Di Flavia De Michetti Roma, 14 luglio 2023 (Quotidianoweb.it) - Chandrayaan (“veicolo lunare”), dovrebbe decollare dal Satish Dhawan Space Center, in Andhra Pradesh (India).
Si tratterebbe del secondo tentativo del Paese legato a un atterraggio morbido, dopo il fallimento del Chandrayaan-2 nel 2019, a differenza della sua prima sonda lunare, la Chandrayaan-1, che ha orbitato attorno alla Luna, per poi atterrare sulla sua superficie nel 2008.
Sviluppato dall’ISRO - Indian Space Research Organization (agenzia nazionale Indiana per la ricerca spaziale), Chandrayaan-3, per il quale il Paese ha speso circa 75 milioni di dollari, è composto da un lander (un tipo di navicella spaziale che effettua la discesa e sosta sulla superficie di un corpo celeste), un modulo di propulsione e un rover (un veicolo adibito al trasporto su un corpo celeste, portato su un pianeta o su un satellite dal lander).
Lo scopo è quello di atterrare in sicurezza sulla superficie lunare, raccogliere dati e condurre una serie di esperimenti scientifici per scoprire di più sulla composizione della Luna.
Al momento, solo Stati Uniti, Russia e Cina hanno raggiunto un’impresa di tale portata.
Dopo decenni di studi e ricerche, gli ingegneri indiani mirano oggi a far atterrare Chandrayaan-3 vicino al terreno impervio dell'inesplorato Polo Sud del satellite naturale della Terra.
Le missioni precedenti
La prima missione lunare indiana, Chandrayaan-1, ha scoperto molecole d'acqua sulla superficie. Undici anni dopo, il Chandrayaan-2 è entrato con successo nell'orbita lunare, anch’esso con lo scopo di esplorare il Polo Sud della Luna, ma il suo rover si è schiantato sulla sua superficie.
All'epoca, il Primo Ministro indiano Narendra Modi, nonostante il fallimento, salutò gli ingegneri che avevano lavorato alla missione, promettendo di continuare a lavorare sul programma spaziale e sulle ambizioni dell'India.
Oggi, Modi ha spiegato che “Il razzo coprirà più di 300 mila Km, raggiungendo la Luna entro le prossime settimane”.
Il programma spaziale dell'India risale a più di sessant'anni fa, quando era una repubblica recentemente indipendente e un Paese profondamente povero che vacillava a causa di una sanguinosa divisione.
Quando ha lanciato il suo primo razzo nello spazio, nel 1963, non era ancora possibile competere con le ambizioni degli Stati Uniti e dell'ex Unione Sovietica, invece molto avanti nella corsa allo spazio.
Ora, l'India è la nazione più popolosa del mondo e la sua quinta economia più grande e, con una fiorente popolazione giovane, è sede di un centro in crescita di innovazione e tecnologia.
Le ambizioni spaziali del Paese hanno avuto un significativo miglioramento sotto il Governo Modi, salito al potere il 26 maggio 2014, secondo il quale “Il programma spaziale indiano è un simbolo della crescente importanza del Paese sulla scena globale”.
Proprio in quell’anno, l'India è diventata la prima nazione asiatica a raggiungere Marte, mettendo in orbita la sonda Mangalyaan attorno al Pianeta Rosso, per 74 milioni di dollari.
Tre anni dopo, l'India ha lanciato un record di 104 satelliti in una missione.
Nel 2019, durante una rara apparizione televisiva Modi ha annunciato che “L'India aveva abbattuto uno dei suoi satelliti, in quello che sosteneva fosse un test anti-satellite, rendendolo uno dei soli quattro Paesi a farlo”.
Nello stesso anno l'ex presidente dell'ISRO, Kailasavadivoo Sivan, disse che l'India stava progettando di istituire una stazione spaziale indipendente entro il 2030.
Oggi, le uniche stazioni spaziali disponibili per gli equipaggi delle spedizioni sono la Stazione spaziale internazionale (un progetto congiunto tra diversi Paesi) e la Stazione spaziale cinese di Tiangong, una stazione spaziale modulare cinese, parte del quarto programma di stazioni permanenti nello spazio della storia.
Il rapido sviluppo e l'innovazione hanno reso la tecnologia spaziale un settore tra i più interessanti dell'India per gli investitori.
Il mese scorso, infatti, in occasione dell’incontro tra Modi e il Presidente degli Stati Uniti Biden a Washington, la Casa Bianca ha affermato che entrambi i leader cercavano una maggiore collaborazione nell'economia spaziale.
Tuttavia, le ambizioni spaziali dell'India non si fermano alla Luna o a Marte. L'ISRO, infatti, ha anche proposto di inviare un orbiter su Venere.