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Si tratta di un cittadino nigeriano con precedenti per spaccio, ufficialmente residente a Bologna, che dopo essere incappato nei controlli della Polizia locale al complesso R-Nord, si è prima dato alla fuga, poi ha reagito violentemente all’arresto ferendo tre agenti, poi ha tentato di fare sparire sei dosi di crack ingerendole.

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Parma 28 ottobre 2020 – In riferimento ad alcune immagini postate sui social, relative ad un episodio accaduto ieri sera in Piazza Garibaldi, sono stati già avviati opportuni accertamenti.

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Jasmine (nome di fantasia) è una donna tunisina di 32 anni che qualche anno fa arriva in Italia fa per ricongiungersi al marito. Ha un bambino di due anni ed è incinta del secondo.

Il marito, però, non la vuole con sé e inizia a picchiarla. Intervengono i servizi sociali, Jasmine e il suo bambino vengono collocati in una struttura protetta, dove lei partorisce il secondo figlio (è una bambina).

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I Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Imola (BO) hanno arrestato un quarantaseienne italiano per minaccia e violenza aggravata a un pubblico ufficiale e porto abusivo di armi.

E’ successo alle ore 11:00 di ieri, quando la Centrale Operativa del 112 ha ricevuto la richiesta di aiuto di un’assistente sociale, terrorizzata da un soggetto armato e col volto travisato da un passamontagna, che era entrato negli uffici dell’ASP – Azienda servizi alla persona Nuovo circondario imolese di Viale Francesco d’Agostino, minacciando tutti di morte se non lo avessero messo in contatto con sua figlia, affidata in via esclusiva alla madre: “Vi taglio la gola! Vi ammazzo a tutti. Faccio una strage e dovete farmi vedere mia figlia anche per solo dieci minuti!”.

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Sabato, 06 Giugno 2020 10:41

Proteste, nuove immagini shock dagli Usa

Proteste, nuove immagini shock dagli Usa: un anziano di 75 anni aggredito dagli agenti. L'uomo ha battuto violentemente la testa dopo esser stato strattonato dagli agenti: "È in gravi condizioni". Il governatore Andrew Cuomo parla di «abuso di potere».

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Il giorno 30 aprile 2020 il Tribunale di Parma – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari – ha emesso un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di Bonaconza Attilio, classe 1975, noto alle forze dell’ordine per le gravi e reiterate condotte poste in essere ai danni di personale medico del locale Centro SerDP.

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Violenza di genere. Rapporto dell'Osservatorio regionale: sono stabili i dati sulle donne che si rivolgono ai Centri dell'Emilia-Romagna, 4.871 nel 2018. Raddoppiano i casi tra gli accessi al pronto soccorso. Si rafforza la rete delle strutture regionali. Sono 2.454 le nuove accolte nel 2018 e il trend appare stabile nel 2019 secondo le stime dei primi sei mesi. Aumentano i centri per il trattamento di uomini violenti

L'assessora Petitti: "Sono stati raggiunti traguardi importanti, e queste cifre confermano la fiducia sempre maggiore delle donne nel ricorrere alle strutture regionali". Circa 11 milioni destinati a contrastare il fenomeno dal 2016 a oggi: 21 i Centri e 40 le Case rifugio. Tra le potenziali vittime che si sono rivolte agli ospedali, l'8,2% dimesse con diagnosi di maltrattamenti

Bologna 22 novembre 2019 - Aumentano nel 2018 le donne accolte nei Centri antiviolenza e il trend del 2019 appare stabile. Sono stati 4.871 i contatti con le strutture di aiuto dell’Emilia-Romagna, anche tramite semplice e-mail o telefonata, di donne che chiedono sostegno per una violenza ricevuta, 3.486 le donne che seguono un percorso, di cui 2.454 nuove accolte (il 70%). Il 92% delle violenze subite dalle donne è stato di tipo psicologico (64,2%), fisico (40,5%), sessuale (15,4%) e vengono principalmente effettuate dal partner o ex partner (82%). Una tendenza che non si discosta da questa linea anche nelle stime del 2019, con circa 1.750 donne in percorso nei primi sei mesi dell’anno, di cui circa 1.250 nuove accolte.

