soprattutto le esportazioni di carni e salumi, formaggi e prodotti ortofrutticoli.

Le condizioni di pressione dell'offerta sui circuiti europei, che stanno caratterizzando diversi comparti produttivi, potrebbero continuare a tenere a freno i listini, ripercuotendosi negativamente sulla redditività delle imprese, alleviate solo in parte da un alleggerimento dei costi di produzione. Da rilevare, infine, la situazione di particolare depressione che sta caratterizzando il mercato delle materie prime (commodity agricole comprese), e che potrebbe proseguire dato il nuovo corso ribassista del prezzo del petrolio (sotto i 50 dollari/barile nei primi giorni di agosto).

(ismea 5 agosto 2015)

Meno 0,9% su giugno, +0,1% su base annua. La tendenza di fondo rimane tuttavia deflativa (indice "core": -4% annuo). Nell'aggregato zootecnico, invece, il bestiame vino e i lattiero caseari arretrano rispettivamente del 5,7% e del 9,3%.


Roma, agosto 2015 -

A luglio si attenua la tendenza flessiva dei prezzi osservata nel bimestre precedente nelle campagne italiane. A segnalarlo l'Ismea, sulla base dell'Indice dei prezzi agricoli alla produzione, che ha assunto nel mese in esame un valore pari a 108 (base 2010=100), allineandosi al dato di luglio del 2014 (+0,1%) ed esprimendo una riduzione dello 0,9% su giugno.

Nel frattempo, si evince dalle stime preliminari dell'Istat, anche i prezzi al consumo dei beni alimentari e bevande, alcolici inclusi, risultano in calo di oltre un punto percentuale su base mensile, mantenendo tuttavia un divario positivo nel confronto annuo (+0,8%).

L'Indice "core" elaborato dall'Ismea raggiunge a luglio quota 114,6 (2010=100), mettendo a segno un lieve incremento rispetto a giugno (+0,9%), pur continuando a mantenere un differenziale negativo (-4%) rispetto al dato corrispondente di luglio 2014.
L'Indice "core" dei prezzi dell'Ismea è volto a cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli, scorporando la dinamica dei prodotti maggiormente esposti a fluttuazioni direttamente influenzate da fattori stagionali, rappresentate dalle voci "ortaggi e frutta fresca".

In dettaglio, per l'insieme dei prodotti vegetali la dinamica mensile fa registrare una riduzione dei listini del 2,3% (dopo il -7,1% registrato a giugno), in larga misura determinata dalle normali flessioni stagionali delle quotazioni di frutta (-14,4%). Sempre su base congiunturale, alla dinamica deflativa dei listini vinicoli (-0,6%) si contrappone l'incremento dei prezzi dei cereali (+5,2%) - grazie alla spinta del frumento duro -, degli ortaggi (+6,5%) e dei semi oleosi (+2,9%). Pressoché stazionari, invece, i prezzi degli oli di oliva e delle colture industriali.

Avanti adagio l'indice nel comparto zootecnico che spunta uno 0,4% in più su giugno, per effetto dei rialzi dei suini (+4,8%), conigli (+6,3%) e ovi-caprini (+1,8%) a fronte di ribassi per bovini (-0,8%) e, soprattutto, avicoli (-3,7%); in lieve e ulteriore flessione i listini dei lattiero-caseari.

Su base annua, la tendenza indica un lieve aumento (+0,1%), sintesi di una dinamica ancora inflativa del comparto vegetale (+8,8% rispetto a luglio 2014) e deflativa del comparto zootecnico (-7,8% rispetto a luglio 2014). L'inflazione dei prodotti vegetali risulta ancora riconducibile ai forti apprezzamenti degli oli d'oliva (+54,9%), della frutta (+16,2%) e degli ortaggi (+12,1%). La tendenza rimane invece negativa per i listini di vini, semi oleosi e colture industriali.

Nell'aggregato zootecnico, invece, il bestiame vino e i lattiero caseari arretrano rispettivamente del 5,7% e del 9,3%.

Infine, a luglio - conclude l'Ismea - la variazione acquisita dei prezzi agricoli per l'intera annata 2015 risulta pari a -1,3%, peggiorando il meno 0,9% di giugno. La variazione calcolata invece a partire dall'Indice core passa invece a meno 3,5% (dopo il 4% di giugno).
(fonte ismea 6 agosto 2015)

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