Alla base del “capitalismo degli stakeholder”
Di Coopservice 11 gennaio 2023 - È parere di un numero sempre maggiore di commentatori e opinion leader che gli eventi che stanno caratterizzando il nostro tempo (la pandemia, la guerra nel cuore dell’Europa, la crisi energetica e quella climatica) hanno determinato un cambiamento strutturale nelle società e nel modo di pensare degli individui. Mutamenti che hanno definitivamente messo le ali a una nuova visione del capitalismo che pone al centro la responsabilità sociale (a 360 gradi) dell’impresa. Larry Fink lo chiama “stakeholder capitalism”, ed è fondato sulla presenza di imprese che hanno ben chiaro quale sia la ragione di fondo, il ‘purpose’ del loro agire, dimostrando di essere coerenti con i valori a cui si ispirano e ai quali aspirano.
Il purpose quale primo principio organizzativo di un’azienda
Secondo lo studioso Ranjay Gulati, docente di Business Administration alla Harvard Business School e autore del libro “Deep Purpose”, il purpose non è inteso solo come una serie di valori che aiutano un’organizzazione ad avere un impatto positivo sul pianeta, sull’ambiente e sulla società, ma come il principio organizzativo da cui scaturisce ogni strategia e attività. E questo perché, scrive Gulati, “in realtà il purpose coordina il lavoro e orienta il modo in cui le informazioni vengono raccolte, disseminate e processate all’interno di un’organizzazione e nelle sue relazioni con l’esterno”.
Dalla mission al purpose
Non è dunque più sufficiente raccontare la mission aziendale, intesa come la definizione di ‘che cosa fa’ l’impresa ogni giorno. Così come non ci si può accontentare di definire la vision, da intendersi quale scenario immaginato dall’imprenditore nel futuro, allo scopo di individuare ‘dove’ la società è diretta. Ciò che serve approfondire è lo ‘scopo ultimo’, la natura identitaria dell’azienda, il ‘perché’ esiste e in che cosa trova la sua ragione d’essere. Concetti e tratti che disegnano, con tutta evidenza, una diversa connotazione sociale delle imprese e un modello capitalistico radicalmente ‘altro’ rispetto a quello tradizionale, focalizzato pressoché esclusivamente sulla ricerca della massimizzazione del profitto.
La condivisione del purpose consente l’identificazione tra azienda e lavoratore
Il ‘perché’ di un’impresa definisce qual è il suo contributo allo sviluppo delle società umane, e il purpose finisce per modellare intorno a sé la cultura aziendale, permeandola a tutti i livelli. Tutti infatti abbiamo bisogno di sentirci parte di qualcosa per dare un senso compiuto alla nostra attività quotidiana, e a questo scopo diventa fondamentale individuare un significato e una ragione di fondo nell’ambito dei quali collocare il raggiungimento di qualsiasi obiettivo. Elementi costitutivi di un’identità aziendale talmente radicata e condivisa da orientare l’azione di tutti, dal presidente al neoassunto. Ecco allora che la conoscenza e la condivisione del purpose rappresenta il presupposto indispensabile per l’identificazione tra azienda e lavoratore. Il primo passo per la creazione di un ambiente di lavoro in grado di generare appagamento e gratificazione, qualunque sia il ruolo ricoperto.
La fiducia, risorsa critica del nuovo capitalismo
Questo perché il capitalismo degli stakeholder si fonda essenzialmente sulla messa in circolo della fiducia, in tempi in cui le gigantesche sfide planetarie che investono l’umanità mettono a dura prova la credibilità delle istituzioni tradizionali, creando nuovi solchi di conflitto e polarizzazione nelle società occidentali. Così, in un clima di crescente incertezza e precarietà, le grandi aziende ‘responsabili’ possono assurgere a punti di riferimento, veri e propri ‘ancoraggi di fiducia’ all’interno della società. A condizione che le donne e gli uomini d’impresa diano prova di chiarezza e coerenza di intenti, orientando il loro agire al purpose e per tale via acquisendo la fiducia e la collaborazione di tutti gli stakeholder.
Le positive ricadute del purpose sulla comunità degli stakeholder
Così facendo, infatti, le conseguenze benefiche si ramificano verso la totalità degli interlocutori. Evidenziando e valorizzando il purpose i clienti si troveranno oltremodo motivati a relazioni di business con aziende con cui condividono gli stessi valori. Così come condividendo lo scopo ultimo i soci e gli azionisti si sentiranno più coinvolti nella definizione delle strategie e nel raggiungimento dei risultati. E i dipendenti si troveranno ad operare in un contesto comunitario che favorisce la fidelizzazione, diventando soggetti sempre più attivi dello sviluppo aziendale. La chiarezza del purpose, dunque è la pre-condizione che favorisce le performance aziendali fino a connotarsi, nella definizione di Larry Fink, quale “forza che anima il raggiungimento del profitto”.
“Abbiamo a cuore e valorizziamo i vostri mondi”. Il purpose di Coopservice
Per quanto ci riguarda, l’elaborazione dello scopo ultimo di Coopservice è giunta a compimento di un percorso dove più di 70 persone, appartenenti a tutte le funzioni aziendali, hanno partecipato a momenti di incontro e riflessione. Qual è dunque il risultato scaturito a valle di questo percorso? Il purpose di Coopservice è stato individuato nello spirito di cura e attenzione per rendere le persone più soddisfatte dei ‘mondi’ nei quali si svolge la loro vita quotidiana: la casa, il lavoro, la scuola, la salute, i trasporti, la cultura, il tempo libero. Questi mondi in cui le persone trascorrono il loro tempo sono i luoghi di lavoro di Coopservice e ogni giorno i nostri operatori se ne prendono cura per renderli più puliti, più accoglienti, più sicuri ed efficienti, nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. “Abbiamo a cuore e valorizziamo i vostri mondi”. Questa è la nostra ragione di essere. Questa è Coopservice.