Si rafforza al contempo la rete di accoglienza, con 21 Centri antiviolenza, 40 Case rifugio (un centro e casa rifugio in più rispetto al 2017) e 2 in corso di apertura nel 2019. A inizio legislatura, nel 2014, erano 14 i Centri antiviolenza e 22 le Case rifugio. Aumentano anche i centri per il trattamento di uomini autori di violenza, passati da 10 a 15 nell’ultimo anno, con una copertura su tutto il territorio regionale.

Sono i principali dati dal 2017 al 2018 tratti dal secondo rapporto dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, che evidenziano la gravità del fenomeno ma anche il potenziamento della rete regionale di accoglienza.

Dal 2016 al 2018 sono stati destinati a questo ambito circa 11 milioni di euro, che comprendono 5,7 milioni di fondi statali, 4 milioni dalla Regione, attraverso il bando Pari opportunità per la prevenzione e 1 milione per il bando donne e lavoro.
Dei 5,7 milioni investiti nel settore da fondi ministeriali, di questi la Regione ne ha destinati 3,2 per il mantenimento delle strutture esistenti,1,1 per l’incremento di nuove strutture e 1,2 milioni per l’innovazione (formazione operatori, sistema informativo, ecc.).

“La violenza non è un fatto privato, ma una sfida da vincere insieme– ha affermato l’assessora regionale alle Pari opportunità, Emma Petitti, nel corso della presentazione oggi alla stampa-. E la Regione si è impegnata moltissimo in questa legislatura per promuovere una cultura contro la violenza di genere e per supportare e accogliere chi ne abbia avuto necessità. Stiamo compiendo uno sforzo importante per avere in tutto il territorio regionale strutture che possano dare rifugio alle donne che hanno bisogno di allontanarsi dalla famiglia, perché il più delle volte è proprio tra le mura di casa che si svolge la violenza. Il rapporto dell’Osservatorio conferma la fiducia sempre maggiore delle donne che abbiano subito violenza nel ricorrere alle strutture regionali, e anche degli uomini, che vedono crescere i centri a loro dedicati. La Regione ha molto investito anche in prevenzione, finanziando progetti di sensibilizzazione e educazione che solo nel 2018 hanno coinvolto circa 13.400 studenti, 900 insegnanti, circa 1900 operatori (sociali, sanitari, forze dell’ordine, giornalisti, ecc.) e 1500 donne vittime di violenza o a rischio di subirla”.

In allegato i dati e le infografiche del rapporto

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Giovedì, 24 Ottobre 2019 11:28

Continui eventi critici al carcere di Reggio Emilia

Nel pomeriggio del 22/10/2019, presso gli II.PP. di Reggio Emilia, si sarebbe verificata una rissa tra più detenuti, uno dei quali risulterebbe essere il solito recluso con problemi psichiatrici che ha aggredito una serie impressionante di Poliziotti Penitenziari, anche di recente, che fortunatamente, dopo le nostre svariate segnalazioni e richieste, è stato, in data odierna (23/10/2019), trasferito ad altro carcere. 

Tornando alla rissa, ci è stato riferito che l’agente di sezione, una volta accortosi di quanto stava accadendo, avrebbe immediatamente azionato l'allarme, anche in considerazione del fatto che la rissa sarebbe continuata all’interno dell’infermeria di sezione ed avrebbe coinvolto anche il medico di reparto e la terapista della riabilitazione psichiatrica, aggrediti dai detenuti, nonché alla devastazione del locale infermeria, degli arredi, dei farmaci, degli estintori e di quant’altro ivi presente.
L’intervento di ulteriore personale di Polizia Penitenziaria avrebbe, quindi, evitato che l’episodio potesse avere conseguenze ancora più gravi per l’ordine e la sicurezza dell’Istituto, oltre che per l’incolumità dei detenuti coinvolti e degli operatori del comparto sanitario.


