La competenza dei dipendenti è la risorsa più importante in mano all'azienda. Limitarne la presenza interna per contrarre i costi a vantaggio di soluzioni esterne, significa perdere in valore assoluto il vero valore dell'azienda.
Di Guido Zaccarelli 7 gennaio 2018 - La compresenza di competenze interne – esterne, quando sono bilanciate e condivise, accrescono il valore dell'azienda, offrendo all'impresa l'opportunità di competere nei mercati globali. Si riducono i conflitti a vantaggio della comunità aziendale.
La competenza dei dipendenti è strettamente legata alla capacità di competere dell'azienda. Indebolire la prima significa promuovere attività senza controllo alla seconda. La competenza deriva dal verbo competere. L'origine latina, cum-petere, ci riporta al modo di agire insieme delle persone verso uno scopo comune, cum. Lo scopo dell'individuo è apprendere, afferrare, ogni giorno la possibilità di raggiungere nuovi obiettivi che si traducono nel riportare a fattore comune le competenze.
La crescita è continua e costante nel tempo e impiega anni per raggiungere elevati standard professionali da impiegare per formare altre persone, come passare il testimone in una staffetta della 4x100.
La storia osserva da lontano il cammino dell'uomo senza intervenire e intralciare le scelte. Solo a posteriori mette in luce i punti di forza e di debolezza della realtà vissuta. Il lavoro trae origine dalla storia e l'esperienza è l'espressione tangibile dell'errore umano che ogni giorno si rigenera in altre forme e modalità ma confluenti nello stesso punto: nutrire di competenza la competenza.
Le persone acquisiscono l'arte del fare osservando gli altri, provando e riprovando meticolosamente, fino a quando il gesto entra in armonia con il corpo, con la mente e con lo spirito e l'arte del fare diventa magia. Un meccanismo che si completa quando una mano esperta la tiene in perfetto equilibrio assicurando la giusta traiettoria di marcia per raggiungere la destinazione: competere nella competenza.
L'azienda cresce e si distingue per la capacità di dare alla luce soluzioni ad elevato valore aggiunto pescando dalle competenze interne. Il mercato osserva e premia la forza di gravità prodotta dal fare unito messo in atto dai dipendenti. I mercati corrono e ogni giorno chiedono maggiore competitività alle imprese. L'azienda risponde e spesso, anziché promuovere azioni tese a contrastare i fenomeni che si presentano al cancello d'ingresso, riduce i costi limitando la presenza del personale (esubero) e investendo in tecnologia. Il tutto in funzione del risparmio e dell'ammortamento senza prima aver creato le premesse per una gestione ottimizzata delle risorse umane e tecnologiche. Il futuro diventa incerto.
La formazione sul campo è un costo e come tale viene ridotta. Le macchine sono tecnologicamente molto avanzate e devono produrre in grandi quantità. I dipendenti sprovvisti di competenze emergenti, (per disinteresse personale o aziendale) sono superflui e dismessi (esubero).
Altri, pur in possesso di competenze specifiche, lontani dalla linea di marcia dell'azienda prendono anche loro la strada dell'esubero. La tecnologia e gli esuberi prendono il sopravvento creando spazi vuoti nel sistema delle competenze le cui carenze vengono assorbite dai dipendenti che restano e dalla collettività.
L'azienda diventa liquida e assorbe ogni onda d'urto che si genera al suo interno o si frantuma contro gli scogli dell'impresa. Il caos regna sovrano incapace di gestire le linee di azione e di comando delle competenze tra loro distanti e inavvicinabili.
Tutto si riconduce alla buona volontà dei singoli come fattore di compensazione di ciò che non funziona: la competenza umana. Finalmente incontriamo qualcuno che se ne intende, merce rara, non disperdiamola. Il futuro transita ancora dall'inizio della nostra storia.