Nel suo discorso conclusivo alla Corte, Orlov ha sostenuto di non aver commesso alcun crimine e di non essersi pentito di nulla, incolpando invece lo Stato russo “totalitario e fascista”.
Inoltre, rivolgendosi al Giudice e al Pubblico Ministero, l’attivista russo ha detto: “Non è spaventoso vedere come si sta trasformando il nostro Paese, che probabilmente anche voi amate? Non è spaventoso che in questa assurdità, in questa distopia, forse non solo voi e i vostri figli dovrete vivere, ma anche, Dio non voglia, i vostri nipoti?”.
Nella sua dichiarazione conclusiva, Orlov ha anche elogiato Alexei Navalny, fra i più noti oppositori del presidente della Russia, morto questo mese nella colonia penale di Kharp (Russia siberiana nordoccidentale): “Era una persona straordinaria, coraggiosa e onesta che, in condizioni incredibilmente dure, appositamente per lui, non ha perso l’ottimismo e la fiducia nel futuro del nostro Paese. Qualunque siano state le circostanze specifiche della sua morte, questo è stato un omicidio”.
Chi è Oleg Orlov?
L’attivista è stato per oltre vent’anni uno dei leader dell’Organizzazione per i Diritti Umani Memorial (la Corte Suprema russa ha ordinato la chiusura di Memorial nel 2021 e molti hanno visto questo gesto come un momento di svolta nella repressione del pensiero indipendente da parte di Putin), che ha vinto una parte del premio Nobel per la pace nel 2022, un anno dopo essere stata bandita in Russia.
Inoltre, Orlov è stato un critico dichiarato della guerra in Ucraina e, in patria, della guerra al dissenso.
L’uomo, infatti, fa parte di un raro e devoto gruppo di attivisti contro la guerra che sono rimasti in Russia, continuando a protestare, a postare online, a raccogliere fondi e a organizzare l’opposizione alla guerra di Putin.
Diversi gruppi per i Diritti Umani ritengono che gli attacchi ai critici del Cremlino siano aumentati da quando la Russia ha lanciato un’invasione su vasta scala contro l’Ucraina nel febbraio 2022.
La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Russia, Mariana Katzarova, ha definito il processo Orlov “Un orchestrato tentativo di mettere a tacere le voci dei difensori dei Diritti Umani in Russia”.
Nonostante altri attivisti siano fuggiti dalla Russia a causa dell’intensificarsi delle leggi antidiffamazione e coloro che siano stati giudicati colpevoli di aver diffuso “informazioni false” sull’Esercito rischino fino a quindici anni di prigione, Orlov è rimasto nel Paese dove ha affermato di essere “più utile che all’estero”.
L’attivista ha dichiarato ai media locali: “La lunga carriera trascorsa a documentare i crimini sovietici e le violazioni dei diritti umani nella Russia moderna non mi ha dato altra scelta se non quella di condurre una campagna anche contro l’invasione dell’Ucraina”.
(immagine 2024 tramite screenshot, da AlJazeera.)