L’agente di reparto (10 giorni di prognosi per contusioni multiple) e la suddetta terapista sarebbero stati quindi costretti a recarsi al Pronto Soccorso del nosocomio cittadino, per le cure del caso.
La Dirigenza dell’Istituto ed il Provveditorato Regionale devono farsi carico delle problematiche sottese all’esponenziale aumento di tali eventi critici ed apportare, con urgenza, i dovuti correttivi al fine di ripristinare la serenità lavorativa, soprattutto all’interno delle sezioni detentive, affinché il personale in divisa sia messo in condizione di adempiere i propri compiti istituzionali in maniera sicura ed ineccepibile.


Sarebbe, inoltre, necessario fissare un incontro con i rappresentanti dei lavoratori al fine di riferire quali modifiche sarebbe utile apportare all’organizzazione del lavoro per evitare il ripetersi di tali episodi.
Riteniamo, infine, sia urgente disporre il trasferimento di tutti i detenuti responsabili dei fatti descritti, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

F.to Il Segretario Regionale
Gianluca Giliberti

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Distrugge le vetrate del Polo Sanitario di Via Verona, Arrestato in flagranza di reato per il reato di danneggiamento aggravato e resistenza a p.u.

Parma 23 ottobre 2019 - Nel corso della mattinata di ieri intorno a mezzogiorno le volanti della Questura di Parma sono state contattate al 113 per la segnalazione di un cittadino italiano in stato di agitazione nei pressi del predetto polo sanitario in quanto pretendeva di ricevere in assegnazione una casa.

Dopo essere intervenuti prontamente veniva chiarita la situazione ovvero che il ragazzo classe '80 non poteva essere preso in carico dalla servizio sociale in quanto residente in un'altra città. A quel punto gli agenti hanno preso direttamente in carico la situazione di disagio dell'uomo contattando la Caritas per essere accolto temporaneamente.

L'uomo, dopo aver ringraziato, lasciava il polo sanitario in modo tranquillo.

Circa un'ora dopo il 113  riceveva una chiamata da parte di alcuni dipendenti terrorizzati, in quanto, lo stesso uomo, stava spaccando letteralmente le vetrate del polo sanitario con una grossa pietra.

Giunti sul posto si poteva constatare che l'uomo, ancora in possesso dell'arma, era ancora intento a distruggere i vetri, cosa che aveva determinato la fuga da parte di tutti gli addetti al Polo, che si sono  rifugiati all'interno dei loro uffici, e i cittadini presenti  si sono dati alla fuga.

L’uomo particolarmente agitato veniva con difficoltà bloccato dagli agenti. Per questi motivi l'uomo è stato tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale e per danneggiamento aggravato ai danni di un ente pubblico. Contemporaneamente lo stesso è anche  stato denunciato a piede libero per i reati di violenza privata, interruzione di pubblico servizio (anche in considerazione del fatto che il polo è dovuto rimanere chiuso, a causa dei danni, per tutto il resto della giornata) e porto di oggetti atti ad offendere, nonché, per gli insulti proferiti agli agenti, per oltraggio a pubblico ufficiale.


Oggi, a seguito del rito per direttissima, il Giudice ha applicato al soggetto la misura cautelare in carcere.

 

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Elisabetta Aldrovandi: "Le vittime non vogliono vendetta, ma solo giustizia". Nel convegno di Langhirano dello scorso lunedi, organizzato dalla UGL, sono state affrontate le importanti novità introdotte dal "Codice Rosso". "Siamo consapevoli che vi è ancora della strada da percorrere, come, ad esempio, aumentare il Fondo di Garanzia per le vittime dei reati violenti, ma la direzione intrapresa è quella giusta”, ha commentato Matteo Impagnatiello (UGL Parma).

