Di Andrea Caldart Cagliari 14 novembre 2022 (Quotidianoweb.it) - Infatti, il ministro per la Salute Schillaci, sull’inqualificabile mantenimento della quarantena al tampone ha detto: “Saranno adottate in base ai dati sull’andamento della pandemia che, ad oggi, sembrano migliorati, ma restiamo prudenti perché la stagione fredda è appena agli inizi”.
Un sistema demenziale quello del tamponificio assurdo, adottato dal “Circo magico” targato Speranza & Co, che nelle sue maglie, ha imbrigliato un vero e proprio “regime sanitario obbligatorio di telecontrollo”.
Antieconomico e inutile, vista l’alta percentuale degli errori prodotti, utilizzato non tanto per prevenire la diffusione del virus, ma volutamente abusato per istituire un regime di tracciamento e sorveglianza sui cittadini.
Forse è venuto il momento di capire le ragioni scientifiche del perché questo paradigma del tampone, anche con Schillaci, non cambia.
Probabilmente dobbiamo fare un passo indietro e capire la differenza tra scienza ed etica dove la prima, per lungo tempo attraverso la curiosità di conoscere, ha lavorato per contribuire allo sviluppo umano, la seconda invece, dovrebbe produrre comportamenti leciti, buoni e corretti, proprio sul lavoro che fa la scienza.
Ci chiediamo, in riferimento all’enorme diffusione di reazioni avverse, di morti improvvise, soprattutto tra i giovani, non sarebbe il caso che l’etica interrogasse la scienza per chiederle se il modello comportamentale con l’obbligatorietà vaccinale, sia un comportamento scientifico lecito, oppure solo una finalità meramente politica?
Pensare che solo in Sardegna, che ha una popolazione totale di poco meno di 1,6 milioni di abitanti e che, rispetto al 2021, oggi, muoiono ogni mese circa, 200 persone in più (fonte Istat), una riflessione etica su quanto fatto, sia doverosa.
Ed è proprio l’Italia, secondo il rapporto de: “Human Mortality Database (2022) e dal World Mortality Dataset (2022)” ad avere il triste primato di essere il Paese d’Europa, con il più alto tasso di mortalità negli ultimi due anni.
Ma davvero c’è ancora chi non riesce a capire e vedere la realtà?
Tutta questa forza di voler contrastare quello che subito a molti scienziati era sembrato, più un’influenza stagionale che un virus pandemico, non ha fatto altro che dimostrare, che l’etica dello sviluppo scientifico, si è adagiata nella poltrona, dibattendo comodamente, tra affari e politica.
In un Paese “rincoglionito” dalla propaganda di massa si vedono ancor oggi persone che, al primo starnuto corrono in farmacia presi da un senso di ansia compulsiva nel dire: “io non voglio essere un pericolo per gli altri”, senza pensare che siamo quasi arrivati all’inizio dell’inverno e che, i “vecchi” malanni di stagione sono la norma, ma per questi una normalità non tornerà più.
Abbiamo sempre pensato che la scienza debba contribuire allo sviluppo del futuro, non a parteggiare per una o l’altra “parte”, altrimenti non esisterà più la scienza, ma solo una ricerca “on-off”.
Chi il 25 settembre pensava in un cambiamento sostanziale tipo, una “rivoluzione no-vax” e, infatti ha snobbato i movimenti del dissenso, per oggi assiste al paradigma del “clone” di Speranza.
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