Modena, 25 gennaio 2021. “Il dibattito sulle difficoltà degli esercizi di ristoro sta andando nella direzione sbagliata, ci sta concentrando sul tipo di protesta mettendo in secondo ordine il vero rischio di questa situazione: la chiusura dei bar e ristoranti, almeno quelli più deboli dal punto di vista economico e finanziario”. Alberto Papotti, segretario provinciale della CNA di Modena, ritorna sulla vicenda delle contestazioni. “Continuiamo a ritenere che protestare, nel rispetto delle norme, sia lecito, e per questo prendiamo ad esempio l’iniziativa del titolare del Ristorante San Pellegrino di Spilamberto (un tavolo apparecchiato con una candela: commento a fine comunicato) per ribadire più che mai la necessità di consentire a queste imprese di lavorare. Per loro stesse, ma anche per il servizio che garantiscono alla comunità.”
Peraltro, la situazione coinvolge anche tante altre imprese dimenticate dal dibattito, a cominciare da quelle che, nonostante possano rimanere aperte e che per questo sono escluse dai ristori, hanno visto ridotta fortemente la propria attività. È il caso di tutte quelle operano a monte e a valle degli esercizi di ristorazione escluse dai ristori, come le lavanderie industriali, o gli agenti di commercio che distribuiscono prodotti per il settore. Di certo, secondo CNA, servono ristori ed interventi concreti immediati. Ad esempio, una moratoria per le tariffe relative ad elettricità e gas: una rateizzazione e una defiscalizzazione di questi consumi, sui quali le imposte pesano moltissimo, andrebbe in questa direzione.
“A nostro avviso – continua Papotti - è possibile pensare ad una riapertura a determinate condizioni. Ad esempio, riducendo ulteriormente la capienza dei locali con un maggior distanziamento tra i tavoli, stabilendo un orario di chiusura alle 21.30, nel rispetto del coprifuoco. Ancora, prevedendo nei bar, sino alle 19, il solo servizio al tavolo, provvedimento che comporterebbe il superamento delle problematiche legate all’asporto”.
Anche perché se il ristorante di un albergo può rimanere aperto, per quale ragione non lo può fare anche un ristorante “normale”, rispettando tutti i protocolli di sicurezza? La stessa considerazione vale per le mense, che applicano gli stessi protocolli dei ristoranti: se i primi a pranzo possono rimanere aperti, perché la stessa cosa non può essere concessa ai secondi, che peraltro potrebbero contribuire a ridurre le presenze nelle mense stesse?
Del resto, non bisogna dimenticare la funzione sociale di queste realtà. Bar e ristoranti svolgono anche un servizio: ad esempio, ai lavoratori pendolari che non possono tornare a casa a pranzo o agli autotrasportatori, che hanno nella strada il loro “habitat” professionale.
“Per fare sentire la voce di questa disperazione abbiamo chiesto ai ristoratori nostri associati (un invito che estendiamo a tutti gli operatori del settore) di unirsi, venerdì 29 gennaio dalle 17 alle 19, al grido di allarme lanciato dal ristorante di Spilamberto con le stesse modalità utilizzate da quest’ultimo: apparecchiando un tavolo vuoto senza alcun ospite, per testimoniare la propria preoccupazione e la necessità di interventi immediati per il settore. Con la consapevolezza che nessun ristoro potrà mai sostituire la riapertura. Anche per questo - conclude Papotti – sono inaccettabili ed offensive le recenti dichiarazioni dell’ex Presidente del Consiglio Monti, relativamente alla necessità di accompagnare verso la chiusura alcune imprese del settore. Una mancanza di rispetto che indigna”.
Un invito che CNA sta diffondendo tra i propri associati e che ha già trovato l’adesione di una trentina di ristoratori.
Della situazione dei ristoratori ne abbiamo parlato con Evangelista Pelloni, titolare del Ristorante San Pellegrino di Spilamberto, che ha voluto denunciare la situazione nella categoria preparando un tavolo vuoto, illuminato solo dalla luce di una candela, una protesta nel rispetto delle norme che CNA ha proposto di condividere per sensibilizzare il dramma che stanno vivendo questi esercizi. “Deve essere chiaro a tutti che un ristorante non può sperare di lavorare basandosi solo sui pranzi e sull’asporto: non si guadagna abbastanza per sopravvivere. Così come non possiamo aspettare il raggiungimento dell’immunità di gregge attraverso le vaccinazioni: arriverebbe troppo tardi. La verità è che per salvare il settore della ristorazione è necessario riaprire, anche a costo di dare un giro di vite ai protocolli”.
E Pelloni ha anche delle proposte in questo senso: “si potrebbe stabilire una distanza di sicurezza di due metri fra i tavoli quando non fosse possibile posizionare un separé fra questi ultimi. E si potrebbe anche vincolare l’apertura degli esercizi di ristorazione ad una verifica preventiva da parte dei comuni del rispetto della normativa, una sorta di “marchio di qualità” certificato dalle amministrazioni che garantisca il rispetto dei protocolli. Ovviamente, vigilando affinché questi ultimi siano seguiti nel tempo”.
“Le norme – continua Pelloni – affinché siano accettate devono essere condivise e francamente quelle attuali non lo sono: perché le mense possono rimanere aperte? E perché possono rimanere aperti anche i ristoranti degli alberghi? Si può volare su un aereo, dove la distanza tra una persona e l’altra è di pochi centimetri, e non si può mangiare in un ristorante che rispetta i protocolli: è giusto? Ecco, noi chiediamo solo di potere lavorare, come queste realtà. Stiamo parlando di oltre 3.000 piccole imprese nella provincia di Modena, stiamo parlando di lavoro per circa 10.000 persone”.
“Sono contento – conclude il ristoratore modenese – che CNA abbia voluto promuovere la protesta silenziosa che ho attivato d’istinto sabato scorso e che è stata accolta di buon grado l’adesione di tanti clienti e dello stesso sindaco di Spilamberto. Ecco, spero che il 29 gennaio saremo in tanti a fare questo simbolico gesto: un tavolo fantasma per una categoria che rischia di diventare essa stessa un fantasma”.
COMBATTERE LA PANDEMIA SENZA UCCIDERE LE IMPRESE SI PUO’
Venerdì 29 gennaio, ore 17-19
Le richieste di CNA per Bar e Ristoranti:
- Immediati ristori non più in base ai codici ateco, ma con un confronto tra l’andamento del fatturato attuale con quello dell’anno precedente;
- Sospensione delle bollette di luce e gas (in alternativa, la loro defiscalizzazione)
- Possibilità di apertura nell’ora di pranzo;
- Apertura serale sulla base di un rafforzamento dei protocolli: 1) distanziamento minimo tra i tavoli assicurato da separé o, in assenza, da una distanza minima di due metri 2) chiusura alle 21.30 per il rispetto del coprifuoco.