Di Lamberto Colla Langhirano 7 ottobre 2019 -

“L’iniziativa è stata pensata come un momento di riflessione su un tema di stretta attualità. Il varo del Codice Rosso, da parte del precedente Esecutivo, è stato un passo importante, da apprezzare, poiché va nella giusta direzione, nonostante la clausola di invarianza finanziaria”- così spiega il segretario provinciale Ugl Matteo Impagnatiello, organizzatore dell'evento al quale era affidato il compito di introdurre i lavori presentando i suoi autorevoli ospiti.

A discutere sull'argomento, tanto importante quanto delicato, sono intervenuti l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, neo Garante delle vittime di reato della Regione Lombardia, presidente dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime, nonché volto noto per la partecipazione a numerose trasmissioni televisive, in qualità di esperta della materia e la deputata Laura Cavandoli, avvocato e membro della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza. Presente anche Enrico Sicuri, consigliere comunale e capogruppo di minoranza del comune di Langhirano, al quale è spettato il compito avviare gli interventi rimarcando la necessità che "alle denunce devono seguire i fatti" arrivando anche a sottolineare l'importanza e la responsabilità che i media hanno nel comunicare le notizie nella consapevolezza della loro grande forza di influenza pubblica. "Alle vittime, conclude Sicuri, occorre portare rispetto".

Ospite d'eccezione William Pezzullo il ragazzo che sette anni fa, all'epoca dei fatti aveva 26 anni, venne sfregiato con l'acido da due complici dell'ex fidanzata, intervenuto all'evento con un "intenso" video messaggio. Un documento nel quale il ragazzo, con una serenità e dignità quasi invidiabile, ha raccontato la sua storia e il suo calvario passato attraverso 39 interventi chirurgici e una segregazione in casa dovuta alla infermità (tra le altre cose il sole non fa bene alle parti ustionate), ma anche alla vergogna di presentarsi in pubblico in quello stato così sfigurato e anche dal fatto di non avere la possibilità di lavorare per le sue condizioni.
Sette anni di sofferenze e di "carcere", di umiliazioni e con l'aggravante di dover affrontare costi enormi (le operazioni chirurgiche non sono coperte dalla assicurazione sanitaria pubblica) in una condizione economica familiare non certamente agiata. Con la pensione che gli viene riconosciuta, a mala pena, riesce a pagare gli unguenti di base "tra colliri e creme spendo 750 euro al mese" ha dichiarato William Pezzullo. Al contrario però - riconosce William - ha incontrato una grande solidarietà e sostegni anche al di fuori della sua stretta cerchia familiare.


La carnefice, invece, Elena Perotti condannata a 8 anni di carcere, ha scontato solo 3 mesi di detenzione carceraria. Poi tra le due maternità, che nel frattempo ha avuto, e il riconoscimento di una malattia tumorale è riuscita nell'intento di vivere in libertà, senza pagare il becco di un quattrino di risarcimento nonostante le fosse stato intimato il pagamento di oltre un milione di euro a favore del suo ex fidanzato.

Dopo i saluti in differita di William Pezzullo, è stata la volta di Elisabetta Aldrovandi intervenire nel cuore delle novità introdotte dal "Codice Rosso".
"Con la legge 69/2019 - informa Elisabetta Aldrovandi - è stato introdotto l'Omicidio di Identità (sfregio permanente) al quale è associata una pena detentiva che va da 8 a 14 anni elevabile all'ergastolo nel caso in cui la vittima dovesse morire".
Per Omicidio di Identità si intende quel delitto a causa del quale la vittima viene segnata in modo irreversibile della sua immagine originaria. "Il volto distrutto e volutamente sfregiato per sempre ha - commentava la Puppato, una delle firmatarie del disegno di legge poi approvato - il valore di una morte civile, inferta con inaudito cinismo e frutto o causa, sopra ogni cosa, della volontà violenta di restare unici padroni dell'io profondo della vittima che si sarebbe voluta possedere. Per tali atti non bastano le pene previste per la lesione grave o gravissima subita in qualunque altre parte del corpo umano."

Ma altre grandi novità sono state introdotte dalla normativa. Innanzitutto, - prosegue la Garante lombarda - ed è il fattore che giustifica il nome volgare della norma (Codice Rosso) è stato introdotto "l'obbligo di essere ascoltati dal PM (Pubblico Ministero ndr) entro le 72 ore dalla denuncia e non è indispensabile che questa venga redatta dalla diretta interessata, ma anche da altri venuti a conoscenza dei fatti e in qual caso a venire ascoltato sarà comunque il denunciante".
Tutte le pene riguardanti i reati alla persona, dallo stalking alla violenza sessuale, sono state inasprite così come pure i termini per la denuncia querela sono stati aumentati a 12 mesi contro i sei in precedenza previsti per il caso di stupro. Se la violenza viene perpetrata di fronte a dei minori (Violenza Assistita), anche se assistita indirettamente, vi è un ulteriore aggravamento delle pene.
Elisabetta Aldrovandi , concludendo il suo interessante intervento, sottolinea come molta strada sia ancora da percorrere ma che il Codice Rosso è un buon punto di partenza e infine rimarca il concetto che "le vittime non cercano vendette ma solo giustizia".

E' il turno della Onorevole Laura Cavandoli la quale innanzitutto si dispiace che, con l'introduzione della legge "Molteni", non si sia riusciti a far passare anche la violenza sessuale tra i reati che non potranno godere degli sconti di pena come lo è per l'ergastolo. Un altro elemento negativo di cui ci si è resi conto dalle prime applicazioni del Codice Rosso, prosegue l'onorevole leghista, sta nelle "false denunce", operate per lo più da donne, che tentano di ottenere migliori benefici da una situazione matrimoniale traballante. "Le false denunce, sottraggono tutela legale alle vere denunce", sottolinea la deputata, in quanto distraggono gli organi inquirenti dalla attività verso i casi di reali maltrattamenti.


Tra gli argomenti contemplati nella normativa, prosegue Laura Cavandoli, vi è l'Induzione forzata del Matrimonio. In questo caso viene punito l'obbligo di far sposare qualcun contro la propria volontà. Un costume molto radicato in determinate etnie, per esempio alcuni arabi, abanesi e infine indiani. Una pratica consentita nei loro paesi d'origine ma che oggi potrà essere punita in Italia per colpire quei cittadini residenti o stabilmente domiciliati nel Bel Paese e che avessero celebrato all'estero il matrimonio contro l'altrui volontà.


Per concludere la carrellata delle novità introdotte, Laura Cavandoli si sofferma sul Revenge Porn ovvero la diffusione non autorizzata di contenuti espliciti di scene di sesso privato. In alcuni casi, le immagini oggetto della "Porno Vendetta" possono essere state immortalate da un partner intimo e con consenso della vittima, in altri senza che la vittima ne fosse a conoscenza. In ogni caso risultano punibili, nella stessa misura, sia per colui che per primo ha dato avvio alla distribuzione delle immagini e sia tutti gli altri che hanno contribuito a una ulteriore diffusione del prodotto.
Una norma che, per quanto di difficile applicazione, oltre a punire intende educare alla responsabilità delle proprie azioni.
L'"abuso basato su immagini sessuali", come tecnicamente è preferibile identificare il reato, solitamente si pone lo scopo di umiliare nel profondo la persona coinvolta, per ritorsione o vendetta al punto tale da indurre al suicidio la vittima stessa, come alcuni casi di cronaca hanno purtroppo confermato.

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Pubblicato in Costume e Società Parma
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